giovedì 29 marzo 2012

Imperialismo culturale statunitense - Imperialismo cultural estadounidense - de James Petras


Imperialismo culturale statunitense
di James Petras
23/03/2012
Estratto dal giornale "Madres de la Plaza de Mayo" (Argentina)
"Stile di vita" della classe media nordamericana imposto come forma di imperialismo culturale dagli USA nel mondo
L'imperialismo culturale nordamericano ha due obiettivi principali, uno di carattere economico ed un altro politico: imbrigliare i mercati per le sue merci culturali e catturare conformando la coscienza popolare. L'esportazione di merci culturali è una delle fonti più importanti di accumulazione del capitale e di profitti globali per il capitalismo nordamericano e ha modificato le esportazioni di beni manufatti.
Nella sfera politica, l'imperialismo culturale svolge un ruolo importantissimo nel processo di dissociazione della popolazione dalle sue radici culturali e dalle sue tradizioni di solidarietà, sostituendole con "necessità" create dai mezzi di comunicazione che cambiano con ogni campagna pubblicitaria. L'effetto politico consiste nell'alienare ai popoli i legami con le loro comunità e classi tradizionali, atomizzare e separare gli individui fra loro. L'imperialismo culturale acutizza la segmentazione della classe operaia ed incoraggia la popolazione lavoratrice a pensare sé stessa come parte di una gerarchia, enfatizzando le piccole differenze di stili di vita con coloro che stanno sotto di lei più che le grandi disuguaglianze che li separano da chi sta sopra.
L'imperialismo non può essere compreso semplicemente come un sistema economico-militare di controllo e sfruttamento. La dominazione culturale è una dimensione integrale per qualunque sistema basato sullo sfruttamento mondiale. L'imperialismo culturale si può definire come invasione e dominazione sistematica della vita culturale delle classi popolari da parte delle classi che governano l'Occidente, con l'obiettivo di ri-orientare le scale di valori, le condotte, le istituzioni e le identità dei paesi oppressi per farli coincidere con gli interessi delle classi imperialiste. L'imperialismo culturale ha forme "tradizionali" e moderne. Nei secoli scorsi la chiesa, il sistema educativo e le autorità pubbliche, svolgevano un ruolo fondamentale, inculcando ai popoli nativi idee di sottomissione e lealtà, in nome di principi divini o assolutisti.
Mentre stavano ancora funzionando quei meccanismi "tradizionali" dell'imperialismo, le nuove mediazioni moderne, radicate nelle istituzioni contemporanee, sono diventate sempre più centrali per la dominazione imperialista: i mezzi di comunicazione, la pubblicità, i presentatori ed i personaggi del mondo dello spettacolo e vecchi intellettuali svolgono oggi questo ruolo principale.
Nel mondo contemporaneo, Hollywood, CNN e Disneyland sono molti più influenti che il Vaticano, la Bibbia o la retorica delle relazioni pubbliche dei politici.
Nuove caratteristiche del colonialismo culturale
Il colonialismo culturale convenzionale (CCC) si distingue dalle pratiche del passato per vari motivi:
1. Mira a catturare un grande pubblico e non solo la conversione delle élites
2. I mezzi di comunicazione di massa, in particolare la televisione, invadono la casa e funzionano da "dentro" e "dal basso" tanto quanto da "fuori" e "dall'alto". Il messaggio è doppiamente alienante: proietta uno stile di vita imperialista e un'atomizzata serie borghese di problemi e situazioni.
3. Il CCC è globale per la sua portata e l'omogeneità del suo impatto: la pretesa di universalità serve per mistificare i simboli, gli obiettivi e interessi del potere imperialista.
4. I mezzi di comunicazione di massa, come strumenti dell'imperialismo culturale, sono oggi "privati" solo nel senso formale: l'assenza di vincoli formali con lo Stato offre una copertura che legittima i media privati proiettando gli interessi dello Stato imperialista come "notizie" o "spettacoli".
5. L'imperialismo culturale nell'era della "democrazia" deve falsificare la realtà nel paese imperialista per giustificare l'aggressione, trasformando le vittime in aggressori e gli aggressori in vittime. A Panama, per esempio, lo Stato imperialista nordamericano e i mezzi di comunicazione di massa proiettarono l'immagine di quel paese come una minaccia del narcotraffico per la gioventù degli Stati Uniti, mentre lanciavano bombe sulle comunità della classe lavoratrice panamense.
