sabato 27 aprile 2013

Stati Uniti : L'incongruenza di una politica / EE.UU. : La incongruencia de una política


Stati Uniti :
L'incongruenza di una politica

27.04.2013 - Arthur Gonzalez

Barack Obama dovrebbe annunciare, nei prossimi giorni, una serie di misure finanziarie, tra cui ulteriori tagli alla sicurezza sociale e ad altri programmi di benefici per la popolazione. Come compensazione propagandistica tornerà a proporre di alzare le tasse ai più ricchi.  Tra i tagli che colpiranno gran parte del popolo nord americano, ci sono la Social Security e Medicare, i programmi di assistenza federali.

Tuttavia, pur avendo problemi con il bilancio, mantiene l'assegnazione di 20 milioni di dollari all'anno per le azioni sovversive contro Cuba, che cercano di rovesciare la Rivoluzione socialista, ciò che non gli è riuscito nel suo precedente mandato né alle precedenti amministrazioni yankee, dal 1959, senza contare gli altri centinaia che sono mal spesi per le cosiddette radio e TV Martí che né si sentono né si vedono sull'isola, ciò che è più che comprovato dalla Sezione di Interessi degli Stati Uniti all'Avana, ma che soddisfa la mafia anticubana di
Miami e dà lavoro agli amici e famigliari di questa.

In altre parole, mentre il presidente Obama stringe la cinghia al suo popolo, allo stesso tempo regala soldi ai mercenari cubani perché si godano una bella vita senza lavorare, solo facendo due o tre attività per soddisfare i loro sponsor, ma non intaccando il processo rivoluzionario del popolo cubano.

Lo sa questa verità il popolo nord americano che soffre le conseguenze dei tagli nella sua assicurazione sanitaria? Ne dubito, questo è nascosto e non divulgato come dovrebbe essere dovuto dalla stampa "libera" nord americana. Al saperlo, sarebbero enormi le manifestazioni degli Occupanti di Wall Street.

    EE.UU. :
La incongruencia de una política
 
Arthur Gónzalez 


Barack Obama tiene previsto anunciar en los
próximos días varias medidas financieras, entre ellas más recortes a la seguridad social y a otros programas de prestaciones a la población. Como compensación propagandística, volverá a proponer elevarles los impuestos a los más ricos.
Entre los recortes que afectarán a gran parte del pueblo norteamericano, están la social security y el medicare, los programas de asistencia federales.
Sin embargo, a pesar de tener problemas con el presupuesto, mantiene la asignación de 20 millones de dólares anuales para acciones de subversión contra Cuba, que buscan derrocar a su Revolución socialista, algo que no ha logrado en su mandato anterior ni las anteriores administraciones yanquis desde 1959, sin contar otros cientos que se mal gastan en la llamada radio y TV Martí que ni se escuchan ni se ven en la Isla, lo que está más que comprobado por su Sección de Intereses en la Habana, pero complace a la mafiaa anticubana de Miami y le da empleo a los amigos y familiares de estos.
O sea, que mientras el presidente Obama le aprieta el cinturón a su pueblo, a la vez regala dinero a los mercenarios cubanos para que disfruten de una buena vida sin trabajar, solo haciendo dos o tres actividades para satisfacer a sus patrocinadores, pero que no hacen mella en el proceso revolucionario del pueblo cubano.
¿Sabrá esta verdad el pueblo norteamericano que sufre las consecuencias de los recortes de su seguridad médica? Lo dudo, esto se lo escamotean y no se divulga como es debido por la prensa “libre” norteamericana. De saberlo, serían enormes las manifestaciones de los Ocupantes de Wall Street.


Foto inserite da autore  blog siempreresistencia


venerdì 19 aprile 2013

Qualcuno vuol cancellare Ida Garberi???? ¿Alguien quiere borrar a Ida Garberi????


Qualcuno vuol cancellare Ida Garberi????

Come amici di Cuba gruppo “Italo Calvino” Piombino Val di Cornia , CSIAM ( Centro di solidarietà internazionalista alta Maremma ), coordinamento alta Maremma libertà per i cinque eroi Cubani e Prc Piombino, in questi ultimi mesi abbiamo notato e saputo delle evidenti difficoltà lavorative della nostra compagna e amica Ida Garberi, giornalista della redazione Prensa Latina all'Avana e Cubadebate in Italiano.
Dalle sue pagine in Italiano della storica testata Prensa Latina, Ida Garberi comunista vera, per anni ci ha dato informazioni internazionaliste in tempo reale, notizie che non avremmo mai avuto dai nostri media asserviti al palazzo.
Ultimamente la sua pagina ha subito attacchi da hackers e i tecnici Cubani hanno messo un bel po per ripristinarla, appena ripartita è scaduto il contratto del server, e a quanto pare sembra che non è stato rinnovato, l'unico cosa che abbiamo saputo e ci ha fatto dispiacere, è che adesso la sua pagina viene realizzata qua in Italia ,pero per lei che vive a Cuba e per i tempi non veloci che ha per stare in rete è difficile lavorare in tali condizioni.
Nell'ultima contatto che abbiamo avuto con lei era profondamente amareggiata per questa ultima serie di eventi negativi nei suoi confronti.
Sinceramente a noi mancano le pagine che lei curava, per esempio
tutti i giorni potevamo leggere notizie sulla causa dei cinque e passarle nei nostri 6 blog's , con conseguente diffusione in tutta la rete internet...,.fb, tw....
Noi per quello che possiamo contare nel panorama internazionalista, chiediamo alla redazione di Prensa Latina in Vedado all'Avana di rivedere le loro posizioni e ripristinare l' informazione come era,... anche perchè “cavallo vincente non si cambia”
Ci sembrerebbe opportuno che gli internazionalisti che conoscono
Ida facessero delle pressioni perchè la situazione tornasse come era precedentemente, .... IDA è una risorsa e come tale deve essere considerata.

¿Alguien quiere borrar a Ida Garberi????

Como amigos de Cuba grupo “Italo Calvino” Piombino Val di Cornia, CSIAM (Centro de solidaridad internacionalista Alta Maremma), Coordinación Alta Maremma Libertad por los Cinco Héroes Cubanos y PRC Piombino, en estos últimos meses hemos notado y sabido de las evidentes dificultades laborales de nuestra compañera y amiga Ida Garberi, periodista de la redacción Prensa Latina a La Habana y Cubadebate en italiano.
Desde sus páginas en italiano de la histórica agencia Prensa Latina, Ida Garberi comunista verdadera, nos dió por años informaciones internacionalistas en tiempo reales, noticias que no habríamos tenido nunca de nuestros medios de comunicación sometidos a la derecha italiana.
Últimamente su página sufrió ataques de hackers y los técnicos cubanos se demoraron mucho tiempo para restablecerla, y apenas empezó de nuevo, se venció el contrato del dominio, y desde el momento que parece que no ha sido renovado, la única cosa que hemos sabido y nos duele, es que ahora su página es realizada acá en Italia, pero por ella que vive en Cuba y por los tiempos no veloces que tiene la conexión para estar en red, es difícil trabajar en tales condiciones.
En el último contacto que hemos tenido con ella estuvo intensamente amargada por esta última serie de acontecimientos negativos en su contra.
Sinceramente a nosotros nos faltan las páginas que ella curó, por ejemplo
todos los días podíamos leer noticias sobre la causa de los Cinco y difundirlas en nuestros 6 blog, con la consiguiente difusión en toda la red internet, fb, tw.
Nosotros por lo que podemos contar en el panorama internacionalista, preguntamos a la redacción de Prensa Latina en el Vedado, La Habana que piense bien sus decisiones y cuando se restablecerá su página en italiano como era,... también porque “caballo que vence no se cambia”.
Nos parecería oportuno que los internacionalistas que conocen a
Ida hicieran presión para que la situación volviera a ser como era antes,.... IDA es un recurso y como tal tiene que ser considerada.

