Musica&ribellione
“Da
WOODY GUTHRIE
a
THE GANG”
Viaggio
culturale/antagonista attraverso la musica folk, rock, punk-reggae,
hip hop... e dintorni, troveremo alcuni artisti che sono stati a
fianco di coloro che per generazioni hanno lottato per la libertà,
la giustizia, l'autodeterminazione dei popoli, …musicisti/colonna
sonora di chi credeva che un mondo diverso era possibile.
Questo
blog internazionalista comunista ,sembra il luogo giusto per
ricordare artisti antagonisti importanti come Woody Guthrie,
The Fugs,
Bob
Dylan,
Clash,
Public Enemy, Linton Kwesi Johnson,..attraversando i territori
musicali antagonisti arriveremo nelle periferie del rock made in
Italy ,dove dalle cantine uscirono tanti validi gruppi musicali,
conosceremo meglio il progetto “Franti” del Torinese Stefano
Giaccone e termineremo il viaggio chiaccherando con “i Gang” dei
fratelli Marino e Sandro Severini di Filottrano nelle Marche, più
periferia di così!!!
Tenere presente che questi capitoli per un pamphlet mai pubblicato, furono scritti nel tempo libero dal ’90 al ’93
Nelson
Mandela rivolgendosi a Miriam Makeba :
"Hanno
cercato di isolarci dal Mondo e tu l'hai impedito, dunque la musica
può andare a braccetto con la politica””
Maurizio
Cerboneschi (Sandino)
Capitolo
5°
IL TRIONFO DELLA SUBCULTURA NIHIL-PUNK
Sia
J.J.Lebel
nel 1971 che Robert Fripp
nel’74 avevano pronosticato quello che si sarebbe verificato nella
seconda metà dei ‘70 ovvero l’esplosione del
punk, con la parola
d’ordine-riprendiamoci la vita, la musica, il futuro, tutto…..
Il
pop-rock del passato, privo d’identità, vuoto, pura semplice
immondizia, subì un attacco oltraggioso dalla sub cultura Punk,
che portò allo scoperto la sua merce-finzione e gli hippies nuovi
miliardari, gestori del mercato delle idee.
L’emergente
sottocultura nichilista, era l’esaltazione del posticcio, del
diverso, dell’ inautentico, nata o ingigantita dall’inventiva di
Malcom Mc Laren, ideatore e fottitore dei “New York Dolls” prima
e dei “SEX PISTOLS”
dopo; era un’espressione generazionale che combatteva il business
discografico che l’anacronistico “Englishway
of life”: Un modello di vita che
scaturiva dalle infinite contraddizioni della società inglese, dove
esistevano i neri nei ghetti e la carrozza dorata della regina, tre
milioni di disoccupati e le grandi feste dei lords, la violenza dei
sobborghi e il matrimonio farsesco della casa reale.
In
una società all’estremo conservatorismo, prossima alla tirannia
Tatcheriana, ricolma di problemi; immigrazione, Irlanda del nord,
declino dell’espansionismo coloniale, l’onda d’urto del Punk
anarchico porta nuove forme di lotte
antagoniste, rifiuto delle ideologie e di conseguenza raccolse il
malcontento di vari settori sociali.
Si
intrecciarono legami con la minoranza Giamaicana e uscì quel “
Rasta Punk connection”
che sconvolse le metropoli inglesi “una
sottocultura che si pone anche, e molto esplicitamente come rabbiosa
critica dei movimenti precedenti, degli hippies e delle loro
ottimistiche illusioni, e che insieme costituisce forse la fase di
maggiore coincidenza tra comunità nera e gruppi giovanili bianchi
(coronata dall’incisione di Bob
Marley di” Punk
reggae Party”, ma anche un
continuo richiamo al reggae e ai Rude
Boys da parte del gruppo punk CLASH ).
Il Punk è anche un "movimento"che riprende tutta l’esperienza avanguardista
europea, risalendo dai situazionisti a
Dada, e che quindi sposta per la prima
volta l’asse della ricerca d’avanguardia dalla borghesia colta
alle frazioni giovanili della “WORKING
CLASS” (1)
Dal’
76 in poi la subcultura autonomista/spontaneista punk. Con vestiti
laceri, spille da balia, lamette, catene, capelli corti con creste
colorate o in ogni qual modo rovinati, trasportati dall’energia
Nihilconfusionaria
dei “Sex Pistols “di Jhonny
Rotten e
Sid Vicius
e dall’infantilcomunismo
dei “Clash
di Joe
Strummer e
Mick Jones,
trovò la spinta necessaria per gridare la propria collera; basta con
questa società immobile e assurda, con questa vita squallida, con
questa apparenza soffocante. La musica riprendeva il suo ruolo di
aggregazione e denuncia, ovunque prosperavano formazioni punk, saper
suonare non importava, bastava poca attrezzatura a basso costo e via
con improvvisati concerti, fatti in piccoli locali (garage,
club,pub,..) dove artisti e pubblico erano una unica cosa.