6. Il controllo culturale assoluto è la contropartita della separazione totale tra la brutalità del capitalismo reale esistente e le illusorie promesse del mercato libero.
7. Al fine di paralizzare le risposte collettive, il colonialismo culturale cerca di distruggere le identità nazionali. Per rompere la solidarietà promuove il culto della "modernità" come conformità ai simboli esterni.
Mentre le armi imperialiste disarticolano la società civile e le banche saccheggiano l'economia, i mezzi di comunicazione imperialisti modellano gli individui con varie fantasie per fuggire dalla miseria quotidiana.
Mezzi di comunicazione di massa: propaganda e accumulazione di capitale
I mezzi di comunicazione di massa costituiscono una delle principali fonti di salute e potere del capitale nordamericano. Oggi, praticamente uno ogni cinque tra i nordamericani più ricchi trae ricchezza dagli utili nei mezzi di comunicazione, a discapito di altri settori industriali.
I mezzi di comunicazione si sono trasformati in una parte integrante del sistema nordamericano di controllo politico e sociale e in una delle principali fonti di super profitti. Man mano che aumentano i livelli di sfruttamento, disuguaglianza e povertà, i mezzi di comunicazione controllati dagli Stati Uniti agiscono per trasformare un pubblico critico in una massa passiva. Le celebrità dei media e dello spettacolo di massa sono diventati importanti ingredienti nella deviazione di potenziali inquietudini politiche.
Esiste una relazione diretta tra l'incremento del numero di apparecchi televisivi in America Latina, la riduzione dei redditi e la diminuzione delle lotte popolari. Tra il 1980 e il 1990, il numero di televisori per abitante in America è cresciuto del 40%, mentre la media reale dei redditi è scesa del 40% e una moltitudine di candidati politici neoliberali molto dipendenti dall'immagine televisiva, hanno conquistato la presidenza. L'incremento dell'invasione dei mezzi di comunicazione di massa tra le classi più povere, i crescenti investimenti e profitti delle corporazioni nordamericane nei mezzi di comunicazione e l'onnipresente saturazione di messaggi che offrono alla popolazione esperienze di consumo individuale e di avventure rappresentative delle classi medio-alte, definiscono l'attuale fase del colonialismo culturale. Mediante le immagini televisive si stabilisce una falsa intimità ed un vincolo immaginario tra gli individui fortunati che appaiono nei mezzi di comunicazione e gli impoveriti spettatori dei quartieri periferici. Questa relazione offre un canale attraverso il quale diffondere il metodo delle soluzioni individuali ai problemi privati. Il messaggio è chiaro: s'incolpano le vittime della propria povertà, riconducendo il successo allo sforzo individuale.
Imperialismo e politica del linguaggio
La strategia dell'imperialismo culturale consiste nel rendere insensibile il pubblico, per far accettare la massiccia mattanza compiuta dagli stati occidentali come un'attività di routine giornaliera. Per esempio, proponendo i massicci bombardamenti sull'Iraq in forma di videogiochi.
Ponendo enfasi nella modernità delle nuove tecnologie belliche, i mezzi di comunicazione glorificano il potere raggiunto dall'elite: la tecno-guerra dell'occidente. L'imperialismo culturale promuove attualmente reportage "informativi" nei quali le armi di distruzione di massa vengono presentate con attributi umani ("bombe intelligenti") mentre le vittime del Terzo Mondo sono "aggressori-terroristi" senza volto.
La manipolazione culturale mondiale si sostenta nella corruzione del linguaggio della politica. Una delle maggiori "innovazioni" recenti dell'imperialismo culturale è l'appropriazione del linguaggio della sinistra e il suo uso per razionalizzare pratiche e politiche profondamente reazionarie. Questa è una politica di "disinformazione" che ruba alla sinistra il linguaggio e i concetti utilizzati per attaccare la dominazione della classe capitalista.
Terrorismo culturale: la tirannia del liberalismo
Il terrorismo culturale è responsabile della liquidazione fisica degli artisti e delle attività culturali locali. Proietta nuove immagini di "mobilità" e "libertà di espressione", distruggendo gli antichi vincoli comunitari. Gli attacchi contro le restrizioni e i vincoli tradizionali costituiscono un meccanismo per il quale il mercato e lo Stato capitalista si trasformano nel centro essenziale del potere esclusivo.
