giovedì 31 luglio 2014

La menzogna è guerra : La vergognosa immunità


Enzo Pellegrin *
 
Ogni volta che l'Occidente interviene contro un suo obiettivo, lo dipinge come nemico del diritto delle genti, dei diritti fondamentali dell'uomo e dell'autodeterminazione dei popoli. Il pubblico occidentale è stato abituato a veder accompagnare gli interventi militari, le ingerenze di varia forma contro legittimi governi da proclami circa asserite gravi violazioni del diritto internazionale e crimini contro l'umanità.

Nel corso dell'intervento contro il colonnello Gheddafi, fu richiesta ed accolta l'emanazione di un mandato di cattura da parte della Corte Penale Internazionale. Il leader libico e suo figlio, capo dei servizi segreti, furono accusati di aver ordinato un'ondata di omicidi e di sparizioni forzate nei confronti di presunti oppositori, a partire da metà febbraio, con l'inizio delle proteste di Bengasi [1] Fu il secondo mandato d'arresto emesso dalla Corte penale internazionale per un capo di stato in carica, dopo quello spiccato nel 2009 nei confronti del presidente sudanese Omar al-Bashir.

Con l'inizio della crisi siriana, il governo di Assad fu ripetutamente accusato di aver utilizzato contro gli asseriti "ribelli" armi chimiche in violazione delle convenzioni internazionali, così come di aver favorito la perpetrazione di crimini di guerra. Con la usuale laconicità, l'alto commissariato ONU per i diritti umani, in persona di Navi Pillay, dichiarò di possedere prove massicce di crimini gravi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità che coinvolgevano la "responsabilità ai più alti livelli di governo, compreso il capo dello Stato" [2]

Trovare prove del concorso del potere nei fatti di sangue si rivela quasi sempre una probatio diabolica - una missione impossibile - nelle democrazie borghesi. Ustica e le stragi di stato in Italia, insegnano. Come invece questo accada in poco tempo nei confronti dei dichiarati nemici esterni del blocco occidentale, partendo poi gli investigatori da una posizione tutt'altro che istituzionale, desta sempre grosse perplessità quando non sarcastici sorrisi.

Polemiche a parte, l'uso del diritto internazionale si è sempre prestato a fornire i colpi più duri nei confronti dei nemici di volta in volta individuati dal blocco imperialista occidentale, spesso costruendo il patibolo dell'esecuzione.

Per converso, nei confronti delle pedine alleate dell'imperialismo ovvero nei confronti dei suoi baluardi la severa scure giuridica a difesa dei diritti dell'umanità è rimasta il più delle volte riposta negli appositi armadi.

Il giovane stato israeliano, nato nel laboratorio politico-giuridico del sionismo di Ben Gurion, Weizemann e Wise, è l'esempio fulgido del fenomeno "due pesi, due misure". Sin dal brodo di coltura in cui nacque, mise in fila crimini comuni, crimini di guerra nonché le più disparate violazioni dei diritti umani, del diritto delle genti.

Senza voler fare una lunga cronistoria, né senza limitarsi ai soli strepiti recenti, appare interessante ricordare come lo "Zionist Biltmore Program", approvato nel maggio 1942 all'Hotel Biltmore di New York da 600 eminenti ebrei americani e 67 dirigenti sionisti di tutto il mondo, sotto la guida di David Ben Gurion e del rabbino americano Chaim Weizemann, si prefiggesse il dominio ebraico su tutta la Palestina, la creazione di un esercito ebraico, l'immigrazione illimitata degli ebrei nel futuro stato di sion. Scopi che sarebbero costati ad altri l'accusa di ingiustificata aggressione ai danni di un popolo quando non di genocidio: un tale programma sarebbe potuto figurare tra gli elementi dei capi di accusa a quel processo che di lì a poco si sarebbe celebrato a Norimberga come aggressione ad una popolazione inerme. Ai sionisti il programma valse invece l'installazione duratura del loro movimento nel sistema di dominio americano del Medio Oriente. L'accresciuta importanza del petrolio rendeva necessario per le esigenze dell'imperialismo USA un sicuro baluardo strategico in una regione instabile: Israele divenne e rimase quel sicuro baluardo per mezzo del movimento sionista. "Dopo tre decenni di protezione inglese, i sionisti si apprestavano all'atto conclusivo del loro piano di conquista in una condizione nuova: non dipendevano più dalla sola buona volontà britannica" [3].