Il punk embrionale e caotico del primo periodo andò via via
delineandosi nella prassi totale di gruppi “puri”
come i “CRASS”,
primi “DISHARGE”,
“ZOUNDS”
“POISON GIRL”,
“CONFLICT”
e….. per prassi totale si intendeva autogestione: produzione,
distribuzione e prezzo del vinile (tutto lontano dalla mercificazione
capitalista). Questa linea di rottura completa con la cultura
dominante, si rifletteva anche nella loro vita di strada, molte
furono le occupazioni di case o altri centri
(Rainbow Theatre, Club zig zag,…). Che
videro bands direttamente partecipi, come ad esempio i “Crass”,
promotori tra l’altro di una piccola etichetta discografica, la
“Crass record”,
sottoposta a continue ispezioni di Scotland Yard, più che dischi la
“Crass
record”
sfornava slogan, frasi e canzoni dissacranti, una vera fucina per
sovvertire l’ordine costituito.”I
testi dei Crass sono un impasto di pezzi di vetro e polvere da sparo,
non un veicolo di slogan e pensieri da libretti rossi e verdi che
quando arriva al destinatario è una carogna fredda, ma una frustata
in piena faccia che ti fa male e ti scuote fino a farti togliere il
disco, non certo qualcosa che puoi canticchiare o tenere sottofondo
mentre sei sprofondato nella lettura di un cattivo romanzo”
(2)
A
causa della veemenza sovversiva dei loro testi e del loro vivere il
quotidiano, Penny Rimbaud, Steve
Ignoran, Eve Libertine; Phil Free….o
meglio i”Crass”
hanno subito denunce
e
arresti per vilipendio alla religione; “…le
notizie riportate dai giornali a proposito di questa band
politicizzata, parlano quasi sempre di tradimento della Patria, di
oscenità e persino di collegamenti con il terrorismo. In merito al
loro disco” How does it feel”, I Crass sono stati oggetto di una
feroce campagna denigratoria che li ha trascinati in tribunale. In
quella canzone avevano osato chiedere al primo ministro Margaret
Thatcher “ “COME
CI SI SENTE AD ESSERE MADRE DI MILLE MORTI”?,
tanti sono quelli che si sono avuti durante il conflitto delle
Falkland.
Sicuramente si è trattato di un atto sovversivo compiuto proprio
durante il culmine dell’orgia di celebrazioni nazionali della
vittoria…..”(3)
Costantemente sotto controllo e minacciati dalla polizia della “Lady
di ferro inglese” che impediva loro
perfino di parlare, sono anche stati lasciati aggredire da elementi
fascisti del “National front,
“.
I
Crass, gruppo guida di migliaia di
ragazzi alla deriva hanno la colpa di aver usato il rock per
diffondere le loro idee di giustizia e speranza, perché “un
giorno si riesca a creare una nuova filosofia di vita che non
comprenda sofferenza e dolore, una filosofia che dia a tutti DIGNITA’
e INTEGRITA’…..(4)
Una
parte di distribuzione della “Crass record” veniva affidata ad
un’altra piccola label autonoma, la” ROUGH
TRADE”, un punto di convergenza
della creatività e delle perplessità provenienti da ogni parte
dell’Inghilterra fine ’70, un canale fondamentale per la
diffusione vinilica della corrente punk e non, sia oltremanica che
oltreoceano, tra i principali esponenti si poteva trovare i “Cabaret
Voltaire”, The
Poup Group”, l’ex “Soft
Machine” Robert Wyatt, Red Crayola,...
le sconvolgenti formazioni femminili “Slits”,
“Raincoast”,
“Lora Logic”
(il punk, aveva rotto il monopolio maschile del Rock). Bisogna tenere
presente che “un sistema di
distribuzione indipendente come Rough Trade potè privilegiare le
tendenze marginali soltanto per un breve periodo di confusione e
creatività intense; quando tutto questo rientrò nella normalità,
per poter sopravvivere, dovette adeguarsi a criteri di efficacia e
redditività”..(5).
Le
molte etichette indipendenti cercavano di instaurare un inedito modo
di comunicazione e fruizione diversificata del prodotto, ad es. la
“Factory Records”
di Tony Wilson,
legata ai “Joy Division”
e ai” Derutti Column”
in un booklet affermava: “Ogni
prodotto della Factory è in qualche modo un tentativo di scuotere la
relazione “passiva” del consumatore con l’oggetto del consumo,
creando una situazione in cui il consumatore interroghi la natura del
prodotto stesso; e attraverso questo risveglio iniziale scopra il suo
posto nel ciclo di consumo/produzione/lavoro/tempo libero,che
costituisce la vita di ogni giorno nella società dello spettacolo “
(6)
Al
nuovo corso discografico corrispose una parallela evoluzione
editoriale autoprodotta, grazie alla comparsa delle “Fanzines”
(contrazione di fans e magazine-rivista dei fans), fogli, e riviste
autogestite da emancipazioni giovanili, scritte e realizzate a basso
costo, erano spesso vendute durante meeting politici e musicali o
distribuite nel circuito alternativo underground senza nessun
interesse a diventare un business o un’istituzione. Al contrario i
loro ideatori sparavano a zero sulla stampa sopravvissuta al Pop
(ormai un fatto commerciale di grossa tiratura).