In nome della "auto-espressione", l'imperialismo culturale opprime le popolazioni del Terzo Mondo che temono di essere considerate come "tradizionali", seducendole e manipolandole mediante false immagini di "modernità" senza classi. I popoli del Terzo Mondo ricevono divertimento, coazioni e stimoli per essere "moderni": si arrendono davanti al moderno rifiutando i propri confortevoli e tradizionali capi d'abbigliamento larghi, per rimpiazzarli con jeans stretti e scomodi.
La nordamericanizzazione e il mito della "cultura internazionale"
E' diventato di moda evocare termini come "globalizzazione" e "internazionalizzazione" per giustificare gli attacchi contro qualsiasi forma di solidarietà, comunità e/o valori sociali. Sotto il travestimento dell'"internazionalismo", Europa e Stati Uniti si sono trasformati negli esportatori dominanti di forme culturali più efficaci di depoliticizzazione e banalizzazione dell'esistenza quotidiana. Le immagini di mobilità individuale, di self-made person, l'enfasi nella "esistenza autocentrata" (prodotta e distribuita massicciamente dall'industria nordamericana dei mezzi di comunicazione) si sono trasformati in importanti strumenti di dominazione del Terzo Mondo.
I nuovi modelli culturali - predominio del privato sul pubblico, dell'individuale sul sociale, del sensazionalismo e della violenza sulle lotte quotidiane e le realtà sociali - contribuiscono ad inculcare con precisione valori egocentrici e a minare l'azione collettiva. Questa cultura delle immagini, delle esperienze transitorie, della conquista sessuale, agiscono contro la riflessione, il compromesso e i sentimenti condivisi di affetto e solidarietà. La nordamericanizzazione della cultura significa focalizzare l'attenzione popolare sulle celebrità, sul personalismo e sui pettegolezzi privati e non sulle profondità sociali, le questioni economiche sostanziali, nella condizione umana.
La cultura che glorifica il "provvisorio" riflette lo sradicamento del capitalismo nordamericano. Il suo potere di contrattare e licenziare, di muovere capitali senza considerazione alcuna per le comunità. Il mito della "libertà di movimento" riflette l'incapacità della popolazione di stabilire e consolidare le proprie radici comunitarie prima dei cambiamenti che esige il capitale. La cultura nordamericana glorifica le relazioni fugaci e impersonali come "libertà", quando in realtà quelle condizioni riflettono l'anomia e la subordinazione burocratica di una massa di individui al potere del capitale transnazionale.
La nuova tirannia culturale è attecchita nell'onnipresente, ripetitivo e semplice discorso del mercato, di una cultura omogeneizzata del consumo, in un sistema elettorale degradato. La nuova tirannia mediatica si orienta in parallelo alla gerarchizzazione statale e delle istituzioni economiche. Il segreto del successo dell'aggressione culturale nordamericana è la sua capacità di modellare fantasie per fuggire dalla miseria. Gli ingredienti essenziali del nuovo imperialismo culturale sono la fusione della commercialità-sessualità-conservatorismo, ognuno di questi presentati come espressioni idealizzate delle necessità private, un'autorealizzazione individuale.
Impatto dell'imperialismo culturale
La violenza statale negli anni '70 e inizio '80 produsse un danno psicologico e di sfiducia su larga scala e, rispetto alle iniziative radicali, un sentimento di impotenza davanti all'autorità stabilita, anche se questa stessa autorità era odiata. Il terrore portò la gente "verso il dentro", verso l'ambito privato. Il "terrorismo economico" susseguente la chiusura delle fabbriche, l'abolizione della protezione legale del lavoratore, l'incremento del lavoro temporaneo, la moltiplicazione delle imprese individuali molto mal pagate, aumentarono la frammentazione della classe lavoratrice e delle comunità urbane. In questo contesto di frammentazione, diffidenza e privatizzazione, il messaggio culturale dell'imperialismo trova terreno fertile per esplorare sensibilità di popolazioni vulnerabili, incoraggiando ed approfondendo sempre l'alienazione personale, le attività autocentrate e la competizione individuale per risorse sempre scarse.
L'imperialismo culturale e i valori che promuove hanno svolto un ruolo fondamentale nel prevenire la risposta collettiva degli individui sfruttati al peggioramento delle loro condizioni. La maggiore vittoria dell'imperialismo non è solo l'aver ottenuto profitti, bensì la conquista dello spazio interno della coscienza attraverso i mezzi di comunicazione di massa. La dove sia possibile un risorgimento della politica rivoluzionaria, questa dovrà cominciare con l'aprire un fronte di lotta non solo contro le condizioni di sfruttamento, ma anche contro la cultura che sottomette le sue vittime.