Nota per la redazione Prensa Latina  Vedado l’Avana Cuba  :
Scusate compagni della Direzione PRENSA LATINA , vi dobbiamo dire che la pagina in Italiano rientrata on line NON CI PIACE così come è!!! sembra vuota, ricordatevi che l'importanza delle immagini è fondamentale al primo impatto, per esempio in facebook tutto è veloce e se passiamo un post senza immagini purtroppo molte volte passa inosservato ......adesso saremo obbligati a girarla nei nostri blog's inserire le foto riguardanti il tema , scrivere la fonte provenienza e inviarla in rete, ...immaginate come sarebbe un testo sui Cinque eroi senza una immagine che subito da l'idea di cosa parliamo??? guardate che noi non parliamo degli addetti a lavori che leggono tutto, noi parliamo delle gente comune che passa in rete che vedendo l'immagine magari legge tre o quattro righe del documento.....
Nota por la redacción Prensa latino Vedado la Habana Cuba :
Desculpe  compañeros de la Dirección de PRENSA LATINA, os tenemos que decir que la página en italiano hundida on line no GUSTA  a nostro tal como es !!!! parece vacía, recórdadvos que la importancia de las imágenes es fundamental al primer impacto, por ejemplo en facebook todo es veloz y si pasamos un post sin imágenes muchas veces pasa inobservado......ahora seremos obligados a girarla en nuestros blog's insertar las fotos sobre el tema, escribir el manantial procedencia y mandarla en red, imagináis como sería un texto sobre los Cinco héroes sin una imagen que padecida por la idea de qué hablamos ????
Miráis que nosotros no hablamos de los empleados a trabajos que leen todo, nosotros hablamos de la gente común que pasa en red que viendo a lo mejor la imagen lee tres o cuatro rayas del documento.

lunedì 15 aprile 2013

ADELANTE VENEZUELA!

 
ADELANTE VENEZUELA!
 Tratto da Liberazione on line 15/04/2013
  articolo di Marco Consolo
 
Le forze del socialismo e della trasformazione vincono ancora in Venezuela. Seppur con uno stretto margine, gli elettori hanno confermato i pronostici della vigilia che davano favorito Nicolás Maduro, il candidato socialista indicato da Hugo Chávez come presidente, contro l’oppositore Henrique Capriles, governatore dello Stato di Miranda. A Maduro è andato il 50,66 % dei voti, mentre Capriles si è dovuto accontentare del 49,07% ottenuto con l’appoggio di una variopinta “Mesa de Unidad democratica”. Una vittoria di qualche migliaio di voti per il candidato del Gran Polo Patriottico, formato dal Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV), dal Partido Comunista de Venezuela (PCV) e da altre formazioni della sinistra politica e sociale.
Come si ricorderà, le elezioni presidenziali dello scorso 7 ottobre avevano visto prevalere ampiamente il Comandante Chávez (55%) sullo stesso Capriles (44%). L’astensione è cresciuta di un punto, arrivando al 20,16% dei quasi 19 milioni di aventi diritto (ad ottobre era stata del 19,06 %).
Dopo aver atteso i risultati nel “Cuartel de la montagna”, dove riposano i resti del Comandante Chavez, un Maduro molto serio ha annunciato la vittoria alle prime ore dell’alba. E in un alba di undici anni fa, il Presidente Chavez era riscattato dalle mani della destra golpista grazie alle forze armate lealiste ed alla straordinaria mobilitazione del suo popolo. In queste ore alcuni dirigenti chavisti parlano della necessità di una profonda autocritica. E mentre scriviamo la destra non ha ancora riconosciuto il risultato elettorale e chiede il riconteggio dei voti.
Certamente Nicolás Maduro, l’ex-sindacalista ed autista di bus, partiva in vantaggio: dalla sua parte l’onda espansiva dei risultati in conquiste sociali e dell’immagine di Chávez, oltre alle due recenti vittorie nelle presidenziali e nelle regionali (20 su 23). Dal 1998, su 24 scadenze elettorali di questi anni di proceso rivoluzionario venezuelano, ben 23 sono state vinte dai candidati e dalle idee di cambiamento immedesimate nella figura di Chávez.
Dal 1998, con le elezioni di ieri il processo bolivariano si è sottoposto ad un totale di 6 referendum, 3 elezioni presidenziali, 3 per il rinnovo del parlamento, 3 regionali, 3 municipali e 3 per il rinnovo dei sindaci (http://www.cne.gov.ve/web/index.ph). Decisamente una strana “dittatura” che si sottopone così spesso al giudizio del suo popolo.
Dal 5 marzo, giorno della scomparsa di Chávez, i toni della campagna elettorale erano stati duri e senza esclusioni di colpi da entrambe le parti. Ci si era messo anche l’intervento a gamba tesa del Dipartimento di Stato nord-americano, che ha messo in dubbio la trasparenza del processo elettorale venezuelano. La dichiarazione di Roberta Jacobson, incaricata per l’America Latina, era stata respinta al mittente dal Parlamento di Caracas come una ingerenza «miserabile». Viceversa l’ex-Presidente democratico Jimmy Carter aveva definito le elezioni in Venezuela come «le più trasparenti del mondo».
E nei giorni scorsi sia Maduro che il ministro degli esteri Elías Jaua avevano denunciato con nomi e cognomi l’infiltrazione di mercenari da El Salvador e paramilitari di altri paesi per realizzare attentati e provocazioni. Una cospirazione scoperta grazie a intercettazioni telefoniche ed un lungo lavoro di intelligence. Oltre a 17 persone arrestate con «le mani nel sacco» cha stavano organizzando il sabotaggio della rete elettrica, altre sono state trovate in possesso di armi ed esplosivo non in dotazione alle forze armate venezuelane e di provenienza staunitense. Il Presidente salvadoregno Mauricio Funes ha ordinato un'inchiesta.
La destra, insomma, non ha rinunciato alla sua “agenda occulta”, combinando diverse forme di lotta politica, quella legale e quella violenta. E c’è da scommettere che sarà così anche in futuro. Durante la sua paradossale campagna Henrique Capriles ha provato di tutto: prima si è dichiarato ammiratore dell’ex presidente brasiliano Lula (che si è affrettato a mandare un video-messaggio di appoggio a Maduro). Poi ha promesso di mantenere le “misiones” sociali bolivariane in caso di vittoria. Forse il clou è stata la sua promessa di dare la nazionalità ai medici cubani delle “misiones” di salute. Peccato che lo stesso Capriles era stato in prima fila nel violento assalto all’ambasciata cubana a Caracas durante il tentativo di colpo di Stato anti-Chávez del 2002. Infine era arrivato a chiamare il suo comando di campagna con il nome del “libertador” Simon Bolivar. Ma a metà della campagna aveva cambiato strategia, abbandonando i toni conciliatori e scommettendo sulla polarizzazione del Paese. Una scelta che ha pagato e che lo ha portato a un passo dalla vittoria elettorale dell’opposizione.
Oggi Maduro ha davanti a sè la sfida del governo e dell’approfondimento delle trasformazioni sociali. Con una eredità politica di Chávez da far tremare i polsi. Il programma elettorale con cui Maduro ha vinto è lo stesso programma presentato da Chávez nelle scorse elezioni, il Plan Patria 2013-2019. E non c’è dubbio che le due proposte di Paese erano e sono antagoniste.
Da una parte la sfida della costruzione del socialismo bolivariano in un Paese che vuole essere indipendente con piena sovranità popolare. Dall’altra il dominio delle grandi potenze ed il loro capitalismo selvaggio.
Da un lato quella dello scomparso Presidente Chávez di costruire un ordine multipolare sullo scenario internazionale, un’integrazione continentale autonoma dagli Stati Uniti basata sulla solidarietà e sulla complementarietà, il controllo delle risorse naturali, e la distribuzione egualitaria delle ricchezze attraverso la rifondazione dello Stato, la priorità dei bisogni delle grandi masse escluse storicamente. Una proposta conosciuta come “socialismo del XXI° secolo”.
Dall’altro il tentativo delle multinazionali dell’energia che cercano di riprendere il controllo delle risorse petrolifere, gli imprenditori venezuelani che per decenni si sono ripartiti le ricchezze del Paese ed i partiti tradizionali sconfitti dopo 40 anni di controllo egemonico. E’ indubbio però che la proposta dell’opposizione ha avuto appoggio anche in settori popolari.
Dopo la scomparsa di Chávez, i laboratori mediatici della destra internazionale hanno lavorato per favorire e presentare la versione della divisione interna alle file chaviste, in particolare quella tra Maduro e Diosdado Cabello, presidente del Parlamento. E in queste ore a Caracas la guerra mediatica si è concentrata su internet e nelle cosiddette reti sociali. Come segno dei tempi, i Twitter di Maduro, di altri dirigenti bolivariani, del PSUV hanno subito un’attacco di hacker dalla vicina Colombia, secondo la denuncia di una “guerra sporca”. L’attacco si è concentrato a un certo punto sulla pagina della CELAC, la Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi e soprattutto contro quella del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) che a fine giornata aveva collezionato più di 45.000 tentativi di intrusione.
Anche in Italia, con La Repubblica in prima fila ed il Corriere della Sera a seguire, i grandi mezzi di “dis-informazione” hanno scommesso sulle divisioni interne al PSUV, sui problemi economici, disegnando scenari catastrofici e manipolando ancora una volta la realtà. Voci in perfetta sintonía con quella del generale John Kelly, a capo del Comando Sur degli Stati Uniti, che nei giorni scorsi aveva dichiarato che l’economia venezuelana era “traballante”, in particolare quella della industria petrochimica «vecchia e che ha bisogno di molte risorse per rinnovarsi». In una recente audizione al Congresso Statunitense, lo stesso generale Kelly aveva però dovuto confessare che «ci aspettiamo che vinca Nicolas Maduro». Bisognerebbe suggerire al generale di spiegarlo a molti giornalisti italiani che ancora non se ne fanno una ragione.
E a proposito di mezzi di “comunicazione” di massa, una curiosità: il partito di Capriles si chiama Primero Justicia (Prima la giustizia). Il nome è stato scelto dagli spin doctors dei media, prendendo spunto da una fortunata serie televisiva molto in voga qualche anno fa.