Con
una grafica le più volte rozza e violenta, in dispregio al bello,
quei fogli ciclostilati, serigrafati, eliografati, … fotocopiati e
pinzati a mano ( con una vita media di qualche settimana, non si
contano quelle uscite per un solo numero), cercavano di raccontare
quello che succedeva in giro nella scena musicale e politico/sociale,
erano un mezzo d’informazione e di partecipazione diretta della
gioventù’ sotterranea (non più fruitrice passiva, erano la voce
della controinformazione, sviluppavano la creatività attraverso
fumetti, poesie, letteratura, mail art,…disseminavano rabbia e
malcontento.
Nel
giro di breve tempo, malgrado le variegate innovazioni impresse al
patrimonio intellettuale, “lo stile
punk” lo si poteva acquistare nelle
grandi sartorie o nelle boutique “vogue”
, la famosa rivista di moda Cosmopolitan Ed. USA uscì con un
resoconto sul look punk dal titolo “Sbalordire
e chic”- Un modo rivoltoso di vivere,
ancora una volta veniva ingoiato dalle fauci del capitalismo e
adattato agli interessi sovrastanti della borghesia.
I
punks costantemente presenti nella mitica “King’s
road” via via si trasformarono in
“monumenti” o “foto ricordo” per turisti curiosi, che
investiti da sputi e insulti, credevano di vivere un’esperienza
emozionante.
In
una condizione di repressione economica e politica, i più
inflessibili dello schieramento libertario, furono rispediti ai
margini della società da un’Inghilterra in crisi di identità, in
pieno degrado economico, retta dallo “efficientismo “
Thactheriano", che forte dell’aumento della destra programmò una
campagna di ritorno all’ordine che, in prima fase prevedeva di
ripulire le strade dai ladri, dagli spacciatori, dai vagabondi, dai
tossici, di marginalizzare i disoccupati e le minoranze etniche, in
seconda fase la più importante, si impegnava a mettere a tacere una
volta per tutte la classe lavoratrice. Cosa pienamente riuscita nei
bui anni ‘ 80 .
Per
rivedere oltremanica un vasto movimento popolare di disubbidienza
civile dopo l’insurrezione di Brixton 1981 e il lungo sciopero
dei minatori ‘84, bisogna attendere
Il
1990, quando lady Maggie ha varato la “Poll
Tax” il provvedimento più ingiusto e
impopolare che sia riuscita a pensare nella sua lunga gestione del
potere. ….”L’ultima volta che
questa tassa venne proposta dal governo inglese era il XIV secolo, e
in seguito alla rivolta dei contadini che provocò fu ritirata e il
primo ministro impiccato” (7)
In sostanza si trattava di penalizzare pesantemente le fasce sociali
a basso reddito per avvantaggiare la fascia benestante.
Le
manifestazioni di protesta contro la “Poll
Tax” con grande spontaneità si
svolsero in tutto il paese, ci sono stati disordini provocati (come
al solito) dalla polizia che in alcuni casi (finalmente) hanno subito
la peggior sorte.
Il
Labour Party
si è dissociato dalla contestazione, come fece nelle lotte dei
minatori nell’84.
La
battaglia di strada del popolo inglese è un monito ai governanti
delle “democrazie occidentali” che a loro modo tentano di
ripristinare un nuovo medio evo.
Ritornando
alle soglie degli '80, la disperazione e l’impotenza giovanile del
post punk, si notava chiaramente nei volti cerei dei ragazzi che
persi nel mare metropolitano, stringevano nelle mani la cenere
dell’ultimo fuoco. “Ma la voce non l’hanno perduta i figli
rimasti senza eredità degli anni ’70 quelli venuti troppo tardi
per avere qualcosa, anche solo una briciola dello splendore passato,
forse anche solo qualche straccio di ricordo su cui impostare una
vita di nostalgici lamenti.
Non
hanno altro che la voce per urlare che la fine di una grande
ex-potente nazione. Tutto l’after punk è questa voce che si fa
lamentosa, funebre, l’unica voce che non ha orrore di guardare in
faccia l’orrore ,tentare di comunicarlo. E i punks abitano l’unico
territorio (difficile chiamarlo movimento) dove ancora vengono
bruciati i cadaveri che altrove si riesumano cercando di preservarli
disperatamente dalla decomposizione. Ma sono rimasti in pochi e la
rivoluzione ancora una volta non è avvenuta”(8).
La
consapevolezza di una vita senza speranza,avvicinò molti giovani sul
versante negativo, contrapposto al mondo, qualcosa li legava al
concetto di autodistruzione, dell’essere contro, era la nuova
tendenza “Dark”(oscuro).
Nello
scenario musicale il dark si riconobbe e si incarnò nei “JOY
DIVISION” di
Yan Curtis.
Che
con un rock più semplice detto “new
wave” realizzò una combinazione tra
poesia decadente con sonorità affascinanti a momenti sepolcrali;
Curtis riportava alla mente Jim Morrison, cantava storie fortemente
simboliche, immaginava tenebrose visioni, apocalittiche o comunque
sempre intrise di pessimismo, lo stesso pessimismo, che forse fu la
causa che lo portò ad impiccarsi il 18 maggio 1980.