Quanto poi al preordinare persecuzioni nei confronti di civili o al tanto abusato termine di "pulizia etnica", merita ricordare ciò che avvenne dopo l'evacuazione britannica dalla Palestina. L'Agenzia Ebraica aveva predisposto sin dal 1941 una serie di piani strategici per la conquista di quello che sarebbe poi stato il territorio sotto la sovranità del futuro stato ebraico. Uno di questi, il Piano D o "Dalet" si realizzò nella realtà: i reparti dell'Haganah e degli altri organismi militari sionisti (Irgun Zwai Leumi, Banda Stern ed altri) occuparono e presero il controllo di caserme, uffici pubblici, posti di polizia che di volta in volta venivano abbandonati dalle Autorità Britanniche; essi presero inoltre possesso di tutti i villaggi palestinesi adiacenti alle esistenti colonie ebraiche, stabilirono il controllo delle vie di comunicazione, strinsero d'assedio le località abitate dagli arabi. Tra le "misure per garantire la sicurezza della rete di difesa ebraica" fu prevista la distruzione dei villaggi che non potevano essere occupati o l'occupazione integrale di località con espulsione degli abitanti. In particolare, nel 9 aprile 1948, truppe dell'Haganah conquistarono il villaggio di Deir Yassin, dopodichè si ritirarono lasciando mano libera agli uomini dell'Irgun e della banda Stern che provvedettero al massacro di 254 persone tra uomini, donne, vecchi e bambini palestinesi. Dopo Deir Yassin oltre 474 centri abitati arabi furono occupati dalle forze sioniste ben 385 furono distrutti e scomparvero per sempre dalla carta geogeafica. Moshe Sharrett diede successiva voce alle intenzioni di una tale condotta: "I rifugiati troveranno il loro posto nella diaspora. Grazie alla selezione naturale certi resisteranno, altri no. La maggioranza diverrà un rifiuto del genere umano e si fonderà con gli strati più poveri del mondo arabo" [4]. Parole che a Norimberga sarebbero echeggiate nelle accuse e nelle requisitorie dei pubblici ministeri per altri personaggi storici ed altre vicende.

Quanto all' "ordinare omicidi", merita ricordare che dopo la proclamazione del neonato stato ebraico nel 1948 e l'inizio del conflitto con gli eserciti arabi, Folke Bernadotte, mediatore inviato dall'ONU ed incaricato di predisporre uno dei primi piani di pace, divenne bersaglio di un piano omicida. Fu deciso dalla Banda Stern, già responsabile del massacro di Deir Yassin. La decisione è opera dei membri che dirigevano l'organismo militare al'epoca: Israel Eldad, Nathan Yellin Mor e Ytzhak Shamir (che divenne primo ministro di Israele). I militari attesero lo svedese, parente della famiglia reale, sulla strada per Rehvot dove era atteso per una ispezione, e lo finirono in un agguato con fucili mitragliatori.

Questo è il brodo primordiale in cui si sviluppò e nacque lo stato ebraico. Inquietante appare il parallelismo storico: mentre sul banco degli accusati di Norimberga le potenze vincitrici contestavano accuse consistenti in atti di omicidio, brutalità, pulizia etnica, genocidio, soluzioni finali e selezione naturale dei detenuti nei campi di sterminio, un processo del tutto simile si ripeteva negli atti del sionismo, creatore dello stato ebraico.

Una volta affermata l'indipendenza dello stato ebraico, il governo di israele inaugurò la dura politica volta ad impedire il ritorno dei palestinesi nei territori occupati; lo storico israeliano Benny Morris calcolò in una conferenza tenuta alla fine del 1990 che migliaia di palestinesi che tentavano di rientrare nei territori per recuperare beni di loro proprietà furono uccisi da civili e militari israeliani nei primi anni di vita dello Stato Ebraico: il 99 per cento di quelli che si infiltravano non erano armati, ma contadini poveri che tornavano a raccogliere frutti dagli agrumeti a loro un tempo appartenuti. [5]

Con l'operazione "Pace in Galilea" della fine degli anni 80, Meahem Begim, capo del governo israeliano, già leader dell'Irgun Zwai Leumi [6], volge l'azione persecutoria dello stato ebraico contro i palestinesi oltre i confini dello stesso: in Libano, ultimo territorio in cui i palestinesi godevano di una minima indipendenza ed autodeterminazione dopo i fatti del "settembre nero". Sotto la roboante etichetta di una nuova "legalità internazionale", con la scusa di sgominare l'OLP, il ministro ex terrorista Begim affermò il diritto di Israele di intervenire in Libano in qualsiasi momento e sferrò di conseguenza l'attacco contro l'embrione di una comunità indipendente palestinese che si andava dotando faticosamente di un sistema politico, scolastico, di ospedali e trasporti, organismi economici e Università. Nel conflitto libanese, il 16 settembre si perpetrò il vergognoso massacro di Sabra e Chatila. Oltre quattrocento falangisti della destra cristiana libanese furono introdotti nei campi di Sabra e Chatila. In due giorni (dal 16 al 19 settembre) massacrarono più di 3000 palestinesi allo scopo di seminare un orrendo terrore in tutto il popolo con torture prima dell'assassinio e mutilazioni. Furono fucilate intere famiglie lasciando vivo un superstite perchè potesse testimoniarne la brutalità, furono fatte saltare in aria con la dinamite le case dei profughi con le persone rinchiuse dentro.