giovedì 11 aprile 2013

Chi ha ucciso Hugo Chavez? / ¿Quién mató a Hugo Chávez?

 
 Chi ha ucciso Hugo Chavez?

Eva Golinger | Aporrea

06/04/2013

Un mese dopo la morte del presidente Hugo Chávez, persistono sospetti e speculazioni riguardo alla vera causa della sua morte.

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha annunciato la formazione di una commissione presidenziale con "i migliori scienziati e tecnici del mondo" per determinare se a Chavez sia stata inoculata la malattia del cancro, provocandone la morte. Maduro ed altri membri del governo venezuelano hanno espresso la loro sicurezza in merito all'ipotesi di inoculazione del cancro, sostenendo che mancano solo le "prove scientifiche" ad evidenziarla.

E' possibile che la malattia del Presidente Chavez sia stata provocata, configurando conseguentemente il suo assassinio? Gli scettici di sempre giudicano questa eventualità una favola, qualcosa di fantascientifico prodotto ad Hollywood. Tuttavia, le evidenze innegabili sullo sviluppo del cancro come arma biologica, creata allo scopo di assassinare i leader politici scomodi, esistono. Inoltre i rapporti interni del governo degli Stati Uniti dimostrano in modo inequivocabile come il presidente Hugo Chavez sia stato uno dei principali obiettivi dei più potenti e nefasti interessi di Washington.

Come ha spiegato il direttore del quotidiano Ultimas Noticias in Venezuela, Eleazar Diaz Rangel, nel suo pezzo Cancro inoculato? dello scorso 17 marzo: "Campioni della biopsia (di Chavez) inviati a laboratori specializzati in Brasile, Cina, Russia e con nome fittizio, negli Stati Uniti d'America, hanno confermato che si trattava di cellule che non avevano eguali, di una forma estremamente aggressiva e apparentemente sconosciuta". La natura aggressiva e sconosciuta della malattia del Presidente Chavez, oltre alla mancanza di forme ereditarie di cancro nella sua famiglia, indicano chiaramente la reale possibilità che il leader della Rivoluzione Bolivariana sia stato assassinato.

Nel mirino dell'impero

Dalla sua prima vittoria elettorale, il governo
degli Stati Uniti teneva d'occhio Hugo Chavez. In un primo tempo non aveva dato credito al suo discorso rivoluzionario e sottostimava la sua capacità di leadership e di mantenere le promesse. Anche se dal 4 febbraio del 1992, quando Chavez guidò una ribellione militare contro il governo di Carlos Andrés Pérez stretto alleato di Washington, il Dipartimento di Stato lo inserì nella sua lista nera, definendolo un "terrorista" e negandogli il rilascio del visto per entrare nel territorio degli Stati Uniti, quando vinse la presidenza del Venezuela nel 1998, gli rilasciò il visto e fu invitato a far parte del "club dei potenti". Chavez rifiutò tutte le offerte, che giunsero anche da altri capi di stato dei paesi alleati di Washington, come la Spagna e da potenti uomini d'affari interessati a mantenere il loro controllo sul petrolio e sul mercato venezuelano.

Quando divenne chiaro che il presidente Hugo Chavez non era "comprabile", attivarono il piano per rovesciarlo. Lavorando in unione con le imprese, i politici e i militari tradizionalmente alleati degli Stati Uniti, misero in atto un colpo di stato contro Chavez nell'aprile del 2002, con l'intenzione non solo di rovesciarne il potere, ma anche di assassinarlo.

Documenti del Dipartimento di Stato dei giorni precedenti il colpo di stato affermano che esisteva un piano per anninetare Chavez durante il golpe. Anche lo stesso assistente del segretario di stato di allora, Otto Reich, disse di essere a conoscenza di un piano per assassinare il presidente Chavez nel 2002.