Se
da un lato c’era la tristezza e l’introversione degli “Oscuri”,
dall’altro c’era ancora la presenza di un nutrito gruppo di
artisti irriducibili cresciuti nella punk revolution, mediante la
sempre più diffusa “NEW WAVE”
che spaziava nel folk, nella psichedelica, nel country, nel soul,
nel punk, nel blues,……proseguirono la divulgazione del rock
d’impronta politica, il loro impegno sociale, la loro solidarietà
alle cause che ritenevano giuste da portare avanti non terminava con
il classico concerto benefit dove uno canta e poi ciao…. Ma erano
diretti partecipi in varie associazioni come: “Artist
against apartheid, “red
wedge”
“socialism
Workers”, tra i tanti artisti c’erano
personaggi di notevole caratura intellettuale: Billy
Bragg, Chris
Dean (Redskin),
Poul Weller
(Styl Council)….
The Easterhouse,
Working
Week,
Linton kwesi Jhonson,
The U2, ...si esponevano per combattere
e sostenere battaglie sociali come il lungo sciopero dei
minatori inglesi,la
causa irlandese, le
lotte contro l’apartheid in
Sudafrica
e
nel mondo, contro la
disoccupazione e il nucleare, ….
Billy Bragg nel
corso di un presidio contro le centrali nucleari fu arrestato insieme
ad altri cinquecento manifestanti, i “Redskins”,
più volte banditi dalla televisione per le loro idee socialiste,
furono costretti dalla polizia ad interrompere un concerto per aver
fatto salire sul palco un minatore che voleva tenere un discorso.
Chris
Dean, leader del gruppo, affermava che
la ribellione nella musica rock era pura falsità se mancavano certi
presupposti: partecipazione diretta alle oneste rivendicazioni
sociali, concreti ideali e basi culturali da portare avanti, essere
in prima linea nelle situazioni che si vogliono urlare e diffondere
nei concerti, analizzando i suoi “Pellerossa”
diceva:….ciò che ci differenzia
dagli altri gruppi, è il fatto che noi diamo molta importanza
all’argomentazione, all’informazione, a sensibilizzare la gente,
sia si parli dello sciopero dei minatori, sia della lotta
antiapartheid, sia del razzismo che dell’omosessualità.(9).
Nei
live dei Redskins,
quasi sempre gratuiti, l’informazione era la regola primaria non
mancava mai, anzi a distanza di tempo è obbligo riconoscere che
l’impegno militante di certi artisti non era motivato da facile
pubblicità o prospettive di lauti guadagni (apparte i dubbi su
Paul Weller e i suoi Styl
Council o anche gli U2
di Bono Vox e altri) ,ma da una vera
Guthriana
presa di coscienza.
Ciò non toglie di rimanere della convinzione che lottando accanto al partito riformista “Labour Party” (un fac-simile del PCI o partito della quercia), le possibilità di migliorare le condizioni di vita degli sfruttati, degli oppressi sono pressochè nulle, visto che di fatto il capitale lascia alle sinistre istituzionali (subalterne) brevi spazi di manovra, ovunque regna il capitalismo e il suo potere economico un vasto strato sociale vive e vivrà un’esistenza insostenibile, controllata e mantenuta entro il limiti di guardia dai secondini del potere: sindacati, partiti, massmedia, ……
Ciò non toglie di rimanere della convinzione che lottando accanto al partito riformista “Labour Party” (un fac-simile del PCI o partito della quercia), le possibilità di migliorare le condizioni di vita degli sfruttati, degli oppressi sono pressochè nulle, visto che di fatto il capitale lascia alle sinistre istituzionali (subalterne) brevi spazi di manovra, ovunque regna il capitalismo e il suo potere economico un vasto strato sociale vive e vivrà un’esistenza insostenibile, controllata e mantenuta entro il limiti di guardia dai secondini del potere: sindacati, partiti, massmedia, ……
Se
in certi punti caldi, la macchina del Capitale non riesce a dominare
le tensioni sociali, ecco che interviene l’apparato repressivo
dello Stato (forze militari e paramilitari); il potere economico e
politico usa ogni mezzo per non perdere i centri di potere e di
privilegio; la penetrazione della droga in ogni strato sociale è un
mezzo efficiente e remunerativo: il movimento alternativo italiano
degli anni ’70 ne sa qualcosa, lo stesso i “Black
panters” in USA, si sgretolarono sotto
i colpi della “polvere bianca”;un’arma
di controllo dell’antagonismo sociale, giusta dunque la citazione
fatta a suo tempo da Jerry Rubin
“L’eroina
e il più efficace agente controrivoluzionario”
C’è
da dire che in molte parti del mondo, il solo modo per cambiare alla
radice lo stato delle cose non è quello del parlamentarismo
demagogico ma l’azione rivoluzionaria diretta..
occorre
quindi accettare anche la presa di posizione che
Steven Patrick Moressey degli “SMITHS”,
ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente nei riguardi del
primo ministro del governo inglese: “L’unica
cosa che potrebbe salvare la politica Britannica è l’assassinio di
Margaret Thacther, la violenza, in questo caso, sarebbe
giustificata: Si tratta di salvare la civiltà… il guaio
dell’attentato di Brighton è che la Thacther è scampata. Il guaio
è che è ancora viva. Di positivo c’è che finalmente L’IRA
sceglie più accuratamente i suoi bersagli(10).
