La
gioventù cubana è un arcobaleno molto diversificato
Cubainformacion|
cubainformacion.tv
Traduzione
per Resistenze.org a cura
del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/01/2013
Intervista
a Leira Sánchez Valdivia,
responsabile delle Relazioni Internazionali dell'Unione dei Giovani
Comunisti di Cuba, a cura di cubainformacion.tv
-
Poiché tutti i media internazionali danno una versione molto
distorta, sia della gioventù cubana che delle organizzazioni del
paese, come è possibile spiegare a chi sta all'estero, permeabile ai
miti mediatici, cos'è la UJC e il suo ruolo nella società cubana?
-
La UJC è un'organizzazione politica, l'ala giovanile del Partito
Comunista di Cuba, con più di 50 anni di lavoro. Ha due
responsabilità principali: una responsabilità statale, come
affermato nella Costituzione della Repubblica, all'articolo 6, dove
si riconosce l'UJC come responsabile di rappresentare la
gioventù del paese, con piena capacità di contribuire alla
costruzione del nostro sistema socialista; ed è anche
l'organizzazione politica giovanile del nostro Partito.
La
nostra organizzazione è attualmente composta da più di 400.000
giovani militanti. Si è dovuta articolare con le nuove generazioni
per poter contribuire alla formazione professionale, all'orientamento
vocazionale, in modo che ognuno degli interessi risponda alle
richieste e esigenze della Rivoluzione oggi. I temi discussi nel
nostro IX Congresso sono strettamente legati al ruolo che
l'organizzazione deve sviluppare per essere in grado di raggiungere
l'efficienza economica in ogni posto di lavoro, in ogni
campo coltivato. Ci sono stati più di 30.000 giovani che hanno
beneficiato della legge 2/59 della consegna della terra in usufrutto,
per esempio.
Abbiamo
diversi movimenti, uno di essi è quello delle Brigate Tecniche
Giovanili, che si articola con tutti i giovani del settore produttivo
fino ai 35 anni di età, che ha la missione di far si che i giovani
si avvicinino a una crescita permanente, alla formazione
vocazionale, essendo adesso lavoratori. C'è anche la Brigata
Giovanile Contadina, un movimento che non è emerso in parallelo
all'Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori (ANAP), ma la
necessità propria di avere i giovani delle zone rurali identificati,
impegnati, ci ha portato a formare questo gruppo, che ci permette
inoltre di salvare le tradizioni culturali dei nostri mambises
[ndr, guerriglieri cubani e filippini che nel XIX secolo hanno
partecipato alle guerre di indipendenza di Cuba e Filippine] che
rispondono all'eredità storica della Rivoluzione Cubana. Pertanto
ritengo che la nostra Organizzazione sia in corrispondenza con ogni
tappa storica della stessa.
Gli
organismi dell'Amministrazione Centrale dello Stato riconoscono
nell'UJC l'organizzazione responsabile di rappresentare i giovani e
gli studenti del paese. Nel documento di base approvato nell'ultima
Conferenza Nazionale del Partito, è stato dato un ruolo centrale
all'UJC, e conferma che è la volontà del partito e del nostro Stato
rispondere in modo differente alla gioventù.
-
I media internazionali disegnano una Cuba e un processo
rivoluzionario senza rilievo storico. Qual è il ruolo delle nuove
generazioni, non solo dell'UJC, in questo rilievo e per l'immediato
futuro?
-
Penso che a questa domanda si debba rispondere guardando ai 54 anni
della Rivoluzione. Ci sono giovani leader nelle direzioni
territoriali di governo, nelle nostre organizzazioni che sono
riflesso di questa continuità storica. Sono 53 anni che puntiamo
sulla continuità della Rivoluzione, sviluppando tutte le nostre
organizzazioni studentesche, le nostre organizzazioni sociali e la
nostra organizzazione politica. Credo che la continuità sia
assicurata dalla capacità che ha avuto la Rivoluzione di formare i
propri dirigenti in modo che oggi ci siano giovani nei posti chiave
del paese. Abbiamo sempre avuto possibilità, nel Parlamento cubano,
nel paese con le nostre organizzazioni sociali, dove vi sono molti
giovani che le dirigono. L'abbiamo dimostrato nella nostra capacità
di dirigere con assoluta autonomia le nostre organizzazioni
studentesche, i Pionieri, la FEU, o la FEEM.
