domenica 29 luglio 2012

LA PROVA CHE I MEDIA DI REGIME SONO CONTROLLATI


QUELLO CHE ACCADE NELLA  "grande democrazia" deglI STATI UNITI PER GLI INTERNAZIONALISTI NON E' UNA NOVITA', mA QUESTO ARTICOLO valE la pena di essere diffuso (sandino)
 
LA PROVA CHE I MEDIA DI REGIME SONO CONTROLLATI
 
22 luglio 2012
Esclusivo: Joseph Farah brucia i 'giornalisti' che 'vendono il loro spirito etico e morale'

La scorsa settimana sul New York Times è stata resa una confessione piuttosto sommessa che merita di essere urlata per tutto il paese di modo che ogni americano comprenda che cosa legge nella "stampa" – e uso questa parola in modo davvero inesatto – di regime ultra-controllata, diretta dal governo.
L'ammissione è arrivata nella forma di un articolo di Jeremy Peters sulla pagina di politica del Times del 16 luglio. Sto aspettando che altri la mettano in evidenza, la discutano, la dibattano, esprimano su di essa emozione violenta ed esasperazione. Ma ho aspettato per niente.
Ciò che questa scioccante storia rivela è che persino io – uno dei capi dei nuovi media e profugo dalla macchina della propaganda controllata dallo stato – sottostimavo l'assoluta e totale corruzione della eufemisticamente chiamata "stampa mainstream".
Dimostra che la maggior parte – membri dell'establishment dei media stampati con accesso alla Casa Bianca sottomettono la loro copia ai funzionari del governo per la recensione, la "correzione" e l'approvazione prima che raggiunga il popolo americano!
Persino la "progressista" editorialista di WND Ellen Ratner concorda – i media sotto un incantesimo!
Se pensate che stia esagerando, qui ci sono alcuni estratti chiave del pezzo:
"Le citazioni ritornano revisionate, spogliate delle metafore colorate, del linguaggio colloquiale e di tutto ciò che è anche leggermente provocatorio".
"Sono spedite per e-mail dal quartier generale di Obama a Chicago ai giornalisti che hanno intervistato dei funzionari della campagna sotto una importante condizione: l'uffcio stampa ha il potere di veto su quali dichiarazioni possono essere citate ed attribuite per nome".
"La maggior parte dei giornalisti, disperati di avere informazioni dai massimi strateghi del presidente, a malincuore concordano. Dopo le interviste, riesaminano le loro note, controllano i loro nastri registrati e trasmettono per la revisione i segmenti audio più succosi. Il verdetto dalla campagna elettorale – un'operazione che si gloria di rimanere costantemente sul copione – spesso è no, Barack Obama non approva questo messaggio".
"Adesso, con un ciclo di notizie Twitter di un millisecondo ed una cultura dei media inesorabile ed ossessionata dalle gaffe, i politici ed i loro consulenti richiedono ripetutamente che i giornalisti permettano loro il potere di revisione finale su ogni citazione pubblicata".
"L'approvazione della citazione è una pratica standard per la campagna di Obama, utilizzata da molti massimi strateghi e da quasi tutti gli aiutanti di medio livello a Chicago ed alla Casa Bianca – quasi tutti all'infuori dei portavoce che vengono pagati per essere citati. (E qualche volta si applica persino a loro). E' inoltre normale per tutta Washington e sulla pista della campagna elettorale".
"Molti giornalisti hanno parlato della revisione soltanto se veniva loro concesso l'anonimato, un'ironia alla quale non sono sfuggiti".
"Da Capitol Hill al Dipartimento del Tesoro, le interviste concesse soltanto con l'approvazione della citazione sono diventate la posizione automatica. Quei funzionari che osano dire ciò che pensano della scuola, ma spaventati dal rendere la più lieve osservazione fuori della direzione del messaggio, nascondono anche le più innocue ed anodine citazioni nell'anonimato sostenendo fermamente che sono riferite ad un "importante democratico" o a uno "stratega repubblicano".
"Quei giornalisti che hanno parlato pubblicamente hanno dichiarato che le limitazioni sembra stiano soltanto aumentando. 'Non è qualcosa di cui vado particolarmente fiero perché c'è una parte di me che dice: Non farlo, non accettare ai loro termini', ha dichiarato Major Garrett, corrispondente del National Journal".
E' stato difficile trovare un'organizzazione di notizie che non avesse accettato l'approvazione della citazione, sebbene con riluttanza. Organizzazioni come Bloomberg, Washington Post, Vanity Fair, Reuters e New York Times hanno tutte acconsentito ad interviste secondo queste condizioni".
Potrei andare avanti senza sosta. Vi esorto a leggere l'intera storia. Questa potrebbe essere la storia più importante pubblicata da anni dal New York Times.
Ciò che significa è questo: Quando gli americani leggono questi rapporti – sui giornali, le agenzie di stampa o internet – non stanno affatto leggendo realmente articoli di notizie. Stanno leggendo dei comunicati stampa approvati, preconfezionati dal governo e dai politici. Ma, ancora peggio, non vengono etichettati come tali. Vengono etichettati come notizie vere.
That’s how low the national press establishment has descended. And, when you read the story in its full context, you will understand that the concerns expressed about this practice by those submitting themselves to it are not ethical concerns. They are not concerns for the truth. They are concerns about their own convenience and for the loss of “color” in their stories.
Questo è come in basso è disceso l'establishment della stampa nazionale. E, quando leggete la storia nel suo contesto completo, capirete che le preoccupazioni espresse su questa pratica da coloro che ad essa si sottopongono non sono preoccupazioni etiche. Non sono preoccupazioni per la verità. Sono preoccupazioni sulla loro convenienza e per la perdita di "colore" nelle loro storie.
Lasciatemi dichiarare ciò che spero sia ovvio a tutti quelli che leggono questa colonna: Questo genere di capitolazione spontanea alla censura governativa non era la norma cinque anni fa, 10 anni fa, 20 anni fa o 30 anni fa. Questo è un fenomeno nuovo – deprimente ed allarmante per un veterano come me che non avrebbe mai accettato di sottomettere la sua copia per l'approvazione ai politici.
Questi cosiddetti giornalisti stanno vendendo il loro spirito etico e morale per l'accesso ai politici. E questa pratica solleva aspettative da parte dei politici di potere manipolare ripetutamente a proprio vantaggio la stampa. Questo rende il lavoro dei veri giornalisti – reporter indipendenti fedeli al loro mestiere – anche più difficile, perché sarà loro sbarrato l'accesso.
Mi ricorda del fatto che, proprio la scorsa settimana, a WND sono state negate le credenziali per fare la cronaca della Convenzione Nazionale Democratica. Perché pensate che a quella che è diventata una delle maggiori e più influenti agenzie d'informazioni del paese venga negato l'accesso alla sala della convenzione? Semplicemente perché i democratici sanno che non giocheremo secondo le loro regole di controllo come i membri del circolo della stampa dell'establishment.
Tutto ciò che posso dire di queste persone una volta considerate "colleghi" è che provo vergogna per loro. Sono mortificato. Stanno umiliando loro stessi ed un'istituzione vitale per ogni società libera.
Sembra che la minaccia più grande alla tradizione americana di una stampa libera ed indipendente non sia la coercizione governativa. E' la sottomissione volontaria della stampa ad essere manipolata e diretta dal governo e dai politici.



lunedì 23 luglio 2012

Successo della 4 giorni di internazionalismo militante a Riotorto (LI)


Successo della 4 giorni di internazionalismo militante a Riotorto (LI) 


Dal 19 al 22 luglio, alla pinetina di Riotorto (LI) si è svolta la 16ma. festa internazionalista, organizzata dal CSIAM (Centro di Solidarietà Internazionalista Alta Maremma).
E' stata una festa intensa che ha raggiunto momenti toccanti quando sono stati ricordati LUANA, ALESSIO e SERENA, tre giovani nostri militanti scomparsi di recente in maniera tragica.

