Un
record crudele e inusuale
Alessandra
Riccio
Domenica
01 Luglio 2012
Con
poche parole sobrie, l'ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter,
ha lanciato dalle pagine del New York Times una denuncia e un
allarme: la denuncia della scandalosa violazione dei diritti umani
praticata dal suo paese ormai da più di dieci anni in maniera
sistematica e l'allarme che questa pratica crudele e insensata sta
generando reazioni controproducenti e pericolose per l'equilibrio del
mondo.
Jimmy
Carter
Un
record crudele e inusuale
(The
New York Times, 26.6.2012)
Gli
Stati Uniti stanno abbandonando il loro ruolo di campioni mondiali
dei diritti umani.
Le
rivelazioni del fatto che alti funzionari sono coinvolti
nell’assassinio di persone all’estero, compresi cittadini
statunitensi, sono solo la prova più recente di fino a che punto sia
inquietante la violazione nella nostra nazione dei diritti umani e
quanto si sia estesa questa pratica. Tutto è cominciato dopo gli
attacchi terroristi dell’ 11 settembre del 2001, ed è stato
convalidato e intensificato dagli esecutivi di entrambi i partiti e
dalle azioni legislative, senza grande opposizione del pubblico in
generale. Come risultato, il nostro paese ormai non ha autorità
morale su questi temi critici. Anche se il paese già nel passato
aveva commesso errori, l’abuso generalizzato dei diritti umani
durante gli ultimi dieci anni ha avuto un cambio drammatico. Con la
leadership degli Stati Uniti, la Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani è stata adottata nel 1948 come “il fondamento della libertà,
della giustizia e della pace nel mondo”. Si trattava di un impegno
coraggioso e chiaro per contenere i poteri che cercavano di opprimere
o di ledere le persone, e stabiliva l’uguaglianza di diritti di
tutti alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla protezione
uguale di fronte alla legge e limitava la tortura, la detenzione
arbitraria o l’esodo forzato. La Dichiarazione era stata invocata
dagli attivisti dei diritti umani e dalla comunità internazionale.
E’ preoccupante che, invece di rafforzare questi principi, le
politiche del nostro governo contro il terrorismo stanno violando
chiaramente per lo meno 10 dei 30 articoli della dichiarazione,
compresa la proibizione dei “trattamenti crudeli, inumai o
degradanti”. La legislazione recente ha dato il diritto legale al
Presidente di trattenere una persona indefinitamente per il sospetto
di affiliazione ad organizzazioni terroriste o “forze associate”,
un potere troppo ampio e vago che può essere oggetto di abuso, senza
una supervisione significativa dei tribunali o del Congresso (la
legge in questo momento è bloccata da un giudice federale). Questa
legge viola il diritto alla libertà di espressione e alla
presunzione di innocenza finché non viene provata la sua
colpevolezza, altri due diritti consacrati dalla Dichiarazione.
Oltre ai cittadini nordamericani assassinati o alla detenzione
indefinita, le leggi recenti hanno cancellato le restrizioni della
Legge di Vigilanza di Intelligenza Straniera del 1978 e permettono
violazioni senza precedenti dei nostri diritti alla privacy
attraverso l’ottenimenti di dati e le intercettazione senza
l’autorizzazione del giudice e la violazione, da parte del governo,
delle nostre comunicazioni elettroniche. Le leggi statali permettono
di arrestare persone per la loro apparenza, perché praticano un
culto o perché si sono associati con altri individui. Insieme a
questa regola arbitraria che permette l’assassinio di un individuo
da parte di aerei senza pilota, previamente dichiarato come
terrorista nemico, vengono uccise donne e bambini innocenti e tutto
questo viene accettato come inevitabile. Dopo più di 30 attacchi
aerei contro abitazioni civili quest’anno in Afganistan, il
presidente Hamid Karzai ha preteso la fine di questi attacchi, ma la
pratica continua in altre zone del Pakistan, della Somalia e dello
Yemen, che non vengono dichiarate come territori di guerra. Non
sappiamo quante centinaia di civili innocenti sono morti in questi
attacchi, ciascuno dei quali approvato dalle più alte autorità di
Washington. Ciò sarebbe stato impensabile in anni precedenti. Queste
politiche danneggiano chiaramente la politica estera statunitense.
Alti funzionari di Intelligenza e militari, come pure difensori dei
diritti umani nelle zone attaccate, affermano che la scalata con
aerei senza pilota stimolano le famiglie colpite a identificarsi con
le organizzazioni terroriste, hanno risvegliato nella popolazione
civile dei sentimenti contrari a noi e permette che i governi
repressivi citino questo tipo di azione per giustificare il loro
comportamento dispotico. E intanto resta aperto il centro di
detenzione di Guantánamo a Cuba, che adesso ospita 169 reclusi.
Circa la metà meriterebbe di essere liberata, invece hanno poche
possibilità di ottenere un giorno la libertà. Le autorità
statunitensi hanno rivelato che, al fine di ottenere confessioni,
alcuni sono stati torturati con tecniche come il sottomarino in più
di cento occasioni e intimoriti con armi semiautomatiche, trapani o
minacce di violazioni sessuali. Sorprendentemente questi fatti non
possono essere utilizzati a difesa dagli accusati, poiché il governo
afferma che sono stati prodotti sotto l’ombrello della “sicurezza
nazionale”. La maggioranza degli altri prigionieri non ha alcuna
prospettiva di sapere di cosa sono accusati e nemmeno di venire
giudicati. In un momento in cui le rivoluzioni popolari stanno
scuotendo il mondo, gli Stati Uniti devono rafforzare e non
indebolire le norme basilari dei diritti e dei principi della
giustizia enumerati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Ma invece di fare un mondo più sicuro, gli Stati Uniti violano i
diritti umani più universali, cosa che esalta i nostri nemici e ci
allontana dai nostri amici. Come cittadini preoccupati, dobbiamo
persuadere Washington a cambiare rotta e a recuperare la guida morale
d’accordo con le norme internazionali sui diritti umani che avevamo
adottato ufficialmente come nostre e che abbiamo apprezzato per anni.
Jimmy
Carter è stato Presidente degli Stati Uniti, Premio Nobel per la
Pace nel 2002 e fondatore del Centro Carter.
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