Dichiarazioni
come questa sono crude ma necessarie per sviluppare una coscienza al
cambiamento di un ordine costituito, servono a far capire che dove le
parole non servono più occorrono i fatti. La libertà si conquista
con la lotta.
Nel
mondo ci sono state situazioni limite dove anche i preti hanno
imbracciato un fucile o un mitra per lottare contro soprusi e
violenze quotidiane, un classico esempio fu Camillo
Torres che
in Colombia entrò nella guerriglia e morì a 40 anni per la
libertà della sua gente.
Riguardo
invece alla dura lotta del 1984 del movimento dei minatori
inglesi, c’è da dire che l’arroganza politica
dell’amministrazione Thatcher nei
loro confronti ha
rigenerato il rock di strada, solidale con gli oppressi e i
perseguitati, artisti musicali e non, si sono ritrovati spalla a
spalla con gli scioperanti in una lunga ed estenuante rivolta,
subendo arresti, processi, condanne, la Thacther e il suo apparato
repressivo violava continuamente i più elementari diritti umani,
chiaro che poi uscivano dichiarazioni come quella di Moressey, per la
gente del Kent, dello Yorkshire, del Nottingamshire, e del sud del
Galles, la Gran Bretagna era diventata uno stato di polizia (20.000
poliziotti nei bacini carboniferi, 8.000 arresti, migliaia di
denunce,…) costretta a non circolare per le strade e al
confinamento in casa per non subire le aggressioni poliziesche.
Poteva questa gente disperata , schiavizzata, ..piangere se un
qualcuno avesse ucciso il loro torturatore ?
(1)
Andrea Colombo: il “manifesto (supplemento) Luglio 1989.pag.10
(2
Roberto Polce : “scena” N° 11 -12 pag.. 57
(3
Vedi:”utopia comunitaria” AA.VV, volontà n° 3 1989 pag. 115-116
(4)
vedi: “ “ “ “
“ op. cit. 116
(5)
David Buxton : “ il rock star system e società dei consumi” ed.
Lakota 1987 pag. 156
(6)
Alberto Piccinini:”il manifesto” 6 luglio 1989 pag. 6
(7)
vedi: “San carlone” aprile 1990 pag. 2
(8)
Roberto Polce “scena n°11-12 pag.57
(9)
Gabriele Fonseca : “Rockerilla N° 74 ottobre 1986 pag. 14
(10)
Vedi: “mucchio selvaggio” n° 106 novembre 1986
THE
CLASH (lo scontro)
capitolo 6
capitolo 6
"CLASH”
una delle più incendiarie Punk-bands
della storia del rock, dopo gli esordi al “Punk rock festival”
parteciparono all’”Anarcky
tour” come gruppo spalla ai
“Sex Pistols”.
“ancora semplici poco elaborati, ma già compatti e decisi
nel
suono e nelle idee, grazie soprattutto alla “scuola” del manager
il”Duro” Bernie Rhodes,
cui molto deve la loro consapevolezza politica”(1)
Si
dichiararono subito di sinistra, ma certa stampa (compresa quella
italiana) li considerò esponenti del “National
front” (partito
neonazista inglese). La cosa fu
comunque presto sconfessata, dal momento che erano attivi nelle
convention “rock against racism”
e fin dall’inizio si dimostrarono a fianco della popolazione nera.
I
Clash tenevano il palco in maniera stravagante ,provocatoria (un
giorno indossavano magliette con su scritto “Red
Brigade” un ‘altro “RAF”
e ancora…….) cantavano songs di strada che aggregavano e
coinvolgevano il pubblico.
Lo
scontato scioglimento dei Sex Pistols , gruppo che dava fastidio al
perbenismo inglese,( alla Camera dei Comuni alcuni deputati che
avevano ascoltato il brano “God save
the Queen” ne chiesero lo
scioglimento) Il brano “Dio salvi la regina” in pratica diceva:
“Dio salvi la regina/un regime
fascista ha fatto di te un’idiota/una potenziale bomba atomica/Dio
salvi la regina/ lei non è un essere umano/ non c’è futuro/ nel
sogno d’inghilterra”), lasciò i
Clash prosecutori del movimento punk, anche se una schiera di bands
erano in arrivo. Il loro sound in netta antitesi con il passato dei
“Dinosauri del rock” (né Elvis,
Beatles o Rolling
Stones,….così “The
Clash” chiudono il brano “1977”),
si intrecciò con il reggae dei rasta giamaicani, con i quali
condividevano affinità e pensiero politico.