Alessio  e Serena
Il programma si è incentrato su tematiche importanti, come la xenofobia (ancor più dilagante in un Italia che si dibatte tra degrado culturale e crisi economica stanziale) che è stata affrontata in un dibattito con KALIFOO GROUND, un progetto antirazzista che partendo dalla strage di immigrati a Castelvolturno del 18 settembre 2008, va in giro per l'Italia promuovendo informazione e terminando l'incontri con uno stupendo spettacolo di musica rap-etno-reggae
Si è passati poi, in un' altro incontro molto partecipato, alla presentazione del “PROGETTO SERENA”, un progetto di solidarietà con Cuba che in accordo con il Poder Popular della nuova provincia di Artemisa prevede la ristrutturazione di una scuola già a partire dai prossimi mesi. Il discorso chiaramente non poteva non cadere anche sull'aggressione degli USA verso la rivoluzione cubana con mezzo secolo di bloqueo economico e ferocia inaudita che gli yankee dimostrano nei confronti dei cinque cubani detenuti.

Ed è appunto sul caso dei 5 eroi cubani - da 14 anni rinchiusi ingiustamente nelle carceri dell'impero, a parte Renè Gonzalez che liberato nell'ottobre 2011, invece è costretto a vivere in libertà vigilata a Miami con il rischio quotidiano di essere ucciso dai gruppi controrivoluzionari protetti dalle autorità degli Stati Uniti – che nella festa è stata preparata una capillare informazione.

iI gruppo Red SKA e militanti internazionalisti alta 
Maremma

Le migliaia di persone che sono passate dalla 16ma. festa - sia quelle che hanno usufruito del ristorante così come i giovani che hanno ballato sotto il palco antimperialista - hanno ricevuto un esauriente volantino che, insieme allo striscione che dominava la festa e i pannelli informativi, spiegava in maniera chiara la loro causa.

Il noto gruppo romagnolo RED SKA, cosi come il grande artista di Roma ENRICO CAPUANO (da sempre sostenitore della causa cubana e recente reduce con la sua TAMMURRIATA ROCK da un tour in Canada e negli USA) hanno espresso il loro pieno appoggio verso i CINQUE eroi Cubani.
 
Enrico Capuano e band nella zona della festa dedicata ai Cinque 

La festa si è conclusa con un dibattito sul MOVIMENTO NO TAV,( super controllato da polizia in borghese che si riconosceva lontano un kilometro) che ha visto la presenza di rappresentanti della Val di Susa, ... una vera lotta anticapitalista, la lotta di liberazione di una valle, una lotta di liberazione del popolo italiano … a seguire la compagnia teatrale dei Gattopicchi in una bella perfomance di Pasolini, accompagnati musicalmente dal gruppo” I SONATORI DELLA BOSCAGLIA” di cui alcuni musicisti sono parte integrante del coordinamento Alta Maremma per la libertà dei Cinque eroi Cubani, aderente al Comitato Italiano Giustizia per i 5.
E' confermato che due  membri del CSIAM saranno presenti all' VIII incontro per i cinque eroi in programma a Holguin dal 28 novembre al 1° dicembre.

"I sonatori della Boscaglia"

 Un  intrattenimento di successo della Festa internazionalista 2012 presente nello stand per la Palestina,Kurdistan,...,


domenica 15 luglio 2012

Il pozzo afghano senza fondo


Il pozzo afghano senza fondo
di Manlio Dinucci
"È meraviglioso udire gli uccelli che salutano col loro canto questa bella giornata qui a Kabul": sono le romantiche parole con cui Hillary Clinton ha aperto la cerimonia ufficiale tra gli alberi del blindatissimo palazzo presidenziale nella capitale afghana. Mentre parlava, altri uccelli con la coda a stelle e strisce volavano nei cieli afghani: i caccia F/A 18 che, decollati dalla portaerei Stennis nel Mare Arabico, volteggiano sull'Afghanistan. Scelta la preda, la attaccano con missili e bombe a guida laser e la mitragliano col cannone da 20 mm, che a ogni raffica spara 200 proiettili a uranio impoverito. Questi e altri aerei, il cui prezzo supera i 100 milioni di dollari, costano 20mila dollari per ogni ora di volo: dato che ogni missione dura circa otto ore, essa comporta una spesa di oltre 150mila dollari, cui si aggiunge quella delle armi impiegate. E l'anno scorso, secondo le cifre ufficiali, gli aerei Usa/Nato hanno effettuato 35mila missioni di attacco sull'Afghanistan. Non stupisce quindi che solo gli Stati uniti abbiano speso finora, per questa guerra, circa 550 miliardi di dollari. Un pozzo senza fondo, che continuerà a inghiottire miliardi di dollari ed euro. A Kabul la Clinton ha annunciato la buona novella: «Ho il piacere di annunciare che il presidente Obama ha ufficialmente designato l'Afghanistan maggiore alleato non-Nato degli Stati uniti». Ciò significa che esso acquista lo status di cui gode Israele e che, in base all'«Accordo di partnership strategica», gli Usa si impegnano a garantire la sua «sicurezza». Secondo funzionari dell'amministrazione, gli Usa manterranno in Afghanistan 10-30mila uomini, soprattutto delle forze speciali, affiancati da compagnie militari private. E continueranno a impiegare in Afghanistan la propria forza aerea, compresi i droni da attacco. Il «maggiore alleato non-Nato» riceverà dalla Nato un aiuto militare di oltre 4 miliardi di dollari annui. L'Italia, che si impegna a versare 120 milioni annui, continerà a fornire, secondo le parole del ministro della difesa Di Paola, «assistenza e supporto alle forze di sicurezza afghane». Il governo afghano riceverà inoltre, come deciso dalla conferenza dei «donatori» a Tokyo, altri 4 miliardi annui per le «esigenze civili». E anche in questo campo, ha dichiarato il ministro degli esteri Terzi, «l'Italia farà la sua parte». Secondo la motivazione ufficiale, si aiuterà in tal modo la «società civile afghana». Secondo l'esperienza reale, ogni dollaro ed euro, speso ufficialmente a fini civili, sarà usato per rafforzare il dominio militare Usa/Nato su questo paese. La cui posizione geografica è di primaria importanza strategica per le potenze occidentali e i loro gruppi multinazionali, che si spingono sempre più ad est, sfidando Russia e Cina. Per convincere i cittadini statunitensi ed europei, pesantemente colpiti dai tagli alle spese sociali, che occorre prelevare altri miliardi di dollari ed euro dalle casse pubbliche per destinarli all'Afghanistan, si racconta che essi servono a portare migliori condizioni di vita al popolo afghano, in particolare alle donne e ai bambini. La favola che Hillary Clinton ha raccontato, accompagnata dal cinguettio degli uccellini di Kabul e dal coro di quanti gioiscono per tale munificenza.
 http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=31860