Oltre Sabra e Chatila, il bilancio dell'operazione "Pace in Galilea", secondo dati forniti dalla polizia libanese, vide negli aggrediti 19.085 morti, 30.302 mutilati e feriti. L'84 per cento delle vittime erano civili, il 33 per cento di questi aveva meno di quindici anni ed il 24 per cento più di cinquanta. Nel Libano Meridionale, dei 92.000 rifugiati palestinesi che vi vivevano, oltre 60.000 rimasero senza tetto [7].

Fatti di questo genere si aggiungono alle innumerevoli violazioni delle risoluzioni dell'ONU, alle violazioni odierne compiute nella vergognosa azione sulla striscia di Gaza. La scusa è sempre la stessa: la necessità di colpire un'organizzazione asseritamente giudicata terrorista offre il destro per lo sterminio ed il genocidio della popolazione civile palestinese, vero ostacolo agli interessi dello stato ebraico e del blocco imperialista di cui è baluardo. Manlio Dinucci ha chiarito bene sul Manifesto gli obiettivi di conquista delle fonti energetiche di gas naturale al largo di Gaza, soprattutto per sottrarlo alle società russe che stavano raggiungendo un accordo per lo sfruttamento dei giacimenti.

Per raggiungere questo obiettivo lo stato ebraico, conformemente alla spietatezza e mancanza di scrupoli morali dimostrata sin dalla nascita, non esita ad utilizzare armi sperimentali sulla popolazione civile: bombe DIME che "contengono tungsteno, un metallo cancerogeno, che permette di produrre esplosioni incredibilmente distruttive, capaci di tagliare la carne e le ossa, spesso troncando gli arti inferiori delle persone all'interno del loro raggio d'azione." [8].

Contro questo baluardo della politica imperialistica occidentale, il diritto internazionale che il blocco occidentale ha più volte utilizzato per fomentare le campagne contro i suoi nemici, giustificandone l'annientamento, si è prodotto nella condotta dei "due pesi due misure", restando più volte indifferente, rafforzando le speciose giustificazioni difensive, applicando sanzioni manifesto di fatto inutili o mai seriamente applicate, garantendo insomma una più che vergognosa immunità allo stato ebraico.

La sovrastruttura giuridica internazionale, pur se debole di costituzione, svolge quantomeno quel ruolo tutt'altro che imparziale che il diritto interno svolge per il conflitto sociale: costituire una finta gabbia di asserita imparzialità per favorire gli interessi del blocco sociale o politico dominante. Questo è pure un profilo sotto il quale la situazione palestinese offre uno spunto accoglibile di riflessione sulla repressione del conflitto sociale in Italia e soprattutto, in Valsusa, teatri dove oggi più che mai la politica dei due pesi e due misure è applicata in modo eclatante. Diritto usato in modo maniacalmente sistematico e vigilesco nei confronti del conflitto sociale, drammaticamente nei fatti insufficiente nei confronti dei blocchi di interesse che legalmente stanno uccidendo società, lavoro, ricchezza, ambiente, risorse e territorio.

Prendere coscienza dei meccanismi dell'imperialismo e del capitalismo significa indubbiamente sollevare anche questa contraddizione: la legalità internazionale è spesso legalità che uccide, opprime, regola in base ad interessi antipopolari, con lo stesso identico meccanismo col quale la legalità interna nelle società capitaliste garantisce l'oppressione, lo sfruttamento e la perpetuazione di quei rapporti di produzione tanto cari a Bertolt Brecht. Quei rapporti di produzione che nelle fasi di crisi del capitale, finiscono spesso per portare in qualche modo anche la morte.

*
Enzo Pellegrin, componente collegio di difesa del Movimento NO TAV.
Note

1. http://www.amnesty.it/arrestare-e-processare-gheddafi-suo-figlio-e-capo-dei-servizi-segreti.
27.6.2011.

2. Siria, l'Onu accusa Assad: "Ha autorizzato crimini di guerra e contro l'umanità", La Repubblica on line, 2.12.2013, http://www.repubblica.it/esteri/2013/12/02/news/siria_jihadisti_sequestrano_suore_del_convento_di_maalula-72507285/
  1. Filippo GAJA, Le frontiere maledette del Medio Oriente, cap. 30, "Un Mosè da Oltre Atlantico", Maquis ed. 1991, p. 180.

    4. Archivi dello Stato di Israele, ministero degli affari esteri, documentazione sui rifugiati,doc. n. 2444/19 in F.GAJA, Op.cit. p. 197

    5. F. GAJA, Op. cit. p. 206

    6. Organizzazione militare nazionale attiva nei fatti terroristici degli anni che portarono alla fondazione dello stato ebraico

    7. F. GAJA, op. cit. p. 218.

    8. Israele sta usando armi sperimentali sui civili di Gaza, dicono i medici, www.resistenze.org - popoli resistenti - palestina - 16-07-14 - n. 507, Rania Khalek | electronicintifada.net - Traduzione da contropiano.org


