venerdì 24 gennaio 2014

Un reclamo mondiale : Libertà già per i Cinque Eroi!!



Nel post precedente sono stati evidenziati metodi con cui la CIA, nota intelligence dell'Impero USA, opera nel mondo per compiere (senza ritorsioni) azioni criminali, torture o veri e propri genocidi contro chi non è allineato o non si vuole allineare al pensiero imperialista.
In questo documento scritto dall'Argentina Stella Calloni e tradotto da Gioia Minuti nel cartaceo del Granma Internacional, si parla dell'ingiustizia verso i Cinque Eroi Cubani passando tra le altre incalcolabili ingiustizie che Cuba riceve dagli anni '60 dal poderoso quanto criminale vicino di casa... Dalla politica imperialista USA non potrà mai uscire qualcosa di umano dato che il marcio è radicato nel DNA fin dall'inizio della sua storia, costellata di morte, distruzione e genocidi, iniziando dall'eliminazione della popolazione nativa di quella terra.
Questo di Stella Calloni è un approfondimento ben curato sui Cinque e sugli ultimi 55 anni di Cuba che arricchisce il lettore nella conoscenza de fatti accaduti.
                                             By Sandino

Un reclamo mondiale : Libertà già per i Cinque Eroi!!

Nelle ultime settimane una campagna mondiale, inedita come quantità e diversità di paesi e voci, ha
domandato “già e adesso” la liberazione degli Eroi Cubani che gli USA mantengono ingiustamente reclusi da 15 anni.
La campagna, che ha convocato parlamentari personalità,intellettuali,organizzazioni umanitarie ,politico, sindacali, studentesche e popolari del mondo, ha diffuso la verità ed giunto alle porte della Casa Bianca, in realtà Fernando Gonzalez, Antonio Guerrero, Gerardo Hernandez y Ramon
Labanino, con Renè Gonzalez che ha già scontato la sua ingiusta condanna, noti nel mondo come”I Cinque”, sono ostaggi di una guerra terrorista crudele e spietata, che i governi degli Stati uniti mantengono contro Cuba dagli anni '60.
Basta ricordare che l'isola a 90 miglia dalla potenza imperialista è assediata da mezzo secolo di blocco economico illegale e disumano, per aver conquistato la sua libertà e l'indipendenza definitiva con una eroica lotta anticoloniale contro due imperi :quello spagnolo nel XIX secolo e lo statunitense nel XX.
Sono passati 15 anni da quando l'ingiustizia e il fondamentalismo politico del potere egemonico hanno rinchiuso questi uomini ed è impossibile non chiedersi la ragione percui sono stati condannati da una giustizia sotto pressione, a reclusioni tanto lunghe che comprendono due ergastoli più 15 anni, senza prove di colpevolezza.
A meno che lavorare clandestinamente negli USA per ostacolare i piani dei gruppi dei terroristi che, annidati in questo territorio, hanno aggredito Cuba provocando migliaia di vittime, distruzione e morte,sia un delitto.
Durante la seconda guerra mondiale, uomini e donne che entravano clandestinamente nelle file del nazismo per conoscere i piani e ostacolare le azioni criminali, in un impegno patriottico e umanitario erano chiamati eroi.
Questo è quel che facevano i Cinque cubani nella rete terrorista e mafiosa di Miami, senza entrare nell'esercito e nell'intelligenza, ma solo in gruppi che preparavano nuovi e continui attacchi.
Tra aprile e settembre del 1977 avvennero nuovi attentati terroristici contro gli alberghi del turismo in Cuba, provocando forti danni e che costarono la vita del giovane italiano Fabio Di Celmo, turista nell'isola.
Gli attentati criminali volevano colpire il turismo vitale per Cuba nella grave situazione del paese dai tempi del detto “Periodo Speciale” che colpì l'isola soprattutto dal 1991 al 1994, dopo la caduta della URSS e del campo socialista.
La industria turistica era già uno dei pilastri del recupero di Cuba, dal 1996-97. il piano criminale dei gruppi terroristici era danneggiare questa iniziativa salvatrice del progetto del governo per la dignità per il popolo.
Gli attacchi terroristici da Miami, iniziati nei' 60 hanno provocato migliaia di morti, invalidi e perdite di materiali per molti milioni,
L'obbiettivo del blocco come arma da guerra è precisamente distruggere l'economia cubana e portare alla fame e disperazione il popolo. Per chi considera superficialmente, basta ricordare quello che si legge nei documenti non più segreti della CIA degli USA.
Dal 1959 tracciarono i piani di guerra segreta con schemi controrivoluzionari per colpire militarmente ed economicamente Cuba.
Si deve far gridare l'economia!, era uno degli ordini applicati nel colpo di Stato in Cile nel 1973, ordine valido contro tutti i governi che sfidano l'impero. Si sperava così di far alzare il popolo cubano, stimolato dagli agenti degli uffici della intelligence degli USA, infiltrati per distruggere e ammazzare..
Il 6 aprile del 1960, il vice segretario ai temi Ispanoamericani degli USA ,Lester D. Mallory, scrisse un memorandum nel quale affermava “Non esiste una opposizione effettiva in Cuba, quindi l'unico mezzo possibile per allontanare il popolo dall'appoggio interno alla Rivoluzione, è la delusione basata nell'insoddisfazione e le difficoltà economiche.” Inoltre si doveva utilizzare qualsiasi rimedio concepibile per debilitare la vita economica di Cuba, negare denaro e rifornimenti per far diminuire i salari reali e monetari, per provocare la fame, la disperazione, e la caduta del governo,si legge in un documento del Foreign Relacion USA Volume VI, pag.886 citato dall'analista Salvador Capote nel 2012.
Un documento successivo pubblicato dallo stesso autore segnala che l'Obbiettivo degli USA è aiutare i Cubani a far cadere il regime comunista in Cuba e instaurare un nuovo governo con il quale gli Stati Uniti possano vivere in pace” ossia l'operazione era indirizzata a provocare una ribellione nel popolo Cubano.
L'azione politica era appoggiata da una guerra economica che indiceva il regime comunista a fallire nei suoi sforzi per soddisfare le necessità del paese” si leggeva nel documento N°36 Programma rivisto dal Capo dell'operazione :Operazione Mangusta, Lansdate Washington, 18 gennaio 1962
L'operazione Mangusta fu uno dei piani più criminali è crudeli contro il popolo di Cuba, elaborato dopo il fallimento dell'invasione del 1961 a Playa Giron. In un' altro documento non più segreto della CIA si legge .”solamente dopo che gli effetti della rappresaglia economica e delle azioni di sabotaggio si sentiranno profondamente tra il popolo e il gruppo d' elite, uno potrà sperare di trasformare la delusione, tra le forze armate e centri di potere, in una rivolta attiva contro il seguito comunista di Castro.”
Per un impatto massimo nella economia, lo sforzo doveva essere coordinato con le operazioni di sabotaggio. I piani includevano la distruzione di strade, ferrovie, depositi di combustibili, fabbriche, campi coltivati, devastando il paese.
Oltre a colpire il commercio si dovevano eliminare le vie dei finanziamenti e punire le banche che osavano dare crediti a Cuba o che operavano con capitali Cubani, riporta Capote.
La guerra biologica operava per distruggere i campi colpendo anche i contadini. Fu introdotta la febbre porcina Africana, sconosciuta in Cuba, per privare la popolazione della carne di maiale; incendiarono le coltivazioni di canna da zucchero, portarono nell'isola varie malattie, come i ceppi di dengue tra i quali l'emorragico, che colpì 344203 persone e produsse la morte di 101 bambini nel 1981. Appoggiando tutto quello scenario di guerre economiche, biologiche, chimiche e mediatiche per isolare Cuba, si registravano e si registrano l'azioni militari mercenarie.
Va aggiunto a questo modello di terrore e morte che il governo USA, nel periodo più duro, con migliaia di malati per l'epidemia di dengue che loro avevano installato usò il blocco per ostacolare la vendita dei medicinali, gli insetticidi e il necessario per le urgenti fumigazioni. Cuba doveva cosi acquistare i medicinali ad altissimi costi in altri luoghi e con lunghi trasferimenti per l'assedio e cercare di evitare le penali imposte a chi vendeva a Cuba per il blocco. La situazione del blocco continua oggi, ma l'ambiente internazionale è cambiato e la stragrande maggioranza dei paesi del mondo chiede la fine di questo assedio criminale, e Cuba è parte attiva in America Latina e nei Caraibi.
Ci si può immaginare un paese che vive una simile situazione con le mani legate e di fronte a una epidemia come quella del dengue, che colpiva la popolazione?
Tra i progetti per distruggere Cuba socialista, Washington oltre ad essere al punto di invadere l'Isola-con la crisi dei missili-giunse a pianificare l'entrata delle sue forze speciali e militari dalla base di Guantanamo, territorio cubano occupato illegalmente dagli USA, oggi campo di
concentrazione e di torture, sperimentate sui prigionieri sequestrati nei paesi che l'Impero invade e occupa.



