giovedì 31 gennaio 2013

La gioventù cubana è un arcobaleno molto diversificato-La juventud cubana es un arcoiris muy diverso


La gioventù cubana è un arcobaleno molto diversificato

Cubainformacion| cubainformacion.tv
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/01/2013

Intervista a Leira Sánchez Valdivia, responsabile delle Relazioni Internazionali dell'Unione dei Giovani Comunisti di Cuba, a cura di cubainformacion.tv

- Poiché tutti i media internazionali danno una versione molto distorta, sia della gioventù cubana che delle organizzazioni del paese, come è possibile spiegare a chi sta all'estero, permeabile ai miti mediatici, cos'è la UJC e il suo ruolo nella società cubana?

- La UJC è un'organizzazione politica, l'ala giovanile del Partito Comunista di Cuba, con più di 50 anni di lavoro. Ha due responsabilità principali: una responsabilità statale, come affermato nella Costituzione della Repubblica, all'articolo 6, dove si riconosce l'UJC come responsabile di rappresentare la gioventù del paese, con piena capacità di contribuire alla costruzione del nostro sistema socialista; ed è anche l'organizzazione politica giovanile del nostro Partito.

La nostra organizzazione è attualmente composta da più di 400.000 giovani militanti. Si è dovuta articolare con le nuove generazioni per poter contribuire alla formazione professionale, all'orientamento vocazionale, in modo che ognuno degli interessi risponda alle richieste e esigenze della Rivoluzione oggi. I temi discussi nel nostro IX Congresso sono strettamente legati al ruolo che l'organizzazione deve sviluppare per essere in grado di raggiungere l'efficienza economica in ogni posto di lavoro, in ogni campo coltivato. Ci sono stati più di 30.000 giovani che hanno beneficiato della legge 2/59 della consegna della terra in usufrutto, per esempio.

Abbiamo diversi movimenti, uno di essi è quello delle Brigate Tecniche Giovanili, che si articola con tutti i giovani del settore produttivo fino ai 35 anni di età, che ha la missione di far si che i giovani si avvicinino a una crescita permanente, alla formazione vocazionale, essendo adesso lavoratori. C'è anche la Brigata Giovanile Contadina, un movimento che non è emerso in parallelo all'Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori (ANAP), ma la necessità propria di avere i giovani delle zone rurali identificati, impegnati, ci ha portato a formare questo gruppo, che ci permette inoltre di salvare le tradizioni culturali dei nostri mambises [ndr, guerriglieri cubani e filippini che nel XIX secolo hanno partecipato alle guerre di indipendenza di Cuba e Filippine] che rispondono all'eredità storica della Rivoluzione Cubana. Pertanto ritengo che la nostra Organizzazione sia in corrispondenza con ogni tappa storica della stessa.

Gli organismi dell'Amministrazione Centrale dello Stato riconoscono nell'UJC l'organizzazione responsabile di rappresentare i giovani e gli studenti del paese. Nel documento di base approvato nell'ultima Conferenza Nazionale del Partito, è stato dato un ruolo centrale all'UJC, e conferma che è la volontà del partito e del nostro Stato rispondere in modo differente alla gioventù.

- I media internazionali disegnano una Cuba e un processo rivoluzionario senza rilievo storico. Qual è il ruolo delle nuove generazioni, non solo dell'UJC, in questo rilievo e per l'immediato futuro?

- Penso che a questa domanda si debba rispondere guardando ai 54 anni della Rivoluzione. Ci sono giovani leader nelle direzioni territoriali di governo, nelle nostre organizzazioni che sono riflesso di questa continuità storica. Sono 53 anni che puntiamo sulla continuità della Rivoluzione, sviluppando tutte le nostre organizzazioni studentesche, le nostre organizzazioni sociali e la nostra organizzazione politica. Credo che la continuità sia assicurata dalla capacità che ha avuto la Rivoluzione di formare i propri dirigenti in modo che oggi ci siano giovani nei posti chiave del paese. Abbiamo sempre avuto possibilità, nel Parlamento cubano, nel paese con le nostre organizzazioni sociali, dove vi sono molti giovani che le dirigono. L'abbiamo dimostrato nella nostra capacità di dirigere con assoluta autonomia le nostre organizzazioni studentesche, i Pionieri, la FEU, o la FEEM.

- Il presidente Raul Castro ha enfatizzato molto, negli ultimi tempi, la cultura della differenza, di diversità di opinioni, di costruire da differenti posizioni una unità superiore. Come si lavora su questo nella UJC?