(foto2 )Ormai la maggioranza idiotizzata  è asservita all'informazione che il potere passa
Foto inserite da amministratore blog corrente , foto 2 tratta da :

venerdì 25 luglio 2014

Media Blackout: Massiccia operazione militare nell'Ucraina Orientale. Riportata l'uccisione di 496 civili e 1.600 soldati


Il nazista genocida Presidente dell'Ucraina per volere di USA e Europa

Michel Chossudovsky | globalresearch.ca

20/07/2014

L'uccisione di civili innocenti in Ucraina orientale a seguito delle operazioni militari di bombardamento del regime di Kiev supportato dagli USA non è una novità. Secondo fonti ufficiali, quattrocentosettantotto civili, tra cui sette bambini sono stati uccisi e 1.392 sono rimasti feriti in Ucraina orientale dall'inizio della repressione militare del governo di Kiev. (vedi: RT, 1° luglio, 2014)

Le cifre delle vittime sono state diffuse il 10 luglio 2014 dal Ministero della Sanità dell'Ucraina.

"Il numero delle vittime civili è, purtroppo, maggiore di quelle militari" Vasily Lazoryshynets, vice ministro della Salute, ...
"Nella zona delle operazioni nell'Ucraina orientale, 478 civili sono morti, tra cui 30 donne e sette bambini," ha detto. Secondo Lazoryshynets, altre 1.392 persone sono rimaste ferite negli scontri, tra queste 104 donne e 14 bambini. "Duecentosettantanove attualmente sono ricoverate in ospedale" ha aggiunto. (Ibid)

Non c'è stata praticamente nessuna copertura dei media occidentali con riferimento a questa tragedia umana. Le morti di bambini innocenti derivanti da "operazioni anti-terrorismo" di Kiev sono state semplicemente classificate come "danni collaterali".
Ai primi di giugno, secondo i dati del Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina "200 soldati e agenti di polizia sono stati uccisi e oltre 600 feriti durante la cosiddetta operazione anti-terrorismo". (Ibid).

Il Ministero della Difesa ha riferito l'11 luglio la stessa cifra di 200 morti tra i soldati.
È  affidabile il conteggio ufficiale delle vittime civili?

L'11 giugno, dopo il rilascio dei dati sulle vittime da parte del Ministero della Salute, il procuratore generale dell'Ucraina, Vitali Yarema,  ha confermato che il governo sta istituendo una banca dati di persone uccise e assicurate: "Ogni morte, ogni lesione fisica, ogni corpo di individuo non identificato trovato sarà iscritto nel registro unificato delle indagini preliminari, e ogni caso sarà investigato, per quanto possibile," (Citato da AP, 11 Luglio 2014)

Le cifre di cui sopra sulle vittime civili sono coerenti con un rapporto ufficiosamente "trapelato" dal  Ministero degli Affari Interni (MIA, ndt) (15 luglio 2014): 496 civili uccisi e 762 feriti (aggiornato con i dati dei feriti raccolti nel periodo che va dal 09 al 15 luglio). (Vedi sotto)

Secondo questo Documento MIA, il bilancio delle vittime dei soldati nelle Forze Armate dell'Ucraina sarebbe passato da 200 a inizio luglio (riferito il 10 luglio dal Ministero della Salute) a 1.600 a metà luglio (MIA, rapporto trapelato, vedi tabella in basso, del 15 luglio). Queste cifre, pur arrotondate, suggeriscono che i numeri forniti dal governo di Kiev sui soldati "uccisi in azione" sono stime approssimative.

La tabella seguente, che comprende i dati delle vittime civili e militari compresi quelli feriti segnalati dal Ministero degli Affari Interni (inviato a Global Research da una fonte in Ucraina) sono i seguenti:

Uccisi in azione: 1.600
Feriti in azione: 4.723

Il Ministero degli Affari Interni (MIA) e la sua organizzazione anti-terrorismo (ATO) sovrintendono l'operazione militare in Lugansk e Donetsk in collegamento con le Forze armate ucraine. L'informazione è stata ufficialmente rilasciata il 15 luglio 2014 con comunicato recante la firma di Arsen Avakov (Ministro degli Affari Interni) e V. Gritsak (Responsabile ATO).

L'autenticità e  l'affidabilità della fonte di questo rapporto ufficiosamente trapelato deve essere ancora pienamente valutata. Questi dati non sono stati resi pubblici e non sono oggetto di discussione tra i media. Sono, comunque, compatibili con un rapporto pubblicato dalla Central News Agency Novorossia, Novorus.info (russo) sulla base dei dati delle forze ribelli del Donbass, le quali aspirano ad evidenziare maggiori  perdite militari da parte del regime di Kiev.

I dati MIA riguardano soldati "uccisi in azione". Essi non affrontano il numero di soldati fatti prigionieri e/o il numero dei soldati che hanno disertato le forze armate ucraine. Al contrario, le cifre fornite da Novorossia non prevedono una ripartizione tra "morti, feriti, prigionieri".

