Chi
ha ucciso Hugo Chavez?
06/04/2013
Un
mese dopo la morte del presidente Hugo Chávez, persistono sospetti e
speculazioni riguardo alla vera causa della sua morte.
Il
Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas
Maduro, ha annunciato la formazione di una commissione presidenziale
con "i migliori scienziati e tecnici del mondo" per
determinare se a Chavez sia stata inoculata la malattia del cancro,
provocandone la morte. Maduro ed altri membri del governo venezuelano
hanno espresso la loro sicurezza in merito all'ipotesi di
inoculazione del cancro, sostenendo che mancano solo le "prove
scientifiche" ad evidenziarla.
E'
possibile che la malattia del Presidente Chavez sia stata provocata,
configurando conseguentemente il suo assassinio? Gli scettici di
sempre giudicano questa eventualità una favola, qualcosa di
fantascientifico prodotto ad Hollywood. Tuttavia, le evidenze
innegabili sullo sviluppo del cancro come arma biologica, creata allo
scopo di assassinare i leader politici scomodi, esistono. Inoltre i
rapporti interni del governo degli Stati Uniti dimostrano in modo
inequivocabile come il presidente Hugo Chavez sia stato uno dei
principali obiettivi dei più potenti e nefasti interessi di
Washington.
Come
ha spiegato il direttore del quotidiano Ultimas Noticias in
Venezuela, Eleazar Diaz Rangel, nel suo pezzo Cancro
inoculato?
dello scorso 17 marzo: "Campioni della biopsia (di Chavez)
inviati a laboratori specializzati in Brasile, Cina, Russia e con
nome fittizio, negli Stati Uniti d'America, hanno confermato che si
trattava di cellule che non avevano eguali, di una forma estremamente
aggressiva e apparentemente sconosciuta". La natura aggressiva e
sconosciuta della malattia del Presidente Chavez, oltre alla mancanza
di forme ereditarie di cancro nella sua famiglia, indicano
chiaramente la reale possibilità che il leader della Rivoluzione
Bolivariana sia stato assassinato.
Nel
mirino dell'impero
Dalla
sua prima vittoria elettorale, il governo
degli Stati Uniti teneva
d'occhio Hugo Chavez. In un primo tempo non aveva dato credito al suo
discorso rivoluzionario e sottostimava la sua capacità di leadership
e di mantenere le promesse. Anche se dal 4 febbraio del 1992, quando
Chavez guidò una ribellione militare contro il governo di Carlos
Andrés Pérez stretto alleato di Washington, il Dipartimento di
Stato lo inserì nella sua lista nera, definendolo un "terrorista"
e negandogli il rilascio del visto per entrare nel territorio degli
Stati Uniti, quando vinse la presidenza del Venezuela nel 1998, gli
rilasciò il visto e fu invitato a far parte del "club dei
potenti". Chavez rifiutò tutte le offerte, che giunsero anche
da altri capi di stato dei paesi alleati di Washington, come la
Spagna e da potenti uomini d'affari interessati a mantenere il loro
controllo sul petrolio e sul mercato venezuelano.
Quando
divenne chiaro che il presidente Hugo Chavez non era "comprabile",
attivarono il piano per rovesciarlo. Lavorando in unione con le
imprese, i politici e i militari tradizionalmente alleati degli Stati
Uniti, misero in atto un colpo di stato contro Chavez nell'aprile del
2002, con l'intenzione non solo di rovesciarne il potere, ma anche di
assassinarlo.
Documenti
del Dipartimento di Stato dei giorni precedenti il colpo di stato
affermano che esisteva un piano per anninetare Chavez durante il
golpe. Anche lo stesso assistente del segretario di stato di allora,
Otto Reich, disse di essere a conoscenza di un piano per assassinare
il presidente Chavez nel 2002.
Chavez
stesso una volta durante un discorso pubblico, dichiarò che
l'ambasciatore americano Charles Shapiro, che ebbe un ruolo di primo
piano nel coordinare la destabilizzazione contro di lui, lo aveva
chiamato nelle settimane prima del colpo di stato per informarlo del
piano per assassinarlo che preparavano alcuni settori
dell'opposizione. Sembra che Washington stesse giocando su entrambi i
tavoli, per ogni evenienza.