Limiti dell'imperialismo culturale
Contro le pressioni onniscienti del colonialismo culturale vi è un principio di realtà: l'esperienza personale della miseria e dello sfruttamento, realtà quotidiane che non potranno mai essere cambiate dagli evasivi mezzi di comunicazione. Nella coscienza delle popolazioni esiste una lotta costante tra il demonio dell'evasione individuale (coltivata dai media imperialisti) e la conoscenza intuitiva che l'azione collettiva e la responsabilità è l'unica risposta pratica.
La Coca Cola si trasforma in un cocktail esplosivo, la promessa di opulenza si trasforma in un affronto per quelli che perpetuamente rimangono relegati. L'impoverimento prolungato e l'estesa decadenza erodono l'incantesimo e l'attrattiva delle fantasie dei mass media.
Le false promesse dell'imperialismo culturale si trasformano in amare beffe.
In secondo luogo, le risorse dell'imperialismo culturale sono limitate dal perdurare di vincoli di collettivi. Lì dove perdurino i vincoli di classe, etnia, di sesso e dove sono forti le pratiche di azione collettiva, l'influenza dei mezzi di comunicazione di massa è limitata o respinta.
In terzo luogo, dal momento in cui esistono tradizioni e culture preesistenti, queste formano un "circolo chiuso" che integra pratiche sociali e culturali orientate verso il dentro e verso il basso, non verso l'alto e verso il fuori. Lì dove il lavoro, la comunità e la classe convergono con le tradizioni e le pratiche culturali collettive, l'imperialismo culturale retrocede e fa irruzione.
 l'imperialismo militarizzato.
La lotta culturale è radicata nei valori di autonomia, comunità e solidarietà, necessari per creare una coscienza favorevole alle trasformazioni sociali.
Ma soprattutto, la nuova visione deve ispirare la popolazione affinché desideri non solo di essere libera dalla dominazione, ma essere libera di creare una vita personale piena di senso, costituita da relazioni affettive non strumentali, che trascendano il lavoro quotidiano anche quando ispirino la gente a continuare a lottare. L'imperialismo culturale si alimenta delle novità, delle manipolazioni personali e transitorie, ma mai di una visione di autentici e profondi vincoli, basati sull'onestà personale, l'uguaglianza tra i sessi e la solidarietà sociale.

Extraído del periódico «Madres de la Plaza de Mayo» (Argentina)

 

Imperialismo cultural estadounidense
James Petras 23 marzo 2012
"Estilo de vida" de la clase media norteamericana, impuesto como forma de imperialismo cultural de EE.UU. en el mundo

El imperialismo cultural norteamericano tiene dos objetivos principales, uno de carácter económico y otro político: capturar mercados para sus mercancías culturales, y capturar y conformar la conciencia popular. La exportación de mercancías culturales es una de las fuentes más importantes de acumulación de capital y de beneficios mundiales para el capitalismo norteamericano y ha desplazado a las exportaciones de bienes manufacturados. En la esfera política, el imperialismo cultural desempeña un papel importantísimo en el proceso de disociar a la población de sus raíces culturales y de sus tradiciones de solidaridad, sustituyéndolas por «necesidades» creadas por los medios de comunicación, que cambian con cada campaña publicitaria. El efecto político consiste en alienar a los pueblos de sus vínculos con sus comunidades y clases tradicionales, atomizar y separar a los individuos de los demás. El imperialismo cultural agudiza la segmentación de la clase obrera y alienta a la población trabajadora a pensar en sí misma como parte de una jerarquía, haciendo hincapié en las pequeñas diferencias de estilo de vida con aquellos que están por debajo suyo, más que en las grandes desigualdades que les separan de quienes están por encima.
El imperialismo no puede ser entendido sencillamente como un sistema económico-militar de control y explotación. La dominación cultural es una dimensión integral para cualquier sistema basado en la explotación mundial.
