martedì 9 ottobre 2012

Un saluto a tutti, ricordando il CHE e la vittoria di CHAVEZ ,esigiamo la libertà dei CINQUE!!!

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Un saluto a tutti, ricordando il CHE e la vittoria di CHAVEZ ,esigiamo la libertà dei CINQUE


Come curatore dei Blog vi comunico che da domani sono a Cuba, quindi ci risentiamo dopo l' VIII colloquio di Holguin, al quale sarò presente anche questo anno e per giunta con altro otto delegati
del nostro territorio Piombino alta Maremma , in cinque arriveremo percorrendo in bicicletta circa 800 km attraversando quasi tutta Cuba .
i blog's torneranno attivi il 7 dicembre prossimo

Hasta la victoria Siempre
Ricordando il CHE gridiamo
Viva la rivoluzione Cubana!!!
viva la rivoluzione Bolivariana!!!
viva Fidel, Raul, Chavez, Morales Mujica, Ortega, Correa, …...!!!
abbasso l'imperialismo!!!
LIBERTA'PER I CINQUE EROI CUBANI !!!
ciao Sandino

sabato 6 ottobre 2012

A proposito di Yoani, da latinoamerica di G.Minà - Yoani :riempe twitter di se…e non ha internet - Yoani :30 ore nelle prigioni di Castro?


A proposito di Yoani

http://www.giannimina-latinoamerica.it/ 06-10-2012

 