La lotta silenziosa dei cinque

Cercando di ostacolare i nuovi progetti destinati ad asfissiare Cuba e di fronte alla mancanza di risposte alle domande di fermare questa guerra continua e implacabile dei governi statunitensi, Cinque giovani uomini furono destinati ad infiltrarsi nei gruppi terroristici di Miami, per conoscere e anticipare i piani criminali contro l 'isola .
Di fatto i gruppi dei “Miamesi” non solo hanno agito contro Cuba, ma anche contro funzionari Cubani in Messico, Panama, Argentina, e in altri Paesi, ma sono responsabili di centinaia di attentati contro imprese, uffici del turismo, centri di solidarietà con Cuba. Questi gruppi di terroristi cubano – americani, che la CIA ha usato e usa per coprire la sua presenza in azioni e crimini di falsa bandiera non solo colpirono Cuba una o più volte ma parteciparono come mercenari nelle guerre sporche in America Latina e nei Caraibi, aiutando le dittature ed eseguendo le domande più criminali della guerra fredda.
La nostra regione ha sofferto al passaggio di questi sinistri protagonisti in quella che fu chiamata “La guerra per i cammini del mondo”, formando commandos criminali nella cornice dell'Operazione Condor e altre simili, nel continente e nel mondo.
E' per detenere il terrorismo che questi giovani cubani, tutti professionisti, non dubitarono nel rischiare la vita, il futuro, le famiglie la possibilità di morire in forma atroce, nelle mani di assassini,disgraziatamente protetti in questo schema di doppia morale della politica degli Stati Uniti, che oggi più che mai si espone nel mondo.
E questa è solo una piccola rassegna degli orrori che quei Cinque giovani cubani volevano evitare.
Per questa ragione di amore e di vita, di diritto alla difesa di un popolo e di profonda umanità, ora sono vittime di una giustizia che protegge l'ingiustizia e i poteri mafiosi e criminali.
Non chiediamo pietà, ma giustizia “ già e subito” perchè possano tornare questi veri eroi del XXI secolo, nella loro Patria, nella loro terra, nelle loro case,, tra l'affetto e l'abbraccio del popolo e dei popoli di Nuestra America che loro hanno protetto a così alto prezzo.
Barak Obama si trova forse nella situazione di ignorare le voci, che sono milioni, in momenti in cui la prima volta tanti paesi affrontano le ingiustizie di un potere imperiale che avanza cieco, senza ragione, tentando di controllare il Mondo, in quello che nella storia è sempre stato il sogno finale che poi seppellisce gli imperi???




Edoardo Cannoni, Eros Gherardini, Maurizio Rossi, Maurizio Cerboneschi della Delegazione del Coordinamento alta Maremma per la libertà dei Cinque
che fecero La Habana-Holguin  in Bicicletta (700 km) in 6 tappe per giungere al colloquio 2012

Pulmino al seguito dei ciclisti della delegazione del coordinamento alta Maremma libertà per i CINQUE eroi cubani



Sottolineature evidenziate da ammistratore Blog
foto del coordinamento Alta Maremma 5 e tre foto  tratta internet.

martedì 21 gennaio 2014

CIA( criminal intelligence agency). Stralci da un dossier redatto da chi può uccidere liberamente senza ritorsioni...



 CIA( criminal intelligence agency).
 Stralci da un manuale redatto da chi può uccidere liberamente senza ritorsioni, preparare colpi di Stato in altri paesi, organizzare nuove guerre.

Durante la sistemazione di un nostro archivio della sinistra mi sono ritrovato in mano il manuale della CIA : FM 95-1A , che mi regalò un dirigente nazionale del FSLN del Nicaragua,... oggi i metodi della Agenzia pur adeguendosi ai  tempi mantengono la stessa strategia di morte.
Dal documento ho tratto brevi stralci che evidenziano un unico comune denominatore :”abbattere il socialismo ovunque si sviluppi, abbattere o rendere la vita impossibile tutto quello che non piace all'Impero USA” . La CIA è una organizzazione autorizzata a compiere qualunque tipo di crimine pur di arrivare ai suoi fini, dispone di milioni di dollari per far cadere governi non allineati, per comprare politici , persone,.. per realizzare e addestrare gruppi armati, per uccidere in qualsiasi parte del mondo coloro che danno fastidio, per produrre focolai di nuove guerre, per organizzare attentati terroristici dove e come ritiene opportuno, ...protegge alla luce del sole i suoi terroristi dichiarati che si sono macchiati di crimini orrendi preparati e finanziati proprio in casa CIA. Se si dovessero contare le morti causate dalla CIA e sue collegate USAID, NED, IRI... forse l'olocausto nazista contro gli ebrei andrebbe sotto tono.
Nel dossier di 40 pagine si percepiscono chiaramente le cause degli incidenti nelle nostre tante manifestazioni passate ,dove in talune sono stati uccisi o feriti nostri compagni di lotta.


