Il
19 settembre 1985 per un ictus a Siena moriva lo scrittore Italo
Calvino, i compagni internazionalisti amici di Cuba, Piombino Val di
Cornia (LI), insieme ai compagni internazionalisti del CSIAM (Centro
di solidarietà internazionalista alta Maremma), lo intendono
ricordare per i suoi legami con Cuba, con la figura del CHE, per il
suo passato come
partigiano nella seconda divisione d'assalto delle Brigate Garibaldi
intitolata a Felice Cascione, operante sulle Alpi Marittime, il suo
nome di battaglia era "Santiago" proprio in ricordo di quel Santiago
de las Vegas a due passi dall'Avana a Cuba, dove era nato nel 1923.
Adesso Calvino riposa in una tomba immersa in una folta e profumata siepe di rosmarino del piccolo cimitero di Castiglion della Pescaia (GR)nel
cuore dell'alta Maremma, dove dall'alto si domina la bellezza
dell'arcipelago Toscano.... Ci saranno compagni Maremmani che gli renderanno
omaggio.
by
Sandino
15-10-1923/19-09-1985
Ricordiamo
Italo Calvino un grande personaggio vicino a Cuba
Pensando
al discreto e riservato scrittore Italo Calvino difficilmente lo
colleghiamo all’isola di Cuba; alcune vicende meno conosciute ma
fondamentali nella vita del personaggio lo rendono anche un po’
“cubano”. Per iniziare Italo Giovanni Calvino Mameli, detto
Santiago, nacque proprio a Cuba a Santiago de Las Vegas il 15 Ottobre
del 1923 in un villaggio a sud-est dell’ Havana a pochi chilometri
a sud dell’aeroporto Josè Martì. I genitori, Mario Calvino e ed
Eva Mameli, erano due scienziati presso un istituto che allora era di
proprietà statunitense e si trovavano sull’isola per lavoro:
qui il padre dirigeva una stazione sperimentale di agricoltura
e una scuola di agraria mentre la madre era una botanica; lo
scrittore quindi nacque e visse fino a 20 anni in una dimora immersa
in un giardino pieno di rare piante esotiche. Nel 1926 la famiglia
Calvino decise di tornare in Italia, precisamente a Sanremo, dopo un
devastante uragano che danneggiò quasi totalmente la loro dimora ;
quello che rimane oggi della casa natale di Calvino è ancora
un’attrazione davvero molto speciale per i turisti italiani:
è un romantico bungalow situato dentro il Grande Giardino Botanico
Tropicale Humboldt di Santiago de Las Vegas. Sempre all’interno di
questo giardino c’è un piccolo albergo di proprietà dell’
Istituto Humboldt che ospita solitamente i ricercatori stranieri ma
dove vengono accettati anche i turisti se rimangono dei posti a
disposizione. Lo scrittore studiò e visse a Sanremo, fece il
partigiano in Italia con il nome di battaglia di “Santiago” in
omaggio al suo paese natale ma nel 1964 tornò a l’Avana in
occasione della sua nomina a membro della giuria per il premio “La
casa de Las
Americas”
e soprattutto per un’ altra tappa importante della sua esistenza: è
proprio qui che il 19 febbraio “il partigiano chiamato Santiago”
sposò la sua compagna di vita, la traduttrice argentina Esther Judit
Singer detta “Chichita”. Perché sposarsi a Cuba? Perché Cuba
era un paese diverso, lei era ancora sposata in Argentina, in Italia
non c'era il divorzio e neanche in Argentina, e così si sposarono a
Cuba. Inge Feltrinelli, che lo incontrò sull’ isola nel 1964
poco dopo il matrimonio, ha scritto in un suo articolo che qui aveva
incontrato “un uomo allegro ed interessante in giacca bianca e
senza cravatta” e non il consueto uomo che conosceva “timido
e che parlava solo di cose importanti”. In questa occasione Calvino
rivide la casa natale dove aveva vissuto con i genitori e conobbe
Ernesto
“Che” Guevara al quale dedicò uno scritto molto commovente dopo
la sua uccisione. La
figlia di Calvino, Giovanna nata nel 1965, fu contattata 30 anni dopo
dall’ Ambasciata Italiana dell’ Havana per dare l’
autorizzazione alla costruzione di una lapide in onore del padre: lei
stessa la inaugurò nel 1996 e fu deposta all’interno del giardino
botanico. Nel Museo Municipale locale è stata allestita una sala
dedicata a Italo Calvino dove si può sfogliare e anche comprare
l’ultimo libro fotografico di 100 pagine a lui dedicato e stampato
a Cuba nel 2000 intitolato “Las dosmitades de Calvino” (autore
Helio Orovio poeta-scrittore di Cuba nonché musicista e musicologo
che ha scritto il “Dizionario delle musica cubana”)....