Tuttavia,
a causa del grande sostegno che Chavez aveva presso il popolo
venezuelano e le Forze Armate leali, tale piano di assassinio venne
sventato e il colpo di stato fu sconfitto. Ma il piano rimaneva
comunque attivo.
Washington
incrementò il suo finanziamento milionario ai gruppi
dell'opposizione, istituì a Caracas un Ufficio di Iniziative verso
la Transizione dell'Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (USAID) e
iniziò a muovere i propri passi dentro i media privati e
nell'industria petrolifera.
Dal
dicembre 2002 al febbraio 2003 realizzarono il sabotaggio economico
più dannoso nella storia del paese, distruggendo quasi l'industria
del petrolio e la compagnia di stato PDVSA, provocando più di 20.000
milioni di dollari di danni all'economia venezuelana. Il governo
degli Stati Uniti chiese "elezioni anticipate" per
rimuovere il presidente Chávez, anche se questo assunto non era
contemplato nella Costituzione.
Dopo
64 giorni di sabotaggio, di propaganda brutale attraverso i media
privati 24 ore su 24 e un collasso totale della produzione e
della distribuzione internazionale di prodotti di consumo, il popolo
venezuelano resistette e riuscì a sconfiggere questo secondo
tentativo di rompere la linea costituzionale. Chavez proseguì il suo
incarico, per il quale era stato eletto democraticamente e il paese
cominciò a riprendersi dall'immenso danno causato dagli avversari
(che chiamavano se stessi la "società civile") sostenuti
da Washington.
L'anno
seguente, nel maggio 2004, un piano per assassinare il presidente
Chavez fu scoperto e impedito dalle forze di sicurezza del Venezuela.
Più di 100 paramilitari colombiani furono arrestati in una fattoria
alla periferia di Caracas. La proprietà apparteneva al
cubano-venezuelano Robert Alonso, fratello della più famosa e
rabbiosamente antichavista Maria Conchita Alonso. I colombiani, che
indossavano uniformi delle Forze Armate venezuelane, erano stati
ingaggiati per assassinare il presidente Chavez nel palazzo
presidenziale.
Cinque
anni prima, nel dicembre 1999, il governo della Colombia aveva messo
in guardia il Presidente Chavez riguardo un piano dei paramilitari
colombiani per assassinarlo nel corso di una visita alla città di
confine di San Cristobal.
"Oggi
vado a San Cristobal e ieri ho avuto l'informazione che ci sono
informazioni, passatemi la ridondanza, che a San Cristobal potrebbe
esserci un gruppo di paramilitari colombiani", denunciò Chavez
la mattina in un'intervista alla TV Globovision.
L'informazione
"in realtà era ufficiale, il nostro ambasciatore in Colombia,
(Fernando Gerbasi) venne chiamato dal Ministero degli Esteri
colombiano a Bogotà un mese fa e gli venne ufficialmente comunicato
che i paramilitari colombiani [...] avevano un piano per assassinare
il presidente del Venezuela", precisò. (Vedi: 'paramilitari
colombiani per assassinare il piano di Chavez',
www.panamaamerica.com.pa
, 10/12/1999).
Nel
2005, Chavez era divenuto una spina nel fianco per il governo degli
Stati Uniti e i suoi sforzi per rovesciarlo non solo non avevano
funzionato, ma avevano avuto l'effetto opposto. La popolarità di
Chavez continuava ad aumentare, il suo progetto socialista
bolivariano cresceva e così anche la sua influenza regionale.
Per
Washington Chavez non era un "motivo di preoccupazione", ma
un vero e proprio nemico. Un documento del Centro per gli Studi
Strategici dell'Esercito degli Stati Uniti del 2005, scritto dal
colonnello Max Manwaring, dal titolo "Il socialismo bolivariano
del Venezuela di Hugo Chavez e la guerra asimmetrica",
descriveva il presidente venezuelano come un "concorrente
intelligente" contro il quale si doveva combattere in una forma
"asimmetrica". Le regole tradizionali di guerra non avevano
effetto contro Chavez, bisognava inventare qualcosa di nuovo.