Chavez stesso una volta durante un discorso pubblico, dichiarò che l'ambasciatore americano Charles Shapiro, che ebbe un ruolo di primo piano nel coordinare la destabilizzazione contro di lui, lo aveva chiamato nelle settimane prima del colpo di stato per informarlo del piano per assassinarlo che preparavano alcuni settori dell'opposizione. Sembra che Washington stesse giocando su entrambi i tavoli, per ogni evenienza.

Tuttavia, a causa del grande sostegno che Chavez aveva presso il popolo venezuelano e le Forze Armate leali, tale piano di assassinio venne sventato e il colpo di stato fu sconfitto. Ma il piano rimaneva comunque attivo.

Washington incrementò il suo finanziamento milionario ai gruppi dell'opposizione, istituì a Caracas un Ufficio di Iniziative verso la Transizione dell'Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (USAID) e iniziò a muovere i propri passi dentro i media privati ​​e nell'industria petrolifera.

Dal dicembre 2002 al febbraio 2003 realizzarono il sabotaggio economico più dannoso nella storia del paese, distruggendo quasi l'industria del petrolio e la compagnia di stato PDVSA, provocando più di 20.000 milioni di dollari di danni all'economia venezuelana. Il governo degli Stati Uniti chiese "elezioni anticipate" per rimuovere il presidente Chávez, anche se questo assunto non era contemplato nella Costituzione.

Dopo 64 giorni di sabotaggio, di propaganda brutale attraverso i media privati ​​24 ore su 24 e un collasso totale della produzione e della distribuzione internazionale di prodotti di consumo, il popolo venezuelano resistette e riuscì a sconfiggere questo secondo tentativo di rompere la linea costituzionale. Chavez proseguì il suo incarico, per il quale era stato eletto democraticamente e il paese cominciò a riprendersi dall'immenso danno causato dagli avversari (che chiamavano se stessi la "società civile") sostenuti da Washington.

L'anno seguente, nel maggio 2004, un piano per assassinare il presidente Chavez fu scoperto e impedito dalle forze di sicurezza del Venezuela. Più di 100 paramilitari colombiani furono arrestati in una fattoria alla periferia di Caracas. La proprietà apparteneva al cubano-venezuelano Robert Alonso, fratello della più famosa e rabbiosamente antichavista Maria Conchita Alonso. I colombiani, che indossavano uniformi delle Forze Armate venezuelane, erano stati ingaggiati per assassinare il presidente Chavez nel palazzo presidenziale.

Cinque anni prima, nel dicembre 1999, il governo della Colombia aveva messo in guardia il Presidente Chavez riguardo un piano dei paramilitari colombiani per assassinarlo nel corso di una visita alla città di confine di San Cristobal.

"Oggi vado a San Cristobal e ieri ho avuto l'informazione che ci sono informazioni, passatemi la ridondanza, che a San Cristobal potrebbe esserci un gruppo di paramilitari colombiani", denunciò Chavez la mattina in un'intervista alla TV Globovision.

L'informazione "in realtà era ufficiale, il nostro ambasciatore in Colombia, (Fernando Gerbasi) venne chiamato dal Ministero degli Esteri colombiano a Bogotà un mese fa e gli venne ufficialmente comunicato che i paramilitari colombiani [...] avevano un piano per assassinare il presidente del Venezuela", precisò. (Vedi: 'paramilitari colombiani per assassinare il piano di Chavez', www.panamaamerica.com.pa
 , 10/12/1999).

Nel 2005, Chavez era divenuto una spina nel fianco per il governo degli Stati Uniti e i suoi sforzi per rovesciarlo non solo non avevano funzionato, ma avevano avuto l'effetto opposto. La popolarità di Chavez continuava ad aumentare, il suo progetto socialista bolivariano cresceva e così anche la sua influenza regionale.

Per Washington Chavez non era un "motivo di preoccupazione", ma un vero e proprio nemico. Un documento del Centro per gli Studi Strategici dell'Esercito degli Stati Uniti del 2005, scritto dal colonnello Max Manwaring, dal titolo "Il socialismo bolivariano del Venezuela di Hugo Chavez e la guerra asimmetrica", descriveva il presidente venezuelano come un "concorrente intelligente" contro il quale si doveva combattere in una forma "asimmetrica". Le regole tradizionali di guerra non avevano effetto contro Chavez, bisognava inventare qualcosa di nuovo.

Nel 2006, la neocostituita Direzione di Intelligence Nazionale, che coordinava le 16 agenzie di intelligence negli Stati Uniti, nominò tre missioni speciali di intelligence che meritano un'attenzione speciale per il loro interesse strategico. Le missioni avevano nel mirino alcune nazioni: una per l'Iran, una per la Corea del Nord e la terza per Venezuela e Cuba. Non c'è dubbio che Corea del Nord e Iran siano apertamente nemici dichiarati per Washington e pure Cuba, per quanto non costituisca una reale minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. Ma l'inclusione del Venezuela in questa operazione di intelligence di altissimo livello del governo degli Stati Uniti non aveva senso, a meno che Washington non avesse già segretamente dichiarato il presidente Hugo Chavez come un bersaglio diretto delle sue azioni clandestine.

Questa missione speciale di intelligence è stata gestita con il più alto livello di segretezza all'interno del governo degli Stati Uniti.

Si è appreso che fu guidata da veterani della CIA di profonda capacità, tra cui Norman A.Bailey, con oltre 25 anni nelle operazioni segrete della CIA durante la Guerra Fredda, che apparteneva all'elite di intelligence degli Stati Uniti. Un documento della Direzione Nazionale di Intelligence del 23 agosto 2010 ha spiegato che queste missioni in Corea del Nord, Cuba, Venezuela e Iran "guidano la comunità di intelligence a livello strategico… Le loro aree di interesse sono indicate come obiettivi ad alta priorità dai più alti livelli di governo."

Nel caso del Venezuela, a differenza della Corea del Nord, dell'Iran e di Cuba, Washington ha avuto accesso diretto a tutti i settori della società e anche all'interno del governo venezuelano. Con il suo finanziamento miliardario ha continuato ad alimentare la destabilizzazione del paese e a mantenere viva l'opposizione. Anche cercando di infiltrarsi e di penetrare le Forze Armate venezuelane per reclutare spie e causare ribellioni contro il presidente Chavez.

Nel 2006 e più recentemente nel marzo 2013, quattro addetti militari che stavano lavorando per l'Ambasciata degli Stati Uniti a Caracas furono espulsi dal governo venezuelano per le loro attività di ingerenza.

Dal Congresso degli Stati Uniti a Washington, alcuni deputati richiedevano azioni aggressive contro il Venezuela per minare il governo di Chavez, in particolare l'ex membro del Congresso della Florida, Connie Mack, che insistette, senza successo, per includere il Venezuela nella lista degli stati terroristi della Casa Bianca.

Nel 2009, il Pentagono ha firmato un accordo militare con la Colombia allo scopo di occupare sette basi militari nel paese. Un documento dell'Air Force statunitense affermava che l'uso di queste basi a Palanquero, in Colombia, sarebbe servito per "combattere i governi anti-americani nella regione", riferendosi al Venezuela.

In diverse occasioni negli ultimi anni, Chavez denunciò l'incursione non autorizzata di aerei militari e navi in ​​Venezuela.