 Foto non in articolo originale da internet inserite da autore  Blog

giovedì 12 luglio 2012

Pierre Piccinin e la mostruosa illusione dell'"ingerenza umanitaria"




Pierre Piccinin e la mostruosa illusione dell'"ingerenza umanitaria"

di Silvia Cattori
07/2012
Nel corso dei suoi primi due viaggi in Siria, Piccinin, professore alla Scuola europea di Bruxelles, ha potuto muoversi tra diversi gruppi di "oppositori" radicali, senza sollevare, almeno in apparenza, il minimo sospetto delle autorità siriane. Durante il terzo viaggio, quando, a suo dire, è entrato in Siria attraverso il confine libanese di Masnaa, Pierre Piccinin è stato arrestato, imprigionato, e poi espulso.
Ecco il suo itinerario. Dopo aver soggiornato in Libano, dal 12 al 15 maggio 2012, dove avrebbe visitato, se non mi sbaglio, il campo d'addestramento dell' "esercito siriano libero" (ASL), Pierre Piccinin è entrato in Siria.
Indubbiamente prevedeva, come per i suoi due viaggi precedenti, di eludere l'attenzione delle autorità in modo da potersi dirigere, senza essere ostacolato, verso i luoghi dove la ribellione, raggruppante partigiani militari o civili della lotta armata contro il regime, ha i suoi quartieri generali, e potervi qui incontrare, possibilmente, i suoi capi. Doveva dunque aspettarsi di essere arrestato. Le torture che dice di aver visto in prigione, e l'ottima impressione che dice di aver tratto dai suoi contatti con l'ASL [1] hanno, almeno a prima vista, radicalmente cambiato il suo editoriale sulla situazione in Siria.
Durante i suoi precedenti rientri, Piccinin aveva messo in particolare evidenza come la stampa occidentale si dedicasse ad una massiccia disinformazione sulla Siria, e aveva rivelato le falsità dell' Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo a cui tutti i media si affidano, cosa che gli era valsa la simpatia dei lettori che tale disinformazione rifiutano.
Questa volta, quale un novello San Paolo folgorato dalla rivelazione sulla via di Damasco, diventa apertamente apostolo di un intervento militare in Siria e dichiara di essersi "sbagliato" sul carattere minoritario dell'opposizione [2], - modo per dire che il popolo siriano sosterrebbe massicciamente la ribellione violenta nella lotta contro Damasco. Diventato immediatamente l'idolo dei media dell'establishment, Piccinin incarna ormai, con nostro grande rammarico, quello che abbiamo sempre combattuto: l'ingerenza detta "umanitaria".
In un messaggio postato su Facebook il 24 maggio [3] scrive: "...di fronte a tutti gli orrori che ho scoperto (...) mi unisco al loro appello [cioè: l'appello dell' opposizione armata] per un intervento militare in Siria, che possa rovesciare l'abominio del regime baathista, e questo anche se il paese dovesse sprofondare nella guerra civile.."
Se l'etica, e l'esperienza vissuta, giustificano che Piccinin denunci la pratica della tortura nelle prigioni siriane, perchè lui non ha - a nostra conoscenza - denunciato con lo stesso fervore le torture e i massacri abominevoli perpetuati contro migliaia di Siriani dall' "esercito siriano libero" e le sue bande di assassini, e che i media dell'establishment, attribuiscono sistematicamente e senza discernimento alle forze di sicurezza siriana [4]?
Il suo appello all'intervento militare in Siria, gli assicura la presenza nei programmi radiotelevisivi. E non sempre per il meglio. Quello che dice, ovviamente, supporta l'ideologia dell'ingerenza "umanitaria", della quale Bernard-Henry Lévy (BHL) è diventato la punta di diamante, e che François Hollande ha immediatamente sottoscritto: come se BHL fosse il capo dell'esercito !!! Un'ideologia dell'ingerenza che veicola la mostruosa illusione che la soluzione ai conflitti e alle sofferenze dei popoli passi attraverso la guerra, attraverso l'utilizzo del Capitolo VIImo della Charta delle Nazioni unite, che permette di dare carta bianca alla potenze NATO, gettare olio sul fuoco, armare dei ribelli che i popoli non hanno scelto, bombardare e distruggere paesi interi impunemente.
Ironia della sorte, anche se oggi Piccinin dice ciò che le redazioni vogliono ascoltare, motivo per cui se lo contendono, queste stesse non gli perdonano di aver in precedenza buttato sassi nello stagno della disinformazione. Così, Christophe Ayad, "grande reporter, conoscitore del mondo arabo" che in realtà fa parte dei disinformatori - e le cui disanime tendono in genere alla preservazione dell'immagine d'Israele - si è immediatamente schierato in prima linea per demolire Piccinin, definendolo "l''utile idiota" del regime siriano [Le Monde - 6 giugno]. Come giusto ritorno : il quotidiano Le Monde è stato costretto a ritrattare l'articolo astioso, falso e diffamatorio di Ayad.
L'itinerario seguito da Piccinin in Siria non è mai stato quello di un comune viaggiatore : come ieri in Libia, non si è mai troppo interessato alle sofferenze della popolazione esposta alla destabilizzazione criminale e alle violenze dei gruppi "ribelli " : si è soprattutto interessato ad avvicinare quei gruppi e, una volta in loro contatto, a raccogliere informazioni.
Quali elementi giustificano il suo nuovo giudizio sulla portata della rappresentatività dell'opposizione in Siria, e sulla necessità di sostenerla attraverso un intervento straniero che, come ieri in Libia, non ha alcun rispetto della vita umana?
L'opposizione alla guerra non si è mai basata sull'idea che la tortura non si praticava nei paesi attaccati. Il punto è capire se la guerra detta "umanitaria" è la soluzione. Anche perché, dagli anni 90, tutti gli interventi ratificati o meno dall'ONU, per i quali era stato proclamato che dovevano "liberare i popoli", "liberare le donne", "portare la democrazia", "proteggere delle vite", hanno gettato dei popoli interi nell'orrore e distrutto i loro paesi: ex-Jugoslavia, Afghanista, Iraq, Libia.
Come Piccinin spiega il suo "ravvedimento"?
Preoccupata per la sua sorte quando, il 19 maggio, abbiamo appreso che Piccinin era stato arrestato in Siria, e stupita di sentirlo annunciare il suo sostegno alla guerra al suo ritorno, abbiamo chiesto di parlagli. Ci ha gentilmente concesso un'intervista a condizione che non falsassimo le sue parole. Tuttavia, poiché il colloquio del 24 maggio ci aveva lasciato in un profondo malessere, abbiamo informato Piccinin che non era nostra intenzione pubblicare l'articolo. Poi, scioccati sia dai suoi ripetuti appelli a favore di un intervento militare trasmessi dai principali media, sia dalla violenta invettiva di Christophe Ayad - il cui vero obiettivo era quello di colpire, attraverso Piccinin, tutti quelli che, come lui, avevano evidenziato per un anno le derive dell'informazione - abbiamo deciso di rompere il silenzio. Abbiamo quindi informato Piccinin che avremo alla fine pubblicato parte della nostra conversazione.
Le principali domande che gli abbiamo fatto.