El imperialismo cultural puede definirse como la penetración y dominación sistemáticas de la vida cultural de las clases populares por parte de las clases gobernantes de Occidente, con vistas a reorientar las escalas de valores, las conductas, instituciones e identidades de los pueblos oprimidos para hacerlos concordar con los intereses de las clases imperiales. El imperialismo cultural ha tomado formas «Tradicionales» y modernas. En siglos pasados, la Iglesia, el sistema educativo y las autoridades públicas desempeñaban un papel principal inculcando a los pueblos nativos las ideas de sumisión y lealtad en nombre de principios divinos o absolutistas. Mientras aún funcionaban esos mecanismos «tradicionales» de imperialismo, las nuevas mediaciones modernas, arraigadas en instituciones contemporáneas, se volvieron crecientemente centrales para la dominación imperialista: los medios de comunicación, la publicidad, los anunciantes y los personajes del mundo del espectáculo e intelectuales seculares desempeñan hoy en día el principal papel.
En el mundo contemporáneo, Hollywood, CNN y Disneylandia son muchos más influyentes que El Vaticano, la Biblia o la retórica de relaciones públicas de los políticos.
Nuevas características del colonialismo cultural
El colonialismo cultural convencional (CCC) se distingue de las prácticas del pasado en varios sentidos:
1. Se orienta a capturar audiencias masivas, y no sólo a la conversión de las élites.
2. Los medios de comunicación de masas, en particular la televisión, invaden el hogar y funcionan desde «dentro» y «por debajo» tanto como desde «fuera» y «por encima». El mensaje es doblemente alienante: proyecta un estilo de vida imperialista y una atomizada serie burguesa de problemas y situaciones.
3. El CCC es global por su alcance y la homogeneidad de su impacto: la pretensión de universalidad sirve para mistificar los símbolos, objetivos e intereses del poder imperial.
4. Los medios de comunicación masiva, como instrumentos del imperialismo cultural, son hoy «privados» sólo en el sentido formal: la ausencia de vínculos formales con el Estado brinda una cobertura legitimadora para los medios privados que proyectan los intereses del Estado imperial como «noticias» o «espectáculos».
5. El imperialismo cultural en la era de la «democracia» debe falsificar la realidad en el país imperial para justificar la agresión, convirtiendo a las víctimas en agresores y a los agresores en víctimas. Por ejemplo, en Panamá, el Estado imperial norteamericano y los medios de comunicación de masas proyectaron la imagen de aquel país como amenaza de narcotráfico para la juventud de Estados Unidos, mientras se arrojaban bombas sobre comunidades de la clase trabajadora panameña.
6. El control cultural absoluto es la contrapartida de la total separación entre la brutalidad del capitalismo real existente y las ilusorias promesas del mercado libre.
7. A fin de paralizar las respuestas colectivas, el colonialismo cultural busca destruir las identidades nacionales. Para quebrar la solidaridad promueve el culto de la «modernidad» como conformidad con símbolos externos.
Mientras las armas imperiales desarticulan la sociedad civil, y los bancos saquean la economía, los medios de comunicación imperiales modelan individuos con fantasías escapistas de la miseria cotidiana.
Medios de comunicación de masas: propaganda y acumulación de capital
Los medios de comunicación de masas constituyen una de las principales fuentes de salud y poder del capital norteamericano. Hoy, prácticamente uno de cada cinco de entre los norteamericanos más ricos obtienen su riqueza a través de sus intereses en medios de comunicación, desplazando a otros sectores industriales.
Los medios de comunicación se han convertido en una parte integral del sistema norteamericano de control político y social, y una de las principales fuentes de obtención de superbeneficios. A medida que aumentan los niveles de explotación, desigualdad y pobreza, los medios de comunicación controlados por Estados Unidos actúan para convertir a un público crítico en una masa pasiva. Las celebridades de los medios y del espectáculo de masas se han vuelto importantes ingredientes en la desviación de potenciales inquietudes políticas.
Existe una relación directa entre el incremento del número de aparatos de televisión en América Latina, la reducción de ingresos y la disminución de las luchas populares. Entre 1980 y 1990, el número de televisores por habitante en América se incrementó en un 40%, mientras que el promedio real de ingresos descendió en un 40%, y una multitud de candidatos políticos neoliberales muy dependientes de las imágenes de televisión conquistaron la presidencia. El incremento de la penetración de los medios de comunicación de masas entre los sectores más pobres, las crecientes inversiones y beneficios de las corporaciones norteamericanas en medios de comunicación, y la omnipresente saturación con mensajes que ofrecen a la población experiencias de consumo individual y de aventuras, representativas de las clases medias-altas, definen la actual fase de colonialismo cultural.