Altri piani di assassinio contro il Presidente Chavez sono stati denunciati e smantellati nel corso degli anni, ciascuno di questi è fallito perché scoperto.

Nel frattempo, la missione speciale di intelligence degli Stati Uniti ha continuato il suo lavoro sotterraneo e meticoloso contro il suo bersaglio altamente prioritario: Hugo Chavez.

Il cancro come arma

Documenti dell'Esercito degli Stati Uniti del 1948, parzialmente declassificati, mostrano come venne esplorata "la possibilità di utilizzare veleni radioattivi per assassinare persone importanti, come capi militari o civili". Così è stato recensito il fatto dal giornalista Robert Burns della Associated Press martedì 9 ottobre 2007, dopo aver analizzato i documenti ottenuti dall'agenzia statunitense:

"Approvato dai più alti livelli dell'esercito statunitense nel 1948, lo sforzo fu parte della ricerca segreta dei militari per un nuovo concetto di guerra che utilizzasse materiali radioattivi della bomba atomica per contaminare aree del territorio nemico o da usare contro basi militari, fabbriche o truppe nemiche. Tra i documenti comunicati all'Associated Press, una nota del 16 Dicembre 1948, classificata segreta, descrive un programma intensivo per sviluppare una varietà di materiali radioattivi per usi militari… La quarta delle priorità erano 'munizioni per attaccare individui' con agenti radioattivi per i quali 'non esiste cura o terapia'".

Anche lo scrittore e ricercatore, Percy Alvarado ha rivelato come il cancro come arma continuava ad essere un'importante area di studio e di sviluppo per il governo degli Stati Uniti attraverso il Dipartimento di Ricerca sul Cancro nella struttura di Fort Detrick, a Frederick, nel Maryland. Fort Detrick è conosciuto come il centro per la guerra biologica del Pentagono, nel quale sono state sviluppate anche diverse malattie letali e che è attualmente sotto inchiesta per la morte di oltre 600 persone che vivono in zone residenziali vicino alle installazioni militari. Queste persone e molte altre, sono tutte morte di cancro e si sospetta che dal Forte abbiano gettato sostanze tossiche nell'acqua che forniva i centri abitati.

Gli esami dell'acqua nelle zone intorno a Fort Detrick hanno dimostrato la presenza di un alto livello di tossine che causano il cancro, anche 3.000 volte superiore rispetto a quello che sarebbe dovuto perché (l'acqua) fosse potabile.

Nel suo pezzo Cancro indotto? Un'arma della CIA? del 29 dicembre 2011, Alvarado sottolinea come dal 1975 nelle strutture speciali di Fort Detrick, "Le ricerche super segrete sono indirizzate allo sviluppo di uno speciale virus cancerogeno altamente aggressivo e letale… L'insistenza di questi laboratori nello sviluppo artificiale di cellule maligne o cancerogene, altamente invasive e capaci di diffondersi nel corpo producendo metastasi incontrollabili, è stata mantenuta per più di quattro decenni".

Un articolo della rivista online Slate Magazine in merito alla possibilità di indurre il cancro, dice che "sebbene sia difficile indurre il cancro in un nemico, è certamente possibile aumentare le probabilità di sviluppare la malattia. L'opzione più efficace è quella delle radiazioni".

Da allora, si parla della possibilità di impiantare un meccanismo che emette radiazioni all'interno del corpo dell'avversario. In alternativa, Slate, dice, "si potrebbe contaminare la dieta della vittima con alti livelli di aflatossine, associate al cancro del fegato. Oppure lo si potrebbe infettare con una certa quantità di agenti biologici che causano il cancro".

Il ricercatore e giornalista Jeremy Bigwood ha spiegato che "ci sono molti agenti che causano il cancro che sono stati convertiti in armi negli Stati Uniti a Fort Detrick, nell'Arsenale di Edgewood e in altre basi militari e strutture del Dipartimento di Energia. Ad esempio, le micotossine (di funghi tossici) sono state convertite in armi. Le micotossine T2 possono causare necrosi nei tessuti che penetrano e diventare cancerogene quando non sono immediatamente letali".

La tecnologia dell'indurre il cancro come arma, esiste. La decisione di "farla finita" con il presidente Hugo Chavez è stata presa quando dagli Stati Uniti venne creata la missione speciale di intelligence per il Venezuela nel 2006. Da allora, hanno cercato i modi per raggiungere lo scopo.

Naturalmente c'è la possibilità che il cancro che ha ucciso il presidente Chavez sia stato causato da fattori naturali, senza che sia stato inoculato, provocato e indotto. Ma è difficile negare l'evidenza schiacciante che indica il contrario. Speriamo che un'accurata e seria ricerca scientifica riesca a porre fine a questo mistero.

5 Aprile 2013

¿Quién mató a Hugo Chávez?

Por: Eva Golinger | | Versión para imprimir

A un mes de la desaparición física del
Presidente Hugo Chávez, siguen las sospechas y especulaciones sobre la verdadera causa de su fallecimiento. El Presidente (E) de la República Bolivariana de Venezuela, Nicolás Maduro, ha anunciado la formación de una Comisión Presidencial con “los mejores científicos y técnicos del mundo” para determinar si Chávez fue inoculado con la enfermedad del cáncer, causando su muerte. Maduro y otros miembros del gobierno venezolano han expresado su certeza sobre la posible inoculación del cáncer, afirmando que solo hacen falta las “investigaciones científicas” para evidenciarlo.

¿Es posible que al Presidente Chávez le hayan provocado su enfermedad, resultando en su asesinato? Para los escépticos de siempre, esta posibilidad parece un cuento de hadas, algo de ciencia ficción, hecho en Hollywood. No obstante, las innegables evidencias sobre el desarrollo del cáncer como un arma biológica, formulada para asesinar a líderes políticos no convenientes, existen. Más aún, informes internos del gobierno de Estados Unidos demuestran de manera inequívoca que el Presidente Hugo Chávez era uno de los blancos principales de los más poderosos y nefastos intereses de Washington.

Como explicó el editor del diario Últimas Noticias en Venezuela, Eleazar Díaz Rangel, en su columna ¿Cáncer Inoculado? del 17 de marzo pasado, “muestras de la biopsia [de Chávez] enviadas a laboratorios especializados de Brasil, China, Rusia, y con nombre supuesto, EEUU, coincidieron en que se trataba de células únicas, de un cáncer extremadamente agresivo, y aparentemente desconocido”. La naturaleza agresiva y desconocida de la enfermedad del Presidente Chávez, además de la inexistencia de una herencia de cáncer en su familia, apuntan claramente a la real posibilidad de que el líder de la Revolución Bolivariana haya sido asesinado.

EN LA MIRA IMPERIAL

Desde su primera victoria electoral, el gobierno estadounidense tenía sus ojos puestos sobre Hugo Chávez. En principio no confiaban en su discurso revolucionario, y desestimaban su capacidad de liderazgo y el cumplimiento con sus promesas. Aunque desde el 4 de febrero del 1992, cuando Chávez lideró una rebelión militar contra el gobierno de Carlos Andrés Pérez, cercano aliado de Washington, el Departamento de Estado lo tenía en su “lista negra”, calificándolo como “terrorista” y negando su obtención de una visa para viajar a territorio norteamericano, de igual manera cuando ganó la presidencia de Venezuela en 1998, fue entregado su visa y lo invitaron a unirse en el “club de los poderosos”. Chávez rechazó a todas estas ofertas, que también vinieron a través de otros jefes de estado de países aliados de Washington, como España, y poderosos empresarios interesados en mantener su dominación sobre el petróleo y el mercado venezolano.