Per prima cosa volevamo capire come Piccinin poteva spiegare la necessità d'intervenire militarmente in un paese, partendo dalla sua "scoperta" che la tortura vi era praticata, quando avrebbe dovuto sapere che tutti i servizi di sicurezza della regione la praticano (Egitto, Arabia Saudita, Barhein, Giordania, Israele, ecc...) così come l'Occidente "virtuoso" (Abou Ghraib, Guantanamo). E quando ben doveva sapere che, in un paese dove la popolazione è la vittima principale delle atrocità delle bande armate definite a torto d'"opposizione", i servizi di sicurezza sono più inclini a farci ricorso. Come poteva stabilire un rapporto di causa ed effetto tra la violazione dei diritti dell'Uomo, in un qualsiasi paese, e la necessità di intervenirci militarmente? Perchè se la repressione, la tortura, i massacri dovessero essere sanzionati da guerre "umanitarie" bisognerebbe allora attaccare molti paesi, ad iniziare dagli Stati Uniti ed Israele. Poteva ignorare che la coalizione che finanzia la ribellione in Siria - come ieri quella in Libia - disdegna completamente la democrazia e il rispetto dei diritti dell'uomo? Che mira a tutt'altri obiettivi?
In secondo luogo volevamo capire come poteva affermare che in Siria " non c'è nessun interesse per noi; contrariamente alla Libia ad esempio, questo sarebbe un vero intervento umanitario" [5].
Affermazione che, a nostro parere, è assurda perchè ogni confronto che strumentalizzi e fomenti -come abbiamo visto in Iraq- l'antagonismo tra sunniti e sciiti, serve innanzitutto agli scopi d'Israele. Considerando la posizione geostrategica della Siria, Israele è in effetti il primo interessato alla destabilizzazione e all'eventuale caduta di Bachar el-Assad, avendo nel mirino l'Iran, Hezbollah e Hamas, ultime resistenze ai suoi progetti di predominio nella regione.
Durante il nostro colloquio, il 24 maggio, ansioso di assicurare coerenza al suo discorso e di spazzare le critiche relative al suo "ravvedimento", Piccinin ha iniziato a correggere le sue prime dichiarazioni alla stampa adducendo questo "ravvedimento" [6] al suo nuovo giudizio sul "carattere del regime", e non alla "scoperta" della tortura nelle prigioni siriane. Durante il nostro colloquio abbiamo comunque avuto la sensazione che scaturisse soprattutto dai legami di simpatia annodati con i combattenti e simpatizzanti dell'ASL, di cui era apertamente diventato, dopo Sofia Amara, un difensore dichiarato.
* * *
Riproduciamo qui fedelmente una piccola parte dell'intervista
[l'intervista è durata 147 minuti. Abbiamo rinunciato, in rari casi, di proporla nel suo svolgimento completo laddove sviluppava quello che era stato detto durante l'intervista accordata al giornalista Jonathan Moadab [7].
S.C : Dal ritorno dal suo terzo viaggio in Siria, lei insiste sulla necessità di un "intervento umanitario". Lei motiva il suo appello col fatto di aver scoperto la pratica della "tortura". Era noto che la tortura si praticava nelle prigioni siriane. Abbiamo difficoltà a comprendere come questa scoperta possa spiegare il suo appello ad un intervento militare in sostegno all'ASL. Gli Stati Uniti ed Israele, meno attaccati della Siria, torturano ogni giorno in nome della loro lotta contro i "terroristi". Che cosa risponde?
P.P : "Innanzitutto non è solo la scoperta della tortura in Siria che mi porta oggi a sostenere l'idea di un intervento militare capace di aiutare l'esercito siriano libero a vincere il regime, (...) non tutto si riduce a ciò. E' vero che, durante la prima intervista rilasciata a caldo (...), ho potuto dare quest'impressione". (...) "Per prima cosa, ero terribilmente scioccato, pensavo che le cose fossero cambiate, e non è il caso. Secondariamente, ho incontrato numerosi oppositori politici in tre prigioni. Terzo elemento, ho incontrato a più riprese dei responsabili dell'esercito siriano libero, anche a Damasco. Tutte questi elementi insieme mi fanno dire che il regime non cambia (...)"
S.C : Nel passato, prima di questo viaggio finito male, lei aveva mai dichiarato di essere contro un intervento in Siria?
P.P : "Ho avuto numerosi contatti con l'esercito siriano libero, e con dei responsabili dell'esercito siriano libero per la prima volta durante quest'ultimo viaggio. Non avevo mai avuto da parte loro un'informazione molto chiara su chi realmente erano e su cosa volevano.
In passato, come ho già pubblicato, i miei contatti con l'opposizione si erano limitati ai dimostranti di Hama - a più riprese in luglio e in dicembre - che non fanno parte dell'esercito libero siriano, che manifestavano pacificamente; e con Fatwa Souleiman, e due gruppi di ribelli a Homs che non erano membri dell'esercito siriano libero, che hanno chiaramente detto che erano dei cittadini di Homs che si erano ribellati.
Per la prima volta durante questo viaggio ho incontrato, a Damasco, alcuni responsabili dell'esercito siriano libero che mi hanno spiegato qual era la loro situazione a Damasco e come si preparavano all'insurrezione; e poi a Talbisseh, città nelle mani dell'esercito siriano libero, dove ho potuto incontrare il comando della città e sono rimasto impressionato della loro organizzazione ed anche di incontrare tra gli ufficiali, non dei barbus o dei guerriglieri, ma delle persone assolutamente dignitose; tra di loro degli alauiti e dei cristiani, una maggioranza di sunniti è vero, ma persone né fanatiche né tagliatori di teste. E contrariamente a quanto detto da alcuni, l'esercito siriano libero è molto semplice, e quando ho scritto ho sempre fatto la differenza tra i salafiti che tagliano teste e commettono attentati e l'esercito siriano libero"
S.C : Non è l'ASL che taglia le teste?
P.P : "No, che io sappia. Non ho mai detto che l'esercito siriano libero taglia le teste."
S.C : L'ASL non taglia teste?
P.P : "Non a mia conoscenza. Non ho mai detto che l'esercito siriano libero tagliava le teste e non ho mai incontrato situazioni in cui l'esercito siriano libero tagliava teste."
S.C : Non ha mai incontrato Siriani i cui figli sono tornati tagliati a pezzi dentro un sacco?
P.P : "Se legge le mie interviste, soprattutto l'ultimo resoconto che ho fatto al ritorno dalla Siria in gennaio, ho descritto con precisione, sulla base delle informazioni che avevo, le costituenti dell'eterogeneità dell'opposizione. Ho fatto la distinzione tra i differenti elementi che avevo incontrato e quelli che si suppone essere presenti nel paese come Al Qaida o i salafiti. Contemporaneamente ho anche cercato di redigere una cartografia della ribellione in funzione di questi diversi elementi. Ho spiegato che a Hama c'erano delle manifestazioni pacifiche, a Homs una ribellione di cittadini di cui Fatwa Souleiman è portavoce, che coesisteva con la brigata Farouk che si definiva vicina all'esercito siriano libero; ma l'esercito siriano libero non riconosceva la brigada Farouk, gruppo terrorista anti-sciita che esisteva già prima dei disordini in Siria ed era probabilmente un movimento particolarmente violento. E avevo parlato anche dell'esercito siriano libero; ed infine dei salafiti; avevo parlato di Qusseir dove avevo visto dei corpi tagliati a pezzi, e avevo detto che Qusseir non era sotto l'attacco dell'esercito siriano libero, Qusseir era piuttosto sotto quello del movimento salafita." [8]