L’emarginazione
giovanile, le minoranze etniche, i disperati dei contenitori
metropolitani di qualsiasi colore, sesso, etc,…. Si riconobbero nei
loro testi e nell’energia positiva che trasmettevano in esibizioni
live “sono concerti grezzi e
rabbiosi,espressioni istintive e incontaminate dall’urgenza di
reagire. I brani molti dei quali assurti ben presto al rango di inni
generazionali, denunciano l’esasperazione dei giovani stanchi di
essere pedine, che-pur non sapendo come costruire- non hanno remore a
tentare di distruggere il marcio che li circonda e li opprime. Senza
avere a fuoco il bersaglio certo e senza i piedi ben saldi sul
terreno, ma la forza di chi crede di essere nel giusto
(2).
All’inizio
del 1977 , Strummer
e gli altri raggiunsero un accordo con la Major discografica CBS
records, dopo la firma del contratto,
Marc Perry,
cantante degli “Alternative TV”,
ideatore della fanzine “Shiffing
glue”, Bibbia della subcultura
emergente dichiarò terminata la
punk-revolution.
Alla
maniera e in linea con il pensiero situazionista, i “Clash”
useranno (per un periodo limitato) i canali dell’ufficialità per
raggiungere un pubblico più vasto, con una conseguente maggior
divulgazione del messaggio. Il primo 45 giri uscito il 18 marzo 1977
“White riot/1977”
fu la risposta al “Purista”Marc
Perry, il
disco è “Un delirio di suono
arrabbiato velocissimo,esplosivo, che ricorda gli scontri durante il
tradizionale carnevale londinese dei giamaicani a Notting Hill Gates,
l’anno precedente (agosto 1976), in quella occasione, fatto
realmente eclatante per lo strisciante razzismo inglese, i
giovanissimi bianchi tanto cari al giovanilismo come “settori
sociali emarginati” fiancheggiano i rasta contro l’eccessivo zelo
dei bobbie di sua Maestà
Uno
di questi disordini razziali non insoliti…… in Inghilterra, che
risuonano però in mezzo mondo e che servono, almeno in quel caso a
tirare l’opinione pubblica dentro il problema delle minoranze di
colore (3)
La
song “White riot”
(rivolta bianca):
rivolta
bianca, voglio una rivolta bianca,
una
rivolta davvero mia.
Il
nero ha un sacco di problemi
Ma
non ci pensa due volte a tirare un mattone
I
bianchi vanno a scuola
Dove
ti insegnano a diventare stupido
E
tutti quanti fanno
Solo
quello che gli viene detto di fare
E
nessuno vuole andare in prigione
Rivolta
bianca
Tutto
il potere è nelle mani
Di
gente ricca abbastanza per comperarlo
Mentre
noi passeggiamo per la strada
Troppo
rammolliti anche solo per provarci
E
tutti quanti fanno
Solo
quello che gli viene detto di fare
E
nessuno vuole andare in prigione
Stai
perdendo il controllo o stai prendendo ordini?
Ti
stai ritirando o stai avanzando?
Rivolta
bianca….
Sempre
nel ’77 uscì l’album capolavoro “The
Clash” il settimanale inglese “Sounds”
lo ha proclamato il miglior disco della storia del rock, paragonando
il binomio Strummer-Jones
a Jagger-Richards,
o Lennon-Mc Carthney,
Il disco ha due parti contraddistinte, una aggressiva e impulsiva,
un manifesto ideale per il cuore punk, l’altra con sintomi di
riflessione e maturazione, prospettiva futura di evoluzione
del
cervello punk.
Mentre
la storia dei desperados metropolitani andava avanti, le successive
uscite viniliche mettevano in risalto un gruppo più adulto, ancora
audace nei proclami di rivolta contro il regime “democratico”
inglese e più in generale di odio per
l’intera macchina capitalistica. La
presa di coscienza dei problemi i sociali e una visione
internazionalista, vide i “Clash”
solidali con in movimenti di liberazione dei popoli oppressi, in
Nicaragua
come in Sudafrica,
o Palestina,
,…. Insomma con tutte le lotte di liberazione dei paesi del Terzo
mondo.
Nel
dicembre del ’79 , dopo l’entrata sul mercato del 33 doppio
“London calling”, i più oltranzisti lanciarono fulmini su
Strummer e
il gruppo, accusandoli di essersi venduti, ma dovettero ricredersi
quando si accorsero che il disco costava metà prezzo e i contenuti
erano inalterati, “i Clash sono
diventati adulti, il suono cresce, le radici sono ritrovate. I testi
riproducono a più riprese i pericoli di una guerra, la solitudine e
la disperazione che conducono alla droga, il mito americano da
dissacrare”(4
)
Stupendo
il brano “Spanish Bombs”, dove c’è un incitamento alla
ribellione attraverso il ricordo della guerra civile
di Spagna del
1936. Quella Spagna che in Catalogna
e Andalusia
conobbe la breve stagione
dell’anarchia: l’autogestione della vita quotidiana. Le grandi
potenze occidentali insieme ai dittatori nazifascisti Franco,
Hitler e Mussolini
impedirono l’affermazione dell’utopia concreta in Spagna; un
ruolo importante fù giocato anche dal Partito Comunista italiano, e
dall’Unione Sovietica di Stalin che non appoggiarono quell'utopia.
