“Ormai tutto il Mondo lo sa
ma ricordare fa bene “
Tutti i martedì, dopo colazione, che
possiamo supporre sia una religiosa
scodella di cereali con rondelle croccanti di lardo, il Premio Nobel della Pace Barack Obama si riunisce nel suo ufficio della casa Bianca con il suo circolo di consulenti in materia di
sicurezza internazionale, per decidere quali devono essere i leader terroristi
da sterminare nella settimana ,dal cielo con le bombe dei droni nordamericani -
aeroplani teleguidati, il feticcio militare indiscusso dell'era Obama - che
sorvolano vari paesi del Medio Oriente. Roberto Montoya, editorialista di
Sguardi al Sud in Spagna, racconta con molti dettagli questo rituale che sintetizza lo spirito liquido
delle guerre pulite ed intelligenti dislocate da Washington nel suo recente
libro edito Droni, i sicari robot di
Barack Obama : "La meccanica di quelle riunioni consiste che i principali
responsabili dell' Intelligenza degli Stati Uniti apportano alla riunione la loro 'kill
list', una serie di dossiers con la scheda individuale di distinti personaggi
considerati i più pericolosi per la sicurezza nazionale. E con questi dati, il
Presidente emette il suo verdetto. O da
la luce verde per l’esecuzione o
posticipa o scarta. Una routine che è
così già da anni." Però, molte
volte, come documentò l'organizzazione WikiLeaks nelle sue
prime grandi decodificazioni (quello che valse l'esilio forzato
dell'attivista Julián Assange nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra,) la guerra
pulita di Obama si sporca le mani. La guerra pulita di Obama si sporca le mani.
Le bombe, o il fuoco di mitragliatrice aperto da un elicottero di assalto,
cadono nel lato sbagliato e finiscono bagnando
di sangue un matrimonio nell’'interno dell'Afghanistan, polverizzano
un'officina di auto nelle strade del
centro di Bagdad o liquidano un
bambino siriano che non ha potuto correre il sufficientemente rapido. Danni
colaterali, loro così li chiamano
“Ya todo el Mundo lo
sabe pero recordar hace bien”
“LOS MARTES SANGRIENTOS DE
BARACK OBAMA”
Todos
los martes, luego de desayunar, podemos suponer, su religioso tazón de cereales
con rodajas crocantes de tocino, el Premio Nobel de la Paz Barack Obama reúne
en su despacho de la Casa Blanca a su círculo áulico de asesores en materia de
seguridad internacional para determinar cuáles deben ser los líderes
terroristas a exterminar esa semana desde el cielo con las bombas de los drones
norteamericanos –aviones teledirigidos, el fetiche militar indiscutido de la
era Obama– que sobrevuelan varios países de Medio Oriente. Roberto Montoya,
columnista de Miradas al Sur en España, cuenta con muchos detalles ese ritual
que sintetiza el espíritu líquido de las guerras limpias e inteligentes
desplegadas por Washington en su reciente libro publicado Drones, los sicarios
robóticos de Barack Obama: “La mecánica de esas reuniones consiste en que los
principales responsables de Inteligencia de Estados Unidos aportan a esa
reunión su ‘kill list’, una serie de dossiers con la ficha individual de
distintos personajes considerados de los más peligrosos para la seguridad
nacional. Y con esos datos, el presidente emite su veredicto. Se da luz verde a
su ejecución o se posterga o se descarta. Una rutina que ya lleva años”. Pero,
muchas veces, como documentó la organización WikiLeaks en sus primeras grandes
filtraciones (lo que valió el exilio forzado del activista Julian Assange en la
embajada de Ecuador en Londres), la guerra limpia de Obama se ensucia las
manos. Las bombas, o el fuego de ametralladora abierto desde un helicóptero de
asalto, caen en el lado equivocado y terminan bañando de sangre un casamiento
en el interior de Afganistán, pulverizan un taller de autos en las calles
céntricas de Bagdad o liquidan a un niño sirio que no pudo correr lo
suficientemente rápido. Daños colaterales, como le llaman.
Traduzione di Sandino scusare eventuali errori
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