QUELLO CHE ACCADE NELLA "grande democrazia" deglI STATI UNITI PER GLI INTERNAZIONALISTI NON E' UNA NOVITA', mA QUESTO ARTICOLO valE la pena di essere diffuso (sandino)
LA
PROVA CHE I MEDIA DI REGIME SONO CONTROLLATI
22
luglio 2012
Esclusivo:
Joseph Farah brucia i 'giornalisti' che 'vendono il loro spirito
etico e morale'
La
scorsa settimana sul New York Times è stata resa una confessione
piuttosto sommessa che merita di essere urlata per tutto il paese di
modo che ogni americano comprenda che cosa legge nella "stampa"
– e uso questa parola in modo davvero inesatto – di regime
ultra-controllata, diretta dal governo.
L'ammissione
è arrivata nella forma di un articolo di Jeremy Peters sulla pagina
di politica del Times del 16 luglio. Sto aspettando che altri la
mettano in evidenza, la discutano, la dibattano, esprimano su di essa
emozione violenta ed esasperazione. Ma ho aspettato per niente.
Ciò
che questa scioccante storia rivela è che persino io – uno dei
capi dei nuovi media e profugo dalla macchina della propaganda
controllata dallo stato – sottostimavo l'assoluta e totale
corruzione della eufemisticamente chiamata "stampa mainstream".
Dimostra
che la maggior parte – membri dell'establishment dei media stampati
con accesso alla Casa Bianca sottomettono la loro copia ai funzionari
del governo per la recensione, la "correzione" e
l'approvazione prima che raggiunga il popolo americano!
Persino
la "progressista" editorialista di WND Ellen Ratner
concorda – i media sotto un incantesimo!
Se
pensate che stia esagerando, qui ci sono alcuni estratti chiave del
pezzo:
"Le
citazioni ritornano revisionate, spogliate delle metafore colorate,
del linguaggio colloquiale e di tutto ciò che è anche leggermente
provocatorio".
"Sono spedite per e-mail dal quartier generale di Obama a Chicago ai giornalisti che hanno intervistato dei funzionari della campagna sotto una importante condizione: l'uffcio stampa ha il potere di veto su quali dichiarazioni possono essere citate ed attribuite per nome".
"La maggior parte dei giornalisti, disperati di avere informazioni dai massimi strateghi del presidente, a malincuore concordano. Dopo le interviste, riesaminano le loro note, controllano i loro nastri registrati e trasmettono per la revisione i segmenti audio più succosi. Il verdetto dalla campagna elettorale – un'operazione che si gloria di rimanere costantemente sul copione – spesso è no, Barack Obama non approva questo messaggio".
"Adesso, con un ciclo di notizie Twitter di un millisecondo ed una cultura dei media inesorabile ed ossessionata dalle gaffe, i politici ed i loro consulenti richiedono ripetutamente che i giornalisti permettano loro il potere di revisione finale su ogni citazione pubblicata".
"L'approvazione della citazione è una pratica standard per la campagna di Obama, utilizzata da molti massimi strateghi e da quasi tutti gli aiutanti di medio livello a Chicago ed alla Casa Bianca – quasi tutti all'infuori dei portavoce che vengono pagati per essere citati. (E qualche volta si applica persino a loro). E' inoltre normale per tutta Washington e sulla pista della campagna elettorale".
"Molti giornalisti hanno parlato della revisione soltanto se veniva loro concesso l'anonimato, un'ironia alla quale non sono sfuggiti".
"Da Capitol Hill al Dipartimento del Tesoro, le interviste concesse soltanto con l'approvazione della citazione sono diventate la posizione automatica. Quei funzionari che osano dire ciò che pensano della scuola, ma spaventati dal rendere la più lieve osservazione fuori della direzione del messaggio, nascondono anche le più innocue ed anodine citazioni nell'anonimato sostenendo fermamente che sono riferite ad un "importante democratico" o a uno "stratega repubblicano".
"Quei giornalisti che hanno parlato pubblicamente hanno dichiarato che le limitazioni sembra stiano soltanto aumentando. 'Non è qualcosa di cui vado particolarmente fiero perché c'è una parte di me che dice: Non farlo, non accettare ai loro termini', ha dichiarato Major Garrett, corrispondente del National Journal".
E' stato difficile trovare un'organizzazione di notizie che non avesse accettato l'approvazione della citazione, sebbene con riluttanza. Organizzazioni come Bloomberg, Washington Post, Vanity Fair, Reuters e New York Times hanno tutte acconsentito ad interviste secondo queste condizioni".
Potrei andare avanti senza sosta. Vi esorto a leggere l'intera storia. Questa potrebbe essere la storia più importante pubblicata da anni dal New York Times.
"Sono spedite per e-mail dal quartier generale di Obama a Chicago ai giornalisti che hanno intervistato dei funzionari della campagna sotto una importante condizione: l'uffcio stampa ha il potere di veto su quali dichiarazioni possono essere citate ed attribuite per nome".