- Ciò che ha caratterizzato l'Organizzazione è il dialogo con le sue basi e questo significa che ogni leader studentesco o giovanile lo è nella misura della capacità di scambiare, di rappresentare e di garantire che il suo nucleo giovanile partecipi, si mobiliti e sia impegnato.

Lo sguardo giovanile alla discussione delle linee guida del Partito è stata critico ma accurato, impegnato, di fiducia nel futuro della Rivoluzione. Non usiamo il metodo di segregare chi non è d'accordo. Quello che però abbiamo ben chiaro è che non possiamo far concessioni sui principi, perché essi disciplinano le norme sociali. Questo lo abbiamo applicato fin dalla genesi stessa dell'UJC ma diventa sempre più necessario rafforzarlo, capirlo, implementarlo. Siamo in una società molto più diversificata, molto più arcobaleno, in mezzo a un mondo molto più diverso, con un livello di influenza dei media molto intenso, in cui ogni giovane deve decidere le posizioni che assume.

Tutti i movimenti giovanili sono aperti a tutti i giovani fino ai 35 anni di età, e dobbiamo essere in grado di dialogare con l'associazione che raggruppa l'avanguardia artistica e culturale giovane, di parlare con gli scienziati che si trovano all'interno delle Brigate tecniche giovanili, per parlare con i contadini che sono dentro le brigate giovanili contadine, essendo settori completamente diversi. Dobbiamo avere la capacità di dialogo e, dentro la stessa, continuare ad agire come organizzazione reggente e politica.

- Come funziona l'UJC con quei settori della gioventù cubana non tanto contrari al processo rivoluzionario, ma indifferenti, che non ci credono?

- Voglio partire da un criterio molto personale: i cosiddetti "settori informali" della gioventù è importante averli studiati, sapere ciò che li muove, perché non è un segreto che ci sia una politica di sovversione ideologica nei confronti della Rivoluzione cubana, che si rivolge specificamente a influenzare le giovani generazioni della Rivoluzione, insistendo sul fatto che questa generazione sarà quella che abbandonerà la Rivoluzione cubana.

Ma non esiste "marchio" alcuno in quanto ognuno è di un settore diverso, perché qualcuno rappresenta questo tipo di movimento o questo un altro. In realtà, questi giovani interagiscono in un modo o nell'altro in una organizzazione studentesca, in uno spazio istituzionale, in una scuola, in un quartiere, in cui vi sono le organizzazioni sociali, le organizzazioni studentesche, e il modo che abbiamo di agire è quello di riconoscerli come parte di tutto questo arcobaleno che è la società cubana, e che non sfugge dallo stesso arcobaleno delle società del mondo. Ha a che fare con lo sviluppo che ha avuto il mondo, con la globalizzazione delle culture emergenti e anche di pseudoculture. A Cuba non si sfugge a questo tipo di manifestazioni, non siamo un urna di cristallo, le abbiamo e bisogna accettarle.

Dopo venti anni di "periodo speciale" di una profonda crisi economica che ha colpito a fondo il nostro paese, gli spazi ricreativi erano molto vulnerabili, e abbiamo creato nuovi spazi, feste universitarie del libro e della lettura, festival del libro per tutto il popolo, festival culturali, il movimento di artisti dilettanti, ecc. Nella misura in cui noi andiamo recuperando economicamente, più possibilità abbiamo di poter coprire la domanda culturale e di intrattenimento per tutta la popolazione, giacché non è l'unico e esclusivo problema della gioventù cubana.

La Rivoluzione cubana, purtroppo, non ha potuto svilupparsi normalmente in campo economico, politico e sociale, perché per 54 anni abbiamo avuto la presenza del blocco ostile e genocida, che ha fortemente lacerato il pieno sviluppo della gioventù a Cuba.

- L'UJC ha oltre 400.000 militanti ed è un'organizzazione il cui ingresso è volontario ma selettivo. Spiegaci questo.

- Bisogna partire dal principio che l'UJC è un'organizzazione d'avanguardia e, pertanto, non siamo una organizzazione di massa. Bisogna capire che significa l'UJC come organizzazione giovanile del Partito, come organizzazione d'avanguardia all'interno della gioventù cubana, nella quale si necessita sempre che stiano coloro che hanno maggiori capacità di condurre i principi della Rivoluzione, per far si che il resto dei giovani abbiamo uno sguardo certo verso la Rivoluzione. Per questo è volontaria ma anche selettiva, perché non si può avere una militanza forzata nell'UJC, vale a dire, che non si forma una squadra di militanti comunisti in una scuola, o in qualsiasi posto di lavoro, questo avviene perché ogni giovane decide di essere militante dell'UJC. Il militante dell'UJC deve articolarsi come un giovane esemplare nel centro studentesco, sul posto di lavoro così come lo deve essere nella sua comunità, se ciò non avviene nella sua comunità, è limitato per esser un giovane d'avanguardia.

