Mi fa oltremodo piacere diffondere questa intervista a Ida Garberi, giornalista di Prensa Latina e Cubadebate che ritengo un'amica e soprattutto una compagna vera, se a Cuba la conoscerete capirete subito la dignità e i grandi valori che possiede, un giorno seduti in un bar della Rampa all'Avana, davanti ad una cerveza Bucanero,
non lesinò giuste critiche alla sinistra Italiana,... mi disse che sarebbe tornata in Italia solo se ci fosse stata una lotta vera per cambiare lo stato delle cose, ...vista l'Italia di adesso, visto la gente, o meglio le pecore che vi abitano, credo che un suo rientro sarà molto difficile a breve scadenza... (By "Sandino" del gruppo amici Cuba "Italo Calvino Piombino e CSIAM)
Ida Garberi, giornalista italiana:"Cuba è parte di me, o per meglio dire,sono già parte del suo popolo"
Ida Garberi è un’amica di Boltxe*, di quelle amiche affettuose che Boltxe ha in tutto il pianeta. È una cittadina italiana molto speciale che vive da anni a Cuba e che lavora per Prensa Latina e Cubadebate. Infaticabile rivoluzionaria, viaggiatrice ed internazionalista, dà risposta a varie domande che gli abbiamo fatto.
- Ida, per incominciare, affinché i lettori conoscano la tua traiettoria, commentaci perché hai deciso di abbandonare l’Italia europea e suppostamente prospera per stabilirti nella Cuba rivoluzionaria?
-Bhé, per i miei ideali di sinistra e comunisti. Io non ho paura di dichiararmi così, al contrario di molti europei che conosco; credo che determinati ideali sono sempre validi, non crollano coi muri, sono gli uomini o le donne quelli e quelle che falliscono nell’applicarli alla realtà… Nel 1999 decisi che l’Europa era troppo soffocante per me, che il capitalismo stava giustiziando il mio popolo e volli vivere il socialismo di Cuba, l’unico mondo migliore possibile.
Ora per me sarebbe impossibile ritornare a vivere in Italia, già Cuba è parte di me, sta dentro me… o per meglio dire, sono già parte del suo popolo.
- 53 anni sono trascorsi dal trionfo della rivoluzione… dicci, che radiografa faresti dell’attuale stato della stessa?
-Guarda, mi piacciono le misure che Raul Castro ed il Partito Comunista di Cuba hanno deciso nel Congresso e nella Conferenza. La tensione che abbiamo nel paese è tra le necessarie trasformazioni economiche, d’accordo con i tempi, e le resistenze interne di determinati spazi di potere intermedio. È un binomio classico, corrispondente alla lotta tra coloro che, lealmente, desiderano migliorare il processo socialista e certe caste burocratiche che vedono menomare, coi cambiamenti, le loro piccole e medie quote di potere.
Come lavoratrice della stampa, per esempio, credo che siano fondamentali le parole di Raul Castro al termine della Conferenza del Partito:
“È necessario incentivare un maggiore professionismo tra i lavoratori della stampa, compito nel quale siamo sicuri conteremo con l’appoggio dell’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC), dei mezzi di comunicazione e degli organismi e delle istituzioni che devono tributare informazioni fedeli ed opportune per, tra tutti, con pazienza ed unità di criterio, perfezionare ed elevare continuamente l’effettività dei messaggi e l’orientazione ai compatrioti”.
“Allo stesso tempo, la conformazione di una società più democratica contribuirà anche a superare atteggiamenti simulanti ed opportunisti sorti, sotto la protezione della falsa unanimità e del formalismo nel trattamento di differenti situazioni della vita nazionale”.
“È necessario abituarci tutti a dire la verità di fronte, guardandoci negli occhi, divergere e discutere, divergere perfino con quello che dicono i capi, quando consideriamo che abbiamo ragione, come è logico, nel posto adeguato, nel momento opportuno ed in forma corretta, cioè, nelle riunioni, non nei corridoi. Bisogna essere disposti a provocarci dei problemi difendendo le nostre idee ed affrontando con fermezza quanto fatto male.”
-Le nuove misure economiche proposte dal governo di Raul, che livello di successo stanno avendo dalla tua prospettiva e che livello di accettazione hanno nella popolazione?