Secondo la Central News Agency Novorossia, Novorus.info (russo): Totale delle perdite nel Donbass inflitte a Kiev nelle "operazioni punitive" [каратели in russo] 2 maggio - 11 luglio 2014: 4.994 soldati [человек, in russo soggetti] [morti, feriti, prigionieri].

Ciò che il rapporto ufficioso "trapelato" dal MIA, così come i dati forniti da Novorossia evidenziano è la conduzione di un'operazione militare su larga scala dalle forze ucraine con conseguenti perdite significative sostenute dalle forze governative di Kiev. Niente di tutto questo è stato riportato dai principali mezzi di comunicazione di massa.  Il rapporto MIA suggerisce pesanti perdite di materiale militare da parte delle forze di Kiev, tra cui un gran numero di carri armati e veicoli blindati che sono stati catturati o distrutti.

I ribelli (secondo i dati MIA) hanno abbattuto sette velivoli. Questa informazione è stata filtrata due giorni prima dello schianto del volo MH17. L'attendibilità di queste cifre provenienti da fonti governative è rimasta da verificare. I dati provenienti da fonti vicine ai ribelli citate da Novorus.info indicano anche perdite considerevoli di equipaggiamenti militari, tra cui carri armati e autoblindo.
Totale perdite ucraine [MIA documento trapelato]
Uccisi in azione: 1.600
Feriti in azione: 4.723
Carri armati: 35
Autoblindo: 96
Artiglieria: 38
Aerei: 7
Elicotteri: 2
Autoveicoli: 104

Nonostante l'attendibilità di tali dati provenienti dal governo resti da determinare, essi comunque evidenziano il fallimento di Kiev nell'operazione anti-terrorismo, confermando i precedenti rapporti secondo i quali le forze governative sarebbero state respinte a Donetsk e Lugansk.
18 luglio 2014 - Computo ufficiale delle perdite militari ucraine per il periodo 09-15 luglio 2014 (versione ucraina e tradotta)

Totale perdite ucraine
Uccisi in azione: 1.600
Feriti in azione: 4.723
Carro armati: 35
Autoblindo: 96
Artiglieria: 38
Aerei: 7
Elicotteri: 2
Autoveicoli: 104
Totale perdite milizie
Uccisi in azione: 48
Feriti in azione: 64
Carri armati: 2
Autoblindo: 0
Artiglieria: 5
Autoveicoli: 8
Totale perdite civili
Uccisi: 496
Feriti: 762

Firmato e Presentato da Arsen Avakov (ministro degli Affari Interni) e V. Gritsak (responsabile ATO)






 Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Ucraina: il governo golpista prepara il più grande piano di privatizzazione della sua storia/Ucrania: el gobierno golpista prepara el mayor plan de privatizaciones de su historia


"Lo cioccolataio," il  feroce  sanguinario Presidente dell'Ucraina

Jose Luis Forneo | imbratisare.blogspot.it

Il governo fascista di Ucraina presenterà la prossima settimana un disegno di legge che propone il più grande piano di privatizzazione nella storia del paese. Il neo-nazista Arseniy Yatseniuk, primo ministro del governo sorto dopo il famoso EuroMaidan, instaurato da mercenari e militanti fascisti finanziati e diretti da Washington e Bruxelles, ha annunciato, ridicolmente orgoglioso nelle sue parole, "il più ambizioso piano di privatizzazione in 20 anni".

Un gran numero di imprese statali saranno vendute al miglior offerente. Il ministro dell'Energia Yuri Prodan ha annunciato la privatizzazione di tutte le risorse energetiche con l'eccezione di alcuni oleodotti e uffici ministeriali. Il primo ministro ha aggiunto che il piano prevede la privatizzazione del 50% della Ukrneft (compagnia petrolifera di Stato) e la partecipazione del 75% in Turboatom (costruzione turbine). Anche la fabbrica del porto di Odessa è inclusa, insieme a diverse miniere.

Con questo piano l'Ucraina perderà il 60% della sua capacità industriale, un fatto senza precedenti dopo la caduta dell'Unione Sovietica.

All'epoca, gran parte dell'industria ucraina venne privatizzata, cosa che portò alla concentrazione del settore industriale nelle mani di un ristretto gruppo di oligarchi, molti dei quali - tra cui il presidente Poroshenko e leader del partito Yatseniuk - sono oggi in parlamento.

Si tratta di un nuovo piano shock neoliberista come quello sofferto dai romeni dopo il golpe che reinstaurò la barbarie capitalista nel dicembre del 1989, aggravato dopo l'entrata della Romania nell'Unione Europea. Il saccheggio che ha convertito il paese carpatico in una colonia delle potenze straniere si basò sulla privatizzazione dell'80% dell'industria in gran parte per essere distrutta e trasformare la Romania in un mercato dipendente dai prodotti tedeschi, nordamericani e francesi, la scomparsa del 60% dei posti di lavoro e tra gli altri disastri, l'emigrazione di oltre tre milioni di lavoratori.