S.C : A Baba Amro, c'era l'ASL quando lei vi era presente in dicembre. Tutti i testimoni dicevano cose orribili sugli abusi dei ribelli di Baba Amro. Lei dice "da una parte", "io d'altra parte". Se rimettiamo tutto insieme si capisce che ci sono atrocità da entrambi le parti. [9]
P.P : "Fatwa Souleiman mi ha detto che il suo gruppo non era membro dell'esercito siriano libero; è una cosa chiara e netta che mi ha detto. Se poi questa gente si è unita all'esercito siriano libero dopo che io ero presente a fine dicembre"
(...)
S.C : Non capisco come lei possa fare la distinzione tra questo o quel gruppo di assassini. Io non prendo posizione a favore di una parte. Voglio capire, cercare di vederci chiaro. A quello che mi hanno riferito, questa gente dell'ASL commette delle atrocità.
P.P : "Chi le ha detto ciò?"
S.C : Ho intervistato molte persone a Homs.
P.P : "Io anche, ho pubblicato dei video dei quartieri alauiti dove le persone mi dicevano che l'esercito siriano libero commetteva delle atrocità, che erano attaccati, che non potevano andare a scuola..."
S.C : Non ci crede...?
P.P : "Bfff...io voglio crederci; Pff...diciamo che li ho pubblicati perchè volevo mostrare le due parti..."
S.C : Ho intervistato anche dei sunniti che hanno - come gli alauiti e i cristiani - orrore dell'ASL e altre bande affiliate. Non vogliono sentirne parlare. Quando ora l'ascolto appellarsi ad un intervento, e percepisco la sua empatia verso l'ASL, che lei descrive come persone educate, ineccepibili, ho i brividi. E' grave schierarsi con loro, come lei sta facendo!
P.P : "Io non sono schierato"
S.C : De facto, si...fa appello ad un intervento ( in sostegno all'ASL)
P.P : "...Sia i politici in prigione, che i combattenti dell'esercito siriano libero sul territorio, tutti mi hanno detto: senza intervento straniero il regime vincerà, non abbiamo i mezzi militari che ha il regime" [10]
S.C : Ma non tocca a lei belga, dire, a nome dei Siriani, che l'intervento militare è la soluzione!
P.P : "Mi sono posto questa domanda. Fino ad ora, ho sempre difeso i principi del diritto internazionale della non-ingerenza, dell'intervento. [11] Se Bachar el-Assad, per mantenere la sua autorità, ha bisogno di torturare ogni giorno decine di persone nelle tante prigioni del paese, io ritengo che la sua autorità non è legittima e non posso chiudere gli occhi sulla cosa..."
S.C : In questo momento lei è diventato in qualche modo uno dei portavoce dell'ASL. Lei è di parte. Lei non è credibile. Bisogna chiedere ai Siriani, che sicuramente non sono d' accordo con lei, cosa ne pensano!? Sanno bene che il sistema attuale non è perfetto, ma preferiscono tenerselo piuttosto che vedere vincere la ribellione...
P.P : "Io parlo a nome dei Siriani, queste persone che mi hanno aiutato nelle prigioni, che sono martirizzate dal regime, compresi i cristiani e gli alauiti, mi hanno detto: non ci devi nulla, ma testimonia quello che hai visto, chiedi un' intervento."
S.C : Non è perchè quelle persone l'hanno aiutata che deve diventare il loro portavoce. Lei sta dicendo le stesse cose che Sofia Amara [12] e i suoi compagni - entrati illegalmente e senza essere passati dalla prigione- dicono dopo ogni visita nei campi dell'ASL. Bisogna saper vedere che da entrambi le parti ci sono problemi...
P.P : "L'esercito siriano libero all'inizio non chiedeva un intervento"
S.C : A partire da novembre 2011, l'ASL ha chiesto degli attacchi aerei, un corridoio come in Libia.
P.P : "Hanno capito [l'ASL] velocemente che non potevano combattere con dei kalachnikovs un apparato così ben organizzato"
S.C : L'ASL è un'invenzione esterna. Questo lei lo sa. Lei è confuso. Lei ha visto cose atroci. Ma ci sono cose atroci da entrambi le parti.
P.P : "Mi sta facendo un processo alle intenzioni."
S.C : Il mio obiettivo non è quello di coprire l'ASL.
P.P : "L'importanza della mia testimonianza. Durante i tre viaggi in Siria, ogni volta sono andato da un campo all'altro; ho contatti con entrambi le parti. Ho una visione più equilibrata di Manon Loiseau che è stata solo con l'esercito siriano libero."
S.C : Voglio ritornare sul fatto che ci sono atrocità da una parte come dall'altra. Come può chiedere un intervento militare per aiutare "una parte" [13]?
P.P : "Di quale parte sta parlando? Non ci sono una o due parti; in Siria ci sono 4 parti: ci sono i manifestanti pacifici..."
S.C : I manifestanti pacifici sono contro l'ASL e sostengono il governo Assad; sono contro la "parte" dell'ASL. Ci sono quindi da una parte quelli che vogliono una soluzione pacifica e chiedono una soluzione politica attraverso una negoziazione. E dall'altra parte l'opposizione violenta dell'ASL e di altri gruppi armati che chiedono l'intervento esterno. In questo senso io dico che ci sono due campi.
P.P : "...Il regime non vuole negoziare. Neppure l'esercito siriano libero e il CNS lo volevano......." _ (...)
S.C : Non riesco ancora a capire come lei possa spiegare un intervento militare in sostegno all'ASL, quando L'ASL e l'intervento fanno paura a gran parte della popolazione siriana?
P.P : "L'esercito siriano libero, non l'avevo mai avvicinato; per capire l'esercito siriano libero ed il suo comportamento mi basavo su informazioni che mi giungevano da fonti che non intervistavo direttamente. L'esercito siriano libero, l'ho incontrato direttamente questa volta, ho passato molto tempo con l'esercito siriano libero."
S.C : Ne è tornato "adepto" ...l'hanno sedotta.
P.P : "Lei mi fa un processo alle intenzioni. Non mi hanno sedotto. Mi sono reso conto che non ero di fronte ad una banda di guerriglieri come si potevano vedere in Libia tra i ranghi di Bengasi. Tra di loro ho incontrato dei cristiani, degli alauiti."
S.C : La sua unica obiezione di fronte a chi rifiuta l'intervento armato consiste nel dire che in Siria non è la stessa cosa che in Libia. Lei ha affermato che "non ci sono interessi geostrategici in Siria, al contrario che in Libia"; che in Siria sarebbe "un vero intervento umanitario". Ciò mi sembra un'assurdità, considerando proprio la sua posizione geostrategica. Lei ha anche affermato che Israele e gli Stati Uniti non vogliono che il regime cambi. Ora, Israele e i suoi alleati occidentali hanno interesse a far cadere il governo di Assad piuttosto che a mantenerlo, contrariamente a quello che lei ha affermato. Se ci sarà un intervento in Siria sarà una macelleria peggio che in Libia, sarà un nuovo paese distrutto, e poi arrivederci.
P.P : "Ho l'impressione, ascoltandola, di leggere i commenti fatti su Facebook (...) A proposito della Siria e della sua posizione strategica, credo di aver dimostrato con argomenti concreti e fattuali, che Israele, gli Stati Uniti e l'Europa sono preoccupati per quello che sta avvenendo e non vogliono la destabilizzazione del regime..."