M.Cerboneschi "Sandino"

CIA Fase Di Reclutamento .
(...)Il reclutamento iniziale per il nostro movimento , se non è volontario, sarà fatto con parecchie consultazioni, “private” con responsabili (senza che la persona sappia che sta parlando con uno dei nostri). Poi la recluta verrà informata che di fatto e già dentro il movimento e che verrà denunciata alla polizia del regime se non collaborerà.......
Il reclutamento dovrà svilupparsi anche attraverso la conoscenza o l'osservazione dei gruppi individuati -partiti politici, sindacati operai, gruppi giovanili, associazioni di agrari...dedurne le abitudini personali, le simpatie e l' antipatie e i punti deboli dei “ reclutabili”.
- Tentare un approccio facendo conoscenza e , se possibile sviluppare un'amicizia , attraendo la persona in base alle sue debolezze o preferenze: potrebbe essere un invito a pranzo o a cena in un ristorante di sua scelta o bere qualcosa nel suo bar preferito.
Il reclutamento deve seguire le seguenti direttive :
Se durante la conversazione informale la persona indicata sembra incline ad arruolarsi volontariamente in base alla sua fede e ai suoi valori personali, ecc se ne darà notizia al responsabile politico incaricato di attuare il reclutamento..
La persona che ha avuto il primo contatto indicherà dettagliatamente al responsabile tutto ciò che sa sulla possibile recluta e lo stile di persuasione che dovrà essere usato poi quando lo incontrerà.
- se la persona individuata non sembra predisposta al reclutamento
,si possono organizzare degli incontri, che sembrano casuali, con i capi controrivoluzionari o con i quadri politici (sconosciuti alla persona in questione fino a quel momento).
Gli incontri avranno luogo in modo che “altre persone” sappiano che la persona vi sta partecipando o perchè lo hanno visto arrivare ad una data casa o lo hanno visto in un certo bar o perfino sulla panchina di un parco. Così dovrà poi fare i conti con la partecipazione di fatto alla lotta insurrezionale e gli sarà comunicato che se non collabora o non applicherà gli ordini che gli verranno dati, sarà esposto alle azioni di rappresaglia della polizia del regime.
La DENUNCIA ALLA POLIZIA di qualcuno che non vuole unirsi alla controrivoluzione può essere fatta facilmente, quando sia necessario con una lettera con false asserzioni di cittadini che non sono implicati nel movimento: Si prendano precauzioni affinchè la persona che lo ha reclutato non venga scoperta.
- realizzando missioni clandestine per il movimento , si attuano gradualmente e su scala sempre più ampia il coinvolgimento e la disponibilità di ogni recluta e aumenta l'affidabilità.
Questo deve essere un processo graduale così da impedire confessioni da parte di individui paurosi a cui sono state assegnate troppo presto missioni pericolose e difficili. Usando questa tecnica di reclutamento i nostri uomini riusciranno ad infiltrarsi con successo in ogni gruppo fondamentale del regime così da migliorare il controllo delle strutture nemiche.
CITTADINI AFFERMATI ,CONTROLLO INTERNO
Cittadini affermati, cioè dottori, avvocati, uomini di affari, proprietari terrieri, funzionari dello Stato, etc,.. saranno reclutati per il nostro movimento e usati per il controllo soggettivo interno di gruppi e associazioni a cui possono appartenere.
Una volta che il reclutamento coinvolgimento è stato conseguito ed è progredito al punto che la fiducia consente che ai quadri interni, perchè inizino a influenzare i loro gruppi vengano date le seguenti istruzioni da applicare:
- il procedimento è semplice e richiede soltanto una conoscenza della dialettica sacratica, cioè la conoscenza inerente ad un'altra persona o alla posizione di rilievo di un gruppo, alcuni argomenti, parole o concetti relativi all'oggetto della persuasione da parte della persona incaricata del reclutamento.
- il responsabile deve poi sottolineare l'argomento , la parola o il concetto delle discussioni o negli incontri con il gruppo in trattamento attraverso commenti casuali tanto da accrescere l'interesse di altri membri del gruppo verso i problemi affrontati.
  • I gruppi con interessi economici sono motivati dai profitti e di solito pensano che il sistema ostacola in qualche modo le loro capacità : tasse, tariffe di importazione ed esportazione. Costi di trasporto, …. La persona incaricata vedrà di accrescere questo loro sentimento di frustrazione in ulteriori conversazioni.