Abbiamo ricevuto dai nostri lettori, in queste ore, diverse lettere che chiedevano di sciogliere dubbi su Yoani Sanchez. L’ultima campagna di discredito contro Cuba che viene dopo la falsa notizia dell’epidemia di colera a Cuba e dopo la farsa dei reporter italiani fermati senza visto giornalistico, confermano l’esigenza degli Stati Uniti e di chi gli regge il gioco, di screditare la Rivoluzione sapendo che, fra pochi giorni, arriverà la 21° condanna dell’ONU agli Stati Uniti per l’embargo contro Cuba. Per quanto riguarda il lavoro che svolge la Sanchez a Cuba, abbiamo già scritto in molti numeri di Latinoamerica. Questa volta vi segnaliamo l’articolo uscito a maggio nel n. 118/119 della nostra rivista da Salim Lamrani, docente universitario alla Sorbona di Parigi e nostro collaboratore.
 Spulciando i cablo d’ambasciata resi pubblici da Wikileaks si è scoperto che la famosa intervista a Obama non era stata mai fatta. Che Raul Casto non aveva risposto perché non gli erano mai state mandate le domande. E poi altri gustosi dettagli sul lavoro della blogger de l’Avana, conosciuta in tutto il mondo tranne che a Cuba.
Prodigiosa Yoani riempe tewitter di se' ... enon ha internet
Di Salim Lamrani
Yoani Sánchez, famosa blogger cubana, è un personaggio molto particolare nell’ambiente della dissidenza cubana. Mai nessun oppositore ha ottenuto tanta esposizione mediatica né un riconoscimento internazionale così grande nel giro di poco tempo. Emigrata in Svizzera nel 2002, dopo due anni, nel 2004, ha deciso di rientrare a Cuba. Nel 2007 entra a far parte dell’opposizione cubana creando il suo blog Generación Y, e diventa un’irriducibile detrattrice del governo dell’Avana. Mai nessun dissidente a Cuba, e forse al mondo, ha ottenuto tanti riconoscimenti internazionali in così poco tempo, per di più con un particolare di non poco conto: a Yoani Sánchez è stato elargito così tanto denaro da consentirle di vivere tranquillamente a Cuba per il resto della sua vita. La blogger, infatti, è stata retribuita per un totale di 250.000 euro, un importo cioè pari a più di 20 anni di salario minimo in un paese come la Francia, quinta potenza mondiale. A Cuba il salario minimo mensile è di 420 pesos, pari a 18 dollari e a 14 euro, il che significa che Yoani Sánchez ha ottenuto, per la sua attività di oppositrice, l’equivalente di 1.488 anni di salario minimo cubano.
Yoani Sánchez intrattiene stretti rapporti con la diplomazia nordamericana a Cuba, come segnala un documento, classificato “segreto” per i dati sensibili in esso contenuti, proveniente dalla Sezione di interessi nordamericani (Sina). Michael Parmly, ex capo della Sina a L’Avana, che si riuniva regolarmente con Yoani Sánchez nella sua residenza diplomatica personale, come dimostrano i documenti riservati della Sina, ha esternato la sua preoccupazione in merito alla pubblicazione dei documenti diplomatici americani da parte di Wikileaks: “Mi darebbe molto fastidio se venissero divulgate le numerose conversazioni che ho avuto con Yoani Sánchez. Lei potrebbe pagarne le conseguenze per tutta la vita”. La domanda che sorge spontanea è la seguente: per quale motivo Yoani Sánchez sarebbe in pericolo se, come sostiene, le sue azioni rientrano nell’ambito della legalità?
Nel 2009 la stampa occidentale ha fortemente enfatizzato l’intervista che il presidente Barack Obama aveva concesso a Yoani Sánchez, fatto ritenuto assolutamente eccezionale. La Sánchez aveva anche riferito di avere mandato un elenco di domande simile al presidente cubano Raúl Castro, il quale non si era neanche degnato di risponderle. Eppure i documenti segreti della Sina, pubblicati da Wikileaks, smentiscono queste dichiarazioni.
Si è scoperto che, in realtà, è stato un funzionario della stessa rappresentanza diplomatica a L’Avana a farsi carico di elaborare le risposte per la dissidente, e non il presidente Obama. Fatto ancor più grave, Wikileaks ha rivelato che la Sánchez, contrariamente alle sue affermazioni, non ha mandato nessun elenco di domande a Raúl Castro. Il responsabile della Sina, Jonathan D. Farrar, ha confermato questi fatti in un dispaccio inviato al Dipartimento di Stato: “Lei non aspettava nessuna risposta, perché ha confessato di non averle mai [le domande] trasmesse al presidente cubano”.
L’account Twitter di Yoani Sánchez
Oltre al sito Generación Y, Yoani Sánchez ha anche un account Twitter dove vanta di avere più di 214mila seguaci (al 12 febbraio 2012). Solo 32 di loro risiedono a Cuba. Dal canto suo, la dissidente cubana segue più di 80 mila persone. Nel suo profilo la Sánchez si presenta così: “Sono una blogger, vivo a L’Avana e racconto la mia realtà in pezzi da 140 caratteri. Twitto via sms e non ho accesso al web”.
La versione di Yoani Sánchez è tuttavia poco credibile. È infatti assolutamente impossibile seguire più di 80 mila persone solo via sms o utilizzando una connessione settimanale da un albergo. Per ottenere un risultato del genere, è indispensabile avere l’accesso quotidiano alla rete.
La popolarità nel social network Twitter dipende dal numero di seguaci. Più numerosi sono, maggiore è la visibilità dell’account. Esiste anche una forte correlazione tra il numero di persone seguite e la visibilità del proprio account. La tecnica, che consiste nel seguire numerosi account, è di norma utilizzata per fini commerciali, oppure viene usata dai politici durante le campagne elettorali.
Il sito www.followerwonk.com permette di analizzare il profilo dei contatti di qualsiasi membro della comunità di Twitter. Lo studio del caso Yoani Sánchez è emblematico per diversi aspetti. Un’analisi dei dati dell’account Twitter della blogger cubana, che è stata realizzata attraverso il sito, rivela un’attività eccezionale dell’account di Yoani Sánchez a partire dal 2010. Così, da giugno 2010, la Sánchez si è registrata in oltre 200 diversi account Twitter ogni giorno, con picchi che sono arrivati addirittura a 700 account nelle 24 ore. A meno di passare ore e ore del giorno e della notte a fare solo quello, il che è piuttosto improbabile, è impossibile iscriversi a tutti quegli account in così poco tempo. Sembra quindi che tutto questo sia stato generato mediante un robot informatico.
Si scopre anche che quasi 50 mila contatti della Sánchez sono in realtà account fantasma o inattivi, che creano l’illusione che la blogger cubana goda di grande popolarità nei social network. Dei 214.063 contatti dell’account @ yoanisanchez, infatti, 27.012 sono privi di immagine e 20.000 hanno tutte le caratteristiche di account fantasma con attività inesistente nella rete (da zero a tre messaggi inviati dalla creazione dell’account).
Tra gli account fantasma che seguono Yoani Sánchez su Twitter, 3.363 non hanno nessun contatto e solo 2.897 seguono la blogger e altri due o tre account. Alcuni account inoltre hanno caratteristiche piuttosto strane: non hanno nessun seguace, seguono solo Yoani Sánchez e hanno inviato più di 2.000 messaggi.
Questa operazione, volta a creare una popolarità fittizia attraverso Twitter, è impossibile da realizzarsi senza un accesso a Internet. È necessario anche un supporto tecnologico e di conseguenza un budget adeguato. Secondo una ricerca effettuata dal quotidiano La Jornada, intitolata “Il cyber- trasporto, la nuova strategia adottata dai politici su Twitter”, su operazioni in cui erano coinvolti candidati alle presidenziali messicane, parecchie imprese statunitensi, asiatiche e latinoamericane offrono questo servizio di popolarità fittizia (“cyber-trasporto”) a prezzi elevati. “Per un esercito di 25.000 seguaci inventati su Twitter – sostiene la testata – si spendono fino a 2.000 dollari e per 500 profili fasulli per 50 persone si possono spendere tra i 12.000 e i 15.000 dollari.”
Yoani Sánchez manda in media 9,3 messaggi al giorno. Nel 2011 la blogger ha pubblicato circa 400 messaggi al mese. Il prezzo di un messaggio a Cuba è di 1 peso convertibile (Cuc), cioè un totale di 400 Cuc al mese. Il salario minimo a Cuba è di 420 pesos, circa 16 Cuc. Ogni mese quindi Yoani Sánchez spende l’equivalente di due anni di salario minimo cubano. In questo modo, da Cuba la blogger spende su Twitter una somma che corrisponde a 25.000 euro mensili, vale a dire 300.000 euro all’anno. Da dove provengono le risorse necessarie per queste attività?
È inevitabile che sorgano altre domande. Come può Yoani Sánchez seguire più di 80.000 account senza avere un accesso permanente a Internet? Come ha potuto iscriversi a circa 200 diversi account al giorno in media da giugno 2010, con picchi superiori ai 700? Quante persone seguono davvero le attività dell’oppositrice cubana in rete? Chi finanzia la creazione degli account fasulli? A quale scopo? Quali interessi si nascondono dietro alla figura di Yoani Sánchez?