S.C : Questi paesi hanno fatto di tutto per destabilizzare la Siria e poter intervenire militarmente. [Il veto della Russia e della Cina lo hanno fortunatamente impedito, evitando il peggio al popolo siriano]
P.P : "Israele, è uno Stato che ha una pace reale grazie a Bachar el-Assad; ho incontrato dei Palestinesi, nelle prigioni di Assad che mi hanno detto che erano perfettamente consapevoli del sostegno che Bachar el-Assad dava ad Israele. Che in effetti, fa di tutto per avere degli ottimi rapporti..."
S.C : E' il discorso fatto dall'ASL; Sofia Amara lo ha riproposto negli stessi termini durante i suoi incontri... [14]
P.P : "Era la mia analisi e ne ho trovato conferma dai Palestinesi..."
S.C : Come se la Siria avesse i mezzi di combattere militarmente Israele !?
P. P : "I Palestinesi che rimangono fedeli a Bachar el-Assad si rendono perfettamente conto che in realtà egli conduce una politica del tutto a favore d'Israele."
S.C : E' perché la Siria tiene testa a Israele, rifiutando ogni compromesso contrariamente all'Egitto, alla Giordania, al Qatar, ecc...che le potenze che gli sono alleate attaccano il governo siriano con tale ferocia.
P.P : "Ricondurre tutto al mio cambiamento d'opinione, so benissimo che i miei detrattori ci giocano e cercheranno di moltiplicare [qui non capisco e glielo dico ma lui continua imperturbabile...] Ci sono altri elementi e non solo la questione della tortura. E' vero che questo è emotivamente dominante e sul grande pubblico, la mia testimonianza, ha dovuto avere un grand'effetto, ma ci sono altri elementi; (...) Ho potuto appurare questi elementi. Ad esempio quello che mi è stato detto verso la fine del pomeriggio del 15 a Damasco dove ho incontrato dei rappresentanti dell'esercito siriano libero. Sono presenti nella capitale, cosa che ignoravo completamente."
S.C : Quando lei ha detto, mi ricollego all'appello dell'ASL, "per un intervento militare in Siria, anche se il paese dovesse sprofondare nella guerra civile" è carico di conseguenze! 
P.P : "Non dica che l'ho detto, perché non sarebbe vero... che mi mobilito per l'esercito siriano libero. Non ho incontrato solo membri dell'ASL che hanno chiesto l'intervento. Ho incontrato dei semplici cittadini che non erano in prigione, ed anche dei prigionieri politici che non sono membri dell'ASL, ed anche loro chiedono un intervento." [15]
S.C : Che potrebbe voler dire un individuo non ha significato. L'ASL si.
P.P : "Numerosi gruppi, non solo l'ASL. Non è il caso di far sembrare Pierre Piccinin come il portavoce dell'ASL, che chiede un intervento a nome dell'ASL. No no (...)"
S.C : Lei è adesso impegnato a parlare a nome di quelli che dice aver "lasciato dietro di lei". Ma la gran maggioranza dei Siriani che si oppone alle azioni violente dell'ASL e a qualsiasi intervento esterno nel loro paese, non possono che ribellarsi nel sentirla chiedere un intervento per aiutare l'ASL a vincere?
P.P : "Le dirò qualcosa che la scioccherà ancora di più. Io sono convinto che - cosa già successa in passato - stiamo vivendo un conflitto piuttosto manicheo. Da una parte abbiamo un regime dittatoriale spregevole che da 40 anni martirizza la Siria, e dall'altra parte ci sono persone che sicuramente neppure loro sono degli angeli. Lei ha ragione a dire che ci sono stati degli abusi: io non ne ho visti ma dei rapporti degli ispettori ONU pubblicati l'altro ieri hanno mostrato che ci sono stati degli abusi da parte dell'esercito siriano libero. Lei sa che la resistenza francese ho commesso degli abusi [16], ma non credo che l'esercito siriano libero disponga di prigioni dove si torturano persone incatenate"
S.C : Loro eliminano, torturano...
P.P : "Non credo, non l'ho visto, non posso testimoniarne. Penso che siamo all'interno di un conflitto piuttosto manicheo, diversamente dalla Libia, dove c'erano dei clan da una parte, dei clan dall'altra. In Siria credo che esista una parte, sto per dire qualcosa che la farà veramente arrabbiare, da una parte c'è il bene e dall'altra il male."
S.C : Siamo al delirio...lei sta delirando.
P.P : "Sapevo che non l'avrebbe accettato ma io credo...I cristiani, che conosco molto bene in Siria, ho incontrato il patriarca (...) [non scriviamo il loro nomi per proteggerli], dei preti, dei cristiani. Io credo che i cristiani in Siria commettano un errore. Penso che debbano negoziare con delle autorità esistenti; devono negoziare con il CNS, con l'esercito siriano libero, che in questo momento è parzialmente controllato dal CNS, che si è chiaramente smarcato dal regime (...)."
S.C : Non sono solo i cristiani che hanno molta paura dell'ASL, ma anche i sunniti ...
P.P : "Che sostengano la parte di El Assad è comprensibile. Ma che siano così radicali(...) Nei loro discorsi si posizionano chiaramente in favore del regime auto-proponendosi bersagli della rivoluzione. Perchè lei ha ragione, io non sto santificando l'esercito siriano libero, io non credo che l'esercito siriano libero commetta delle atrocità; o quantomeno non sistematicamente. Ci sono delle sbavature, questa è la guerra, ci sono sempre delle sbavature...se non ce ne fossero sarebbe la prima volta. Ma l'esercito siriano libero cerca di comportarsi come un esercito civilizzato, -se vuole capire cosa intendo - che rispetta le regole della guerra, che cerca di (?). All'inizio erano delle bande di disertori..."
S.C : I disertori sono molto pochi.
P.P : "Molto pochi in effetti, non molti disertori, militari; hanno cercato di costituire [ASL] e si costituiscono in un esercito strutturato nel rispetto delle regole di guerra. Questo almeno bisogna dirlo. Probabilmente sono le bande salafite responsabili delle atrocità."
S.C : Non è perché lei ha incontrato il comando dell'ASL, i suoi ufficiali educati, eleganti e "rasati di fresco" come ha detto e ripetuto, che può trarre simili conclusioni?
P.P : "Ci sono degli abusi. Non dico che siano tutti angeli. Non stavo santificando l'esercito libero siriano. E' chiaro che se l'esercito siriano libero aiutato da un appoggio straniero riuscisse a sconfiggere l'esercito siriano regolare, si potrebbero avere delle vendette e ci sarebbe una situazione da guerra civile. E' per questo motivo che, e per gli alauiti questo è certo, se i cristiani persistono nel loro discorso di sostegno al regime, se non si smarcano in tempo, anche loro diventeranno bersagli dei rivoluzionari..."
(...)
Piccinin e i suoi contatti con l'ASL
Se in un primo momento Piccinin ha presentato l'ASL come civilizzato, incapace di tagliare teste, ha comunque qui ammesso che, se giungesse al potere, potrebbe abbandonarsi a massacri contro le minoranze, che per sopravvivere non avrebbero altro ripiego che unirsi al suo diktat. Ora, questa spaventosa prospettiva, che distruggerebbe la Siria, sacrificherebbe delle vite e minerebbe la sua popolazione per generazioni, non sembrava spaventarlo. Quello che sembrava prioritario era di convincere il suo pubblico che l'ASL è un'alternativa credibile e che gli attacchi aerei per consolidarne le posizioni, sono la soluzione.