    (….) CREAZIONE DI NUCLEI
  • Comprende la mobilitazione di un numero
    specifico di agitatori dell'organizzazione controrivoluzionaria del posto. Questo gruppo attirerà inevitabilmente un egual numero di curiosi che cercano avventure e emozioni, e anche gli scontenti del sistema di governo.
  • I controrivoluzionari attireranno i simpatizzanti, i cittadini scontenti per via della repressione governativa. Ad ogni sotto unità controrivoluzionaria verranno assegnati compiti specifici e missioni da eseguire
  • I nostri quadri verranno mobilitati nel maggior numero possibile insieme alle persone che sono state colpite dalla dittatura comunista, che i loro possedimenti siano stati sequestrati o che siano incarcerarti o che abbiano subito qualsiasi altro tipo di aggressione.
  • ....(...)
  • Se è possibile, si assumeranno Criminali professionisti per svolgere specifici “lavori scelti”
  • I nostri agitatori visiteranno i luoghi in cui si ritrovano i disoccupati e anche gli uffici di collocamento, per assumere i disoccupati per “lavori non specificati”.
  • I quadri designati organizzeranno con anticipo il trasporto dei partecipanti, portandoli ai luoghi degli incontri con veicoli privati o pubblici, con barche o con qualsiasi altro mezzo
  • Altri quadri saranno incaricati di disegnare manifesti, bandiere, vessilli con diversi slogan o parole chiave occasionali o di tipo radicale..
  • Altri invece saranno incaricati di preparare volantini posters, simboli e opuscoli per rendere l'ammassamento più appariscente. Questo materiale conterrà istruzioni per i partecipanti e servirà contro il regime.
  • Mansioni specifiche verranno assegnate ad altri con lo scopo di creare un “martire”per la causa , portando i dimostranti a sommosse o sparatorie che causeranno la morte di una o più persone che diventeranno i martiri. Questa situazione deve essere usata immediatamente contro il regime e per creare conflitti più grandi.
    MODO DI CONDURRE UNA SOMMOSSA DURANTE IL RADUNO
    Può essere fatto un piccolo gruppo di controrivoluzionari infiltrati nelle masse e che hanno il compito di agitare, dando l'impressione di essere in parecchi e di avere il sostegno popolare. Tatticamente una forza di 200 agitatori possono creare dimostrazioni a cui partecipano 10.0000-20.000 persone.
    L'agitazione delle masse in una dimostrazione è realizzata con obbiettivi socio-politici.
    A questa azione devono prendere parte una o parecchie persone del nostro movimento clandestino e, perfettamente addestrate come agitatori di massa,devono coinvolgere estranei in modo da ottenere una manifestazione apparentemente spontanea. Dovranno guidare tutta la manifestazione fino alla conclusione.
    Comando esterno .Questo elemento rimane al di fuori di tutte le attività, in una posizione da cui può osservare a che punto è lo svolgimento degli eventi progettati. ...(..)
Comando Interno Questo elemento resterà dentro la massa. Grande importanza va alla protezione dei responsabili della struttura. Si devono usare cartelli o grandi simboli allusivi per segnalare le postazioni del comando che darà ordini alle sotto-unita.
    Questa struttura eviterà di sistemarsi dove capitano scontri o incidenti dopo l'inizio della dimostrazione
    Gli agitatori” ufficiali” Resteranno nella massa. Il solo responsabile di questa missione assegnerà in anticipo agli agitatori il compito di restare vicini ad un punto di riferimento da lui indicato, In questo modo il comandante saprà dove sono i suoi e potrà dare l'ordine di cambiare gli slogans, qualsiasi cosa imprevista e eventualmente perfino incitare alla violenza.
    In questa fase, dopo che i quadri chiave si sono disseminati devono disporsi in luoghi evidenti predisposti. I nostri agitatori devono evitare di piazzarsi in luoghi di tumulti una volta che li hanno provocati.
    Postazioni di difesa. Qui si agirà come guardie del corpo in movimento, formando un anello di protezione attorno al capo, proteggendolo dalla polizia e dall'esercito, o aiutandolo a scappare se necessario. Devono essere molto disciplinati e reagiranno solo su ordine verbale del capo.
  • Nel caso che il capo partecipi ad una funzione religiosa , a un funerale o qualsiasi altro tipo di attività nella quale bisogna seguire un rituale organizzato, le guardie del corpo rimarranno in file vicino al capo per dare protezione completa.
  • I partecipanti devono essere guerriglieri controrivoluzionari in abiti civili o reclute assunte, che siano simpatizzanti della nostra lotta contro il regime oppressivo.
  • Questi membri devono avere un'alta disciplina e devono usare la violenza solo su ordine del loro responsabile.
    .(...) Truppe d' Assalto Questi uomini devono essere equipaggiati con armi ( coltelli, catene, mazze, randelli,.. ) e devono camminare con noncuranza dietro ai partecipanti alla manifestazione estranei all'organizzazione. Devono portare le armi nascoste. Entreranno in azione solo come “rinforzi”se gli agitatori saranno attaccati dalla polizia. Interverranno velocemente, violentemente e di sorpresa così da distrarre le autorità, permettendo in questo modo la ritirata e la rapida fuga del comando interno.
Striscioni e cartelli Gli striscioni, e i cartelli usati nelle dimostrazioni o negli assembramenti esprimeranno la protesta della popolazione, ma quando la manifestazione raggiunge il più alto livello di euforia o di malcontento popolare, i nostri infiltrati useranno i cartelli contro il regime e verranno lanciati slogan e parole d'ordine a beneficio della nostra causa.... Il comandante può dare gli ordini ai suoi di cambiare slogan o eventualmente incitare alla violenza se lo ritiene opportuno.
Gli agitatori controrivoluzionari che gridano slogan e applaudono Saranno addestrati con istruzioni specifiche ad usare acclamazioni del tipo “VOGLIAMO IL LAVORO, “ABBIAMO FAME”, NON VOGLIAMO IL COMUNISMO”. Il loro lavoro e la loro tecnica per agitare le masse è del tutto simile a quella dei capi-tifosi nelle partite di football o baseball delle scuole.
Manuale FM 95-1A” Redatto dalla CIA
Tradotto da Calumet quaderni Centro studi quale difesa Torino

domenica 19 gennaio 2014

Silenzio e tradimento da 3 miliardi di dollari / Silencio y traición por 3 000 millones de dólares


Riad – París – Beirut

Silenzio e tradimento da 3 miliardi di dollari 

  di Thierry Meyssan

Ma perché l’Arabia Saudita ha deciso di donare all’esercito libanese 3 miliardi di armamenti francesi, mentre nelle ultime settimane i suoi agenti in Libano non cessavano di denunciare lo slogan "Popolo-Esercito-Resistenza" e la collusione tra l’esercito e Hezbollah? E se questa improvvisa generosità è il prezzo del silenzio libanese, dimenticando le centinaia di vittime del terrorismo saudita nel Paese dei cedri e il tradimento francese dei propri impegni in Medio Oriente?
Rete Voltaire | Damasco | 17 gennaio 2014