Yoani Sánchez: 30 ore nelle
prigioni di Castro?
Il primo tweet di Yoani Sánchez, quando è stata rilasciata la scorsa notte, riferiva che era stata arrestata per più di 30 ore, e che aveva un sacco da raccontare. E lo ha fatto.
In una dichiarazione a El Pais, la blogger riconosce che non ha trascorso la notte in una cella, ma è stata portata in una casa, secondo quanto lei deduce,  la stessa dove lo spagnolo
Carromero passò le sue giornate. Vale a dire, una casa ben attrezzata del Ministero degli Interni a Bayamo.
Come se fosse poco, ci racconta che é stata trasferita a L'Avana in una carovana composta dal minibus, in cui viaggiava la coppia, pattuglie di polizia, jeep dell'esercito e agenti motorizzati, tutti al servizio della  blogger e del suo accompagnatore.
E ci aggiunge che Lopez Agustin, a quanto pare il conducente della multimilionaria e premiata blogger, é ritornato a L'Avana in un'altra carovana, in  cui viaggiava la macchina di Yoani Sanchez, che per il suo stato tecnico, non ha potuto fare il viaggio Bayamo-Avana ed è stata caricata su un rimorchio per il trasferimento sicuro nella capitale.
Come ho saputo, la coppia non ha dovuto pagare questi servizi VIP, che sono piuttosto costosi negli Stati Uniti, Spagna, Inghilterra, Francia e in altri paesi "democratici" e "libero".
Ha detto a El Pais di una colluttazione con funzionari del Ministero dell'Interno, un colpo alla testa e la perdita di un dente.
Per quanto mi riguarda, e già sapendo come funzionano questi scandali mediatici cucinati nella Sezione Interessi degli Stati Uniti all'Avana, mi sento di attendere che Yoani Sanchez mostri la sua bianca dentatura o qualche contrattempo con protesi dell'ultimo minuto.
Vi ricordo che al giungere alla sua abitazione in Piazza della Rivoluzione, a L'Avana, la blogger si lanciò in una corsa in presenza di vicini e famosi paparazzi de l'Havana.
Come è noto, la coppia viaggiò a Bayamo per montare uno spettacolo mediatico e disturbare il lavoro della giustizia nel caso dello spagnolo Angelo Carromero.
Dovrà aspettare.
Ciò suggerisce un avocado maturo e  uno show mediatico in cerca di nuovi seguaci su Twitter.

Yoani Sánchez: ¿30 horas en las mazmorras de Castro?
 El primer tuits de Yoani Sánchez cuando fue liberada anoche refería que había estado detenida más de 30 horas, y que tenía muchas cosas que contar. Y lo hizo.
En unas declaraciones a El País, la bloguera reconoce que no pasó la noche en una celda, sino que fue llevada a una casa, según ella infiere, la misma donde el español Carromero pasó sus días. Es decir, una vivienda bien equipada del Ministerio del Interior en Bayamo.
Como si fuera poco, nos cuenta que fue trasladada a La Habana en una caravana formada por el microbús en el que viajaba la pareja, patrullas policiales, jeeps del Ejército y agentes motorizados, todos al servicio de la bloguera y su acompañante.
Y nos agrega que Agustín López, al parecer el chofer de la multimillonaria y premiada bloguera, retornaba a La Habana en otra caravana, en la cual viajaba el auto de Yoani Sánchez, que por su estado técnico, no pudo hacer el viaje Bayamo-Habana y fue subido a un remolque para su traslado seguro a la capital del país.
Según he investigado, la pareja no tuvo que pagar estos servicios VIP, que son bien caros en Estados Unidos, España, Inglaterra, Francia y otros países "democráticos" y "libres".
Le contó a El País de un forcejeo con oficiales del Ministerio del Interior, un golpe en la cabeza y la pérdida de un diente.
Por mi parte, y conociendo ya cómo funcionan estos escándalos mediáticos cocinados en la Sección de Intereses Norteamericanos en La Habana, me siento a esperar a que Yoani Sánchez muestre su blanca dentadura o algún contratiempo con implantes de última hora.
Les recuerdo que al llegar a su edificio, en Plaza de la Revolución, en La Habana, la bloguera se lanzó a correr ante la presencia de vecinos y paparazzis famosos de La Habana.
Como se conoce, la pareja viajó a Bayamo para montar un espectáculo mediático e interrumpir la labor de la justicia en el caso del español Ángel Carromero.
Habrá que esperar.
Esto apunta a aguacates maduro y a show mediático en busca de nuevos seguidores en Twitter.