Cuando fue evidente que el Presidente Hugo Chávez no era “comprable”, activaron el plan para derrocarlo. Trabajando en conjunto con los empresarios, políticos y militares tradicionalmente aliados de Estados Unidos, ejecutaron un golpe de Estado contra Chávez en abril 2002 con la intención de no solamente derrocarlo del poder, sino también asesinarlo. Documentos del Departamento de Estado de los días previos al golpe afirman que existía un plan para asesinar a Chávez durante el golpe. Incluso, el propio Asistente Secretario de Estado de ese momento, Otto Reich, ha afirmado que ellos sabían de un plan de magnicidio contra el Presidente Chávez en 2002. El mismo Chávez contó una vez durante un discurso público que el embajador estadounidense Charles Shapiro, quien tuvo un papel principal como coordinador de la desestabilización en su contra, lo había llamado durante las semanas previas al golpe para informarle sobre el plan de asesinarlo que estaban preparando algunos sectores de la oposición. Parece que Washington estaba jugando el doble filo, por ser caso.

No obstante, debido al gran apoyo que tenía Chávez dentro del pueblo venezolano y las Fuerzas Armadas leales, ese plan de magnicidio fue impedido, y el golpe derrotado.

Pero el plan se mantenía activa. Washington incrementó su financiamiento multimillonario a grupos de la oposición, estableció una “Oficina de Iniciativas hacia una Transición” de la Agencia Internacional del Desarrollo de Estados Unidos (USAID) en Caracas, y comenzó a mover sus piezas dentro de los medios privados y la industria petrolera. De diciembre 2002 hasta febrero 2003 lograron el saboteo económico más dañino en la historia del país, casi destruyendo la industria petrolera y la empresa estatal PDVSA, causando más de 20 mil millones de dólares en daños a la economía venezolana. El gobierno de Estados Unidos llamaba para “elecciones anticipadas”, para sacar al Presidente Chávez, a pesar de que ese concepto no estaba previsto en la Constitución.

Luego de 64 días de saboteo, propaganda brutal a través de los medios privados las 24 horas al día y un colapso total de la producción y distribución interna de productos de consumo, el pueblo venezolano resistió y logró derrotar este segundo intento de romper su hilo constitucional. Chávez siguió en su cargo por lo cual fue elegido democráticamente, y el país comenzó a recuperarse del inmenso daño hecho por los opositores (ellos mismos se llamaban “la sociedad civil”) apoyados desde Washington.

El año siguiente, en mayo 2004, un plan para asesinar al Presidente Chávez fue descubierto e impedido por los cuerpos de seguridad de Venezuela. Más de 100 paramilitares colombianos fueron detenidos en una finca en las afueras de Caracas. La finca pertenecía al cubano-venezolano Robert Alonso, hermano de la famosa y rábidamente anti-chavista María Conchita Alonso. Los colombianos, que dotaban uniformes de las fuerzas armadas venezolanas, habían sido contratados para asesinar al Presidente Chávez en el palacio presidencial. Cinco años antes, en diciembre 1999, el gobierno de Colombia había advertido al Presidente Chávez sobre un plan de paramilitares colombianos para asesinarlo durante una visita a la ciudad fronteriza San Cristóbal.

"Hoy voy a San Cristóbal y ayer me llegó la información de que hay informaciones, valga la redundancia, de que pudiera haber en San Cristóbal un grupo de los paramilitares de Colombia", denunció el Presidente Chávez en una entrevista matutina en la televisora Globovisión. La información "realmente fue oficial, nuestro embajador en Colombia, (Fernando Gerbasi) fue llamado por la cancillería colombiana en Bogotá hace mes y tanto y le comunicaron oficialmente que los paramilitares colombianos (...) tienen un plan para asesinar al Presidente de Venezuela", precisó. (Ver: “Paramilitares colombianos planean asesinar a Chávez”, www.panamaamerica.com.pa, 10/12/1999).

Para el 2005, Chávez se había convertido en un fuerte dolor de cabeza para el gobierno estadounidense, y sus esfuerzos para derrocarlo no solamente no habían funcionado, sino tuvieron el impacto contrario. La popularidad de Chávez seguía subiendo, su proyecto socialista bolivariano crecía y su influencia regional aumentaba. Ya para Washington Chávez no era un “asunto de preocupación”, sino un verdadero enemigo. Un documento del Centro de Estudios Estratégicos del Ejército de Estados Unidos de 2005, escrito por el Coronel Max Manwaring, titulado “El socialismo bolivariano de la Venezuela de Hugo Chávez y la guerra asimétrica”, calificaba al Presidente venezolano como un “inteligente competidor” contra quien tenía que combatir de forma “asimétrica”. Las reglas tradicionales de guerra no se aplicaban contra Chávez, tenían que inventar algo nuevo.

En 2006, la recién creada Dirección Nacional de Inteligencia que coordinaba las 16 agencias de inteligencia en Estados Unidos nombró 3 misiones especiales de inteligencia que merecían una atención extra debido a su alto interés estratégico. Las misiones se trataban de países: una para Irán, otra para Corea del Norte, y la tercera para Venezuela y Cuba. Sin duda Irán y Corea del Norte son enemigos abiertamente declarados por Washington, y hasta Cuba también, aunque no representa ninguna amenaza real a la seguridad estadounidense. Pero la inclusión de Venezuela en esta operación de inteligencia del rango más alto del gobierno estadounidense no tenía lógica, al menos que Washington ya había declarado en secreto al Presidente Hugo Chávez como un blanco directo de sus acciones clandestinas.

Esta misión especial de inteligencia ha sido manejado con el más alto nivel de secretismo dentro del gobierno estadounidense. Se supo que ha sido encabezado por veteranos de la CIA de profunda capacidad, incluyendo a Norman A. Bailey, quien con más de 25 años en operaciones clandestinas en la CIA durante la Guerra Fría, pertenecía a la élite de la inteligencia estadounidense. Un documento de la Dirección Nacional de Inteligencia del 23 de agosto del 2010 explicó que estas misiones para Corea del Norte, Cuba-Venezuela e Irán “lideran la Comunidad de Inteligencia en un nivel estratégico...Sus áreas de interés están designados como blancos de alta prioridad por los más altos niveles del gobierno”.

En el caso de Venezuela, a diferencia de Corea del Norte, Irán y Cuba, Washington tenía acceso directo a todos los sectores de la sociedad y también dentro del gobierno venezolano. Con su financiamiento multimillonario ha seguido alimentando la desestabilización en el país y manteniendo a la oposición viva. También intentaban infiltrar y penetrar las fuerzas armadas venezolanas para reclutar espías y provocar rebeliones contra el Presidente Chávez. En 2006 y más recién en marzo 2013, 4 agregados militares que estaban trabajando desde la Embajada de Estados Unidos en Caracas fueron expulsados por el gobierno venezolano por sus actividades injerencistas.