-
Il presidente Raul Castro ha enfatizzato molto, negli ultimi tempi,
la cultura della differenza, di diversità di opinioni, di costruire
da differenti posizioni una unità superiore. Come si lavora su
questo nella UJC?
-
Ciò che ha caratterizzato l'Organizzazione è il dialogo con le sue
basi e questo significa che ogni leader studentesco o giovanile lo è
nella misura della capacità di scambiare, di rappresentare e di
garantire che il suo nucleo giovanile partecipi, si mobiliti e sia
impegnato.
Lo
sguardo giovanile alla discussione delle linee guida del Partito è
stata critico ma accurato, impegnato, di fiducia nel futuro della
Rivoluzione. Non usiamo il metodo di segregare chi non è d'accordo.
Quello che però abbiamo ben chiaro è che non possiamo far
concessioni sui principi, perché essi disciplinano le norme sociali.
Questo lo abbiamo applicato fin dalla genesi stessa dell'UJC ma
diventa sempre più necessario rafforzarlo, capirlo, implementarlo.
Siamo in una società molto più diversificata, molto più
arcobaleno, in mezzo a un mondo molto più diverso, con un livello di
influenza dei media molto intenso, in cui ogni giovane deve decidere
le posizioni che assume.
Tutti
i movimenti giovanili sono aperti a tutti i giovani fino ai 35 anni
di età, e dobbiamo essere in grado di dialogare con l'associazione
che raggruppa l'avanguardia artistica e culturale giovane, di parlare
con gli scienziati che si trovano all'interno delle Brigate tecniche
giovanili, per parlare con i contadini che sono dentro le brigate
giovanili contadine, essendo settori completamente diversi. Dobbiamo
avere la capacità di dialogo e, dentro la stessa, continuare ad
agire come organizzazione reggente e politica.
-
Come funziona l'UJC con quei settori della gioventù cubana non tanto
contrari al processo rivoluzionario, ma indifferenti, che non ci
credono?
-
Voglio partire da un criterio molto personale: i cosiddetti "settori
informali" della gioventù è importante averli studiati, sapere
ciò che li muove, perché non è un segreto che ci sia una politica
di sovversione ideologica nei confronti della Rivoluzione cubana, che
si rivolge specificamente a influenzare le giovani generazioni della
Rivoluzione, insistendo sul fatto che questa generazione sarà quella
che abbandonerà la Rivoluzione cubana.
Ma
non esiste "marchio" alcuno in quanto ognuno è di un
settore diverso, perché qualcuno rappresenta questo tipo di
movimento o questo un altro. In realtà, questi giovani interagiscono
in un modo o nell'altro in una organizzazione studentesca, in uno
spazio istituzionale, in una scuola, in un quartiere, in cui vi sono
le organizzazioni sociali, le organizzazioni studentesche, e il modo
che abbiamo di agire è quello di riconoscerli come parte di tutto
questo arcobaleno che è la società cubana, e che non sfugge dallo
stesso arcobaleno delle società del mondo. Ha a che fare con lo
sviluppo che ha avuto il mondo, con la globalizzazione delle culture
emergenti e anche di pseudoculture. A Cuba non si sfugge a questo
tipo di manifestazioni, non siamo un urna di cristallo, le abbiamo e
bisogna accettarle.
Dopo
venti anni di "periodo speciale" di una profonda crisi
economica che ha colpito a fondo il nostro paese, gli spazi
ricreativi erano molto vulnerabili, e abbiamo creato nuovi spazi,
feste universitarie del libro e della lettura, festival del libro per
tutto il popolo, festival culturali, il movimento di artisti
dilettanti, ecc. Nella misura in cui noi andiamo recuperando
economicamente, più possibilità abbiamo di poter coprire la domanda
culturale e di intrattenimento per tutta la popolazione, giacché non
è l'unico e esclusivo problema della gioventù cubana.