Immagini da internet inserite da autore blog siempreresistencia

mercoledì 3 ottobre 2012

Provocazioni USA -Roger Noriega applica il piano: "avverte"Washington che Chavez si prepara a "ricorrere alla violenza"- Venezuela: la salute dei morti


Roger Noriega applica il piano: "avverte"Washington che Chavez si prepara a "ricorrere alla violenza"

JEAN-GUY ALLARD - http://www.contrainjerencia.com/ 3-10-2012

 
Conforme a quanto è stato descritto come un possibile piano di destabilizzazione della CIA gestito dall'ambasciata USA a Caracas, Roger Noriega, incaricato dell'America Latina al Dipartimento di Stato durante l'amministrazione Bush, ha proclamato, in un commento pubblicato dalla stampa dell'ultra destra di Miami, che il presidente Hugo Chavez intende disconoscere un esito sfavorevole nelle presidenziali di domenica prossima "mediante la violenza", ed esorta implicitamente il governo degli Stati Uniti ad intervenire.
"Se la violenza arriva a segnare le elezioni venezuelane, che si sappia che fu completamente premeditata ed eseguita da Chávez e dai suoi seguaci" si esprime Noriega in una colonna caratterizzata da una descrizione distorta del processo elettorale, false dichiarazioni e dal tono apertamente provocatorio. La comparsa di Noriega corrisponde a ciò che è stato descritto, dai media venezuelani, come un piano di destabilizzare progettato dalla CIA e gestito dall'ambasciata USA a Caracas.
Noriega, che in varie occasioni usò i problemi di salute del leader bolivariano per attaccarlo e persino predire la sua fine - affermava, un anno fa, che Chavez sarebbe morto "in meno di sei mesi" -, ha iniziato il suo discorso con un riferimento alla questione, dicendo poi, nella stessa frase, che il presidente e candidato socialista "sembra perdere terreno davanti al candidato dell'opposizione Henrique Capriles Radonski".
Esattamente il contrario di ciò che dimostrano tutti i sondaggi d'opinione. Noriega, amico personale dell'ex dittatore honduregno Roberto Micheletti che commise il monumentale errore di applaudire il golpe del 2002 in Venezuela, afferma che "il partito al governo sta prendendo misure drastiche per intimidire l'opposizione e per sbiancare i risultati della votazione 7 ottobre".
Come se fosse il suo unico argomento contro il leader venezuelano, riprende poi - per diversi paragrafi - il tema della malattia con una lista di speculazioni che lega con la tranquillità e il cinismo del gestore di operazioni sporche; come é stato per tutta la vita.
Il suo maggior argomento: le invenzioni della stampa franchista
Noriega, confermando il piano di destabilizzazione della CIA, utilizza come prova delle sue affermazioni la stampa franchista spagnola, in particolare il quotidiano franchista ABC, che nei giorni scorsi ha fabbricato un "complotto chavista", che ha poi commentato, in un'intervista, il candidato di destra Henrique Capriles Radonski , accreditando l'insieme di questo golpe mediatico, vera tela di menzogne ​​e calunnie.
Così si esprime Noriega, come se citando una menzogna si convertisse in verità: "Nella prima pagina del quotidiano spagnolo ABC di sabato 21 settembre si pubblicarono una serie di documenti trapelati che dettagliano i piani per dispiegare" 'commandos armati' per le strade il giorno in cui 19 milioni di venezuelani andranno alle urne".
 
