Riappropriarsi delle analisi di Marx,
Lenin, Gramsci per liberarsi dallo sfruttamento
Il mese di novembre si è caratterizzato per l'anniversario dei 100 anni della Rivoluzione russa, la
prima che ha capovolto i rapporti di forza e dimostrato che il capitalismo si
può abbattere e che il proletariato può prendere e gestire il potere senza sfruttamento.
Una rivoluzione che ha contribuito a fare grandi passi avanti al movimento
operaio in tutti i paesi del mondo, anche in quelli che del perché non staremo
qui ad analizzare, non hanno fatto la rivoluzione.
Oggi, a distanza di 100 anni, il movimento
operaio e la classe lavoratrice sono ritornati ad una moderna forma di
schiavitù. Ricatti e repressione hanno instaurato sui luoghi di lavoro il
terrore di perdere l'occupazione, l'enorme esercito dei disoccupati offre la
propria manodopera al maggiore ribasso. L'esempio più eclatante è quello di
Almaviva. Un anno fa 1600 lavoratori che
non accettavano un'ulteriore riduzione del salario sono stati licenziati, il
più grande licenziamento collettivo, insieme alla comunicazione della chiusura
della sede di Roma. Falso. La sede di Roma non solo non è stata chiusa, ma ha
sempre funzionato con lavoratori pagati con contratti Co.co.co. Di fronte alla
recente decisione del Tribunale del lavoro del reintegro di 150 lavoratori la
risposta è stata: fra 5 giorni assunti a Catania!
E poi ci sono le delocalizzazioni. Gli industriali prendono contributi dal
governo - sempre solerto a sostenere questa categoria - e poi se ne vanno
all'estero; le imprese straniere - tanto apprezzate dai nostri governi per gli
"investimenti" in Italia - per poi finire come la Bonetti di
Garbagnate acquistata dagli indiani che la chiudono, nonostante sia un polo di
eccellenza per la produzione di qualità ed economicamente in attivo - comprano
e spostano o chiudono, lasciando i lavoratori italiani sulla strada, altro che
"prima gli italiani" famoso slogan di Lega e dei fascisti, rivolto
contro gli immigrati ma mai contro le svendite delle industrie alle
multinazionali! È notizia di questi
giorni l'ennesima delocalizzazione, quella della Honeywell da Lanciano
(Abruzzo) alla Slovacchia (dove gli incentivi pubblici sono ancora più alti e
dove maggiore è la possibilità di sfruttamento): altri 420 operai più 100
dell'indotto a casa.
I vari governi non si sono mai occupati di questo sistema di trasferimento
persino di quelle imprese che avevano ricevuto sovvenzioni statali, ma è più
grave il fatto che l'argomento non sia mai stato oggetto di lotta da parte dei
sindacati. I confederali, ovviamente per la loro politica di sostegno ai
governi e di non disturbo ai padroni, ma non c'è stata neppure opposizione da
parte dei sindacati di base né un lavoro per il rafforzamento di una rete a
livello internazionale che garantisse i lavoratori sottopagati di quei paesi a
loro volta sfruttati e messi in condizione di concorrenza con gli italiani.
Ma i lavoratori chiusi nella difesa del proprio piccolo spazio, presi dalle
difficoltà economiche della quotidianità, delusi e amareggiati non riescono ad
aprire il loro orizzonte politico, ad avere la consapevolezza - tantomeno la
coscienza - che si può lavorare e vivere senza padroni e che il loro
sfruttamento mira solo ad aumentare i loro profitti. È la conseguenza di anni e
anni di una politica opportunista e revisionista, e quindi devastante sotto
tutti gli aspetti, portata avanti dalla cosiddetta sinistra.
Borghesia, revisionisti, opportunisti di ogni specie sono terrorizzati
dall'opportunità che si ritorni agli anni in cui lo slogan dei lavoratori era
"facciamo come in Russia". E insistono nelle provocazioni e nelle campagne
per diffamare il socialismo ed equiparare il comunismo alle bestialità del
fascismo e del nazismo, peraltro distrutti proprio dalle forze comuniste. A
questo riguardo si distingue l'Unione europea che da anni, dal memorandum
anticomunista del 2005 insiste con risoluzioni del Parlamento europeo - tra le
quali quella denominata "Coscienza
europea e totalitarismo" - sulle quali si sono mossi paesi come Ungheria,
Lettonia, Polonia, Lituania, Estonia, Ucraina per imporre misure anticomuniste
con persecuzioni, bandi sulle attività dei partiti comunisti, divieto dell'uso
dei simboli, azioni penali e condanne.
In quest'area la Nato ha creato 8 eserciti e si rafforza in seguito alle
pericolose decisioni del 27° Vertice di Varsavia dello scorso anno, richiedendo
un ulteriore incremento della spesa, fino al 2% del Pil, a tutti gli Stati
membri. Anche l'UE rafforza la sua militarizzazione, stabilisce l'Esercito
Europeo, il Quartier Generale Europeo, Forze d'Emergenza, l'Unione della Difesa
Europea e il Fondo Europeo per la difesa.
È la società fatta a misura per i
capitalisti, gestita dai loro governi e leader attraverso misure antipopolari
che hanno l'unico obiettivo quello di aumentare sempre più i propri profitti e
per farlo calpestano qualsiasi diritto dei lavoratori, a partire da quello di
sciopero, e non disdegnano di scatenare guerre imperialiste - i cui costi
in continuo aumento (come il debito pubblico) sono scaricati sui lavoratori -
per il controllo dei mercati, la rapina delle fonti energetiche e persino
dell'acqua, delle rotte commerciali, di distruzione e impoverimento,
imponenendo la dittatura della minoranza sulla maggioranza della popolazione.
Un sistema economico-sociale che non è vincente.
Il movimento operaio deve collegare la sua lotta per la difesa del salario,
dell'occupazione, della difesa dei diritti, con la lotta contro il capitalismo,
l'imperialismo e i suoi piani di guerra. Sono lontani i tempi in cui
gli operai studiavano i testi classici di Marx, Lenin, Gramsci, eppure è doveroso
riappropriarsene perché oggi, sebbene a distanza di 150 anni dalla
pubblicazione del "Capitale", l'analisi di Marx che ha scritto per
rafforzare la lotta politica della classe operaia e per il socialismo è
pienamente attuale. È un'arma per conoscere la teoria del valore, del lavoro
salariato, del plusvalore - e quindi dello sfruttamento -, l'organizzazione, il
partito comunista e per potersi proiettare nella lotta di classe fino al
rovesciamento del capitalismo.
Non si cambiano le condizioni aspettando l'arrivo di nuovi investitori, né
facendosi attirare dalle promesse elettoraliste di partiti vecchi o
"nuovi", e neppure credendo che nuove leggi elettorali garantiscano
la "stabilità" per lo sviluppo. Nessun rinnovamento programmatico è
in grado di eliminare le sofferenze della classe lavoratrice e delle masse
popolari nell'ambito del capitalismo. Rimangono sempre la barbarie e la distruzione.
Tratto da