Ricevimento del presidente Hollande presso Sua Altezza Reale il Custode delle Due Sacre Moschee Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, alla presenza dei membri del suo consiglio.
La visita di François Hollande accompagnato da 30 amministratori delegati di grandi aziende in Arabia Saudita, il 29 e 30 dicembre 2013, si sarebbe concentrata principalmente su questioni economiche e sul futuro di Siria e Libano. Le questioni politiche internazionali sarebbero state discusse tra francesi e sauditi, ma anche in presenza di leader libanesi come il presidente Michel Sulayman e l’ex primo ministro saudita-libanese Saad Hariri (considerato organico alla famiglia reale) e il presidente della Coalizione Nazionale siriana, il siro-saudita Ahmad Asi al-Jarba [1]
Durante la visita, l’Arabia Saudita ha annunciato improvvisamente l’offerta di 3 miliardi dollari di armi francesi all’esercito libanese. Questa generosità è straordinaria, poiché una conferenza internazionale dovrebbe, a febbraio o marzo, raccogliere fondi per il Libano in generale e il suo esercito in particolare. Il Libano non aveva mai ricevuto un tale dono.
L’annuncio fu ufficialmente fatto dal presidente libanese Michel Sulayman. Il generale, diventato Capo di stato maggiore dell’esercito libanese, non avendo gli altri accesso a tale carica, fu imposto presidente per le stesse ragioni da Francia e Qatar. La sua elezione parlamentare è incostituzionale (articolo 49 [2]) e la carica non gli è stata caduta dal suo predecessore ma dall’emiro del Qatar. Nel suo discorso televisivo al popolo libanese, il presidente Sulayman ha accolto con favore la regale "maqruma", il dono che il sovrano fa al suo servo e, incongruamente, concludeva con "Viva l’Arabia Saudita!".
Tale annuncio fu accolto calorosamente dall’ex-primo ministro Saad Hariri, tentando di vedervi il primo passo verso il futuro disarmo di Hezbollah.
La decisione di Riyadh non può che sorprendere: infatti, negli ultimi mesi, i filo-sauditi del 14 Marzo di Saad Hariri hanno più volte criticato la stretta relazione tra l’esercito e Hezbollah. Nei giorni seguenti, una grande campagna pubblicitaria a Beirut celebrava l’amicizia tra il Libano e l’Arabia Saudita, definita "Regno del bene" (sic).
Infatti, ciò non aveva senso.
Per capire, si dovettero aspettare un paio di giorni.
Majid al-Majid fu riconosciuto al suo arresto essere un ufficiale dei servizi segreti sauditi, sotto la diretta autorità del principe Bandar bin Sultan. Dirigeva un ramo di al-Qaida che collegava a personalità eminenti del Medio Oriente.
Il 1 gennaio 2014, quattro giorni dopo l’annuncio saudita, si apprese che l’esercito libanese aveva arrestato Majid al-Majid, cittadino saudita a capo delle brigate Abdullah Azzam, ramo di al-Qaida in Libano.
Ma in seguito si apprese che l’arresto fu dovuto all’avviso della Defense Intelligence Agency (DIA) statunitense del 24 dicembre. Washington fu poi informata dall’esercito libanese che Majid al-Majid venne ricoverato in ospedale per sottoporsi a dialisi. L’esercito libanese si affrettò a ricoverarlo nell’ospedale Maqasid, arrestandolo durante il viaggio in ambulanza da Ersal, il 26 dicembre, tre giorni prima dell’annuncio saudita.
Per più di una settimana l’arresto del leader di al-Qaida in Libano fu un segreto di Stato. Il saudita era ufficialmente ricercato nel suo Paese per terrorismo, ma ufficiosamente era considerato un agente dei servizi segreti sauditi agli ordini diretti del principe Bandar bin Sultan. Aveva pubblicamente riconosciuto di aver organizzato numerosi attentati, tra cui quello contro l’ambasciata iraniana a Beirut del 19 novembre 2013, che aveva ucciso 25 persone. Ecco perché l’esercito libanese informò Riyadh e Teheran del suo arresto.
Nei casi riguardanti il Libano, Majid al-Majid ha svolto un ruolo importante nell’organizzare l’esercito jihadista di Fatah al-Islam. Nel 2007, il gruppo cercò di aizzare i campi palestinesi in Libano contro Hezbollah e di dichiarare l’emirato islamico nel nord del Paese. Tuttavia, il suo mandante, l’Arabia Saudita, l’abbandonò all’improvviso dopo un incontro tra il Presidente Ahmadinejad e re Abdullah. Furiosi, i jihadisti si presentarono armati nella banca di Hariri per essere pagati. Dopo alcuni combattimenti, si ritirarono a Nahr al-Barad che l’esercito libanese assediò. Dopo oltre un mese di combattimenti, il generale Shamil Ruquz [3] diede l’assalto e li schiacciò. Durante l’operazione antiterrorismo, l’esercito libanese perse 134 soldati [4].
Majid al-Majid era in contatto personale, diretto e segreto con molti leader arabi e occidentali. Agli investigatori ebbe il tempo di confermare l’appartenenza ai servizi segreti sauditi. E’ chiaro che la sua confessione poteva sconvolgere la politica regionale. Soprattutto se accusava Arabia Saudita e 14 Marzo libanese.
Un deputato parlò della proposta saudita di 3 miliardi di dollari per non registrare le confessioni di Majid al-Majid ed estradarlo a Riyad. Il quotidiano al-Akhbar sostenne che il prigioniero non era per nulla in pericolo e che poteva essere liquidato dai suoi mandanti per assicurarsene il silenzio.
Il giorno dopo l’editoriale, l’esercito libanese ne annunciava la morte. Il corpo di Majid al-Majid fu sottoposto ad autopsia, ma a differenza dei procedimenti penali, da un solo medico che concluse che era morto per la malattia. Il suo corpo fu trasferito in Arabia Saudita e sepolto alla presenza della famiglia e dei bin Ladin.
L’Iran chiede chiare spiegazioni dal Libano sull’arresto e la morte di Majid al-Majid. Ma non troppo forte, perché il presidente Ruhani tenta di avvicinarsi anche all’Arabia Saudita.
Questa è la sesta volta che il leader di un’organizzazione terroristica filo-saudita che opera in Libano sfugge alla giustizia. Fu così per Shaqir Absi, Hisham Qadura, Abdal Rahman Awadh, Abdal Ghani Jawhar e, più recentemente, Ahmad al-Asir.
François Hollande e il miliardario Saad Hariri a Riyadh. Sullo sfondo, i ministri Jean-Yves Le Drian e Laurent Fabius.
Comunque, se re Abdullah ha speso 3 miliardi di dollari, pochi ne verranno all’esercito libanese.
- In primo luogo, la somma comprende tradizionalmente i reali "regali" per coloro che servono il re. Così, secondo il protocollo, il presidente Michel Sulayman ha immediatamente ricevuto a titolo personale 50 milioni di dollari, e il presidente François Hollande un importo proporzionale alla sua funzione, il cui importo è sconosciuto, se accettato o meno. Il principio saudita della corruzione si applica in modo identico a tutti i leader e alti funzionari libanesi e francesi che partecipavano alla transazione.
- In secondo luogo, la maggior parte del denaro sarà pagato al Tesoro francese, per il trasferimento dalla Francia al Libano di armi e addestramento militare. Questa è la ricompensa per l’impegno militare coperto della Francia, dal 2010, nel fomentare i disordini in Siria e rovesciare l’alawita Assad, che il Custode delle Due Sacre Moschee non accetta come Presidente di una terra prevalentemente musulmana [
5]. Tuttavia, poiché non esiste un listino prezzi, Parigi può decidere come valutare questa donazione. Così Parigi sceglierà anche tipo di armi e di addestramento. Già, poiché non si deve fornire materiale che può essere utilizzato successivamente per resistere efficacemente al principale nemico del Libano, Israele.
- In terzo luogo, il denaro non serve per aiutare l’esercito a difendere il Paese, è invece destinato a dividerlo. L’esercito libanese è stato di gran lunga l’unica entità integra e multi-religiosa del Paese. L’addestramento sarà fornito dalla Francia per "francesizzare" gli ufficiali, piuttosto che per trasmettergli il loro know-how. Il denaro rimanente sarà utilizzato per costruire belle caserme e comprare belle vetture.
Tuttavia, la donazione reale non potrà mai arrivare a tutti, in Libano. Secondo l’articolo 52 della Costituzione [6], per essere percepito il dono deve essere approvato prima dal Consiglio dei Ministri e presentato al Parlamento. Tuttavia, il governo dimissionario di Najib Miqati non si riunisce da nove mesi e quindi non può trasmettere l’accordo al Parlamento per ratificarlo.
Presentando l’accordo ai libanesi, il presidente Michel Sulayman ha pensato bene di precisare, senza essere richiesto, che i negoziati a Riyadh non hanno comportato per nulla il possibile rinvio delle elezioni presidenziali e l’estensione del suo mandato, o la composizione di un nuovo governo. Questa precisione fa sorridere, in quanto è chiaro che tutto ciò era al centro delle discussioni.
Il presidente si è impegnato con i suoi omologhi saudita e francese a formare un governo di "tecnocrati", senza sciiti o drusi, da imporre al Parlamento. Il termine "tecnocrate" qui indica alti funzionari internazionali che hanno fatto carriera presso la Banca Mondiale, il FMI, ecc. dimostrando la loro docilità alle pretese statunitensi. Si deve capire che il governo sarà composto da filo-USA in un Paese che in maggioranza resiste all’impero. Ma non riesce a trovare una maggioranza in Parlamento, con 3 miliardi?
Purtroppo, il principe Talal Arslan, erede dei fondatori del Principato del Monte Libano nel XII.mo secolo e presidente del Partito Democratico, ha immediatamente ricordato al presidente Sulayman che, secondo l’accordo di Taif [7] l’esecutivo è ora monopolio del Consiglio dei Ministri [8] e che dovrebbe riflettere la composizione religiosa del Paese [9]. Pertanto, un governo di tecnocrati è una violazione di tale accordo e il presidente Sulayman sarebbe considerato un golpista a prescindere dalla sua capacità nel corrompere il Parlamento.
La cosa probabilmente non finisce qui: il 15 gennaio l’esercito libanese ha arrestato sul confine siriano Jamal Daftardar, un luogotenente di Majid al-Majid.
Il presidente François Hollande sarà certamente dispiaciuto per il fallimento del suo omologo libanese nel vendersi il Paese per 50 milioni di dollari, ma visto da Parigi, l’unica cosa che conta è la spartizione dei rimanenti 2,999 milioni di dollari.
[1] Ahmad Asi al-Jarba è un membro della tribù beduina Shamar, da cui re Abdullah proviene. Prima degli eventi fu condannato per traffico di droga in Siria. Gli Shamar sono nomadi che si muovono nei deserti saudita e siriano.