La
Rivoluzione cubana, purtroppo, non ha potuto svilupparsi normalmente
in campo economico, politico e sociale, perché per 54 anni abbiamo
avuto la presenza del blocco ostile e genocida, che ha fortemente
lacerato il pieno sviluppo della gioventù a Cuba.
-
L'UJC ha oltre 400.000 militanti ed è un'organizzazione il cui
ingresso è volontario ma selettivo. Spiegaci questo.
-
Bisogna partire dal principio che l'UJC è un'organizzazione
d'avanguardia e, pertanto, non siamo una organizzazione di massa.
Bisogna capire che significa l'UJC come organizzazione giovanile del
Partito, come organizzazione d'avanguardia all'interno della gioventù
cubana, nella quale si necessita sempre che stiano coloro che hanno
maggiori capacità di condurre i principi della Rivoluzione, per far
si che il resto dei giovani abbiamo uno sguardo certo verso la
Rivoluzione. Per questo è volontaria ma anche selettiva, perché non
si può avere una militanza forzata nell'UJC, vale a dire, che non si
forma una squadra di militanti comunisti in una scuola, o in
qualsiasi posto di lavoro, questo avviene perché ogni giovane decide
di essere militante dell'UJC. Il militante dell'UJC deve articolarsi
come un giovane esemplare nel centro studentesco, sul posto di lavoro
così come lo deve essere nella sua comunità, se ciò non avviene
nella sua comunità, è limitato per esser un giovane d'avanguardia.
Nella
misura in cui la nostra organizzazione riconosce in sé i migliori
giovani cubani, sta anche riconoscendo i migliori membri del Partito
per il futuro e garantisce in tal modo chiarezza e certezza che il
Partito, che naturalmente è composto dal popolo, deve continuare ad
essere l'avanguardia politica del popolo cubano.
-
In una recente intervista con il Primo Segretario dell'UJC, che era
un testo molto interessante per l'autocritica, afferma che l'UJC ha
sofferto a volte di settarismo e formalismo, alcuni mali contro i
quali si sta lottando.
-
Il nostro Presidente Raul Castro è stato il primo che, dal 2008, sta
chiedendo al popolo di essere molto più aperto alle discussioni, di
accettare che ci siano delle differenze. I metodi che abbiamo
stabilito possono darci la possibilità di essere rigidi
nell'applicazione di alcune politiche. Bisogna continuare a insegnare
alla gioventù che cosa significa lavorare nella diversità, rompendo
lo schematismo e il settarismo, perché siamo responsabili di
garantire l'unità del popolo cubano in pochi anni. La società che
abbiamo oggi è molto più diversificata e molto più variabile di
quella che avevamo venti anni fa, allo stesso modo che è
sopravvissuta la Rivoluzione, che ha dovuto superare tutti gli
attacchi per aver affermato 54 anni fa: "ci costituiamo come
Rivoluzione Cubana e questi sono i nostri principi".
Stiamo
facendo in modo che tutto il nostro popolo partecipi e che lo faccia
da un attitudine cosciente, critica e costruttiva verso la nostra
Rivoluzione. Proseguiamo prendendo misure per poter modificare e
contribuire a questo cambiamento di mentalità, a partire dagli
accordi del VI Congresso del PCC. E' necessaria la trasformazione e
il cambiamento del nostro modo di reagire davanti ai fenomeni che
abbiamo nella nostra società, che naturalmente nella gioventù
acquisiscono una tonalità di colori più ampia.
Intervista:
Joseph Manzaneda
Trascrizione
/ Redazione: Maite Sanchez
La
juventud cubana es un arcoiris muy diverso
-
Dado que todos los medios
internacionales dan una versión muy sesgada, tanto de la juventud
cubana como de las organizaciones del país, ¿cómo explicarías a
ese público que está en el exterior, permeable a los mitos
mediáticos, lo que es la UJC y su papel en la sociedad cubana?