"La maggior parte dei giornalisti, disperati di avere informazioni dai massimi strateghi del presidente, a malincuore concordano. Dopo le interviste, riesaminano le loro note, controllano i loro nastri registrati e trasmettono per la revisione i segmenti audio più succosi. Il verdetto dalla campagna elettorale – un'operazione che si gloria di rimanere costantemente sul copione – spesso è no, Barack Obama non approva questo messaggio".
"Adesso, con un ciclo di notizie Twitter di un millisecondo ed una cultura dei media inesorabile ed ossessionata dalle gaffe, i politici ed i loro consulenti richiedono ripetutamente che i giornalisti permettano loro il potere di revisione finale su ogni citazione pubblicata".
"L'approvazione della citazione è una pratica standard per la campagna di Obama, utilizzata da molti massimi strateghi e da quasi tutti gli aiutanti di medio livello a Chicago ed alla Casa Bianca – quasi tutti all'infuori dei portavoce che vengono pagati per essere citati. (E qualche volta si applica persino a loro). E' inoltre normale per tutta Washington e sulla pista della campagna elettorale".
"Molti giornalisti hanno parlato della revisione soltanto se veniva loro concesso l'anonimato, un'ironia alla quale non sono sfuggiti".
"Da Capitol Hill al Dipartimento del Tesoro, le interviste concesse soltanto con l'approvazione della citazione sono diventate la posizione automatica. Quei funzionari che osano dire ciò che pensano della scuola, ma spaventati dal rendere la più lieve osservazione fuori della direzione del messaggio, nascondono anche le più innocue ed anodine citazioni nell'anonimato sostenendo fermamente che sono riferite ad un "importante democratico" o a uno "stratega repubblicano".
"Quei giornalisti che hanno parlato pubblicamente hanno dichiarato che le limitazioni sembra stiano soltanto aumentando. 'Non è qualcosa di cui vado particolarmente fiero perché c'è una parte di me che dice: Non farlo, non accettare ai loro termini', ha dichiarato Major Garrett, corrispondente del National Journal".
E' stato difficile trovare un'organizzazione di notizie che non avesse accettato l'approvazione della citazione, sebbene con riluttanza. Organizzazioni come Bloomberg, Washington Post, Vanity Fair, Reuters e New York Times hanno tutte acconsentito ad interviste secondo queste condizioni".
Potrei andare avanti senza sosta. Vi esorto a leggere l'intera storia. Questa potrebbe essere la storia più importante pubblicata da anni dal New York Times.
Ciò
che significa è questo: Quando gli americani leggono questi rapporti
– sui giornali, le agenzie di stampa o internet – non stanno
affatto leggendo realmente articoli di notizie. Stanno leggendo dei
comunicati stampa approvati, preconfezionati dal governo e dai
politici. Ma, ancora peggio, non vengono etichettati come tali.
Vengono etichettati come notizie vere.
That’s
how low the national press establishment has descended. And, when you
read the story in its full context, you will understand that the
concerns expressed about this practice by those submitting themselves
to it are not ethical concerns. They are not concerns for the truth.
They are concerns about their own convenience and for the loss of
“color” in their stories.
Questo
è come in basso è disceso l'establishment della stampa nazionale.
E, quando leggete la storia nel suo contesto completo, capirete che
le preoccupazioni espresse su questa pratica da coloro che ad essa si
sottopongono non sono preoccupazioni etiche. Non sono preoccupazioni
per la verità. Sono preoccupazioni sulla loro convenienza e per la
perdita di "colore" nelle loro storie.
Lasciatemi
dichiarare ciò che spero sia ovvio a tutti quelli che leggono questa
colonna: Questo genere di capitolazione spontanea alla censura
governativa non era la norma cinque anni fa, 10 anni fa, 20 anni fa o
30 anni fa. Questo è un fenomeno nuovo – deprimente ed allarmante
per un veterano come me che non avrebbe mai accettato di sottomettere
la sua copia per l'approvazione ai politici.
Questi
cosiddetti giornalisti stanno vendendo il loro spirito etico e morale
per l'accesso ai politici. E questa pratica solleva aspettative da
parte dei politici di potere manipolare ripetutamente a proprio
vantaggio la stampa. Questo rende il lavoro dei veri giornalisti –
reporter indipendenti fedeli al loro mestiere – anche più
difficile, perché sarà loro sbarrato l'accesso.
Mi
ricorda del fatto che, proprio la scorsa settimana, a WND sono state
negate le credenziali per fare la cronaca della Convenzione Nazionale
Democratica. Perché pensate che a quella che è diventata una delle
maggiori e più influenti agenzie d'informazioni del paese venga
negato l'accesso alla sala della convenzione? Semplicemente perché i
democratici sanno che non giocheremo secondo le loro regole di
controllo come i membri del circolo della stampa dell'establishment.
Tutto
ciò che posso dire di queste persone una volta considerate
"colleghi" è che provo vergogna per loro. Sono
mortificato. Stanno umiliando loro stessi ed un'istituzione vitale
per ogni società libera.
Sembra
che la minaccia più grande alla tradizione americana di una stampa
libera ed indipendente non sia la coercizione governativa. E' la
sottomissione volontaria della stampa ad essere manipolata e diretta
dal governo e dai politici.
Nessun commento:
Posta un commento