Desde el Congreso de Estados Unidos en Washington, varios congresistas exigían acciones agresivas contra Venezuela para socavar al gobierno de Chávez, particularmente el ex congresista del estado Florida, Connie Mack, quien insistió – sin éxito – en incluir a Venezuela en la lista de “estados terroristas” de la Casa Blanca. En 2009, el Pentágono firmó un acuerdo militar con Colombia para ocupar siete bases militares en su país. Un documento de la Fuerza Aérea de Estados Unidos afirmó que el uso de una de esas bases en Palanquero, Colombia, sería para “combatir a los gobiernos anti-estadounidenses en la región”, haciendo referencia a Venezuela. En varias ocasiones durante los últimos años, el Presidente Chávez denunció la incursión no autorizada de aviones y buques militares estadounidenses en territorio venezolano.

Otros planes de magnicidio contra el Presidente Chávez fueron denunciados y desmontados a lo largo de estos años, cada uno fracasando al ser descubierto. Mientras tanto, la misión especial de inteligencia de Estados Unidos ha seguido haciendo su trabajo clandestino y meticuloso contra su blanco de alta prioridad: Hugo Chávez.

CÁNCER COMO ARMA

Documentos parcialmente desclasificados del Ejército de Estados Unidos del año 1948 evidencian como exploraron “la posibilidad de utilizar venenos radioactivos para asesinar a ‘personas importantes’, como líderes militares o civiles”. Así lo reseño el periodista Robert Burns de la Associated Press el martes 9 de octubre del 2007, luego de analizar los documentos obtenidos por la agencia norteamericana.

“Aprobados por los niveles más altos del Ejército estadounidense en 1948, el esfuerzo formó parte de la búsqueda secreta de los militares para un ‘nuevo concepto de guerra’ usando materiales radiactivos de la bomba atómica para contaminar franjas de tierra enemiga o para utilizar contra bases militares, fábricas o tropas enemigas”.

“Entre los documentos entregados a la AP - una nota del Ejército de fecha 16 de diciembre 1948, y clasificada secreto - se describe un programa intensivo para desarrollar una variedad de usos militares de los materiales radiactivos... La cuarta prioridad del ranking fue ‘municiones para atacar a los individuos’ usando agentes radiactivos para los que ‘no hay curas ni terapia.’”

También el escritor e investigador Percy Alvarado ha revelado como el cáncer como arma continuaba siendo un área importante de estudio y desarrollo para el gobierno estadounidense a través del Departamento de Investigaciones del Cáncer en las instalaciones del Fuerte Detrick en Frederick, Maryland. El Fuerte Detrick es conocido por ser el centro de la guerra biológica del Pentágono, donde han desarrollado diferentes enfermedades letales, e incluso actualmente esta siendo investigado por la muerte de más de 600 personas que viven en las zonas residenciales cercanas a las instalaciones militares. Estas personas, entre muchas más, han muertas todas del cáncer, y sospechan que desde el Fuerte han botado sus tóxicos en el agua que luego es suministrado a las zonas residenciales. Los exámenes del agua en las zonas alrededor del Fuerte Detrick han evidenciado un alto nivel de tóxicos que causan cáncer, incluso más de 3000 veces de lo que debería ser para ser potable.

En su texto “Cáncer inducido, ¿un arma de la CIA” del 29 de diciembre del 2011, Alvarado destaca como desde el 1975 en las instalaciones especiales en Fuerte Detrick, “[l]as investigaciones ultra secretas están encaminadas a desarrollar un programa especial de virus del cáncer, sumamente agresivo y letal... La insistencia de estos laboratorios de lograr los mecanismos para elaborar artificialmente células malignas o cancerígenas, sumamente invasivas y capaces de propagarse en el organismo desarrollando una metástasis incontenible, se ha mantenido a lo largo de más de cuatro décadas”.

Un artículo en la revista electrónica Slate Magazine sobre la posibilidad de inducir cáncer, afirma que “aunque es difícil inducir cáncer en un enemigo, ciertamente es muy posible aumentar sus posibilidades de desarrollar la enfermedad. La opción más efectiva sería la radiación”. Desde luego, hablan de la posibilidad de implantar un mecanismo que emite radiación dentro del cuerpo del adversario. En lo alternativo, dice Slate, “podrías contaminar la dieta de la víctima con altos niveles de aflatoxinas, asociadas con cáncer del hígado. O podrías infectarlo con cualquier cantidad de agentes biológicos que causan cáncer”.

El investigador y periodista Jeremy Bigwood, explicó que “Hay muchos agentes que causan cáncer que fueron convertidos en armas en Estados Unidos en Fuerte Detrick, el Arsenal de Edgewood y otras bases militares y centros del Departamento de Energía. Por ejemplo, micotoxinas (de hongos tóxicos) fueron convertidas en armas. Las micotoxinas T2 pueden producir necrosis en el tejido que penetran y convertirse en cáncer cuando no son inmediatamente letales”.

La tecnología de inducir cáncer como un arma existe. La decisión de “acabar” con el Presidente Hugo Chávez fue tomada cuando desde Estados Unidos crearon la misión especial de inteligencia para Venezuela en 2006. Desde luego, han buscado la forma de lograrlo. Por supuesto que existe la posibilidad de que el cáncer que acabó con la vida del Presidente Chávez haya sido causado por factores naturales, sin inoculación, sin provocación y sin inducción. Pero difícil es negar la abrumadora evidencia que indica todo lo contrario. Ojalá las investigaciones científicas serias y exactas logren poner fin a este misterio.

5 de abril 2013

evagolinger@hotmail.com


immagini inserite da internet  da autore blog corrente

mercoledì 10 aprile 2013

Perché preoccupa alla mafia anticubana di Miami il viaggio di Beyonce a Cuba? / ¿Por qué le preocupa a la mafia anticubana de Miami el viaje de Beyonce a Cuba?

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 Perché preoccupa alla mafia anticubana di
Miami il viaggio di Beyonce a Cuba?