L'ex funzionario di Bush sottolinea che l'autore del materiale, Emili Blasco, descrive le "Reti di Mobilitazione Immediata" (REMI) come copiate dalle "unità Basij iraniane  che abortirono la Rivoluzione Verde nel 2009".
Tutta la stampa progressista spagnolo e latino-americana ha denunciato la procedura utilizzata da ABC non solo come un prodotto di una totale mancanza di etica, ma come un'operazione macchiavellica nel processo elettorale venezuelano.
Si prevede che le REMI - che constano di equipaggi mobile composti da 5 e 7 membri - organizzeranno manifestazioni di strada di resistenza, s'incaricheranno del controllo territoriale e monitoreranno le attività dell'opposizione, afferma questo vecchio collaboratore delle agenzie USA di repressione e intelligence.
"Una di queste bande, conosciuta come La Piedrita, ha la sua sede vicino al palazzo presidenziale. Blasco ha citato un colonnello venezuelano che ha detto che 8000 fucili d'assalto russi sono stati distribuiti alle REMI a partire da giugno".
Attacca perfino a Jimmy Carter e Bill Richardson
Chavez sta inoltre adottando misure per garantire che la comunità internazionale "accetti la sua vittoria, non importa quale sia il risultato", commenta Noriega in un attacco di paranoia.
L'11 settembre, Carter ha descritto il sistema elettorale in Venezuela "come il migliore del mondo", ammette. "Carter poi ha proceduto a chiamare Chavez per telefono, con conseguente scambio di complimenti che è durato una quarantina di minuti. Secondo fonti interne al Palazzo di Miraflores, la squadra di Chavez confida che Carter dispiegherà una missione elettorale dell'ultima ora, benedicendo la vittoria di Chavez e ottenendo il tacito riconoscimento  dell'Amministrazione Obama".
In quanto all'ex membro del gabinetto di Clinton, Bill Richardson, "il capo dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha chiesto l'autorizzazione al regime di Chavez, di poter condurre una missione elettorale. Richardson ha già dato il messaggio a Chavez che egli ha un grande affetto per il Venezuela ed è disposto a fare tutto ciò che può per legittimare le prossime elezioni".
"Carter e Richardson devono sapere che il deliberato ruolo che continuano  a giocare in questa situazione non può essere ignorato", conclude con tono autoritario Noriega prima di ripetere il suo invito all'ingerenza: "In quanto a Washington, se la violenza arriva a marcare le elezioni venezuelane, che si sappia che fu completamente premedita ed eseguita da Chávez e dai suoi seguaci".
Il testo di Noriega si pubblica all'inizio della ultima settimana del processo elettorale venezuelano; come ci si aspettava. Il funzionario che ha partecipato alla guerra sporca sviluppata dalla CIA in Nicaragua ed al colpo di stato ad Haiti che concluse, definitivamente, con il governo popolare del presidente Jean-Bertrand Aristide, è il solito portavoce del "governo occulto", degli Stati Uniti, costituito dai settori dell'ultra destra associati agli elementi più recalcitranti della cosiddetta comunità d'intelligence.


Roger Noriega aplica el plan: “advierte” Washington que Chávez se prepara a “recorrer a la violencia”

JEAN-GUY ALLARD http://www.contrainjerencia.com/

Conforme a lo que ha sido descrito como un posible plan desestabilizador de la CIA manejado por la embajada de EEUU en Caracas, Roger Noriega, encargado de América Latina en el Departamento de Estado durante la administración Bush, proclama en un comentario publicado por la prensa ultraderechista de Miami, que el presidente Hugo Chávez tiene la intención de desconocer un resultado adverso en las presidenciales del próximo domingo “mediante la violencia” e insta implícitamente el Gobierno de EEUU a intervenir.

“Si la violencia llega a marcar las elecciones venezolanas, que se sepa que fue completamente premeditada y ejecutada por Chávez y sus seguidores”, expresa Noriega en una columna caracterizada por una descripción distorsionada del proceso electoral, afirmaciones mentirosas, y el tono abiertamente provocador. La aparición de Noriega corresponde a lo que se ha sido descrito en los medias venezolanos como un plan desestabilizador diseñado por la CIA y manejado por la Embajada de EEUU en Caracas.

Noriega que en varias oportunidades uso los problemas de salud del líder bolivariano para atacarlo y hasta predecir su fin – afirmaba hace un año que Chávez moriría “en menos de seis meses” – empezó su perorata con una referencia al tema, afirmando luego, en una misma oración, que el presidente y candidato socialista “aparenta estar perdiendo terreno ante el candidato opositor Henrique Capriles Radonski”.

Exactamente lo contrario de lo que demuestran la totalidad de las encuestas de opinión. Noriega, un amigo personal del exdictador hondureño Roberto Micheletti que cometió el error garrafal de aplaudir al golpe de estado del 2002 en Venezuela, afirman que “el partido de gobierno está tomando medidas drásticas para intimidar a la oposición y para blanquear los resultados de la votación del 7 de octubre”.

Como si fuera su único argumento en contra del líder venezolano, retoma luego – a lo largo de varios párrafos – el tema de la enfermedad con una lista de especulaciones que amarra con la tranquilidad y el cinismo del gerente de operaciones sucias que fue toda la vida.

SU ARGUMENTO MAYOR: LOS INVENTOS DE LA PRENSA FRANQUISTA

Noriega, confirmando el plan CIA desestabilizador, utiliza como prueba de sus afirmaciones la prensa franquista española, notablemente el diario franquista ABC, que en los últimos día fabricó un “complot chavista” que comentó luego, en una entrevista, el candidato derechista Henrique Capriles Radonski, caucionando el conjunto de este golpe mediático, verdadera tela de falsedades y calumnias.

Así se expresa Noriega como si citar una mentira la convertía en verdad: “En la primera plana del periódico español ABC del sábado 21 de septiembre se publicaron una serie de documentos filtrados que detallan los planes para desplegar “comandos armados” en las calles el día en que 19 millones de venezolanos acudirán a las urnas”.