I maggiori beneficiari della nuova ondata di privatizzazioni saranno, come è accaduto negli anni '90, i grandi gerarchi locali, oltre alle multinazionali straniere. In questa occasione, i parlamentari e le alte cariche collocate negli organi del potere politico dal golpe dello scorso febbraio, che hanno instaurato in Ucraina una ondata di terrore fascista in puro stile Germania anni '30, saranno coloro che si approfitteranno degli affari del saccheggio della ricchezza nazionale, anche a costo di impoverire gli ucraini e arricchire coloro che hanno favorito il trionfo dei banderisti e dell'ultradestra nel governo di Kiev, costringendo, attraverso i presunti aiuti del Fondo Monetario Internazionale, a vendere il paese a piccoli pezzi.

Le multinazionali straniere, che si spartiranno ovviamente la maggior parte della torta, potranno approfittare del basso costo della manodopera, delle leggi sul lavoro sempre più ristrette e della debolezza dei sindacati. Il futuro del popolo ucraino è, quindi, molto nero: come già accaduto in Romania e nel resto dei paesi annessi dall'espansionismo nordamericano e dell'Unione Europea, ciò che gli toccherà saranno più licenziamenti e tagli ai servizi pubblici.

Nel frattempo l'attuale presidente del paese, il cioccolatiere sanguinario Pedro Poroshenko, eletto dopo le elezioni tenute sotto l'attenta e minacciosa vigilanza dei militanti banderisti e di altri miliziani neonazisti, oltre ai maestri d'Occidente, continua ad applicare il suo piano di pulizia etnica nell'Ucraina orientale, al fine di sterminare i cittadini di etnia russa e in particolare, gli anti-fascisti che si sono sollevati per proteggere, come è accaduto negli anni '30 in Spagna, questo paese e forse anche la stessa Europa, dalla nuova ondata fascista che tinge sempre di più di miseria e dolore la classe lavoratrice mondiale. E per inciso, come già successo quando cadde l'Unione Sovietica, (quando Poroshenko divenne un miliardario a spese del saccheggio dell'industria sovietica ucraina negli anni '90) per riempirsi le tasche con queste ulteriori privatizzazioni, con la conseguente condanna a una maggiore miseria della classe operaia ucraina.

Ucrania: el gobierno golpista prepara el mayor plan de privatizaciones de su historia

El gobierno fascista de Ucrania presentará la próxima
El premier Arseni Yatseniuk
semana un proyecto de ley que propone el
mayor plan de privatización en la historia del país. El neonazi Arseni Yatseniuk, primer ministro del gobierno surgido tras el famoso EuroMaidan, instaurado por mercenarios y militantes fascistas financiados y teledirigidos por Washington y Bruselas, ha anunciado, ridículamente orgulloso, el, según sus palabras, "más ambicioso plan de privatización en 20 años “.

Un gran número de empresas estatales serán vendidas al mejor postor. El  ministro de Energía Yuri Prodan anunció la privatización de todos los recursos energéticos con la excepción de algunos oleoductos y oficinas ministeriales. El primer ministro agregó que el plan incluía la privatización del 50% de Ukrneft (la petrolera estatal) y de la participación del 75% en Turboatom (central hidroeléctrica). También se incluyó la fábrica del puerto de Odessa, junto con varias minas.

Con este plan Ucrania perderá el 60% de su capacidad industrial, un hecho sin precedentes desde la caída de la Unión Soviética.

En aquel entonces, buena parte de la industria ucraniana fue privatizada, lo que condujo a la concentración del sector en manos de un selecto grupo de oligarcas, muchos de los cuales – entre ellos el presidente Poroshenko y el líder del partido de Yatseniuk– se encuentran hoy en el parlamento.

Se trata de un nuevo plan de choque neoliberal como el sufrido por los rumanos tras el golpe de estado que reinstauró la barbarie capitalista en diciembre de 1989, profundizado tras la entrada de Rumanía en la Unión Europea. El saqueo que convirtió al país carpático en una colonia de las potencias extranjeras supuso la privatización del 80% de la industria, gran parte de ella para ser destruída y transformar a Rumanía en un mercado dependiente de los productos alemanes, norteamericanos o franceses, la desaparición del 60% de los puestos de trabajo y la emigración de más de tres millones de trabajadores, entre otros desastres.

Los mayores beneficiados de la ola de nuevas privatizaciones serán, como ya sucedió en los años 90, los grandes jerarcas locales, además de las multinacionales extranjeras. En esta ocasión, los parlamentarios y altos cargos colocados en los órganos de poder político por el golpe del pasado mes de febrero, que han instaurado en Ucrania una ola de terror fascista al más puro estilo Alemania años 30, serán los que se aprovechen del negocio del saqueo de la riqueza nacional, aunque sea a costa de empobrecer a los ucranianos y de enriquecer a los que han favorecido el triunfo de banderistas y ultraderechistas en el gobierno de Kiev, obligando, a través de las supuestas ayudas envenenadas del Fondo Monetario Internacional, a vender el país a trozitos.Las multinacionales extranjeras,  que se llevarán por supuesto, la mayor parte del pastel, van a aprovechar el bajo costo de la mano de obra, las leyes laborales cada vez más estrictas y la debilidad de los sindicatos. El futuro del pueblo ucraniano es, pues, muy negro:  como sucedió ya en Rumanía o en el resto de paies anexionados por el expansionismo norteamericano y la U.E., lo que toca será más despidos y recortes a los servicios públicos.