[2] "I magistrati e i funzionari di prima classe o equivalenti di tutte le amministrazioni pubbliche, istituzioni pubbliche e altre persone giuridiche di diritto pubblico, possono essere eletti nell’esercizio delle loro funzioni e per due anni dalle dimissioni e l’effettiva cessazione dell’esercizio delle loro funzioni o alla data del pensionamento."

[3] Il generale Ruquz, senza dubbio il più prestigioso militare libanese, probabilmente avrebbe dovuto essere nominato Capo di Stato Maggiore. Ma è il genero del generale Michel Aoun, presidente del Movimento Patriottico Libero, alleato di Hezbollah.

[4] "La questione dei mercenari di Fatah al-Islam è chiusa", Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 27 agosto 2007.

[5] A seguito della firma del Trattato di Lancaster House, Francia e Regno Unito sono intervenute in Libia e in Siria per organizzare pseudo-rivoluzioni e rovesciarne i governi. Tuttavia, l’operazione siriana si rivelava un fallimento e Londra si ritirava mentre Parigi continua a sostenere attivamente la "Coalizione Nazionale" guidata dal saudita-siriano Ahmad Asi al-Jarba.

[6] "Il Presidente della Repubblica negozia e ratifica i trattati in accordo con il Capo del governo. Questi saranno considerati e ratificati solo dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri. Il Governo ne informa la Camera dei Deputati quando l’interesse e la sicurezza dello Stato nazionale lo permettono. I trattati che riguardano le finanze dello Stato, i trattati commerciali e i trattati che non possono essere risolti alla fine di ogni anno, possono essere ratificati solo dopo l’approvazione della Camera dei Deputati."

[7] "L’Accordo di Taif", Réseau Voltaire, 23 ottobre 1989
[8] "Il Consiglio dei Ministri è l’organo esecutivo".
[9] "Ogni autorità che contraddice la Carta della vita comune è illegittima e illegale".

Silencio y traición por 3 000 millones de dólares


por Thierry Meyssan

¿Por qué decidió Arabia Saudita equipar el Ejército Libanés con armamento francés por valor de 3 000 millones de dólares cuando hace semanas que sus títeres en el Líbano no paran de denunciar el lema «Pueblo-Ejército-Resistencia» y de cuestionar la armonía entre los militares y el Hezbollah? ¿Y si esta repentina generosidad fuese el precio a pagar por el silencio libanés, el pago destinado a lograr que se olviden los cientos de víctimas que el terrorismo saudita ha causado en el país del cedro, la recompensa por la traición de París hacia los compromisos de Francia en el Medio Oriente?
Red Voltaire | Damasco | 16 de enero de 2014