Mediante las imágenes televisivas se establece una falsa intimidad y una vinculación imaginaria entre los individuos afortunados que aparecen en los medios de comunicación y los empobrecidos espectadores de los barrios periféricos. Estos enlaces ofrecen un canal a través del cual se propaga el discurso de las soluciones individuales para problemas privados. El mensaje es claro: se culpa a las víctimas de su propia pobreza, haciendo recaer el éxito en los esfuerzo individuales.
Imperialismo y política del lenguaje
La estrategia del imperialismo cultural consiste en insensibilizar al público para aceptar las matanzas masivas realizadas por los estados occidentales como actividades de rutina diaria; por ejemplo, presentando los bombardeos masivos sobre Irak en forma de videojuegos. Al poner énfasis en la modernidad de las nuevas tecnologías bélicas los medios de comunicación glorifican el poder alcanzado por la élite: la tecno-guerra del Oeste. El imperialismo cultural promueve actualmente reportajes «informativos» en los cuales las armas de destrucción masivas se presentan con atributos humanos («bombas inteligentes») mientras que las víctimas del Tercer Mundo son «agresores-terroristas» sin rostro.
La manipulación cultural global se sustenta en la corrupción del lenguaje de la política. Una de las mayores «innovaciones» recientes del imperialismo cultural es la apropiación del lenguaje de la izquierda y su uso para racionalizar prácticas y políticas profundamente reaccionarias. Esta es una política de «desinformación» que roba a la izquierda el lenguaje y los conceptos que utiliza para atacar la dominación de la clase capitalista.
Terrorismo cultural: la tiranía del liberalismo
El terrorismo cultural es responsable de la liquidación física de los artistas y las actividades culturales locales. Proyecta nuevas imágenes de «movilidad» y «libertad de expresión», destruyendo los antiguos vínculos comunitarios. Los ataques contra las restricciones y obligaciones tradicionales constituyen un mecanismo por el cual el mercado y el Estado capitalista se convierten en el centro esencial de poder exclusivo.
En nombre de la «auto-expresión», el imperialismo cultural oprime a las poblaciones del Tercer Mundo que temen verse consideradas como «tradicionales», seduciéndolas y manipulándolas mediante falsas imágenes de «modernidad» sin clases. los pueblos del Tercer Mundo reciben entretenimiento, coacciones y estímulos para ser «modernos»: para rendirse ante lo moderno, para desechar sus confortables y tradicionales prendas holgadas y reemplazarlas por inconvenientes vaqueros ajustados.
La norteamericanización y el mito de la «cultura internacional»
Se ha puesto de moda evocar términos como «globalización» e «internacionalización» para justificar los ataques contra cualquiera de las formas de solidaridad, comunidad y/o valores sociales. Bajo el disfraz de «internacionalismo», Europa y Estados Unidos se han convertido en los exportadores dominantes de formas culturales más eficaces de despolitización y banalización de la existencia cotidiana. Las imágenes de movilidad individual, de self-made person, el énfasis en la «existencia autocentrada» (producido y distribuido masivamente por la industria norteamericana de medios de comunicación) se han convertido en importantes instrumentos de dominación del Tercer Mundo.
Las nuevas pautas culturales -predominio de lo privado sobre lo público, de lo individual sobre lo social, del sensacionalismo y la violencia sobre las luchas cotidianas y las realidades sociales- contribuyen a inculcar con precisión valores egocéntricos y a socavar la acción colectiva. Esta cultura de imágenes, de experiencias transitorias, de conquista sexual, actúan contra la reflexión, el compromiso y los sentimientos compartidos de afecto y solidaridad. La norteamericanización de la cultura significa focalizar la atención popular en celebridades, personalismo y chismorreos privados; y no en profundidades sociales, en cuestiones económicas sustanciales, en la condición humana.
La cultura que glorifica lo «provisional» refleja el desarraigo del capitalismo norteamericano; su poder de contratar y despedir, de mover capitales sin consideración alguna por las comunidades. El mito de la «libertad de movimiento» refleja la incapacidad de la población para establecer y consolidar sus raíces comunitarias antes las cambiantes exigencias del capital. La cultura norteamericana glorifica las relaciones fugaces e impersonales como «libertad» cuando en realidad esas condiciones reflejan la anomia y subordinación burocrática de una masa de individuos al poder del capital transnacional.