Subraya el exfuncionario de Bush, el autor del material, Emili Blasco, describe a las “Redes de Movilización Inmediata” (REMI) como copiadas de “las unidades Basij iraníes que abortaron la Revolución Verde en el 2009”.

Toda la prensa progressista española y latinoamericana ha denunciado el procedimiento utilizado por ABC como no solo producto de una falta total de ética sino como una operación maquiavélica de intervención en el proceso electoral venezolano.

Se espera que las REMI –que constan de equipos móviles conformados por entre 5 y 7 miembros– organizarán manifestaciones callejeras de resistencia, se encargarán del control territorial y supervisarán las actividades de la oposición, afirma este viejo colaborador de las agencias norteamericanas de represión y de inteligencia.

“Una de estas bandas, conocida como La Piedrita, tiene su sede muy cerca del palacio presidencial. Blasco citó a un coronel venezolano quien dijo que 8,000 fusiles de asalto rusos fueron distribuidos a las REMI comenzando en junio”.

ATACA HASTA A JIMMY CARTER Y BILL RICHARDSON

Chávez también está tomando medidas para garantizar que la comunidad internacional “acepte su victoria, sin importar cual sea el resultado”, comenta Noriega en un acceso de paranoia.

El 11 de septiembre, Carter describió al sistema electoral de Venezuela “como el mejor en el mundo”, reconoce. “Carter después procedió a llamar a Chávez por el teléfono, lo que resultó en un intercambio de elogios que duró cerca de cuarenta minutos. De acuerdo a fuentes dentro del Palacio de Miraflores, el equipo de Chávez confía en que Carter desplegará una misión electoral de última hora; bendiciendo la victoria de Chávez y obteniendo el reconocimiento tácito de la Administración Obama”.

En cuanto al ex miembro del gabinete de Clinton, Bill Richardson, “el jefe de la “Organización de Estados Americanos (OEA) ha pedido permiso al régimen de Chávez para que este pueda encabezar una misión electoral. Richardson ya ha pasado el mensaje a Chávez de que tiene un gran cariño por Venezuela y que está dispuesto a hacer lo que pueda para legitimar las próximas elecciones”.

“Carter y Richardson deben saber que el papel deliberado que continúan jugando en esta situación no se puede pasar por alto”, concluye con tono autoritario Noriega antes de repetir su invitación a la injerencia: “En cuanto a Washington, si la violencia llega a marcar las elecciones venezolanas, que se sepa que fue completamente premeditada y ejecutada por Chávez y sus seguidores”.

El texto de Noriega se publica al principio de la última semana del proceso electoral venezolano, como era previsto. El funcionario que participó a la guerra sucia desarrollada por la CIA en Nicaragua y al golpe de estado en Haití que terminó definitivamente con el gobierno popular del presidente Jean-Bertrand Aristide, es el acostumbrado vocero del “gobierno oculto” de Estados Unidos, constituido por los sectores ultraderechistas asociados a los elementos más recalcitrantes de la llamada comunidad de inteligencia.

Venezuela: la salute dei morti

da La Jornada di Luis Hernandez Navarro www.cubadebate.cu traduzione di Ida Garberi 3-10-2012