-Io credo che il popolo sia molto contento dei cambiamenti, ogni giorno aumentano i lavoratori autonomi, i cubani e le cubane aderiscono ai prestiti delle banche per riparare le case… Raul ha esperienza di un’economia di guerra, per questo motivo continua a lavorare senza fretta ma senza pausa, per continuare a costruire, dal momento che si è fatto molto… però anche, manca ancora molto da fare.
-Che rotta consideri che sta seguendo il processo rivoluzionario? Credi che Cuba tenta di imitare qualche modello straniero come il cinese od il vietnamita…?
-Io credo che Cuba, mentre alcuni fanno resistenza al cambiamento ed altri superano gli ostacoli per proseguire, il paese continua ad incontrare strade proprie per uscire dal pantano burocratico. Io credo come Galeano che sarà più presto che tardi, “perché la burocrazia si riproduce ripetendosi, ma le rivoluzioni, quando sono vere, si moltiplicano trasformandosi.”
- Inevitabilmente Fidel per ragioni di età decederà… Come vedi la Cuba post-Fidel?
- Bhé, stiamo già nella Cuba post Fidel e mi sembra che il paese stia dimostrando che possa proseguire grazie alla strada che lo stesso Comandante in Capo tracciò.
E’ stato lo stesso comunista Fidel che ci ha avvisato alla fine del 2005: segnalò che la Rivoluzione può arrivare ad essere reversibile per i nostri errori… per questo le nuove relazioni di produzione dovranno crearsi con una nuova coscienza nella misura in cui i lavoratori si riconoscano come attori, direttori e padroni della produzione materiale, perché il socialismo di oggi non è solo distribuzione, è una rinnovatrice forma di produrre. E sempre ricordando Fidel, sono convinta che prima trionferà una rivoluzione socialista negli USA che una controrivoluzione in Cuba.
-Sei stata in Honduras dopo il golpe di stato del 2009… dicci come stanno ora le cose nel paese centroamericano e se credi che i golpisti hanno raggiunto i loro obiettivi.?
-Sinceramente io credo che il ritorno di Mel Zelaya nel maggio del 2011, negoziata poco prima dallo stesso ex presidente nell’accordo di Cartagena de Indias, abbia avuto una contropartita polemica dentro il Fronte: il riconoscimento della legittimità del Governo di Porfirio Lobo, sbloccando il reingresso dell’Honduras nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Dopo il ritorno di Zelaya, nel Fronte di Resistenza si crearono due spazi: quello che scommette sulla via elettorale, e lo spazio rifondazionale, che mantiene la Costituente come primo obiettivo e considera che non ci sono le condizioni per presentarsi a nessuna elezione.
Chi opta per continuare a lottare per una Costituente bisogna segnalare che non appoggia per niente l’uso delle armi, vuole fermare il paese con un’occupazione pacifica. Presentando un partito nelle prossime elezioni ci si sta muovendo coi tempi dei golpisti. Sono convinta che sia un errore, perché il potere popolare non si costruisce dai governi, si costruisce dalle basi. La mia paura è che la riforma costituente, la reclamata Rifondazione del paese, rimanga sempre di più in un secondo piano.
Come pensare di andare alle elezioni finché continua l’impunità totale e l’oligarchia golpista controlla la Corte Suprema di Giustizia, la Procura, il Congresso ed il Tribunale Elettorale?…
Ho fede che il popolo honduregno non è più lo stesso, che crebbe enormemente che non può fermarsi nel suo cammino rivoluzionario… che come diceva il Che Guevara: “Perché questa gran umanità ha detto ‘Basta! ‘ ed ha cominciato a camminare. E la sua marcia, di gigante, non si fermerà oramai fino a conquistare la vera indipendenza, per la quale sono morti già inutilmente più di una volta. Ora, in ogni caso, quelli che muoiano, morranno come quelli di Cuba, quelli di Playa Giron, morranno per la loro unica, vera ed irrinunciabile indipendenza.”
-Consideri che l’evoluzione di altri processi come quello dell’Ecuador o del Venezuela, sono verso il socialismo o pensi che possano rimanere a metà strada?
-Io penso che il socialismo in un solo paese non può sopravvivere, è indispensabile che le rivoluzioni che abbiamo ora in America Latina si approfondiscano completamente fino al socialismo o tutti perderemo. Non possiamo cedere né un tantino così all’imperialismo, è indispensabile, per me, non cedere al fascismo riformista, bisogna seguire l’esempio di Fidel che ruppe definitivamente con l’imperialismo. Affinché il popolo oppresso sia il vero padrone del suo futuro deve ascoltare Martì: fa molto danno in questo mondo la vigliaccheria; fa molto danno la lirica governativa e la politica importata.