- La UJC es
una organización política, el ala juvenil del Partido Comunista de
Cuba, con más de 50 años de trabajo. Tiene dos responsabilidades
fundamentales: una responsabilidad estatal, porque está indicado en
la Constitución de la República, en el artículo 6, donde se
reconoce a la UJC como la responsable de representar a la juventud
del país, con la capacidad plena de contribuir en la edificación de
nuestro sistema socialista; y además, es la organización política
juvenil de nuestro Partido.
Nuestra Organización está formada en la actualidad por más de 400.000 jóvenes militantes. Se ha tenido que articular con las nuevas generaciones para poder contribuir en la formación profesional, en la orientación vocacional, en que cada uno de los intereses responda a las demandas y necesidades que tiene hoy la Revolución. Los temas que discutimos en nuestro IX Congreso están muy relacionados con el papel protagónico que tiene que desarrollar la Organización, en aras de poder lograr una eficiencia económica en cada puesto de trabajo, en cada campo de cultivo. Han salido más de 30.000 jóvenes que se han acogido a la Ley 2/59 de la entrega de la tierra en usufructo, por ejemplo.
Tenemos distintos movimientos, uno de ellos es el de las Brigadas Técnicas Juveniles, que se articula con todos los jóvenes del sector productivo hasta los 35 años de edad, que tiene la misión de que los jóvenes se aproximen de manera permanente a la superación, a la formación vocacional, ya siendo trabajadores. Está también la Brigada Juvenil Campesina, que es un movimiento que no surge en paralelo a la Asociación Nacional de Agricultores Pequeños (ANAP), pero la propia necesidad de tener a los jóvenes campesinos identificados, comprometidos, nos llevó a formar este grupo, que nos permitiera también rescatar las tradiciones culturales de nuestros mambises que responden al legado histórico de la Revolución cubana. Por tanto creo que nuestra Organización ha estado en correspondencia con cada etapa histórica de la misma.
Los organismos de la Administración Central del Estado reconoce en la UJC la organización responsable de representar a los jóvenes y estudiantes del país. En el documento base aprobado en la última Conferencia Nacional del Partido, se le ha dado un papel protagónico a la UJC, y ratifica que es una voluntad del Partido y de nuestro Estado atender diferenciadamente a la juventud.
Nuestra Organización está formada en la actualidad por más de 400.000 jóvenes militantes. Se ha tenido que articular con las nuevas generaciones para poder contribuir en la formación profesional, en la orientación vocacional, en que cada uno de los intereses responda a las demandas y necesidades que tiene hoy la Revolución. Los temas que discutimos en nuestro IX Congreso están muy relacionados con el papel protagónico que tiene que desarrollar la Organización, en aras de poder lograr una eficiencia económica en cada puesto de trabajo, en cada campo de cultivo. Han salido más de 30.000 jóvenes que se han acogido a la Ley 2/59 de la entrega de la tierra en usufructo, por ejemplo.
Tenemos distintos movimientos, uno de ellos es el de las Brigadas Técnicas Juveniles, que se articula con todos los jóvenes del sector productivo hasta los 35 años de edad, que tiene la misión de que los jóvenes se aproximen de manera permanente a la superación, a la formación vocacional, ya siendo trabajadores. Está también la Brigada Juvenil Campesina, que es un movimiento que no surge en paralelo a la Asociación Nacional de Agricultores Pequeños (ANAP), pero la propia necesidad de tener a los jóvenes campesinos identificados, comprometidos, nos llevó a formar este grupo, que nos permitiera también rescatar las tradiciones culturales de nuestros mambises que responden al legado histórico de la Revolución cubana. Por tanto creo que nuestra Organización ha estado en correspondencia con cada etapa histórica de la misma.
Los organismos de la Administración Central del Estado reconoce en la UJC la organización responsable de representar a los jóvenes y estudiantes del país. En el documento base aprobado en la última Conferencia Nacional del Partido, se le ha dado un papel protagónico a la UJC, y ratifica que es una voluntad del Partido y de nuestro Estado atender diferenciadamente a la juventud.