Nella misura in cui la nostra organizzazione riconosce in sé i migliori giovani cubani, sta anche riconoscendo i migliori membri del Partito per il futuro e garantisce in tal modo chiarezza e certezza che il Partito, che naturalmente è composto dal popolo, deve continuare ad essere l'avanguardia politica del popolo cubano.

- In una recente intervista con il Primo Segretario dell'UJC, che era un testo molto interessante per l'autocritica, afferma che l'UJC ha sofferto a volte di settarismo e formalismo, alcuni mali contro i quali si sta lottando.

- Il nostro Presidente Raul Castro è stato il primo che, dal 2008, sta chiedendo al popolo di essere molto più aperto alle discussioni, di accettare che ci siano delle differenze. I metodi che abbiamo stabilito possono darci la possibilità di essere rigidi nell'applicazione di alcune politiche. Bisogna continuare a insegnare alla gioventù che cosa significa lavorare nella diversità, rompendo lo schematismo e il settarismo, perché siamo responsabili di garantire l'unità del popolo cubano in pochi anni. La società che abbiamo oggi è molto più diversificata e molto più variabile di quella che avevamo venti anni fa, allo stesso modo che è sopravvissuta la Rivoluzione, che ha dovuto superare tutti gli attacchi per aver affermato 54 anni fa: "ci costituiamo come Rivoluzione Cubana e questi sono i nostri principi".

Stiamo facendo in modo che tutto il nostro popolo partecipi e che lo faccia da un attitudine cosciente, critica e costruttiva verso la nostra Rivoluzione. Proseguiamo prendendo misure per poter modificare e contribuire a questo cambiamento di mentalità, a partire dagli accordi del VI Congresso del PCC. E' necessaria la trasformazione e il cambiamento del nostro modo di reagire davanti ai fenomeni che abbiamo nella nostra società, che naturalmente nella gioventù acquisiscono una tonalità di colori più ampia.

