martedì 18 settembre 2012

15-10-1923/19-09-1985 : Ricordiamo Italo Calvino un grande personaggio vicino a Cuba


Il 19 settembre 1985 per un ictus a Siena moriva lo scrittore Italo Calvino, i compagni internazionalisti amici di Cuba, Piombino Val di Cornia (LI), insieme ai compagni internazionalisti del CSIAM (Centro di solidarietà internazionalista alta Maremma), lo intendono ricordare per i suoi legami con Cuba, con la figura del CHE, per il suo passato come partigiano nella seconda divisione d'assalto delle Brigate Garibaldi intitolata a Felice Cascione, operante sulle Alpi Marittime, il suo nome di battaglia era "Santiago" proprio in ricordo di quel Santiago de las Vegas a due passi dall'Avana a Cuba, dove era nato nel 1923. Adesso Calvino riposa in una tomba immersa in una folta e profumata siepe  di rosmarino del piccolo cimitero di Castiglion della Pescaia (GR)nel cuore dell'alta Maremma, dove dall'alto si domina la bellezza dell'arcipelago Toscano.... Ci saranno compagni Maremmani che gli renderanno omaggio.
                                                                                         by Sandino
 15-10-1923/19-09-1985
Ricordiamo Italo Calvino un grande personaggio vicino a Cuba
Pensando al discreto e riservato scrittore Italo Calvino difficilmente lo colleghiamo all’isola di Cuba; alcune vicende meno conosciute ma fondamentali nella vita del personaggio lo rendono anche un po’ “cubano”. Per iniziare Italo Giovanni Calvino Mameli, detto Santiago, nacque proprio a Cuba a Santiago de Las Vegas il 15 Ottobre del 1923 in un villaggio a sud-est dell’ Havana a pochi chilometri a sud dell’aeroporto Josè Martì. I genitori, Mario Calvino e ed Eva Mameli, erano due scienziati presso un istituto che allora era di  proprietà statunitense e si trovavano sull’isola per lavoro: qui il  padre dirigeva una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola di agraria mentre la madre era una botanica; lo scrittore quindi nacque e visse fino a 20 anni in una dimora immersa in un giardino pieno di rare piante esotiche. Nel 1926 la famiglia Calvino decise di tornare in Italia, precisamente a Sanremo, dopo un devastante uragano che danneggiò quasi totalmente la loro dimora ; quello che rimane oggi della casa natale di Calvino è ancora un’attrazione davvero molto speciale per i turisti italiani:  è un romantico bungalow situato dentro il Grande Giardino Botanico Tropicale Humboldt di Santiago de Las Vegas. Sempre all’interno di questo giardino c’è un piccolo albergo di proprietà dell’ Istituto Humboldt che ospita solitamente i ricercatori stranieri ma dove vengono accettati anche i turisti se rimangono dei posti a disposizione. Lo scrittore studiò e visse a Sanremo, fece il partigiano in Italia con il nome di battaglia di “Santiago” in omaggio al suo paese natale ma nel 1964 tornò a l’Avana in occasione della sua nomina a membro della giuria per il premio “La casa de Las Americas”  e soprattutto per un’ altra tappa importante della sua esistenza: è proprio qui che il 19 febbraio “il partigiano chiamato Santiago” sposò la sua compagna di vita, la traduttrice argentina Esther Judit Singer detta “Chichita”. Perché sposarsi a Cuba? Perché Cuba era un paese diverso, lei era ancora sposata in Argentina, in Italia non c'era il divorzio e neanche in Argentina, e così si sposarono a Cuba. Inge Feltrinelli, che lo incontrò  sull’ isola nel 1964 poco dopo il matrimonio, ha scritto in un suo articolo che qui aveva incontrato “un uomo allegro ed interessante in giacca bianca e senza cravatta” e non il consueto uomo che conosceva “timido  e che parlava solo di cose importanti”. In questa occasione Calvino rivide la casa natale dove aveva vissuto con i genitori e conobbe Ernesto “Che” Guevara al quale dedicò uno scritto molto commovente dopo la sua uccisione. La figlia di Calvino, Giovanna nata nel 1965, fu contattata 30 anni dopo dall’ Ambasciata Italiana dell’ Havana per dare l’ autorizzazione alla costruzione di una lapide in onore del padre: lei stessa la inaugurò nel 1996 e fu deposta all’interno del giardino botanico. Nel Museo Municipale locale è stata allestita una sala dedicata a Italo Calvino dove si può sfogliare e anche comprare l’ultimo libro fotografico di 100 pagine a lui dedicato e stampato a Cuba nel 2000 intitolato “Las dosmitades de Calvino” (autore Helio Orovio poeta-scrittore di Cuba nonché musicista e musicologo che ha scritto il “Dizionario delle musica cubana”)....
Qualsiasi cosa cerchi di scrivere *
di Italo Calvino
su Granma del 25/09/2007
Pensando a Che Guevara
Qualsiasi cosa io cerchi di scrivere per esprimere la mia ammirazione per Ernesto Che Guevara, per come visse e per come morì, mi pare fuori tono. Sento la sua risata che mi risponde, piena d'ironia e di commiserazione. Io sono qui, seduto nel mio studio, tra i miei libri, nella finta pace e finta prosperità dell'Europa, dedico un breve intervallo del mio lavoro a scrivere, senza alcun rischio, d'un uomo che ha voluto assumersi tutti i rischi, che non ha accettato la finzione d'una pace provvisoria, un uomo che chiedeva a sè e agli altri il massimo spirito di sacrificio, convinto che ogni risparmio di sacrifici oggi si pagherà domani con una somma di sacrifici ancor maggiori.

Guevara è per noi questo richiamo alla gravità assoluta di tutto ciò che riguarda la rivoluzione e l'avvenire del mondo, questa critica radicale a ogni gesto che serva soltanto a mettere a posto le nostre coscienze.

In questo senso egli resterà al centro delle nostre discussioni e dei nostri pensieri, così ieri da vivo come oggi da morto. E' una presenza che non chiede a noi né consensi superficiali né atti di omaggio formali; essi equivarrebbero a misconoscere, a minimizzare l'estremo rigore della sua lezione. La "linea del Che" esige molto dagli uomini; esige molto sia come metodo di lotta sia come prospettiva della società che deve nascere dalla lotta. Di fronte a tanta coerenza e coraggio nel portare alle ultime conseguenze un pensiero e una vita, mostriamoci innanzitutto modesti e sinceri, coscienti di quello che la "linea del Che" vuol dire -una trasformazione radicale non solo della società ma della "natura umana", a cominciare da noi stessi- e coscienti di che cosa ci separa dal metterla in pratica.

La discussione di Guevara con tutti quelli che lo avvicinarono, la lunga discussione che per la sua non lunga vita (discussione-azione, discussione senza abbandonare mai il fucile), non sarà interrotta dalla morte, continuerà ad allargarsi. Anche per un interlocutore occasionale e sconosciuto (come potevo esser io, in un gruppo d'invitati, un pomeriggio del 1964, nel suo ufficio del Ministero dell'Industria) il suo incontro non poteva restare un episodio marginale. Le discussioni che contano sono quelle che continuano poi silenziosamente, nel pensiero. Nella mia mente la discussione col Che è continuata per tutti questi anni, e più il tempo passava più lui aveva ragione.

Anche adesso, morendo nel mettere in moto una lotta che non si fermerà, egli continua ad avere sempre ragione.

* ottobre 1967


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