-
Los medios internacionales dibujan una Cuba y un proceso
revolucionario sin relevo histórico. ¿Cuál es el papel de las
jóvenes generaciones, no solo de la UJC, en este relevo y en este
futuro inmediato?
- Creo que
esa pregunta uno la debe responder mirando a los 54 años que tiene
la Revolución. Hay líderes jóvenes en las direcciones
territoriales de gobierno, en nuestras organizaciones que son reflejo
de esa continuidad histórica. Llevamos 53 años apostando por la
continuidad de la Revolución, se han ido desarrollando todas
nuestras organizaciones estudiantiles, nuestras organizaciones
sociales y nuestra propia organización política. Creo que la
continuidad está asegurada por la capacidad que ha tenido la
Revolución de formar a sus líderes para que hoy haya gente joven en
puestos clave del país. Hemos tenido siempre posibilidades, en el
Parlamento cubano, en el barrio con nuestras organizaciones sociales,
donde hay muchos jóvenes que las dirigen. Lo demostramos en la
capacidad que tenemos de dirigir con absoluta autonomía nuestras
propias organizaciones estudiantiles, léase los Pioneros, la FEU, o
la FEEM.
-
El presidente Raúl Castro ha enfatizado mucho, en los últimos
tiempos, la cultura de la discrepancia, de la diversidad de
opiniones, de construir desde diferentes posiciones una unidad
superior. ¿Cómo se trabaja esto dentro de la UJC?
- Lo que ha
caracterizado a la Organización es el diálogo con sus bases y esto
significa que cada líder estudiantil o juvenil lo es en la medida en
la que tenga capacidad para intercambiar, para representar y para
lograr que su núcleo juvenil participe, se movilice y esté
comprometido.
La mirada juvenil ante la discusión de los lineamientos del Partido fue crítica pero certera, comprometida, de confianza en el futuro de la Revolución. No utilizamos el método de segregar al que no esté de acuerdo. Lo que sí tenemos que tener claro es que no nos podemos permitir hacer concesiones con los principios, porque ellos rigen las normas sociales. Algo que hemos aplicado desde la misma génesis de la UJC pero que se hace más necesario reforzar, entender, implementar. Estamos en una sociedad mucho más diversa, mucho más arcoíris, en medio de un mundo mucho más diverso, con un nivel de influencia con los medios muy intenso, en el cual cada joven tiene que decidir las posturas que asume.
Todos los movimientos juveniles son abiertos a todos los jóvenes hasta los 35 años de edad, y debemos tener capacidad para dialogar con la asociación que agrupa a la vanguardia artística y cultural joven, para hablar con los científicos que están dentro de las brigadas técnicas juveniles, para hablar con los campesinos que están dentro de las brigadas juveniles campesinas, siendo sectores totalmente diferentes. Tenemos que tener una capacidad de diálogo y, dentro de la misma, seguir erigiéndonos como organización rectora y política.
La mirada juvenil ante la discusión de los lineamientos del Partido fue crítica pero certera, comprometida, de confianza en el futuro de la Revolución. No utilizamos el método de segregar al que no esté de acuerdo. Lo que sí tenemos que tener claro es que no nos podemos permitir hacer concesiones con los principios, porque ellos rigen las normas sociales. Algo que hemos aplicado desde la misma génesis de la UJC pero que se hace más necesario reforzar, entender, implementar. Estamos en una sociedad mucho más diversa, mucho más arcoíris, en medio de un mundo mucho más diverso, con un nivel de influencia con los medios muy intenso, en el cual cada joven tiene que decidir las posturas que asume.
Todos los movimientos juveniles son abiertos a todos los jóvenes hasta los 35 años de edad, y debemos tener capacidad para dialogar con la asociación que agrupa a la vanguardia artística y cultural joven, para hablar con los científicos que están dentro de las brigadas técnicas juveniles, para hablar con los campesinos que están dentro de las brigadas juveniles campesinas, siendo sectores totalmente diferentes. Tenemos que tener una capacidad de diálogo y, dentro de la misma, seguir erigiéndonos como organización rectora y política.