Nel
2006, la neocostituita Direzione di Intelligence Nazionale, che
coordinava le 16 agenzie di intelligence negli Stati Uniti, nominò
tre missioni speciali di intelligence che meritano un'attenzione
speciale per il loro interesse strategico. Le missioni avevano nel
mirino alcune nazioni: una per l'Iran, una per la Corea del Nord e la
terza per Venezuela e Cuba. Non c'è dubbio che Corea del Nord e Iran
siano apertamente nemici dichiarati per Washington e pure Cuba, per
quanto non costituisca una reale minaccia alla sicurezza degli Stati
Uniti. Ma l'inclusione del Venezuela in questa operazione di
intelligence di altissimo livello del governo degli Stati Uniti non
aveva senso, a meno che Washington non avesse già segretamente
dichiarato il presidente Hugo Chavez come un bersaglio diretto delle
sue azioni clandestine.
Questa
missione speciale di intelligence è stata gestita con il più alto
livello di segretezza all'interno del governo degli Stati Uniti.
Si
è appreso che fu guidata da veterani della CIA di profonda capacità,
tra cui Norman A.Bailey, con oltre 25 anni nelle operazioni segrete
della CIA durante la Guerra Fredda, che apparteneva all'elite di
intelligence degli Stati Uniti. Un documento della Direzione
Nazionale di Intelligence del 23 agosto 2010 ha spiegato che queste
missioni in Corea del Nord, Cuba, Venezuela e Iran "guidano la
comunità di intelligence a livello strategico… Le loro aree di
interesse sono indicate come obiettivi ad alta priorità dai più
alti livelli di governo."
Nel
caso del Venezuela, a differenza della Corea del Nord, dell'Iran e di
Cuba, Washington ha avuto accesso diretto a tutti i settori della
società e anche all'interno del governo venezuelano. Con il suo
finanziamento miliardario ha continuato ad alimentare la
destabilizzazione del paese e a mantenere viva l'opposizione. Anche
cercando di infiltrarsi e di penetrare le Forze Armate venezuelane
per reclutare spie e causare ribellioni contro il presidente Chavez.
Nel
2006 e più recentemente nel marzo 2013, quattro addetti militari che
stavano lavorando per l'Ambasciata degli Stati Uniti a Caracas furono
espulsi dal governo venezuelano per le loro attività di ingerenza.
Dal
Congresso degli Stati Uniti a Washington, alcuni deputati
richiedevano azioni aggressive contro il Venezuela per minare il
governo di Chavez, in particolare l'ex membro del Congresso della
Florida, Connie Mack, che insistette, senza successo, per includere
il Venezuela nella lista degli stati terroristi della Casa Bianca.
Nel
2009, il Pentagono ha firmato un accordo militare con la Colombia
allo scopo di occupare sette basi militari nel paese. Un documento
dell'Air Force statunitense affermava che l'uso di queste basi a
Palanquero, in Colombia, sarebbe servito per "combattere i
governi anti-americani nella regione", riferendosi al Venezuela.
In
diverse occasioni negli ultimi anni, Chavez denunciò l'incursione
non autorizzata di aerei militari e navi in Venezuela.
Altri
piani di assassinio contro il Presidente Chavez sono stati denunciati
e smantellati nel corso degli anni, ciascuno di questi è fallito
perché scoperto.
Nel
frattempo, la missione speciale di intelligence degli Stati Uniti ha
continuato il suo lavoro sotterraneo e meticoloso contro il suo
bersaglio altamente prioritario: Hugo Chavez.