Intervista: Joseph Manzaneda
Trascrizione / Redazione: Maite Sanchez


La juventud cubana es un arcoiris muy diverso

- Dado que todos los medios internacionales dan una versión muy sesgada, tanto de la juventud cubana como de las organizaciones del país, ¿cómo explicarías a ese público que está en el exterior, permeable a los mitos mediáticos, lo que es la UJC y su papel en la sociedad cubana?
- La UJC es una organización política, el ala juvenil del Partido Comunista de Cuba, con más de 50 años de trabajo. Tiene dos responsabilidades fundamentales: una responsabilidad estatal, porque está indicado en la Constitución de la República, en el artículo 6, donde se reconoce a la UJC como la responsable de representar a la juventud del país, con la capacidad plena de contribuir en la edificación de nuestro sistema socialista; y además, es la organización política juvenil de nuestro Partido.
Nuestra Organización está formada en la actualidad por más de 400.000 jóvenes militantes. Se ha tenido que articular con las nuevas generaciones para poder contribuir en la formación profesional, en la orientación vocacional, en que cada uno de los intereses responda a las demandas y necesidades que tiene hoy la Revolución. Los temas que discutimos en nuestro IX Congreso están muy relacionados con el papel protagónico que tiene que desarrollar la Organización, en aras de poder lograr una eficiencia económica en cada puesto de trabajo, en cada campo de cultivo. Han salido más de 30.000 jóvenes que se han acogido a la Ley 2/59 de la entrega de la tierra en usufructo, por ejemplo.
Tenemos distintos movimientos, uno de ellos es el de las Brigadas Técnicas Juveniles, que se articula con todos los jóvenes del sector productivo hasta los 35 años de edad, que tiene la misión de que los jóvenes se aproximen de manera permanente a la superación, a la formación vocacional, ya siendo trabajadores. Está también la Brigada Juvenil Campesina, que es un movimiento que no surge en paralelo a la Asociación Nacional de Agricultores Pequeños (ANAP), pero la propia necesidad de tener a los jóvenes campesinos identificados, comprometidos, nos llevó a formar este grupo, que nos permitiera también rescatar las tradiciones culturales de nuestros mambises que responden al legado histórico de la Revolución cubana. Por tanto creo que nuestra Organización ha estado en correspondencia con cada etapa histórica de la misma.
Los organismos de la Administración Central del Estado reconoce en la UJC la organización responsable de representar a los jóvenes y estudiantes del país. En el documento base aprobado en la última Conferencia Nacional del Partido, se le ha dado un papel protagónico a la UJC, y ratifica que es una voluntad del Partido y de nuestro Estado atender diferenciadamente a la juventud.
- Los medios internacionales dibujan una Cuba y un proceso revolucionario sin relevo histórico. ¿Cuál es el papel de las jóvenes generaciones, no solo de la UJC, en este relevo y en este futuro inmediato?
- Creo que esa pregunta uno la debe responder mirando a los 54 años que tiene la Revolución. Hay líderes jóvenes en las direcciones territoriales de gobierno, en nuestras organizaciones que son reflejo de esa continuidad histórica. Llevamos 53 años apostando por la continuidad de la Revolución, se han ido desarrollando todas nuestras organizaciones estudiantiles, nuestras organizaciones sociales y nuestra propia organización política. Creo que la continuidad está asegurada por la capacidad que ha tenido la Revolución de formar a sus líderes para que hoy haya gente joven en puestos clave del país. Hemos tenido siempre posibilidades, en el Parlamento cubano, en el barrio con nuestras organizaciones sociales, donde hay muchos jóvenes que las dirigen. Lo demostramos en la capacidad que tenemos de dirigir con absoluta autonomía nuestras propias organizaciones estudiantiles, léase los Pioneros, la FEU, o la FEEM.
- El presidente Raúl Castro ha enfatizado mucho, en los últimos tiempos, la cultura de la discrepancia, de la diversidad de opiniones, de construir desde diferentes posiciones una unidad superior. ¿Cómo se trabaja esto dentro de la UJC?
- Lo que ha caracterizado a la Organización es el diálogo con sus bases y esto significa que cada líder estudiantil o juvenil lo es en la medida en la que tenga capacidad para intercambiar, para representar y para lograr que su núcleo juvenil participe, se movilice y esté comprometido.
La mirada juvenil ante la discusión de los lineamientos del Partido fue crítica pero certera, comprometida, de confianza en el futuro de la Revolución. No utilizamos el método de segregar al que no esté de acuerdo. Lo que sí tenemos que tener claro es que no nos podemos permitir hacer concesiones con los principios, porque ellos rigen las normas sociales. Algo que hemos aplicado desde la misma génesis de la UJC pero que se hace más necesario reforzar, entender, implementar. Estamos en una sociedad mucho más diversa, mucho más arcoíris, en medio de un mundo mucho más diverso, con un nivel de influencia con los medios muy intenso, en el cual cada joven tiene que decidir las posturas que asume.
Todos los movimientos juveniles son abiertos a todos los jóvenes hasta los 35 años de edad, y debemos tener capacidad para dialogar con la asociación que agrupa a la vanguardia artística y cultural joven, para hablar con los científicos que están dentro de las brigadas técnicas juveniles, para hablar con los campesinos que están dentro de las brigadas juveniles campesinas, siendo sectores totalmente diferentes. Tenemos que tener una capacidad de diálogo y, dentro de la misma, seguir erigiéndonos como organización rectora y política.