Ancora, parlando del fatto che l'opposizione dell'ASL ha gettato la Siria nel fuoco e nel sangue, Piccinin si è premurato nelle sue risposte, come nei suoi scritti, salvo smentita, di scagionare l'ASL, e di presentarla sotto un'aspetto positivo; facendo una distinzione tra il comportamento dei "salafiti" - che sarebbero secondo lui quelli che commettono gli abusi- e la condotta dell'ASL.
Ci siamo chiesti: è caduto, come altre persone che avevano incontrato l'ASL prima di lui, nella trappola dell'attaccamento relazionale, diventato incapace di distacco e di capire che, la buona accoglienza a lui riservata, non era motivata dall'amore ma da necessità di propaganda?
L'incontro con l'ASL sarebbe la chiave del suo "ravvedimento"
Se Piccinin nei suoi primi resoconti parlava molto di quella che chiamava "ribellione cittadina", rimaneva stranamente silenzioso sull'"esercito libero" che era invece l'oggetto centrale di tutti i reportages. Il fascino provato da di Pierre Piccinin per la ribellione armata dov'era all'inizio?
Durante la guerra che ha insanguinato la Libia e distrutto questo paese, egli ha dimostrato a più riprese di essere capace di introdursi nei gruppi ribelli e di raggiungere il fronte [17]. Sarebbe stato l'ultimo ad entrare nel "cuore" dell'ASL?
Dalla Libia alla Siria, l'interesse di Piccinin si è apparentemente focalizzato sui gruppi di ribelli armati - appoggiati dall'esterno - con i quali amava essere fotografato e che d'altra parte descriveva con empatia. [18].
Piccinin dice di aver incontrato per caso l'"esercito libero" a Talbiseh, località vicina al Libano. Noi pensiamo che forse non si recava alla cieca nei luoghi dove l'ASL e i suoi gruppi affiliati erano presenti. In Libano, l'ASL ha agenti il cui compito è di accompagnare gli stranieri nei campi della ribellione in Siria. Cosa non sarebbero capaci di fare per farli passare nei bastioni della ribellione e ottenere un ritorno positivo? La cosa non ha prezzo. La propaganda è il ganglio della guerra e l'ASL sa bene come usarla. Al suo arrivo a Damasco, Piccinin ha incontrato dei responsabili dell'ASL. Cosa che farebbe pensare che era atteso e che seguiva un itinerario ben definito. Homs, Talbisseh - dove dice di aver incontrato il comando militare dell'ASL - Rastan, Hama. Arrestato prima di entrare a Tal Kalakh, località nelle mani dei ribelli, doveva proseguire per Qusseir - retroguardia dell'ASL e delle sue unità di assassini secondo dei testimoni - e a Idlid. A cosa doveva quindi servire la "cartografia" dell'opposizione armata che stava per redigere?
Il desiderio di Piccinin non era forse quello di presentare gli "oppositori", con i quali intrecciava dei contatti ad ogni viaggio, come fossero cittadini pacifici, privi di qualsiasi legame con l'ASL, quando invece facevano obiettivamente parte del tutto? Quando i servizi siriani hanno trovato sulla chiavetta USB delle fotografie di Piccinin con dei combattenti dell'ASL non hanno forse avuto ragione di pensare che lui non andava in modo casuale da un'unità all'altra dell'ASL?
Chi vuole muoversi legalmente in Siria, per raggiungere in incognito le zone in rivolta contro il governo di el-Assad, ha interesse a "coprirsi" per non sollevare sospetti sulle sue vere intenzioni. Detto ciò, ben lungi da noi immaginare che Piccinin lavorasse per un qualche servizio. Che sia ben chiaro.
Contrariamente a quello che suggeriscono Armin Arefi e Christophe Ayad [19], noi riteniamo che M. Piccinin non abbia in nessun modo "servito" le autorità siriane, che del resto non aveva mai risparmiate. Il fatto di aver messo in causa la disinformazione dei media occidentali su quello che succedeva in Siria, non faceva di lui, come affermano i due giornalisti per meglio umiliarlo, un "sostegno al governo di el-Assad". Riteniamo invece che i suoi scritti siano piuttosto "serviti" agli agenti che lavorano, in seno ai diversi poteri, per far sprofondare la Siria nel caos e che, contrariamente a un lettore qualsiasi, sanno estrapolare dalle informazioni sensibili raccolte sul territorio da un giornalista o un analista politico ciò che c'è di utile in termini militari.
E' proprio la sua denuncia sulla disinformazione anti-Assad che era valsa a Piccinin la simpatia di tante persone esacerbate dalla manipolazione mediatica e politica che circonda la Siria. Oggi, questa simpatia non è più possibile, a causa del suo chiaro appello ad una mostruosità: l'entrata in guerra contro un paese sovrano, in sostegno a bande di assassini a quanto pare legate all'ASL, di cui nasconde gli abusi.
In conclusione è opportuno notare questa cosa. Quando Piccinin ha proclamato a urbi et orbi il suo sostegno ad un intervento militare, non è stata una completa sorpresa per molti dei nostri lettori che, da diversi mesi, ci dicevano di provare un certo disagio nel leggere i suoi articoli. Due cose in particolare li colpivano.
In primo luogo, il fatto che non si dilungasse sulle manifestazioni massicce, quelle veramente pacifiche, in favore del governo Assad, che da un anno, all'interno della Siria, frenano la volontà delle potenze occidentali e dei suoi alleati d'intervenire militarmente in appoggio alla ribellione armata.
E in secondo luogo, il fatto che non sembrasse emotivamente coinvolto dagli abusi perpetuati dai gruppi di ribelli. Abbiamo quindi cessato di pubblicare gli articoli di Piccinin.
Noi pensiamo che, se Piccinin vuole, come dice, aiutare i Siriani che ha "lasciato dietro di lui", non dovrebbe appellarsi alla mostruosità di un intervento militare in appoggio agli squadroni della morte dell'ASL, che hanno già fatto scorrere tante lacrime e sangue.
I Siriani che vivono nel terrore di essere rapiti, di vedere i loro figli e le loro figlie sgozzati dalle bande dell'ASL, non è di Bachar el-Assad e del suo contingente difensivo che hanno paura, come afferma Piccinin. Quello che temono sopra ogni cosa è un intervento che distruggerà il loro Stato, la loro nazione - che metterà al suo posto, come in Iraq e in Libia, dei seviziatori ancor più terribili. E' questo ciò che fa male. Piccinin si è ben guardato dal dirci chi farà questa guerra "umanitaria". I bombardieri del Pentagono? E quando aggiunge, per rassicurarci, che questo intervento militare non si farà perché nessuno lo vuole, forse dimentica che l'intervento straniero in Siria è già effettivo dall'inizio della destabilizzazione, da 16 mesi, per mano della ribellione finanziata e armata dal Qatar, dalll'Arabia Saudita e dalle potenze occidentali?
I popoli non vogliono la guerra perché ne temono a giusto titolo le terribili conseguenze. E il popolo siriano non fa eccezione. Motivo per cui, di fronte al dilagare della propaganda occidentale, sono oggi infinitamente riconoscenti alla Cina e alla Russia che, ben informati sulla situazione in Siria, forniscono una informazione onesta [20] e rifiutano di autorizzare il ricorso alla forza e di cedere alle pressioni di funesti partigiani dell'ingerenza "umanitaria".
Silvia Cattori
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ARMORIQUE (06.07.2012):