Mientras tanto, el actual presidente del país tras las elecciones celebradas bajo la atenta y amenazante vigilancia de los militantes banderistas y otros milicianos neonazis, además de los amos del oeste, el chocolatero sanguinario, Pedro Poroshenko, sigue aplicando su plan de limpieza étnica en el este de Ucrania, con el fin de exterminar a los ciudadanos de etnia rusa y, sobre todo, a los antifascistas que se han levantado para proteger, como sucedió en los años 30 en España, a este pais, y puede que además a la propia Europa, de la nueva ola fascista que tiñe cada vez más hondamente de miseria y dolor a la clase trabajadora mundial. Y de paso, como ya aconteció cuando cayó la Unión Soviética, (pues Poroshenko se hizo multimillonario a costa del saqueo de la industria soviética ucraniana tras en los años 90), para llenarse los bolsillos a costa de las nuevas privatizaciones y de, por lo tanto, la consiguiente condena a una mayor miseria de la clase obrera ucraniana.


 


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 

giovedì 24 luglio 2014

MUSICA&SOLIDARIETA' : “Cinque eroi”, la nuova canzone ska/reggae scritta da “Animali domestici” group trova consensi nei concerti/ MUSICA & SOLIDARIDAD : "Cinco héroes", la nueva canción ska / reggae escrita por el grupo “ Animales Domésticos “ encuentra consentimientos en los conciertos..


Hanno cercato di isolarci dal Mondo e tu l'hai impedito, dunque la musica può andare a braccetto con la politica””

Nelson Mandela rivolgendosi a Miriam Makeba


abbiamo imparato più da un disco di tre minuti che in tutti gli anni che abbiamo passato a scuola".



Bruce Springsteen



“…. Ma l’eversione sta nella chitarra in mano, nella gola che urla e nella testa che pensa ……”



Stefano Giaccone “Franti”



Concerto Live al Bagno  Tengram di Follonica 20 luglio 2014



MUSICA&SOLIDARIETA' : “Cinque eroi”, la nuova canzone ska/reggae scritta da“Animali domestici” group trova consensi nei concerti.





Animali Domestici, è una emergente band di Follonica alta Maremma Toscana – Italia, che in stile ska / reggae / folk è impegnata in tematiche sociali che spaziano dal mondo del lavoro alle carceri a cause internazionaliste ..arrivando perfino a mettere in musica scritti di Italo Calvino. In questi giorni di luglio stanno facendo de concerti in feste politiche in strutture turistiche.... chi li va ha vedere oltre a cover ha la piacevole sorpresa di ascoltare anche interessanti brani da loro scritti e musicati, un brano a cui non si può fare a meno di dare attenzione è “Cinque Eroi” dedicato alla causa mondiale dei Cinque Eroi Cubani , il brano parte con un ska energico per passare a momenti reggae..una buona miscela di ritmi in cui l'ascoltatore può recepire il messaggio mentre il suo corpo difficilmente potrà stare fermo .

Il gruppo è composto da cinque elementi.......Patrizio Santi alla chitarra elettrica , la giovanissima Egizia Marchetti alla chitarra acustica , Giulio Passarini chitarra , Christian Spinelli batteria , alla voce e percussioni  Gianluca Quaglierini, militante comunista internazionalista che ha avuto la possibilità di conoscere a fondo la causa essendo stato partecipe al IX coloquio per la libertà dei Cinque e contro il terrorismo di Holguin del novembre 2013 e al Internacional Commission of inquiry into the Case of the Cuban Five svoltosi in Marzo 2014 al The Low Society de Londra …... dopo il tour estivo il gruppo andrà in studio per incidere i nuovi brani , che sono tosti nel messaggio che intendono divulgare e divertenti per coloro che gli piace muoversi.....




CINQUE EROI




C'è una terra nel Caribe dal sapor di libertà

Cinque uomini difendono la storia che sarà

son partiti con coraggio son partiti all'arrembaggio

con la stella rossa in cuore per difendere l'onore.



Dalla Patria di Fidel di Camilo e di Raul

Hasta siempre Comandante e pugno sempre in su

C'è un nemico terrorista, non ci perde mai di vista

un albergo han bombardato e Di Celmo hanno ammazzato



Han deciso e sono andati , a Miami infiltrati

Per sconfiggere il nemico, io compagno te lo dico

Noi dobbiamo tutti quanti, non avere mai rimpianti

Per urlare ad alta voce, contro quel nemico atroce.


Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Un dos tre quatro Cinco heroes



Un processo un po sommario,hanno scritto su un diario

testimoni improvvisati dall'accusa indottrinati

sono stati condannati e poi dopo incarcerati

dallo Stato yanqui americano, per i Cinque alzo la mano.