- ¿Cómo trabaja la UJC con aquellos sectores de la juventud cubana no tanto contrarios al proceso revolucionario, pero sí indiferentes, incluso descreídos?
- Voy a partir de un criterio muy personal: a los llamados “sectores informales” de la juventud es importante tenerlos estudiados, saber qué les mueve, porque para nadie es un secreto que existe una política de subversión ideológica hacia la Revolución cubana que va dirigida específicamente a influir en la generación más joven de la Revolución, conminando a que esta generación sea la que entregue la Revolución cubana.
Pero no existe “marca” alguna que pongamos porque alguien sea de un sector diferente, o porque alguien represente a este tipo de movimiento o a este otro. De hecho, estos jóvenes interactúan de una manera u otra en una organización estudiantil, en un espacio institucional, en una escuela, en un barrio, donde están las organizaciones sociales, las organizaciones estudiantiles, y la manera que tenemos de actuar es la de reconocerlos como parte de todo ese arcoiris que es la sociedad cubana, y que no escapa al mismo arcoiris que tienen las sociedades del mundo. Tiene que ver con el desarrollo que ha tenido el mundo, con la globalización de culturas emergentes y también de pseudoculturas. En Cuba no escapamos a este tipo de manifestaciones, no somos una urna de cristal, las tenemos y hay que aceptarlas.
Tras veinte años de “período especial”, de una profunda crisis económica que tocó fondo en nuestro país, los espacios de recreación fueron muy vulnerables, y hemos ido creando nuevos espacios, festivales universitarios del libro y la lectura, festivales del libro para todo el pueblo, festivales culturales, el movimiento de artistas aficionados, etc. En la medida en que vayamos recuperándonos económicamente, más posibilidades tendremos para poder cubrir la demanda cultural y de ocio de toda la población, ya que no es única y exclusivamente problema de la juventud cubana.
La Revolución cubana, lamentablemente, nunca ha podido desarrollarse normalmente en el orden económico, político y social, porque hemos tenido durante 54 años la presencia del bloqueo hostil y genocida, que ha lacerado vertiginosamente el desarrollo pleno de la juventud en Cuba.
- La UJC tiene más de 400.000 militantes y es una organización cuyo ingreso es voluntario pero selectivo. Explícanos esto.
- Hay que partir del principio que la UJC es una organización de vanguardia y por ello no somos una organización masiva. Pasa por entender qué significa la UJC como organización juvenil del Partido, como organización de vanguardia dentro de la juventud cubana, en la que se necesita siempre que estén los que tengan más capacidad de liderar los principios de la Revolución, que nos corresponde contribuir a que el resto de los jóvenes tengan una mirada acertada hacia la Revolución. Por eso es voluntaria y también selectiva, pues no puede haber una militancia en la UJC obligada, es decir, que no se forma a un pelotón de militantes comunistas en una escuela, o en ningún centro de trabajo, sino que pasa porque cada joven decida ser militante de la UJC. El militante de la UJC tiene que articularse como un joven ejemplar en el centro estudiantil, en el laboral y también lo tiene que ser en su comunidad, si eso no pasase en su comunidad, lo limita para ser ese joven de vanguardia.
En la medida en que nuestra organización reconozca en sí a los mejores jóvenes cubanos, está también reconociendo a los mejores miembros del Partido en el futuro y asegura por tanto la claridad y la certeza de que el Partido, que por supuesto está conformado por el pueblo, tiene que seguir siendo la vanguardia política del pueblo cubano.
- En una entrevista reciente a la Primera Secretaria de la UJC, que era un texto muy interesante por lo autocrítico, decía que la UJC había adolecido en algunos momentos de sectarismo y formalismo, unos males contra los que estáis luchando.
- Nuestro presidente Raúl Castro ha sido el primero que, desde el año 2008, está pidiendo al pueblo que sea mucho más abierto en las discusiones, que acepte que hay discrepancias. Los métodos que teníamos establecidos podían darnos la posibilidad de ser rígidos en la aplicación de algunas políticas. Se tiene que seguir enseñando a la juventud qué significa trabajar en la diversidad, romper con el esquematismo y con el sectarismo, porque somos los responsables de asegurar la unidad del pueblo cubano dentro de unos años. La sociedad que tenemos hoy es mucho más diversa y mucho más cambiante que la que tuvimos veinte años atrás, de la misma manera que ha tenido que subsistir la Revolución, que ha tenido que sobreponerse a todos los embates por haber dicho hace 54 años: “vamos a constituirnos como Revolución cubana y éstos son nuestros principios”.
Nosotros estamos abocados a que todo nuestro pueblo participe y lo haga desde una actitud consciente, crítica y constructiva hacia nuestra Revolución. Estamos en el camino de poder seguir dando pasos para poder modificar y contribuir a este cambio de mentalidad, a partir de los acuerdos del VI Congreso del PCC. Es necesaria la transformación y modificación de nuestra manera de actuar ante los fenómenos que tenemos en nuestra sociedad, que por supuesto en la juventud adquieren un matiz de colores más amplio.
Entrevista: José MANZANEDA
Transcripción/redacción: Maite SÁNCHEZ


Leira Sánchez Valdivia, responsable de Relaciones Internacionales de la Unión de Jóvenes Comunistas de Cuba. Hablamos sobre el relevo histórico en Cuba y sobre la cultura del debate y la discrepancia en la Unión de Jóvenes Comunistas (UJC) con su responsable de Relaciones Internacionales.

Immagini da internet inserite da autore blog

Nessun commento:

Posta un commento