-
¿Cómo trabaja la UJC con aquellos sectores de la juventud cubana no
tanto contrarios al proceso revolucionario, pero sí indiferentes,
incluso descreídos?
- Voy a
partir de un criterio muy personal: a los llamados “sectores
informales” de la juventud es importante tenerlos estudiados, saber
qué les mueve, porque para nadie es un secreto que existe una
política de subversión ideológica hacia la Revolución cubana que
va dirigida específicamente a influir en la generación más joven
de la Revolución, conminando a que esta generación sea la que
entregue la Revolución cubana.
Pero no existe “marca” alguna que pongamos porque alguien sea de un sector diferente, o porque alguien represente a este tipo de movimiento o a este otro. De hecho, estos jóvenes interactúan de una manera u otra en una organización estudiantil, en un espacio institucional, en una escuela, en un barrio, donde están las organizaciones sociales, las organizaciones estudiantiles, y la manera que tenemos de actuar es la de reconocerlos como parte de todo ese arcoiris que es la sociedad cubana, y que no escapa al mismo arcoiris que tienen las sociedades del mundo. Tiene que ver con el desarrollo que ha tenido el mundo, con la globalización de culturas emergentes y también de pseudoculturas. En Cuba no escapamos a este tipo de manifestaciones, no somos una urna de cristal, las tenemos y hay que aceptarlas.
Tras veinte años de “período especial”, de una profunda crisis económica que tocó fondo en nuestro país, los espacios de recreación fueron muy vulnerables, y hemos ido creando nuevos espacios, festivales universitarios del libro y la lectura, festivales del libro para todo el pueblo, festivales culturales, el movimiento de artistas aficionados, etc. En la medida en que vayamos recuperándonos económicamente, más posibilidades tendremos para poder cubrir la demanda cultural y de ocio de toda la población, ya que no es única y exclusivamente problema de la juventud cubana.
La Revolución cubana, lamentablemente, nunca ha podido desarrollarse normalmente en el orden económico, político y social, porque hemos tenido durante 54 años la presencia del bloqueo hostil y genocida, que ha lacerado vertiginosamente el desarrollo pleno de la juventud en Cuba.
Pero no existe “marca” alguna que pongamos porque alguien sea de un sector diferente, o porque alguien represente a este tipo de movimiento o a este otro. De hecho, estos jóvenes interactúan de una manera u otra en una organización estudiantil, en un espacio institucional, en una escuela, en un barrio, donde están las organizaciones sociales, las organizaciones estudiantiles, y la manera que tenemos de actuar es la de reconocerlos como parte de todo ese arcoiris que es la sociedad cubana, y que no escapa al mismo arcoiris que tienen las sociedades del mundo. Tiene que ver con el desarrollo que ha tenido el mundo, con la globalización de culturas emergentes y también de pseudoculturas. En Cuba no escapamos a este tipo de manifestaciones, no somos una urna de cristal, las tenemos y hay que aceptarlas.
Tras veinte años de “período especial”, de una profunda crisis económica que tocó fondo en nuestro país, los espacios de recreación fueron muy vulnerables, y hemos ido creando nuevos espacios, festivales universitarios del libro y la lectura, festivales del libro para todo el pueblo, festivales culturales, el movimiento de artistas aficionados, etc. En la medida en que vayamos recuperándonos económicamente, más posibilidades tendremos para poder cubrir la demanda cultural y de ocio de toda la población, ya que no es única y exclusivamente problema de la juventud cubana.
La Revolución cubana, lamentablemente, nunca ha podido desarrollarse normalmente en el orden económico, político y social, porque hemos tenido durante 54 años la presencia del bloqueo hostil y genocida, que ha lacerado vertiginosamente el desarrollo pleno de la juventud en Cuba.
-
La UJC tiene más de 400.000 militantes y es una organización cuyo
ingreso es voluntario pero selectivo. Explícanos esto.