Nel
1980 i “Clash” fecero uscire il quarto album (Triplo)
“SANDINISTA”; ancora una volta i discografici furono costretti ad
accettare il metà prezzo imposto da Strummer-Jones, si trattava di
una dedica ai guerriglieri sandinisti, usciti da poco vittoriosi
nella rivoluzione contro il sanguinario dittatore Somoza, in pratica
stavano mettendo in atto il pensiero del “CHE Guevara”: “ogni
volta che un paese si stacca dall’albero imperialista, non si
tratta soltanto di una battaglia parziale vinta con il nemico
principale, ma anche di un contributo al suo indebolimento reale e di
un passo avanti verso la vittoria finale in questa lotta mortale non
esistono frontiere. Non possiamo restare indifferenti di fronte ciò
che accade nel resto del mondo, poiché ogni vittoria di un paese
sull’imperialismo è una vittoria di noi…….(7)
L’album
“Sandinista” con copertina tipicamente rossa e nera come i colori
della bandiera del Fronte Sandinista di liberazione nazionale (FSLN)
è un inno internazionalista al trionfo di una rivoluzione diversa,
per la prima volta una miscela, un ibrido ribelle tra marxismo e il
vangelo dei cristiani di base (Teologia della liberazione), va a
governare un paese come il Nicaragua che tutto insieme esce
dall’anonimato e come Cuba diventa una speranza di cambiamento per tutte le
popolazioni oppresse dell’America latina e allo stesso tempo
diventa il terrore degli imperi profani e “spirituali”,
consapevoli che il Vangelo è un pericolo mortale per la religione e
per ogni potere in quanto li contesta alla radice. Il “giovane”
Sandinismo propone un modello di società basato sull’uguaglianza,
l’antitesi delle barbarie del modello Statunitense che esalta, il
denaro, il potere,… l’antitesi del modello di chiesa alienante
che il vaticano vuole imporre.
Nel
“Nuovo Nicaragua” , ministeri fondamentali vengono affidati a
figure clericali : padre Miguel D’Escoto
(esteri), Padre Ernesto Cardenal
(Cultura), Padre Fernando Cardenal
(giovani, alfabetizzazione).
Sulla
rivoluzione Ernesto Cardenal (gesuita)
dice :”..Per noi la rivoluzione è
amore, quando parliamo di amore ci riferiamo ad amore per il
prossimo, alla preoccupazione per l’alimentazione adeguata di
tutti, al miglioramento delle abitazioni di tutta la popolazione,…che
ci sia il servizio medico per tutti, svaghi, cura degli anziani e
bambini,…poi prosegue; “non
sono arrivato al marxismo attraverso la lettura di Marx ma attraverso
la lettura del Vangelo, il Vangelo di Gesù Cristo ha fatto di me un
marxista; lo dico ed è la verità. Sono un Marxista che crede in
Dio. (8)
Dichiarazioni
come quella del Ministro Ernesto Cardenal
( sospeso a divinis dall'ignobile cardinal Ratzinger ) scuotono il mostro yankee, si proprio
quello che aggredisce e semina morte nel mondo, non a caso con
l’arrivo del Presidente “Cow Boy” Ronald
Reagan gli Stati Uniti finanziano e si
impegnano in una lunga guerra di bassa intensità per soffocare
quella rivoluzione “troppo pericolosa”, lo stesso Vaticano con
Papa Woityla
in prima linea si mette in marcia per screditare e annullare la
teologia della liberazione che sta prendendo forza in tutta l’America
latina, si avvalora sempre di più il detto :“non c’è Papa per i
poveri”
L’Album
“Sandinista” non fu certo esente da
critiche, lo accusavano di rasentare sfacciatamente la disco music “a
dispetto di tutto, “Sandinista” è e rimane un disco magnifico,
denso di poesia immediata e appassionata, di ingenuità libertaria,
di colorito rosso e vivace, ancora una volta segna la strada del
futuro, guarda avanti, al desiderio di tenere i Kids (ma anche i meno
giovani) uniti sotto una bandiera che è musica e perciò vita. E’
un treno che non si ferma, che sbuffa tra un “Rebel walz” e un
“police on my back”(9).
In
“Sandinista”
i Clash
usarono l’emergente “musica RAP” un fenomeno inusuale,
d’avanguardia per una formazione bianca di quel periodo.
Il
rap, musica di rottura, uscita alla fine dei ’70 dai ghetti neri
del Bronx Newyorkese e dalla weast coast , per contrapporsi al
dilagare della fatiscente “Disco music”,( che secondo Julie
Burkell, è
“un soul meccanico, asettico e
idiota, l’oppio dei proletari,l’agente dell’ordine sociale)
non
è che una parte integrante della cultura Hip-hop, che vive insieme
ai graffiti, vari tipi di ballo,… ha analogie con la cultura punk;
impegno radicale, incitamento alla rivolta, era ed è un mezzo di
coerente autorappresentazione degli strati sociali che respirano
l’aria malsana della miseria, della marginalità e del crimine (gli
Stati Uniti dello scudo spaziale, delle guerre stellari, conta 35
milioni di persone in povertà che vivono di espedienti).