Il
cancro come arma
Documenti
dell'Esercito degli Stati Uniti del 1948, parzialmente
declassificati, mostrano come venne esplorata "la possibilità
di utilizzare veleni radioattivi per assassinare persone importanti,
come capi militari o civili". Così è stato recensito il fatto
dal giornalista Robert Burns della Associated Press martedì 9
ottobre 2007, dopo aver analizzato i documenti ottenuti dall'agenzia
statunitense:
"Approvato
dai più alti livelli dell'esercito statunitense nel 1948, lo sforzo
fu parte della ricerca segreta dei militari per un nuovo concetto di
guerra che utilizzasse materiali radioattivi della bomba atomica per
contaminare aree del territorio nemico o da usare contro basi
militari, fabbriche o truppe nemiche. Tra i documenti comunicati
all'Associated Press, una nota del 16 Dicembre 1948, classificata
segreta, descrive un programma intensivo per sviluppare una varietà
di materiali radioattivi per usi militari… La quarta delle priorità
erano 'munizioni per attaccare individui' con agenti radioattivi per
i quali 'non esiste cura o terapia'".
Anche
lo scrittore e ricercatore, Percy Alvarado ha rivelato come il cancro
come arma continuava ad essere un'importante area di studio e di
sviluppo per il governo degli Stati Uniti attraverso il Dipartimento
di Ricerca sul Cancro nella struttura di Fort Detrick, a Frederick,
nel Maryland. Fort Detrick è conosciuto come il centro per la guerra
biologica del Pentagono, nel quale sono state sviluppate anche
diverse malattie letali e che è attualmente sotto inchiesta per la
morte di oltre 600 persone che vivono in zone residenziali vicino
alle installazioni militari. Queste persone e molte altre, sono tutte
morte di cancro e si sospetta che dal Forte abbiano gettato sostanze
tossiche nell'acqua che forniva i centri abitati.
Gli
esami dell'acqua nelle zone intorno a Fort Detrick hanno dimostrato
la presenza di un alto livello di tossine che causano il cancro,
anche 3.000 volte superiore rispetto a quello che sarebbe dovuto
perché (l'acqua) fosse potabile.
Nel
suo pezzo Cancro
indotto? Un'arma della CIA?
del 29 dicembre 2011, Alvarado sottolinea come dal 1975 nelle
strutture speciali di Fort Detrick, "Le ricerche super segrete
sono indirizzate allo sviluppo di uno speciale virus cancerogeno
altamente aggressivo e letale… L'insistenza di questi laboratori
nello sviluppo artificiale di cellule maligne o cancerogene,
altamente invasive e capaci di diffondersi nel corpo producendo
metastasi incontrollabili, è stata mantenuta per più di quattro
decenni".
Un
articolo della rivista online Slate
Magazine
in merito alla possibilità di indurre il cancro, dice che "sebbene
sia difficile indurre il cancro in un nemico, è certamente possibile
aumentare le probabilità di sviluppare la malattia. L'opzione più
efficace è quella delle radiazioni".
Da
allora, si parla della possibilità di impiantare un meccanismo che
emette radiazioni all'interno del corpo dell'avversario. In
alternativa, Slate, dice, "si potrebbe contaminare la dieta
della vittima con alti livelli di aflatossine, associate al cancro
del fegato. Oppure lo si potrebbe infettare con una certa quantità
di agenti biologici che causano il cancro".
Il
ricercatore e giornalista Jeremy Bigwood ha spiegato che "ci
sono molti agenti che causano il cancro che sono stati convertiti in
armi negli Stati Uniti a Fort Detrick, nell'Arsenale di Edgewood e in
altre basi militari e strutture del Dipartimento di Energia. Ad
esempio, le micotossine (di funghi tossici) sono state convertite in
armi. Le micotossine T2 possono causare necrosi nei tessuti che
penetrano e diventare cancerogene quando non sono immediatamente
letali".
La
tecnologia dell'indurre il cancro come arma, esiste. La decisione di
"farla finita" con il presidente Hugo Chavez è stata presa
quando dagli Stati Uniti venne creata la missione speciale di
intelligence per il Venezuela nel 2006. Da allora, hanno cercato i
modi per raggiungere lo scopo.
Naturalmente
c'è la possibilità che il cancro che ha ucciso il presidente Chavez
sia stato causato da fattori naturali, senza che sia stato inoculato,
provocato e indotto. Ma è difficile negare l'evidenza schiacciante
che indica il contrario. Speriamo che un'accurata e seria ricerca
scientifica riesca a porre fine a questo mistero.