8.04.2013 - M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/


Perché i rappresentanti della mafia terrorista di Miami nel Congresso degli Stati Uniti protestano e chiedono indagini quando personaggi nordamericani come la cantante Beyoncé e il marito Jay-Z si recano a Cuba?
Secondo
Ileana Ros Lehtinen e Mario Diaz Balart, che hanno appena inviato una lettera di protesta al Dipartimento del Tesoro, la loro preoccupazione si basa sul fatto che numerosi giornalisti sostengono che la coppia di artisti ha fatto un viaggio turistico a Cuba, dove l'industria del turismo è completamente controllata dal governo e quindi tale visita viola le leggi dell'embargo a Cuba al fornire risorse monetarie al regime dell'Avana.
Ma a queste ragioni credono solo i protestatari e i loro accoliti, come nel caso dell'organizzazione terroristica con sede a Miami, la
Fondazione Nazionale Cubano Americana. Secondo un articolo pubblicato nel 2009 sul quotidiano spagnolo El Pais, che come sappiamo non è affatto un sostenitore della Rivoluzione cubana, i veri motivi dei mafiosi di Miami, più che politici, sono di interesse particolare.
Secondo il rapporto di  Public Campaign citato dal quotidiano spagnolo "circa 400 legislatori degli Stati Uniti hanno ricevuto denaro, dal 2004, per seguire la linea dura con Cuba", cioè per mantenere il
blocco contro Cuba. E guarda caso tra i più beneficiati da tale fiorente attività figurano coloro che oggi protestano a Miami contro la visita di Beyonce e suo marito a L'Avana.
Il citato articolo di El País sottolinea: Lincoln Diaz-Balart, secondo Public Campaign, ha ricevuto $ 366964; il fratello Mario, 364176, e Ileana Ros-Lehtinen, 240050. McCain, 183415, e il senatore democratico
Bob Menendez, 165800. (...) I Diaz-Balart si sono stancati di ripetere che non si rischia la revoca dell'embargo, perché "hanno controllata la maggior parte dei legislatori".
Risulta logico allora, in qualche misura, che la Diaz-Balart e Ileana Ros facciano clamore e pongano lettere in ogni cassetta postale per protestare per viaggi, come quello di Beyonce e suo marito, potrebbero significare una breccia nel blocco degli Stati Uniti contro Cuba.
Per mezzo secolo, la mafia senza scrupoli di Miami, non ha esitato - per il bene delle loro casse private -, nel sottoporre ad un blocco omicida il popolo cubano che, presumibilmente, presso il Campidoglio di Washington, sostiene di rappresentare.
La mafia anticubana di Miami  chiede
indagine sulla visita di Beyonce a Cuba
I congressisti della mafia di Miami hanno richiesto un'indagine ufficiale sul viaggio che hanno realizzato, la scorsa settimana, la cantante Beyoncé ed il marito Jay-Z a Cuba.
I  repubblicani della Florida di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen e Mario Diaz-Balart vogliono sapere se la coppia ha violato una regola del blocco USA all'isola e se aveva il permesso di visitare la maggiore delle Antille.
La coppia è stata fotografata, la scorsa settimana, a L'Avana e sembra si sia recata nell'isola per festeggiare il loro quinto anniversario di matrimonio.
I congressisti anti-cubani hanno inviato una lettera al Dipartimento del Tesoro nella quale cercano di sapere che tipo di autorizzazione da parte del Dipartimento del Tesoro ha ricevuto la coppia per fare tale viaggio.
Cuba era un posto popolare estivo per gli statunitensi nel 50, ma dopo il trionfo della rivoluzione di Fidel Castro e l'imposizione dell'embargo commerciale degli Stati Uniti, le cose sono cambiate per i nordamericani. I cittadini degli Stati Uniti non possono viaggiare a Cuba, divieto che viola la costituzione USA e mette in discussione lo slogan che gli Stati Uniti sono il paese della libertà.
Nel 2012 l'amministrazione del presidente Barack Obama ha revocato alcune restrizioni di viaggio a Cuba e istituì un programma che richiede un rigoroso percorso ai visitatori.
"Ogni viaggiatore deve avere un programma completo di attività di scambio educativo che comporterà l'interazione tra il viaggiatore e le persone a Cuba" segnala la guida del Dipartimento del Tesoro.
I congressisti anti-cubani, che ricevono grandi profitti dal mantenere il blocco degli Stati Uniti contro Cuba, vogliono sapere che tipo di viaggio ha realizzato la coppia di cantanti.

¿Por qué le preocupa a la mafia anticubana de Miami el viaje de Beyonce a Cuba?
Por M. H. Lagarde
¿Por qué los representantes de la mafia terrorista de
Miami en el Congreso de Estados Unidos protestan y reclaman investigaciones cuando personalidades estadounidenses como la cantante Beyonce y su esposo Jay-Z viajan a Cuba?
Según Ileana Ros Lehtinen y Mario Díaz Balart, quienes acaban de enviar una carta quejándose al Departamento de Tesoro, su preocupación se basa en que numerosos reportes de prensa aseguran que la pareja de artistas realizó un viaje turístico a Cuba, donde la industria turística está totalmente controlada por el gobierno y por tal motivo tal visita viola las leyes del embargo a Cuba al proporcionarle recursos monetarios al régimen de La Habana.
Pero tales razones solo se las creen los protestantes y sus acólitos, como es el caso de la organización terrorista radicada en Miami, la Fundación Nacional Cubano Americana. Según un articulo publicado en 2009 en el diario español El País, que como se sabe no es para nada un defensor de la Revolución cubana, los verdaderos motivos de los mafiosos de Miami, más que políticos, son de interés particular.
De acuerdo con el informe de Public Campaign citado por el diario español “cerca de 400 legisladores estadounidenses han recibido dinero desde 2004 para seguir la línea dura con Cuba”, o sea para mantener el bloqueo contra Cuba. Y casualmente entre los más beneficiados por tan próspero negocio figuran quienes hoy protestan en Miami contra la visita de Beyonce y su esposo a La Habana.
El citado artículo de El País destaca:
Lincoln Diaz-Balart, según Public Campaign, ha recibido 366.964 dólares; su hermano Mario, 364.176, e Ileana Ross-Lehtinen, 240.050. McCain, 183.415, y el senador demócrata de origen cubano Bob Menendez, 165.800. (…) Los Díaz-Balart se han cansado de repetir que no peligra el levantamiento del embargo porque "tienen controlada a la mayoría de legisladores".
Resulta lógico entonces, hasta cierto punto, que los Díaz Balart e Ileana Ros pongan el grito en el cielo y cartas en cualquier buzón para protestar por viajes que, como el de Beyonce y su esposo, podrían significar una brecha en el bloqueo de Estados Unidos contra Cuba.
Durante medio siglo, la inescrupulosa mafia de Miami, no ha vacilado -por el bien de sus arcas particulares-, en someter a un bloqueo homicida al pueblo cubano al que, supuestamente, en el capitolio de Washington, dice representar.


Mafia anticubana de Miami pide investigar visita de Beyonce a Cuba

Congresistas de la mafia de Miami solicitaron una investigación oficial sobre el viaje que realizaron la semana pasada los cantantes Beyonce y su esposo Jay-Z a Cuba.
Los republicanos de Florida de origen cubano Ileana Ros-Lehtinen y Mario Diaz-Balart buscan saber si la pareja violó alguna regla del bloqueo de Estados Unidos a la isla y si tenía permiso para visitar la mayor de las Antillas.
La pareja fue fotografiada la semana pasada en La Habana y al parecer viajó a la isla para celebrar su quinto aniversario de bodas.
Los congresistas anticubanos enviaron una carta al Departamento del Tesoro en la que buscan saber que clase de permiso del Departamento del Tesoro recibió la pareja para realizar ese viaje.
Cuba era un lugar popular de veraneo para los estadunidenses en los 50, pero tras el triunfo de la revolución de Fidel Castro y la imposición del embargo comercial de Estados Unidos las cosas cambiaron para los norteamericanos. Los ciudadanos estadounidenses no pueden viajar a Cuba, prohibición que viola la constitución de ese país y pone en entredicho el eslogan de que Estados Unidos es el país de la libertad.
En 2012 el gobierno del presidente Barack Obama levantó algunas restricciones de viaje a Cuba e instituyó un programa que requiere un itinerario estricto a los visitantes.
"Cada viajero debe tener un programa completo de actividades de intercambio educacional que redundará en la interacción entre el viajero e individuos en Cuba", señala la guía del Departamento del Tesoro.
Los congresistas anticubanos, que reciben grandes ganancia por mantener el bloqueo de Estados Unidos contra Cuba, quieren saber que tipo de viaje realizó la pareja de cantantes.


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