La
prima ondata rap, quella de “Grandmaster Flash”.”Dj Kool Herc”,DJ
Africa Bambata”,
Sugarhill Gang,
“Kurtis Blow”,
….impressionò Strummer e Jones al
punto di far rivoluzionare il loro linguaggio musicale, il rock
‘n’roll convenzionale finì per fare da cornice ad una miscela
nera di Rap, funky, reggae,… e altre tendenze.
Nel
1981 i “Clash”
confermarono le nuove linee con l’EP “Radio Clash” tutto basato
sul rap e Black music miscelata (più tardi Mick
Jones continuerà con successo su tale
strada con il gruppo “Big audio
dinamite”). Ricercavano continuamente
l’inesplorato ma le successive, pur valide produzioni viniliche
erano improntate al successo commerciale, come “Combat
Rock” (due milioni di copie vendute).
Il
pensiero e l’orrore di diventare i nuovi “Rolling
Stones”, stava sconvolgendo Strummer
e Jones, avvolti nel benessere,
litigiosi, con atteggiamenti egocentrici e divistici, misero allo
scoperto le rivalità latenti, divisi su tutto, per motivi legati
alla presenza del loro manager “Bernie
Rhodes” , Mick Jones
se ne andò lo ritroveremo appunto nei “Big
Audio Dinamite”, il batterista Topper
Headon che a suo tempo aveva sostituito
Tory Crimes,
faceva forte abuso di droghe pesanti era stato cacciato dal gruppo
(si dice che fosse entrato in urto anche per motivi politici) , Paul
Simonon, rimase l’unico fedele a John
Strummer e concluse l’epoca
Clash con l’Album “Cut the crap”
era il 1985 la formazione che aveva cercato di sovvertire
l’Immaginario collettivo del suo tempo, si sciolse nella
indifferenza.
Ancora
una volta la nuova ondata si era infranta sulle scogliere del
conformismo.
-
1) Vedi
rivista “The Clash” ed, Fast product
-
2) Vedi:F. Guglielmi“rockerilla”maggio
1988 pag.8
-
3) Vedi :
rivista “The Clash” ed Fast Product
-
4) Vedi :R.
Casalini, P.Corticelli “500 album….” Mondatori 1989 pag. 126
-
5) Vedi:
Geoge Orwell, in : “l’arma dello scandalo” Nautilus 1985 pag.
44
-
6 ) Vedi:
“Bandiera Rossa” n° 3 aprile 1990 pag. 7
-7
) Vedi :“Che Guevara ,Hasta la victoria sempre” di J. Jacques
Nattiez, Sansoni ed. 1971 pag. 96
(8)”Ministri
di Dio ministri del popolo” Teofilo Cabestrero ed. cittadella 1983
pag. 28/50
(9)The
Clash:” Fast Product non solo musica “pag. 36
“Da
WOODY GUTHRIE a THE GANG” In blu i capitoli a seguire :
Capitolo
1°:“La rivoluzione desiderata”
(Woody Guthrie).
Capitolo
2°:”L'amato e odiato Bob Dylan ....
http://resistenciasiempre.blogspot.it/2014/02/musica-la-rivoluzione-desiderata.html
Capitolo 3°:”L'anarco-comunismo dei “THE FUGS”.
http://resistenciasiempre.blogspot.it/2014/02/musica-la-rivoluzione-desiderata.html
Capitolo 3°:”L'anarco-comunismo dei “THE FUGS”.
Capitolo
4°:”La fine dei dinosauri”.
Capitolo
5°:Il trionfo della
subcultura nihil-punk.
Capitolo
6°:”THE CLASH (lo scontro)”
Capitolo
7°:”Il ritorno del rock”.
Capitolo
8°:”Linton
kewsi Johnson” (Dub poetry)
Capitolo
9°:”Public
Enemy “:Musica nera
rabbia e politica
Capitolo
10°:”Il“Franti”:
Rock e utopia
Capitolo11°:”La
Pantera”e il nuovo linguaggio del villaggio
Capitolo
12°:” I Gang “: La Band ribelle di
Filottrano
Ringrazio
i
compagni che mi hanno permesso di poter scrivere queste righe
attraverso contatti, interviste e chiaccherate varie sul tema :"Musica
antagonista", : Marino e Sandro Severini (The Gang), Stefano
Giaccone (Franti), Billy Bragg incontrato a Reggio Emilia '90, lo staff di” Arezzo
wave” '91 '92 ,un grazie anche a Bunna Africa unite per la lunga chiaccherata in un podere di Montioni quando nel 1991 venne a fare il concerto gratis per il FMLN Salvador) e poi a Sergio Messina (Radio gladio), Luca "Zulu" e Marco" kaja"(99 posse), Fumo e Lele Prox (Lionhorse Posse ), Luca Morino Fabio Barovero (Mau Mau&Loschi Dezi), Enrico Capuano che tra il '92 inizio '93 per ben tre volte venne a suonare gratis per i Lavoratori Piombinesi in Lotta a difesa del posto di lavoro.
Foto di repertorio tratte da
http://socialistworker.org
Nessun commento:
Posta un commento