5
Aprile 2013
¿Quién
mató a Hugo Chávez?
A
un mes de la desaparición física del
Presidente Hugo Chávez,
siguen las sospechas y especulaciones sobre la verdadera causa de su
fallecimiento. El Presidente (E) de la República Bolivariana de
Venezuela, Nicolás Maduro, ha anunciado la formación de una
Comisión Presidencial con “los mejores científicos y técnicos
del mundo” para determinar si Chávez fue inoculado con la
enfermedad del cáncer, causando su muerte. Maduro y otros miembros
del gobierno venezolano han expresado su certeza sobre la posible
inoculación del cáncer, afirmando que solo hacen falta las
“investigaciones científicas” para evidenciarlo.
¿Es
posible que al Presidente Chávez le hayan provocado su enfermedad,
resultando en su asesinato? Para los escépticos de siempre, esta
posibilidad parece un cuento de hadas, algo de ciencia ficción,
hecho en Hollywood. No obstante, las innegables evidencias sobre el
desarrollo del cáncer como un arma biológica, formulada para
asesinar a líderes políticos no convenientes, existen. Más aún,
informes internos del gobierno de Estados Unidos demuestran de manera
inequívoca que el Presidente Hugo Chávez era uno de los blancos
principales de los más poderosos y nefastos intereses de
Washington.
Como explicó el editor del diario Últimas
Noticias en Venezuela, Eleazar Díaz Rangel, en su columna ¿Cáncer
Inoculado? del 17 de marzo pasado, “muestras de la biopsia [de
Chávez] enviadas a laboratorios especializados de Brasil, China,
Rusia, y con nombre supuesto, EEUU, coincidieron en que se trataba de
células únicas, de un cáncer extremadamente agresivo, y
aparentemente desconocido”. La naturaleza agresiva y desconocida de
la enfermedad del Presidente Chávez, además de la inexistencia de
una herencia de cáncer en su familia, apuntan claramente a la real
posibilidad de que el líder de la Revolución Bolivariana haya sido
asesinado.
EN LA MIRA IMPERIAL
Desde su primera
victoria electoral, el gobierno estadounidense tenía sus ojos
puestos sobre Hugo Chávez. En principio no confiaban en su discurso
revolucionario, y desestimaban su capacidad de liderazgo y el
cumplimiento con sus promesas. Aunque desde el 4 de febrero del 1992,
cuando Chávez lideró una rebelión militar contra el gobierno de
Carlos Andrés Pérez, cercano aliado de Washington, el Departamento
de Estado lo tenía en su “lista negra”, calificándolo como
“terrorista” y negando su obtención de una visa para viajar a
territorio norteamericano, de igual manera cuando ganó la
presidencia de Venezuela en 1998, fue entregado su visa y lo
invitaron a unirse en el “club de los poderosos”. Chávez rechazó
a todas estas ofertas, que también vinieron a través de otros jefes
de estado de países aliados de Washington, como España, y poderosos
empresarios interesados en mantener su dominación sobre el petróleo
y el mercado venezolano.
Cuando fue evidente que el Presidente
Hugo Chávez no era “comprable”, activaron el plan para
derrocarlo. Trabajando en conjunto con los empresarios, políticos y
militares tradicionalmente aliados de Estados Unidos, ejecutaron un
golpe de Estado contra Chávez en abril 2002 con la intención de no
solamente derrocarlo del poder, sino también asesinarlo. Documentos
del Departamento de Estado de los días previos al golpe afirman que
existía un plan para asesinar a Chávez durante el golpe. Incluso,
el propio Asistente Secretario de Estado de ese momento, Otto Reich,
ha afirmado que ellos sabían de un plan de magnicidio contra el
Presidente Chávez en 2002. El mismo Chávez contó una vez durante
un discurso público que el embajador estadounidense Charles Shapiro,
quien tuvo un papel principal como coordinador de la
desestabilización en su contra, lo había llamado durante las
semanas previas al golpe para informarle sobre el plan de asesinarlo
que estaban preparando algunos sectores de la oposición. Parece que
Washington estaba jugando el doble filo, por ser caso.