La visita de Francois Hollande en Arabia Saudita –donde llegó rodeado de 30 grandes empresarios franceses–, el 29 y el 30 de diciembre de 2013, debía desarrollarse principalmente sobre temas económicos y sobre el futuro de Siria y del Líbano. Los temas de política internacional iban a discutirse entre franceses y sauditas aunque en presencia de líderes libaneses –el presidente Michel Sleiman y el ex primer ministro líbano-saudita Saad Hariri (considerado miembro biológico de la familia real)– y del presidente de la Coalición Nacional Siria, el siro-saudita Ahmad Assi Jarba [1].
Durante la visita, Arabia Saudita anunció súbitamente la donación al Ejército Libanés de 3 000 millones de dólares en armamento francés. Esa muestra de generosidad se produce fuera del calendario previamente establecido, en momentos en que una conferencia internacional prevista para febrero o marzo debería abrir una colecta de fondos para el Líbano en general y –en particular– para el ejército de ese país. Nunca antes había recibido el Líbano una donación de tales proporciones.
La donación fue anunciada con toda solemnidad por el presidente libanés, Michel Sleiman. Este general, convertido en jefe del Estado Mayor del Ejército Libanés simplemente para evitar que ese cargo fuese a parar manos de otro militar, fue impuesto como presidente de la República, exactamente con el mismo objetivo, por Francia y Qatar. Su elección como presidente por el parlamento libanés violó el artículo 49 [2] de la Constitución libanesa y Sleiman ni siquiera fue investido como presidente de la República por su predecesor sino por el entonces emir de Qatar.
En su intervención, el presidente Sleiman expresó su agradecimiento por la «makruma» real, o sea por la donación que el soberano saudita concede a su servidor, y al concluir no lo hizo con un «¡Viva el Líbano!» sino con un sonoro «¡Viva Arabia Saudita!»
El anuncio fue saludado efusivamente por el ex primer ministro libanés Saad Hariri, quien quiso interpretarlo como el primer paso hacia un futuro desarme del Hezbollah.
La decisión de Riad resulta sorprendente ya que durante los últimos meses el bando libanés prosaudita, representado fundamentalmente por el 14 de Marzo y con Saad Hariri a la cabeza, había estado arremetiendo constantemente contra las buenas relaciones entre el Ejército Libanés y el Hezbollah.
Después del anuncio de la donación saudita, una intensa campaña de propaganda cubrió todo Beirut de carteles sobre la amistad entre el Líbano y Arabia Saudita, calificada en los afiches como «el Reino del Bien» (sic).
La realidad es que todo el asunto no tiene el menor sentido.
Para darse cuenta de ello sólo hubo que esperar unos pocos días.

El 1º de enero de 2014, sólo 4 días después del anuncio saudita, se supo que el Ejército Libanés había arrestado a Majed al-Majed, ciudadano saudita y jefe de las Brigadas Abdallah Azzam, rama libanesa de al-Qaeda.
Un poco más tarde se supo también que Majed al-Majed había sido arrestado gracias a una alerta de la DIA (Defense Intelligence Agency), o sea la Agencia de Inteligencia del Departamento de Defensa de Estados Unidos, el 24 de diciembre de 2013. Ese día, Washington había informado al Ejército Libanés que Majed al-Majed acababa de ser hospitalizado en Líbano para someterse a una diálisis. El Ejército Libanés lo localizó rápidamente en el hospital Makassed y lo arrestó durante su traslado a Ersal, a bordo de una ambulancia, el 26 de diciembre, o sea 3 días antes del anuncio de la donación saudita.
El arresto del líder de al-Qaeda en Líbano se mantuvo en secreto por más de una semana. Oficialmente buscado en Arabia Saudita bajo la acusación de terrorismo, Majed al-Majed era considerado sin embargo un agente de los servicios de inteligencia sauditas, y un agente que por demás recibía órdenes directas del príncipe Bandar Ben Sultán. Majed al-Majed había reconocido públicamente haber organizado numerosos atentados, como el perpetrado el 19 de noviembre de 2013 –con saldo de 25 muertos– contra la embajada de Irán en Beirut. Ante tales circunstancias, el Ejército Libanés había informado a Riad y Teherán del arresto de Majed al-Majed.
Entre otros casos de interés para el Líbano, Majed al-Majed había desempeñado un papel importante en la formación de un ejército yihadista en territorio libanés: el conocido Fatah al-Islam.
En 2007, ese grupo trató de sublevar contra el Hezbollah los campamentos palestinos en Líbano y quiso proclamar un emirato islámico en el norte de ese país. Pero quien realmente movía los hilos del grupo –Arabia Saudita– abandonó su marioneta sin previo aviso, como resultado de un encuentro entre el presidente de Irán Mahmud Ahmadinejad y el rey Abdallah. Furiosos, los yihadistas armados se presentaron en el banco de la familia Hariri exigiendo el pago que no habían recibido. Después de varios enfrentamientos, se replegaron hacia el campamento de Nahr el-Bared, donde fueron cercados por el Ejército Libanés. Al cabo de un mes de combates, el general Chamel Roukoz [3] tomó el lugar por asalto y aplastó a los sublevados. Aquella batalla contra el terrorismo costó al Ejército Libanés las vidas de 134 soldados [4].
Majed al-Majed estaba personalmente en contacto –contactos directos o secretos– con numerosos dirigentes árabes y occidentales. Al ser interrogado, tuvo tiempo de confirmar a sus interrogadores que era miembro de los servicios secretos de Arabia Saudita. Es evidente que sus confesiones podían conmocionar la política regional, sobre todo al proporcionar pruebas que incriminan a Arabia Saudita y al 14 de Marzo libanés.
Un diputado mencionaba entonces una proposición saudita de 3 000 millones de dólares a cambio de que no se grabaran las confesiones de Majed al-Majed y de que fuese extraditado a Riad. El diario libanés Al-Akhbar ya estimaba que el detenido estaba en peligro de muerte y que de todas maneras corría el riesgo de ser asesinado por sus jefes para garantizar su silencio.
Al día siguiente de la publicación de aquel editorial, el Ejército Libanés anunciaba la muerte de Majed al-Majed. Se ordenó una autopsia pero, contrariamente a lo previsto en el procedimiento penal, esta fue realizada por un solo especialista, quien concluyó que la muerte sobrevino a causa de la enfermedad que padecía el occiso. El cuerpo fue trasladado a Arabia Saudita, donde fue inhumado en presencia de sus familiares y de la familia ben Laden.
Irán sigue exigiendo al Líbano explicaciones más claras sobre el arresto y muerte de Majed al-Majed, aunque sin demasiada insistencia ya que el presidente Rohani está tratando también de implementar un acercamiento a Arabia Saudita.
Es la sexta vez que el jefe de una organización terrorista prosaudita que opera en Líbano escapa a la justicia. Así sucedió anteriormente con Chaker Absi y con Hicham Kaddoura, al igual que con Abdel Rahmane Awadh, Abdel Ghani Jawhar y, más recientemente, con Ahmad al-Assir.