La nueva tiranía cultural está enraizada en el omnipresente, repetitivo y simple discurso del mercado, de una cultura homogeneizada del consumo, en un sistema electoral degradado. La nueva tiranía mediática se orienta en paralelo a la jerarquización estatal y de las instituciones económicas. El secreto del éxito de la penetración cultural norteamericana es su capacidad para modelar fantasías para escapar de la miseria. Los ingredientes esenciales del nuevo imperialismo cultural sin la fusión de la comercialidad-sexualidad-conservadurismo, cada uno de ellos presentado como expresiones idealizadas de las necesidades privadas, de una autorrealización individual.
Impacto del imperialismo cultural
La violencia estatal de las décadas de 1970 y comienzos de 1980 produjeron un daño psicológico y desconfianza a gran escala y, respecto a las iniciativas radicales, un sentimiento de impotencia ante las autoridades establecidas, aun cuando estas mismas autoridades puedan ser odiadas. El terror volcó a las gentes «hacia adentro», hacia ámbitos privados. El «terrorismo económico» subsecuente, el cierre de fábricas, la abolición de la protección legal del trabajador, el incremento del trabajo temporal, la multiplicación de las empresas individuales muy mal pagadas aumentaron la fragmentación de la clase trabajadora y de las comunidades urbanas. En este contexto de fragmentación, recelo y privatización, el mensaje cultural del imperialismo encuentra campos fértiles para explorar sensibilidades de poblaciones vulnerables, alentando y profundizando la alienación personal, las actividades autocentradas y la competición individual por recursos siempre escasos.
El imperialismo cultural y los valores que promueve han desempeñado un papel fundamental en prevenir que individuos explotados respondiesen colectivamente a sus condiciones cada vez más deterioradas. La mayor victoria del imperialismo no es sólo la obtención de beneficios materiales, sino su conquista del espacio interior de la conciencia a través de los medios de comunicación de masas. Allí donde sea posible un resurgimiento de la política revolucionaria, éste deberá empezar por abrir un frente de lucha no sólo contra las condiciones de explotación, sino también contra la cultura que somete a sus víctimas.
Límites del imperialismo cultural
Contra las presiones omniscientes del colonialismo cultural está el principio de realidad: la experiencia personal de miseria y explotación, las realidades cotidianas que nunca podrán cambiar los medios de comunicación escapistas. En la conciencia de las poblaciones existe una lucha constante entre el demonio del escapismo individual (cultivado por los medios imperialistas) y el conocimiento intuitivo de que la acción colectiva y la responsabilidad es la única respuesta práctica.
La Coca Cola se convierte en un cóctel molotov; la promesa de opulencia se convierte en una afrenta para aquellos que perpetuamente quedan relegados. El empobrecimiento prolongado y la extendida decadencia erosionan el encanto y el atractivo de las fantasías de los mass media.
Las falsas promesas del imperialismo cultural se convierten en objetos de amargas burlas.
En segundo término, los recursos del imperialismo cultural están limitados por los perdurables vínculos de colectivos. Allí donde perduren los vínculos de clase, etnia, de sexo, y donde son fuertes las prácticas de acción colectiva, la influencia de los medios de comunicación de masas es limitada o repelida.
En tercer lugar, desde el momento en que existen tradiciones y culturas preexistentes, estas forman un «círculo cerrado» que integra prácticas sociales y culturales orientadas hacia dentro y hacia abajo, no hacia arriba y hacia afuera. Allí donde el trabajo, la comunidad y la clase convergen con las tradiciones y prácticas culturales colectivas, el imperialismo cultural retrocede y penetra el imperialismo militarizado.
La lucha cultural está arraigada en valores de autonomía, comunidad y solidaridad, necesarios para crear una conciencia favorable a las transformaciones sociales.
Por encima de todo, la nueva visión debe inspirar a la población porque coincide con sus deseos no sólo de ser libre de la dominación, sino de ser libre para crear una vida personal plena de sentido, constituida por relaciones afectivas no instrumentales, que trasciendan el trabajo cotidiano incluso cuando inspiren a la gente a continuar luchando. El imperialismo cultural se alimenta de la novedad, de la manipulación personal y transitoria, pero nunca de una visión de auténticos vínculos profundos, basados en la honestidad personal, la igualdad entre sexos y la solidaridad social.
http://socialismo-solucion.blogspot.it/

Nessun commento:

Posta un commento