No
obstante, debido al gran apoyo que tenía Chávez dentro del pueblo
venezolano y las Fuerzas Armadas leales, ese plan de magnicidio fue
impedido, y el golpe derrotado.
Pero el plan se mantenía
activa. Washington incrementó su financiamiento multimillonario a
grupos de la oposición, estableció una “Oficina de Iniciativas
hacia una Transición” de la Agencia Internacional del Desarrollo
de Estados Unidos (USAID) en Caracas, y comenzó a mover sus piezas
dentro de los medios privados y la industria petrolera. De diciembre
2002 hasta febrero 2003 lograron el saboteo económico más dañino
en la historia del país, casi destruyendo la industria petrolera y
la empresa estatal PDVSA, causando más de 20 mil millones de dólares
en daños a la economía venezolana. El gobierno de Estados Unidos
llamaba para “elecciones anticipadas”, para sacar al Presidente
Chávez, a pesar de que ese concepto no estaba previsto en la
Constitución.
Luego de 64 días de saboteo, propaganda brutal
a través de los medios privados las 24 horas al día y un colapso
total de la producción y distribución interna de productos de
consumo, el pueblo venezolano resistió y logró derrotar este
segundo intento de romper su hilo constitucional. Chávez siguió en
su cargo por lo cual fue elegido democráticamente, y el país
comenzó a recuperarse del inmenso daño hecho por los opositores
(ellos mismos se llamaban “la sociedad civil”) apoyados desde
Washington.
El año siguiente, en mayo 2004, un plan para
asesinar al Presidente Chávez fue descubierto e impedido por los
cuerpos de seguridad de Venezuela. Más de 100 paramilitares
colombianos fueron detenidos en una finca en las afueras de Caracas.
La finca pertenecía al cubano-venezolano Robert Alonso, hermano de
la famosa y rábidamente anti-chavista María Conchita Alonso. Los
colombianos, que dotaban uniformes de las fuerzas armadas
venezolanas, habían sido contratados para asesinar al Presidente
Chávez en el palacio presidencial. Cinco años antes, en diciembre
1999, el gobierno de Colombia había advertido al Presidente Chávez
sobre un plan de paramilitares colombianos para asesinarlo durante
una visita a la ciudad fronteriza San Cristóbal.
"Hoy
voy a San Cristóbal y ayer me llegó la información de que hay
informaciones, valga la redundancia, de que pudiera haber en San
Cristóbal un grupo de los paramilitares de Colombia", denunció
el Presidente Chávez en una entrevista matutina en la televisora
Globovisión. La información "realmente fue oficial, nuestro
embajador en Colombia, (Fernando Gerbasi) fue llamado por la
cancillería colombiana en Bogotá hace mes y tanto y le comunicaron
oficialmente que los paramilitares colombianos (...) tienen un plan
para asesinar al Presidente de Venezuela", precisó. (Ver:
“Paramilitares colombianos planean asesinar a Chávez”,
www.panamaamerica.com.pa, 10/12/1999).
Para el 2005, Chávez
se había convertido en un fuerte dolor de cabeza para el gobierno
estadounidense, y sus esfuerzos para derrocarlo no solamente no
habían funcionado, sino tuvieron el impacto contrario. La
popularidad de Chávez seguía subiendo, su proyecto socialista
bolivariano crecía y su influencia regional aumentaba. Ya para
Washington Chávez no era un “asunto de preocupación”, sino un
verdadero enemigo. Un documento del Centro de Estudios Estratégicos
del Ejército de Estados Unidos de 2005, escrito por el Coronel Max
Manwaring, titulado “El socialismo bolivariano de la Venezuela de
Hugo Chávez y la guerra asimétrica”, calificaba al Presidente
venezolano como un “inteligente competidor” contra quien tenía
que combatir de forma “asimétrica”. Las reglas tradicionales de
guerra no se aplicaban contra Chávez, tenían que inventar algo
nuevo.