-In generale e per la tua esperienza in Prensa Latina, tra gli altri mezzi di comunicazione, come vedi la prospettiva di lotta dei popoli d’America?
Voglio dirti che l’ultimo Vertice dell’ALBA mi ha fatto sentire molto ottimista, anche la creazione della CELAC è un evento molto importante per camminare fino ad un’unità dei popoli dell’America Latina, senza gringo imperialisti infiltrati tra noi. Ora è importante che i popoli, dal basso ed a sinistra, facciano ascoltare le loro voci, non hanno mai avuto un’opportunità come quella di oggi, non possiamo permettere che ci strappino i sogni, mai. Bisogna agire, perché credo che America Latina, in questo mondo di pazzi disposti a tirare la “bomba finale del mondo”, ha la responsabilità di dimostrare che l’unico mondo possibile è il socialismo. Se fallisce… non credo che ci sia una seconda possibilità.
- Ida, sei comunista come noi ed abbiamo un capitalismo che ogni giorno si assomiglia sempre più alle barbarie che ha narrato Rosa Luxemburgo… Pensi che tutto questo condurrà al socialismo o al contrario i popoli sono stati sufficientemente anestetizzati dal capitale?
-Non credo che i popoli siano anestetizzati, al contrario, perfino Internet è diventato più rosso…altrimenti perché cercare una “SOPA” per farci tacere???? Il punto sarà non permettere che gli infiltrati, gli opportunisti, i corrotti possano interrompere questa voglia di gridare e ribellarsi dei popoli, dobbiamo fare un’integrazione rivoluzionaria contando moltissimo solo sui rivoluzionari veri. Non dobbiamo chiedere permesso, dobbiamo agire ed esigere che i governi abbiano posizioni interne più radicali a beneficio dei loro popoli per potere ottenere la tanto rimpianta integrazione.
-Un’ultima domanda, sappiamo che sei sempre molto occupata…Da Cuba, come vedi il processo per la sovranità e per il socialismo di Euskal Herria?
-Come tutti i popoli oppressi, il popolo basco ha perso la sua sovranità e la sua identità a causa della divisione che hanno deciso due potenze colonialiste. Sappiamo che il capitalismo cercherà sempre la forma di incolpare gli innocenti e gli oppressi, di nascondere la realtà dietro bugie comode.
Spero che il popolo basco possa reclamare la sua sovranità perché la sua indipendenza è il primo passo per un vero socialismo, dove i valori che si generano possano proporzionare risultati sociali ed ecologici più efficaci e, simultaneamente, i frutti dei miglioramenti economici siano ripartiti nella forma più equilibrata possibile. Per terminare, ti cito alcune frasi del Che Guevara, dal suo scritto “Il socialismo e l’uomo in Cuba”, sono del 1965, ma dopo 47 anni continuano ad essere più che vigenti: “Per costruire il comunismo, simultaneamente con la base materiale bisogna fare l’uomo nuovo. Da lì deve essere molto importante scegliere correttamente lo strumento di mobilitazione delle masse. Questo strumento deve essere di indole morale, fondamentalmente, senza dimenticare un corretto utilizzo dello stimolo materiale, soprattutto di natura sociale… La strada è lunga e piena di difficoltà. A volte, per perdere la rotta, bisogna retrocedere; altre volte, per camminare troppo rapidamente, ci separiamo dalle masse; in altre occasioni per farlo lentamente, sentiamo l’alito di quello che ci sta pestando i talloni. Nella nostra ambizione di rivoluzionari, tentiamo di camminare tanto rapidamente quanto sia possibile, facendo un cammino, ma sappiamo che dobbiamo nutrirci della massa e che questa potrà avanzare più rapido solo se l’incoraggiamo col nostro esempio.”
-Bhé grazie per la tua gentilezza, sai che per Boltxe sei una persona molto speciale e che questa sarà sempre la tua casa. Ti salutiamo molto affettuosamente e come ha detto il nostro Che… Hasta la victoria sempre.
*Boltxe è una pubblicazione basca
tratto da Post n°216 pubblicato il Marzo 2012 da tigrilla37
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