Due di loro son tornati a abbracciare la famiglia

gli altri sempre son ingabbiati, questo non ci meraviglia

la giustizia americana sembra una tartaruga

ciò non vale per Carriles, lui non necessita la fuga.


Solidarietà mondiale, non è mai venuta meno

libertad para los Cinco noi per sempre chiederemo

Per Antonio, per Gerardo, per Ramon e le famiglie

grideremo con Renè con Fernando e con le figlie :



Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Un dos tre quatro Cinco heroes

Piombino 2013 Progetto Serena

Espanol :



MUSICA & SOLIDARIDAD : "Cinco héroes", la nueva canción ska / reggae escrita por el grupo “ Animales Domésticos “ encuentra consentimientos en los conciertos.





“Han tratado de aislarnos del Mundo y ti lo has impedido, pues la música puede ir junto con la política""



Nelson Mandela dirigiéndole a Miriam Makeba




“hemos aprendido más de un disco de tres minutos que en todos los años que hemos pasado a escuela."



Bruce Springsteen



“...Pero la subversión está en la guitarra en mano, en garganta que grita y en la cabeza que piensa....



Stefano Giaccone “Franti”




Animales domésticos”, es un grupo musical
emergente de Follonica Alta Maremma Toscana - Italia que con un estilo ska / reggae/folk se ocupa de temáticas sociales que van desde el mundo del trabajo a las cárceles, a causas internacionalistas, hasta a poner en música escritos de Italo Calvino.

En estos días de julio 2014 están haciendo conciertos en fiestas políticas y en estructuras turísticas....quienes irán para verlos además de “cover” tendrán la agradable sorpresa de escuchar también interesantes piezas escritas por ellos y transformadas en música. Una canción al que no se puede prescindir de darle atención es "Cinco Héroes."

Dedicada a la causa mundial de los Cinco Héroes cubanos, la pieza inicia con uno ska enérgico para pasar a momentos reggae…una buena mezcla de ritmos que no puede dejar indiferente el espectador que se sentirá obligado a mover los pies.

El grupo es compuesto por cinco elementos: Patricios Sani, guitarra eléctrica, la joven Egizia Marchetti guitarra acústica, Giulio Passarini guitarra, Christian Spinelli batería,  y voz Gianluca Quaglierini militante comunista internacionalista que tuvo la posibilidad de conocer profundamente la causa porque fue delegado al IX Coloquio por la Libertad de los Cinco y contra el Terrorismo de Holguín en el noviembre del 2013 y al Internacional Commission of Inquiry into the Case of the Cuban Five desarrollado en el marzo del 2014 en el The Low Society de Londres.

Después del tour veraniego el grupo grabará nuevas piezas, que están fuertes en los mensajes que quieren divulgar y divertidos para quién le gusta moverse......





Cinco héroes:




Hay una tierra en el Caribe con sabor de libertad

Cinco hombres defienden la historia que vendrá

partieron con ánimo partieron al abordaje

con la estrella roja en el corazón para defender el honor.



De la Patria de Fidel de Camilo y Raúl

Hasta siempre Comandante y puño siempre en alto

Hay un hostil terrorista, nunca nos pierde de vista

un hotel bombardearon y Di Celmo mataron



Con decisión se fueron, a Miami infiltrados

para derrotar al enemigo, yo compañero te lo digo

todos nosotros no debemos nunca tener miedo

para gritar con perentoria voz, contra aquel enemigo atroz



Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco
Un dos tres cuatro Cinco héroes



Un proceso más que sumario, escribieron en un diario 
testigos improvisados por la acusación adoctrinados
fueron condenados y luego después encarcelados 
por el Estado yanqui americano, por los Cinco levanta la 
mano.



Dos de ellos han regresados a abrazar la familia

los otros siempre están enjaulados, esto no nos maravilla

la justicia americana parece una tortuga

pero no vale por Carriles, él no necesita fuga



Solidaridad mundial, nunca vino de meno

libertad para los Cinco por siempre nosotros pediremos

Para Antonio, para Gerardo, para Ramón y las familias

gritáremos con Renè con Fernando y con las hijas



Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Libertad para los Cinco

Un dos tres cuatro Cinco héroes





Per la traduzione si ringrazia l'amica&compagna  Giornalista IDA GARBERI della Redazione di Prensa Latina, Cubadebate, Ribelion....

http://it.cubadebate.cu/notizie/2012/02/21/ida-garberi-giornalista-italiana-cuba-e-parte-di-me-o-per-meglio-dire-sono-gia-parte-del-suo-popolo/





Info gruppo “Animali Domestici” :

gianlucaquaglierini@gmail.com

Festa di Liberazione Pinetina Riotorto 2013

Gianluca e Millena Con Ricardo Alarcon de Quesada  a Londra Marzo 2014




Novembre 2013 Holguin -Cuba IX Coloquio per i Cinque ncontro con Rene Gonzalez