En 2006, la recién creada Dirección Nacional de
Inteligencia que coordinaba las 16 agencias de inteligencia en
Estados Unidos nombró 3 misiones especiales de inteligencia que
merecían una atención extra debido a su alto interés estratégico.
Las misiones se trataban de países: una para Irán, otra para Corea
del Norte, y la tercera para Venezuela y Cuba. Sin duda Irán y Corea
del Norte son enemigos abiertamente declarados por Washington, y
hasta Cuba también, aunque no representa ninguna amenaza real a la
seguridad estadounidense. Pero la inclusión de Venezuela en esta
operación de inteligencia del rango más alto del gobierno
estadounidense no tenía lógica, al menos que Washington ya había
declarado en secreto al Presidente Hugo Chávez como un blanco
directo de sus acciones clandestinas.
Esta misión especial de
inteligencia ha sido manejado con el más alto nivel de secretismo
dentro del gobierno estadounidense. Se supo que ha sido encabezado
por veteranos de la CIA de profunda capacidad, incluyendo a Norman A.
Bailey, quien con más de 25 años en operaciones clandestinas en la
CIA durante la Guerra Fría, pertenecía a la élite de la
inteligencia estadounidense. Un documento de la Dirección Nacional
de Inteligencia del 23 de agosto del 2010 explicó que estas misiones
para Corea del Norte, Cuba-Venezuela e Irán “lideran la Comunidad
de Inteligencia en un nivel estratégico...Sus áreas de interés
están designados como blancos de alta prioridad por los más altos
niveles del gobierno”.
En el caso de Venezuela, a diferencia
de Corea del Norte, Irán y Cuba, Washington tenía acceso directo a
todos los sectores de la sociedad y también dentro del gobierno
venezolano. Con su financiamiento multimillonario ha seguido
alimentando la desestabilización en el país y manteniendo a la
oposición viva. También intentaban infiltrar y penetrar las fuerzas
armadas venezolanas para reclutar espías y provocar rebeliones
contra el Presidente Chávez. En 2006 y más recién en marzo 2013, 4
agregados militares que estaban trabajando desde la Embajada de
Estados Unidos en Caracas fueron expulsados por el gobierno
venezolano por sus actividades injerencistas.
Desde el
Congreso de Estados Unidos en Washington, varios congresistas exigían
acciones agresivas contra Venezuela para socavar al gobierno de
Chávez, particularmente el ex congresista del estado Florida, Connie
Mack, quien insistió – sin éxito – en incluir a Venezuela en la
lista de “estados terroristas” de la Casa Blanca. En 2009, el
Pentágono firmó un acuerdo militar con Colombia para ocupar siete
bases militares en su país. Un documento de la Fuerza Aérea de
Estados Unidos afirmó que el uso de una de esas bases en Palanquero,
Colombia, sería para “combatir a los gobiernos
anti-estadounidenses en la región”, haciendo referencia a
Venezuela. En varias ocasiones durante los últimos años, el
Presidente Chávez denunció la incursión no autorizada de aviones y
buques militares estadounidenses en territorio venezolano.
Otros
planes de magnicidio contra el Presidente Chávez fueron denunciados
y desmontados a lo largo de estos años, cada uno fracasando al ser
descubierto. Mientras tanto, la misión especial de inteligencia de
Estados Unidos ha seguido haciendo su trabajo clandestino y
meticuloso contra su blanco de alta prioridad: Hugo Chávez.
CÁNCER
COMO ARMA
Documentos parcialmente desclasificados del Ejército
de Estados Unidos del año 1948 evidencian como exploraron “la
posibilidad de utilizar venenos radioactivos para asesinar a
‘personas importantes’, como líderes militares o civiles”. Así
lo reseño el periodista Robert Burns de la Associated Press el
martes 9 de octubre del 2007, luego de analizar los documentos
obtenidos por la agencia norteamericana.