Qualsiasi
cosa cerchi di scrivere *
di
Italo Calvino
su
Granma del 25/09/2007
Pensando
a Che Guevara
Qualsiasi
cosa io cerchi di scrivere per esprimere la mia ammirazione per
Ernesto Che Guevara, per come visse e per come morì, mi pare fuori
tono. Sento la sua risata che mi risponde, piena d'ironia e di
commiserazione. Io sono qui, seduto nel mio studio, tra i miei libri,
nella finta pace e finta prosperità dell'Europa, dedico un breve
intervallo del mio lavoro a scrivere, senza alcun rischio, d'un uomo
che ha voluto assumersi tutti i rischi, che non ha accettato la
finzione d'una pace provvisoria, un uomo che chiedeva a sè e agli
altri il massimo spirito di sacrificio, convinto che ogni risparmio
di sacrifici oggi si pagherà domani con una somma di sacrifici ancor
maggiori.
Guevara è per noi questo richiamo alla gravità assoluta di tutto ciò che riguarda la rivoluzione e l'avvenire del mondo, questa critica radicale a ogni gesto che serva soltanto a mettere a posto le nostre coscienze.
In questo senso egli resterà al centro delle nostre discussioni e dei nostri pensieri, così ieri da vivo come oggi da morto. E' una presenza che non chiede a noi né consensi superficiali né atti di omaggio formali; essi equivarrebbero a misconoscere, a minimizzare l'estremo rigore della sua lezione. La "linea del Che" esige molto dagli uomini; esige molto sia come metodo di lotta sia come prospettiva della società che deve nascere dalla lotta. Di fronte a tanta coerenza e coraggio nel portare alle ultime conseguenze un pensiero e una vita, mostriamoci innanzitutto modesti e sinceri, coscienti di quello che la "linea del Che" vuol dire -una trasformazione radicale non solo della società ma della "natura umana", a cominciare da noi stessi- e coscienti di che cosa ci separa dal metterla in pratica.
La discussione di Guevara con tutti quelli che lo avvicinarono, la lunga discussione che per la sua non lunga vita (discussione-azione, discussione senza abbandonare mai il fucile), non sarà interrotta dalla morte, continuerà ad allargarsi. Anche per un interlocutore occasionale e sconosciuto (come potevo esser io, in un gruppo d'invitati, un pomeriggio del 1964, nel suo ufficio del Ministero dell'Industria) il suo incontro non poteva restare un episodio marginale. Le discussioni che contano sono quelle che continuano poi silenziosamente, nel pensiero. Nella mia mente la discussione col Che è continuata per tutti questi anni, e più il tempo passava più lui aveva ragione.
Anche adesso, morendo nel mettere in moto una lotta che non si fermerà, egli continua ad avere sempre ragione.
* ottobre 1967
Guevara è per noi questo richiamo alla gravità assoluta di tutto ciò che riguarda la rivoluzione e l'avvenire del mondo, questa critica radicale a ogni gesto che serva soltanto a mettere a posto le nostre coscienze.
In questo senso egli resterà al centro delle nostre discussioni e dei nostri pensieri, così ieri da vivo come oggi da morto. E' una presenza che non chiede a noi né consensi superficiali né atti di omaggio formali; essi equivarrebbero a misconoscere, a minimizzare l'estremo rigore della sua lezione. La "linea del Che" esige molto dagli uomini; esige molto sia come metodo di lotta sia come prospettiva della società che deve nascere dalla lotta. Di fronte a tanta coerenza e coraggio nel portare alle ultime conseguenze un pensiero e una vita, mostriamoci innanzitutto modesti e sinceri, coscienti di quello che la "linea del Che" vuol dire -una trasformazione radicale non solo della società ma della "natura umana", a cominciare da noi stessi- e coscienti di che cosa ci separa dal metterla in pratica.
La discussione di Guevara con tutti quelli che lo avvicinarono, la lunga discussione che per la sua non lunga vita (discussione-azione, discussione senza abbandonare mai il fucile), non sarà interrotta dalla morte, continuerà ad allargarsi. Anche per un interlocutore occasionale e sconosciuto (come potevo esser io, in un gruppo d'invitati, un pomeriggio del 1964, nel suo ufficio del Ministero dell'Industria) il suo incontro non poteva restare un episodio marginale. Le discussioni che contano sono quelle che continuano poi silenziosamente, nel pensiero. Nella mia mente la discussione col Che è continuata per tutti questi anni, e più il tempo passava più lui aveva ragione.
Anche adesso, morendo nel mettere in moto una lotta che non si fermerà, egli continua ad avere sempre ragione.
* ottobre 1967
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