Testo originale in francese (10.06.2012):

[1] "Ho incontrato l'esercito di liberazione che è molto più organizzato di quanto pensassi (...) Con dei computers, dei posti di comando, degli ufficiali appena sbarbati, delle bandiere a tre stelle."
Vedere: "Pierre Piccinin racconta l'orrore delle prigioni siriane" di Christophe Lamfalussy, La libre Belgique, 24 maggio 2012
http://www.lalibre.be/actu/international/article/739660/pierre-piccinin-raconte-l-horreur-des-prisons-syriennes.html
[2] "Penso che attualmente, c'è comunque una parte della popolazione - un tempo avrei detto minoritaria, penso di essermi sbagliato, bisogna sapere, soprattutto in casi come questo, riconoscere i propri errori -, c'è una parte della popolazione che sta combattendo in Siria per provare a cambiare ciò."
Vedere: "Siria, un Belga testimonia: "Quello che ho visto, è l'inferno in Terra" " di Julien Vlassenbroek e Françoise Wallemacq, rtbf.be, 24 maggio 2012
http://www.rtbf.be/info/monde/detail syrie-un-belge-temoigne-ce-que-j-ai-vu-c-est-l-enfer-sur-terre ?id=7775010
[3] Vedere: http://anniebannie.net/2012/05/24/le-chemin-de-damas-de-pierre-piccinin/
[4] Dalla sua creazione nel luglio 2011, l'ASL è stata erroneamente presentata come un esercito composto essenzialmente da soldati che avevano disertato l'esercito siriano regolare. Le sue unità si abbandonano ad atrocità contro i partigiani del regime e i suoi contingenti di difesa: rapimenti, decapitazioni, mutilazioni, esecuzioni sommarie. In gennaio l'ASL dichiarava di avere 40.000 combattenti. Cifra improbabile.
[5] Vedere l'articolo citato in nota (2)
[6] Messaggio postato su Facebook il 24 maggio, vedi nota (3)
[7] Vedere:
http://jmoadab.wordpress.com/2012/05/29/interview-de-pierre-piccinin-apres-ses-6-jours-de-detention-en-syrie/
[8] Come, noi ci chiediamo, Piccinin poteva ignorare la presenza a Homs dell'ASL - all'epoca l'oggetto preferito dei "reporters di guerra", - e le mostruosità che le attribuiscono i testimoni? Gli ufficiali con la barba appena fatta di questa supposta "armata libera", che sembrano aver impressionato Piccinin, non avrebbero certo riconosciuto che gli assassini di Al-Farouk, un'unità che tende agli stessi obiettivi, faceva parte dell'insieme.
[9] Che sia ben chiaro: non mettiamo sullo stesso piano le atrocità e gli attentati contro i civili perpetuati dai gruppi affiliati all'ASL e i morti causati dalla lotta delle forze regolari che li combattono.
[10] Un po' stupita, mi dicevo che Piccinin non poteva ignorare che l'ASL era in possesso da tempo di armamenti pesanti e molto sofisticati, capaci di distruggere i carri armati.
[11] A nostra conoscenza, non ha mai detto pubblicamente che si opponeva ad un intervento.
[12] I reportages di mera propaganda di Sofia Amara sono stati diffusi da Arte, e ritrasmessi da numerose emittenti televisive.
[13] Hussein, un sunnita membro della brigata Farouq, un'unità dell'ASL, ha raccontato (Der Spiegel del 26 marzo) di aver sgozzato a Homs dei soldati caduti nelle mani dell'ASL nell'ottobre 2011.
[14] Io mi chiedo come poteva ignorare che i ribelli sunniti dell'ASL, sostenuti dai Fratelli musulmani nel mondo, finanziati e armati ad esempio dal Qatar, non considerano più Israele un nemico e che fanno ormai fronte comune con Israele, e le potenze della NATO, contro le forze di resistenza sciite/alauite in Libano, in Iran e in Siria?
[15] Dopo verifica, dobbiamo in verità dire che M Piccini non ha fatto il nome dell'ASL nel messaggio della sua pagina Facebook: "mi unisco al "loro" appello per un intervento militare in Siria (...)".
Il 4 giugno tuttavia, su LCP dirà esplicitamente. "Sia l'esercito siriano libero che i prigionieri politici che ho incontrato in prigione attendono questo intervento" Vedere:
http://www.lcp.fr/emissions/ca-vous-regard-le-debat/vod/136195-syrie-la-guerre-est-elle-la-bonne-solution
[16] Paragonare la resistenza contro l'occupazione tedesca con gli attacchi fatti in Siria dagli oppositori armati da una coalizione esterna è scioccante!
[17] "A Bengasi" scrive nel suo blog, " in agosto ho avuto la possibilità di assistere ad una riunione di diplomatici stranieri e di membri del CNT. Era subito prima l'assalto a Tripoli". Ed ancora:
"Sono riuscito, grazie a qualche conoscenza, ad ottenere una camera all'hotel Tibesti, il grand-hotel di Bengasi dove si trova la sede della missione dell'Unione europea e dove soggiornano tutti i giornalisti. Ma, quando si esce da Bengasi sulle tracce dei ribelli, è molto difficile superare i check-points che sbarrano regolarmente la strada che conduce al fronte. Si poteva arrivare fino a Brega, grazie ad un'autorizzazione o un lasciapassare-stampa (...) E' così che sono riuscito a continuare verso la zona di guerra (con i militari), a bordo dei loro pick-up, superando tutti i check-points, fino al fronte".
[18] A proposito dei ribelli libici, che vedevamo commettere atti di barbarie inqualificabili Piccinin scriveva sul suo blog: "Non vedo nessun segnale di ostilità, e non posso che dire del bene di queste persone. Sono persone generose, che condividono tutto quello che hanno, delle persone simpatiche".
[19] Vedere:
"Il ricercatore belga, i cui scritti servivano al regime..." di Armin Arefi, Le Point.fr, 5 giugno 2012.
"Le disavventure di "Tintin" nel paese di Bachar", di Christophe Ayad, Le Monde, 6 giugno 2012.
[20] Russia Today (RT) è considerato oggi tra i nuovi media, un'alternativa alla disinformazione. Un recente rapporto di Nielsen indica che RT è diventato nel 2011 il canale d'informazione straniero più seguito nei primi cinque mercati negli Stati Uniti. RT ha superato France 24, Euronews, Deutsche Welle, al Jazeera, ecc.

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