- Hay que
partir del principio que la UJC es una organización de vanguardia y
por ello no somos una organización masiva. Pasa por entender qué
significa la UJC como organización juvenil del Partido, como
organización de vanguardia dentro de la juventud cubana, en la que
se necesita siempre que estén los que tengan más capacidad de
liderar los principios de la Revolución, que nos corresponde
contribuir a que el resto de los jóvenes tengan una mirada acertada
hacia la Revolución. Por eso es voluntaria y también selectiva,
pues no puede haber una militancia en la UJC obligada, es decir, que
no se forma a un pelotón de militantes comunistas en una escuela, o
en ningún centro de trabajo, sino que pasa porque cada joven decida
ser militante de la UJC. El militante de la UJC tiene que articularse
como un joven ejemplar en el centro estudiantil, en el laboral y
también lo tiene que ser en su comunidad, si eso no pasase en su
comunidad, lo limita para ser ese joven de vanguardia.
En la medida en que nuestra organización reconozca en sí a los mejores jóvenes cubanos, está también reconociendo a los mejores miembros del Partido en el futuro y asegura por tanto la claridad y la certeza de que el Partido, que por supuesto está conformado por el pueblo, tiene que seguir siendo la vanguardia política del pueblo cubano.
En la medida en que nuestra organización reconozca en sí a los mejores jóvenes cubanos, está también reconociendo a los mejores miembros del Partido en el futuro y asegura por tanto la claridad y la certeza de que el Partido, que por supuesto está conformado por el pueblo, tiene que seguir siendo la vanguardia política del pueblo cubano.
-
En una entrevista reciente a la Primera Secretaria de la UJC, que era
un texto muy interesante por lo autocrítico, decía que la UJC había
adolecido en algunos momentos de sectarismo y formalismo, unos males
contra los que estáis luchando.
- Nuestro
presidente Raúl Castro ha sido el primero que, desde el año 2008,
está pidiendo al pueblo que sea mucho más abierto en las
discusiones, que acepte que hay discrepancias. Los métodos que
teníamos establecidos podían darnos la posibilidad de ser rígidos
en la aplicación de algunas políticas. Se tiene que seguir
enseñando a la juventud qué significa trabajar en la diversidad,
romper con el esquematismo y con el sectarismo, porque somos los
responsables de asegurar la unidad del pueblo cubano dentro de unos
años. La sociedad que tenemos hoy es mucho más diversa y mucho más
cambiante que la que tuvimos veinte años atrás, de la misma manera
que ha tenido que subsistir la Revolución, que ha tenido que
sobreponerse a todos los embates por haber dicho hace 54 años:
“vamos a constituirnos como Revolución cubana y éstos son
nuestros principios”.
Nosotros estamos abocados a que todo nuestro pueblo participe y lo haga desde una actitud consciente, crítica y constructiva hacia nuestra Revolución. Estamos en el camino de poder seguir dando pasos para poder modificar y contribuir a este cambio de mentalidad, a partir de los acuerdos del VI Congreso del PCC. Es necesaria la transformación y modificación de nuestra manera de actuar ante los fenómenos que tenemos en nuestra sociedad, que por supuesto en la juventud adquieren un matiz de colores más amplio.
Nosotros estamos abocados a que todo nuestro pueblo participe y lo haga desde una actitud consciente, crítica y constructiva hacia nuestra Revolución. Estamos en el camino de poder seguir dando pasos para poder modificar y contribuir a este cambio de mentalidad, a partir de los acuerdos del VI Congreso del PCC. Es necesaria la transformación y modificación de nuestra manera de actuar ante los fenómenos que tenemos en nuestra sociedad, que por supuesto en la juventud adquieren un matiz de colores más amplio.
Entrevista:
José MANZANEDA
Transcripción/redacción: Maite SÁNCHEZ
Transcripción/redacción: Maite SÁNCHEZ
Leira
Sánchez Valdivia, responsable de Relaciones Internacionales de la
Unión de Jóvenes Comunistas de Cuba. Hablamos sobre el relevo
histórico en Cuba y sobre la cultura del debate y la discrepancia en
la Unión de Jóvenes Comunistas (UJC) con su responsable de
Relaciones Internacionales.
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