En todo caso, aunque el rey Abdallah haya desembolsado 3 000 millones de dólares no será ni remotamente esa suma la que llegará al Ejército Libanés.
- En primer lugar, esa suma incluye tradicionalmente las «atenciones» reales a quienes han servido al soberano. Por ejemplo, según el Protocolo real que acompaña la donación, el presidente libanés Michel Sleiman recibió de inmediato –a título personal– 50 millones de dólares, y el presidente francés Francois Hollande recibe una suma acorde con su función, suma de la que se ignora el monto y si Hollande la ha aceptado o no. El principio saudita del soborno se aplica idénticamente a todos los dirigentes y altos funcionarios –libaneses y franceses– que participaron y que participarán en la transacción.
- Segundo, la parte fundamental de la suma donada irá a parar al Tesoro Público francés y Francia se encargará de proporcionar al Líbano el armamento y la formación militar correspondiente. Se trata, en realidad, de retribuir la implicación militar secreta de Francia –desde 2010– en las acciones destinadas a fomentar el desorden en Siria y provocar el derrocamiento del alauita Bachar al-Assad, a quien el Servidor de las Dos Mezquitas Sagradas no puede aceptar como presidente de un país mayoritariamente musulmán [5]. Sin embargo, al no existir un catálogo de precios, París evaluará a su antojo el volumen de armamento que puede representar la suma donada. París decidirá también qué tipo de armas y de formación proporcionará a cambio de esa suma. Para empezar, ni hablar de proporcionar al Ejército Libanés ningún tipo de armamento que pueda servir en algún momento para enfrentarse eficazmente al principal enemigo del Líbano, que es Israel.
- Tercero, si el objetivo de la donación saudita no es ayudar al Ejército Libanés a defender el país es porque está destinada –por el contrario– a sembrar la división entre los uniformados libaneses. Más que proporcionarles una verdadera preparación militar, la formación que Francia aportará a los militares libaneses estará destinada a la «francización» de los oficiales. Y el dinero que quede se destinará a la construcción de bonitos cuarteles y a la compra de costosos vehículos oficiales.
Por otro lado, también existe la posibilidad de que no llegue al Líbano ni un centavo de ese dinero. En efecto, según el artículo 52 de la Constitución libanesa [6], el donativo debe obtener la aprobación del consejo de ministros. Pero el gabinete dimitente de Najib Mikati no se ha reunido en 9 meses y no ha podido por ende transmitir esa aprobación al parlamento para que la ratifiquen los diputados.
Al presentar el donativo a los libaneses, el presidente Michel Sleiman creyó oportuno precisar, sin que nadie se lo pidiera, que en las negociaciones con Riad no se mencionó una posible posposición de la elección presidencial libanesa con prórroga de su propio mandato, ni tampoco la composición de un nuevo gobierno. Una precisión que da risa porque resulta evidente que esos fueron precisamente los principales puntos de la negociación.
El presidente libanés se comprometió ante sus interlocutores sauditas y franceses a formar un gobierno de «tecnócratas», sin chiitas ni drusos, y a imponerlo al parlamento. El término «tecnócrata» se aplica en este caso a una serie de altos funcionarios internacionales que han hecho carrera en el Banco Mundial, el FMI, etc., y también mostrando su sumisión al credo estadounidense. O sea que será un gobierno de proestadounidenses en un país que se resiste al dictado del Imperio. Pero ¿no se puede lograr una mayoría en el parlamento con 3 000 millones de dólares?
Por desgracia, el príncipe Talal Arslane, heredero de los fundadores del principado del Monte Líbano en el siglo XII y presidente del Partido Demócrata, arremetió de inmediato contra el presidente recordándole que, en virtud del Acuerdo de Taef [7], en Líbano el poder ejecutivo es una prerrogativa del consejo de ministros [8] y que este último tiene que reflejar obligatoriamente la composición confesional del país [9]. Lo anterior quiere decir que la formación de un gobierno de tecnócratas en Líbano constituye una violación flagrante del Acuerdo de Taef. lo cual convertiría al presidente Sleiman en un golpista, sea cual sea su capacidad para sobornar al parlamento.
Pero es muy probable que el asunto no termine ahí. El 15 de enero, el Ejército Libanés detuvo en la frontera a Jamal Daftardar, uno de los lugartenientes de Majed al-Majed.
El presidente Francois Hollande seguramente va a deplorar profundamente que su homólogo libanés fracase en su intento de vender su propio país por 50 millones de dólares. Pero de todas maneras, visto desde París, lo importante es la repartición de los 2 999 millones restantes.
 
[1] Ahmad Assi Jarba pertenece a la tribu beduina de los Chamar, de la que también proviene el rey Abdallah. Antes del inicio de los incidentes, Jarba ya había sido condenado en Siria por tráfico de drogas. Los Chamar son nómadas que se mueven a través del desierto de Arabia y de Siria.

[2] «Los magistrados y funcionarios de la primera categoría o su equivalente en todas las administraciones públicas, establecimientos públicos y toda otra persona moral de derecho público no pueden ser elegidos durante el ejercicio de sus funciones ni durante los 2 años siguientes a la fecha de su dimisión y al cese efectivo del ejercicio de sus funciones o a la fecha de su jubilación.»
[3] El general Roukoz, sin lugar a dudas el militar más prestigioso del Líbano, era quien hubiese tenido que ser designado como jefe del Estado Mayor. Pero es yerno del general Michel Aoun, presidente de la Corriente Patriótica Libre, formación aliada del Hezbollah.
[4] «Le dossier des mercenaires du Fatah al-Islam est clos», por Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 27 de agosto de 2007.
[5] A raíz de la firma del Tratado de Lancaster House, Francia y el Reino Unido intervinieron en Libia y en Siria organizando en esos países seudorevoluciones y destrucciones de Estados. Pero, al resultar la operación siria un fracaso, Londres se retiró de ella mientras que París sigue apoyando activamente a la «Coalición Nacional» dirigida por el saudo-sirio Ahmad Assi Jarba.
[6] «El Presidente de la República negocia los tratados y los ratifica de común acuerdo con el Jefe del Gobierno. Estos [los tratados] sólo se considerarán ratificados después de obtener la aprobación del Consejo de Ministros. El Gobierno informa a la Cámara de Diputados [sobre los tratados] cuando el interés del país y la seguridad del Estado así lo permiten. Los tratados con implicaciones para las finanzas del Estado, los tratados comerciales y todos los tratados que no pueden ser anulados al expirar cada año sólo pueden ser ratificados después de obtener la aprobación de la Cámara de Diputados.»
[7] «Accord de Taëf», Réseau Voltaire, 23 de octubre de 1989.
[8] «El Consejo de Ministros representa el poder ejecutivo.»
[9] «Todo poder que contradiga la carta de vida en común es ilegítimo e ilegal.»

 

Intellettuale francese, presidente-fondatore del Rete Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica analisi di politica internazionale nella stampa araba, latino-americana e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture : Tome 2, Manipulations et désinformations (éd. JP Bertand, 2007). Recente libro tradotto in italiano: Il Pentagate. Altri documenti sull’11