Nell’aprile del 2012, Walter Mercado, il più famoso astrologo latinoamericano, aveva predetto l’imminente morte di Hugo Chavez. Alla fine di maggio, il conosciuto giornalista statunitense Don Rhater, editore del canale via satellite HDNet, assicurò che il mandatario venezuelano soffriva di un aggressivo
cancro conosciuto come rabdomiosarcoma metastatico, e che era molto probabile che non arrivasse con vita alle elezioni presidenziali del Venezuela.
 A meno di una settimana dalla realizzazione dei comizi, il presidente Chavez è vivo, sano ed attivo. Senza dare segni di esaurimento, è stato protagonista di un’intensa campagna ed esercita compiti di governo. Viaggia, partecipa a vertici, prende la parola e dà ininterrottamente istruzioni. Non c’è nel suo viso né nella sua condotta nessun segno che i vaticini sul suo decesso diventino realtà.
Che le profezie di un ciarlatano professionale falliscono, è prevedibile. Che le filtrazioni divulgate da un giornalista serio, che presumibilmente verifica le sue fonti, risultino false, è qualcosa che succede. Ma non può essere casualità che davanti all’imminenza di un processo elettorale chiave si diffondano, in maniera simultanea e sistematica, predizioni di veggenti e relazioni confidenziali di professionisti della stampa e si organizzi una vera campagna di disinformazione sulla salute di Hugo Chavez. L’offensiva mediatica ha un’intenzione: tentare di demoralizzare i seguaci del presidente.
L’opposizione venezuelana ed i suoi alleati internazionali vollero fare della salute del mandatario venezuelano un elemento centrale della loro strategia elettorale. Prima, hanno assicurato che sarebbe morto, dopo dissero che era agonico e non avrebbe potuto presentarsi ai comizi; quindi affermarono che non poteva fare campagna; alla fine, dovettero inventare che il vecchio e malato Chavez era stato calpestato dalla gioventù e dall’energia di Henrique Capriles.
Niente di tutto ciò è successo. La scommessa oppositrice risultò un fallimento. Invece di scoraggiarsi, i simpatizzanti del mandatario si unirono intorno a lui ed occuparono le strade. Praticamente tutti i sondaggi vaticinano il suo trionfo questo 7 ottobre, con una differenza che fluttua tra 10 e 20 punti.
È il presidente un politico vecchio e sconfitto, come assicura l’opposizione? No, non lo è. Si tratta di accuse senza fondamento. Il mandatario ha 58 anni, la stessa età di Angela Merkel, un anno di più che Mariano Rajoy, due di meno di Vladimir Putin e sette meno di Dilma Rousseff. Basta vedere la dinamica della sua campagna, la convinzione dei suoi discorsi, la sua capacità di seduzione, l’utilizzo della sua narrativa, il tempo che passa in piedi ogni giorno, per rendersi conto che è un uomo vigoroso.
La forza di Hugo Chavez nella società venezuelana è travolgente. La sua candidatura è profondamente attecchita nella cultura politica emergente nella cittadinanza. In lei si incarna un progetto di trasformazione sociale condiviso da molti. Narratore eccezionale, ha costruito un racconto nazionale nel quale milioni di persone si riconoscono e si identificano. Ha reso visibili gli invisibili ed ha aperto loro spazi affinché si rendano protagonisti della loro stessa storia. Come dimostrano diversi studi di opinione, più del 60% della popolazione è ottimista verso il futuro del suo paese e con le previsioni sulla sua capacità di relazione personale, e più della metà dei venezuelani simpatizzano col socialismo.
Al contrario, la destra venezuelana non può dire il suo nome. Henrique Capriles, il candidato della più rancida borghesia venezuelana, deve presentarsi come un membro della classe media, mascherarsi da progressista e di essere capace di migliorare il modello “chavista”, mentre occulta il suo vero programma di governo. Non gli è stato facile. Esprimere idee che non sono le sue, ha generato problemi di comunicazione.
Capriles ha avuto il merito di condurre -fino ad ora – una campagna che è sfuggita alla polarizzazione di classe. Ha nascosto nell’armadio l’odio che l’oligarchia ha verso Chavez e si concentrò tentando di guadagnare il voto delle classi medie ed i settori scontenti del “chavismo”, denunciando le promesse incompiute della rivoluzione bolivariana. Tuttavia, la manovra politica non sembra avergli permesso di oltrepassare il soffitto storico dei voti dell’opposizione.
Il mandatario ha riconosciuto sbagli nella sua gestione. Meno di una settimana fa ha ammesso che c’è gente che potrebbe essere molesta per gli errori, come il deficit domiciliare, dell’infrastruttura, od a causa del disaccordo con i dirigenti, ma ha chiesto loro che la votazione non sia guidata dai risentimenti. “Il 7 ottobre -espresse – non sta in gioco se c’è stato un blackout o non andò via la luce, che se arrivò l’acqua o non arrivò, che se a me non hanno dato la mia casa, che io non ho ancora un impiego, o che se io sono arrabbiato con non so chi. No. Qui non ci stiamo giocando queste cose, ripeto loro, camerata: ci stiamo giocando la vita della patria, il futuro dei bambini e le bambine di tutto il Venezuela.”
Allo stesso modo in cui l’opposizione ed i suoi alleati internazionali avevano annunciato l’imminente morte di Hugo Chavez, solo per trovarsi poi -come nella citazione apocrifa di Don Juan Tenorio – con il mandatario che gode ottima salute, così, ora, hanno voluto creare l’impressione che i comizi hanno un risultato incerto e che Capriles potrebbe vincerli. Nulla permette di supporre che così andranno le cose.
Nei pochi giorni che mancano fino al 7 ottobre, il dibattito non è su chi vincerà, bensì con che percentuale trionferà Hugo Chavez. Il vero dubbio non è se l’opposizione rimonterà lo svantaggio che ha nella maggioranza dei sondaggi, bensì se accetterà la sua sconfitta od opterà per giocare il resto delle sue pedine scommettendo sulla destabilizzazione.
foto da internet inserite da l'autore
del blog siempreresistencia







martedì 2 ottobre 2012

Siria: non c’è nulla che indica una rapida soluzione della crisi


Siria: non c’è nulla che indica una rapida soluzione della crisi 

 

Luis Beaton* 
La recente visita a Damasco dell'inviato dell'ONU e la Lega Araba, Lakhdar Brahimi, e la riunione realizzata ad Il Cairo dai cancellieri egiziano, iraniano e turco, non indica per nulla una rapida soluzione della crisi in Siria. 
 
Nessuno è in disaccordo con la necessità di fermare lo spargimento di sangue e restaurare l'armonia tra la popolazione in questo paese, ha detto al suo arrivo Brahimi, ma è andato via senza anticipare proposte o azioni sulle rotte che seguirà la sua mediazione. 
 