“Aprobados por los
niveles más altos del Ejército estadounidense en 1948, el esfuerzo
formó parte de la búsqueda secreta de los militares para un ‘nuevo
concepto de guerra’ usando materiales radiactivos de la bomba
atómica para contaminar franjas de tierra enemiga o para utilizar
contra bases militares, fábricas o tropas enemigas”.
“Entre
los documentos entregados a la AP - una nota del Ejército de fecha
16 de diciembre 1948, y clasificada secreto - se describe un programa
intensivo para desarrollar una variedad de usos militares de los
materiales radiactivos... La cuarta prioridad del ranking fue
‘municiones para atacar a los individuos’ usando agentes
radiactivos para los que ‘no hay curas ni terapia.’”
También
el escritor e investigador Percy Alvarado ha revelado como el cáncer
como arma continuaba siendo un área importante de estudio y
desarrollo para el gobierno estadounidense a través del Departamento
de Investigaciones del Cáncer en las instalaciones del Fuerte
Detrick en Frederick, Maryland. El Fuerte Detrick es conocido por ser
el centro de la guerra biológica del Pentágono, donde han
desarrollado diferentes enfermedades letales, e incluso actualmente
esta siendo investigado por la muerte de más de 600 personas que
viven en las zonas residenciales cercanas a las instalaciones
militares. Estas personas, entre muchas más, han muertas todas del
cáncer, y sospechan que desde el Fuerte han botado sus tóxicos en
el agua que luego es suministrado a las zonas residenciales. Los
exámenes del agua en las zonas alrededor del Fuerte Detrick han
evidenciado un alto nivel de tóxicos que causan cáncer, incluso más
de 3000 veces de lo que debería ser para ser potable.
En su
texto “Cáncer inducido, ¿un arma de la CIA” del 29 de diciembre
del 2011, Alvarado destaca como desde el 1975 en las instalaciones
especiales en Fuerte Detrick, “[l]as investigaciones ultra secretas
están encaminadas a desarrollar un programa especial de virus del
cáncer, sumamente agresivo y letal... La insistencia de estos
laboratorios de lograr los mecanismos para elaborar artificialmente
células malignas o cancerígenas, sumamente invasivas y capaces de
propagarse en el organismo desarrollando una metástasis
incontenible, se ha mantenido a lo largo de más de cuatro
décadas”.
Un artículo en la revista electrónica Slate
Magazine sobre la posibilidad de inducir cáncer, afirma que “aunque
es difícil inducir cáncer en un enemigo, ciertamente es muy posible
aumentar sus posibilidades de desarrollar la enfermedad. La opción
más efectiva sería la radiación”. Desde luego, hablan de la
posibilidad de implantar un mecanismo que emite radiación dentro del
cuerpo del adversario. En lo alternativo, dice Slate, “podrías
contaminar la dieta de la víctima con altos niveles de aflatoxinas,
asociadas con cáncer del hígado. O podrías infectarlo con
cualquier cantidad de agentes biológicos que causan cáncer”.
El
investigador y periodista Jeremy Bigwood, explicó que “Hay muchos
agentes que causan cáncer que fueron convertidos en armas en Estados
Unidos en Fuerte Detrick, el Arsenal de Edgewood y otras bases
militares y centros del Departamento de Energía. Por ejemplo,
micotoxinas (de hongos tóxicos) fueron convertidas en armas. Las
micotoxinas T2 pueden producir necrosis en el tejido que penetran y
convertirse en cáncer cuando no son inmediatamente letales”.
La
tecnología de inducir cáncer como un arma existe. La decisión de
“acabar” con el Presidente Hugo Chávez fue tomada cuando desde
Estados Unidos crearon la misión especial de inteligencia para
Venezuela en 2006. Desde luego, han buscado la forma de lograrlo. Por
supuesto que existe la posibilidad de que el cáncer que acabó con
la vida del Presidente Chávez haya sido causado por factores
naturales, sin inoculación, sin provocación y sin inducción. Pero
difícil es negar la abrumadora evidencia que indica todo lo
contrario. Ojalá las investigaciones científicas serias y exactas
logren poner fin a este misterio.
5 de abril
2013
evagolinger@hotmail.com
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