Dopo la sua intervista col presidente Bashar al-Assad, ha dichiarato: Non c'è per adesso un piano, ne svilupperemo uno dopo esserci riuniti con tutti i paesi coinvolti e spero che il piano sia utile per la salvazione della Siria. 
 
Ad Il Cairo, l'assenza dell'Arabia Saudita, uno dei principali nemici del popolo siriano, aprì alcune interroganti, perché Riad, in complicità con Washington, è uno dei principali finanziatori delle armi e dei gruppi mercenari che attaccano in territorio di questa nazione del Medio Oriente. 
 
Questo gruppo, promosso dal presidente egiziano, Mohamed Morsi, nel luglio scorso nell’incontro islamico de La Mecca e confermato dal XVI Vertice dei Paesi Non Alienati a Teheran, è una in più tra le altre iniziative e vederla in modo ottimista è una lettura affrettata. 
 
Tre dei suoi membri chiedono una soluzione con l'uscita dal governo del presidente siriano, un fatto che non può avanzare, oltre a frenare qualunque negoziazione, prima che cominci. 
 
Nella sua visita alla capitale siriana, il cancelliere persiano, Alí Akbar Salehi, ratificato il suo appoggio alle posizioni delle autorità governative siriane per un incontro col presidente al-Assad. 
 
Il mandatario ha manifestato  appoggio a tutte le iniziative presentate per trovare una soluzione alla crisi, riaffermando che la chiave per il successo delle proposte consiste nella sincerità delle intenzioni di aiutare il suo popolo. 
Reiterò che il suo paese è aperto a negoziazioni che rispettino la sovranità, la libertà della decisione del paese ed il rifiuto all'ingerenza esterna. 
 
In altre parole, qualsiasi avvicinamento al problema che insista sulla sua uscita dal potere e sia pieno di ingerenza estera, ignoranza della sovranità nazionale e del diritto dei siriani a decidere il loro stesso destino, sembra avviato al fallimento. 
 
Bisognerà aspettare se un'altra iniziativa o piano che segua questo fracasso di Brahimi escluda le pressioni su quello che deve fare o no il Governo di Damasco. 
 
Il progetto del dialogo, reiterato dalle autorità locali, è stato appoggiato già da più di 24 organizzazioni politiche e personalità oppositrici che hanno convocato ad una conferenza nazionale di tutta l'opposizione ed i partiti dentro e fuori, per risolvere la crisi. 
 
I partecipanti hanno indicato che l’appello tiene in considerazione di ottenere un dialogo tra siriani, senza condizioni previe o preconcetti, e lavorando per fermare lo spargimento di sangue e la preservazione dell'integrità territoriale e l'unità nazionale. 
 
Questa è una delle massime che ha esposto  qua Brahimi, ma bisogna vedere quale sarà la reazione dei fattori esterni che appoggiano con finanziamento, armi ed ogni tipo di aiuti le bande irregolari, che si negano al dialoga. Se gli armati lo faranno, porranno come condizione unica l'uscita di al-Assad dal governo. 
 
D'altra parte, Occidente ha confermato la sua intenzione di continuare a gettare legna al fuoco con l'invio di armi e mercenari, come ha  indicato una fonte russa e recenti notizie divulgate dalla stampa internazionale. 
 
Quelli che appoggiano la violenza si preparano per inviare un importante lotto di attrezzi bellici a gruppi armati siriani, rivelarono mezzi di stampa a Mosca. 
 
Il carico includerebbe sistemi antiaerei, lanciarazzi portatili e mitragliatrici di gran calibro, oltre ad inviare mercenari attraverso paesi vicini come la Turchia, ha assicurato un alto funzionario russo, citato dall'agenzia Rida Novosti. 
 
Al rispetto, il ministro britannico degli Esteri, William Hague, ha avanzato in un intervento davanti al Parlamento che varie nazioni occidentali si preparino per rinforzare le somministrazioni di attrezzi bellici alle bande irregolari in Siria. 
 
Recentemente mezzi di stampa ha divulgato l'arrivo al porto turco di Iskanderun, sulla costa orientale del Mediterraneo, di una merce di contrabbando di 400 tonnellate di somministrazioni belliche provenienti dalla Libia, che sono stati trasportati nella nave Victoria, con gli irregolari siriani come destinatari. 
 
Durante gli ultimi giorni, l’Esercito Arabo Siriano ha distruttp vari trasporti di contenitori con armi, tra questi differenti tipi di razzi, compreso SAM-7, che avevano come destino le bande armate, veri terroristi per le autorità locali. 
 
Sotto questo difficile panorama, il Governo cerca di tagliare le fonti di somministrazioni alle bande, mentre questi ed i loro alleati persistono con la via delle armi. 
 
Per il momento nulla indica una situazione ottimista per la soluzione della crisi siriana e per fermare la violenza, che, come ha detto Mahatma Gandhi, è la paura per gli ideali degli altri. 
 
*corrispondente di Prensa Latina in Siria
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