sabato 3 marzo 2012

Il Venezuela ha una maggiore pluralità nei mezzi di comunicazione che la Spagna-Venezuela tiene mayor pluralidad en los medios que España-La rivoluzione Bolivariana.


Il Venezuela ha una maggiore pluralità
nei mezzi di comunicazione che la Spagna
2 marzo 2012 - da Dominio Publico Vincente Navarro    *http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

Professore di Scienze Politiche e Politiche Pubbliche. Università Pompeu Fabra
Da anni, i principali media USA ed europei stanno conducendo una campagna di disinformazione contro il Venezuela, che chiaramente contraddice la sua presunta imparzialità nella sua copertura mediatica. In realtà, tale copertura può essere definita come mera propaganda politica contro il governo guidato dal presidente Chavez.
I documenti pubblicati da Wikileaks hanno dimostrato come i diversi governi federali degli Stati Uniti sono attivamente intervenuti nella politica interna del Venezuela, al fine di sconfiggere il governo di Chavez, che considerano una minaccia agli interessi commerciali degli Stati Uniti, che storicamente hanno goduto di un'enorme influenza sui governi di quel paese, prima dell'attuale. Ciò che non era noto fino a poco tempo, però, era che - secondo i documenti pubblicati su Wikileaks - alcuni di tali media, hanno svolto un ruolo molto attivo nella destabilizzazione del governo di Chavez, che non è stato pubblicato nei maggiori media di informazione spagnoli.
Le informazioni raccolte da Wikileaks, e canalizzate attraverso alcuni dei principali media d'informazione, ha permesso rilevare un pregiudizio anti Chavez in tali media, che mostrano un processo di selezione nella pubblicazione di quei componenti di Wikileaks che possono danneggiare il governo Chavez.
Tali media hanno pubblicato, per esempio, la componente di Wikileaks che segnala - secondo l'ambasciata USA - l'influenza che i consulenti cubani hanno nel governo venezuelano, ma non hanno pubblicato l'influenza dei consiglieri durante il governo Uribe, che godeva di una copertura molto favorevole negli stessi media.
Wikileaks ha pubblicato i rapporti dell'ambasciatore Usa in Colombia, che mostravano la chiara partecipazione di settori dell'esercito colombiano nella scomparsa e massacro di persone. La Colombia è il paese latinoamericano che ha avuto un maggior numero di scomparsi, molto più grande, di certo, che l'Argentina negli anni 70 e 80. I maggiori media sono stati molto sintetici nella copertura di questa enorme violazione dei diritti umani in Colombia, in contrasto con il dettaglio (e la mancanza di obiettività) nella copertura delle presunte (alcune reali) violazioni dei diritti umani in Venezuela.
Tra le presunte violazioni c'è l'eliminazione della libertà di stampa in Venezuela, presentando il governo Chavez come dittatoriale. I maggiori media informativi spagnoli presentano come una realtà che non esiste libertà di espressione nei mezzi di comunicazione venezuelani. L'intellettuale organico del neoliberismo in America Latina, Mario Vargas Llosa, sempre si riferisce al Presidente del Venezuela come il dittatore Chavez. Lo stesso accade in Spagna. Un esempio è l'ex presidente Aznar del Partito Popolare che inoltre si riferisce costantemente al presidente del Venezuela come il dittatore Chavez. I dati, tuttavia, non supportano questa definizione.
Secondo la Nielsen Media Research International (che analizza i mezzi di comunicazione a livello internazionale) e quanto pubblicato dal Center for Economnic and Policy Research, di Washington, la stragrande maggioranza dei canali televisivi in ​​Venezuela (da dove riceve l'informazione la maggior parte della popolazione) sono canali privati. I canali pubblici (che sono la minoranza) coprono solo il 5% del pubblico. Il 95% della popolazione riceve le informazioni dai canali privati, i più fortemente ostili al governo Chavez. I canali pubblici, che coprono il 5% del pubblico totale, hanno una percentuale molto inferiore che in Francia (37%) o in Gran Bretagna (37%). Nessuno accusa i governi di questi paesi di essere dittatoriale. E' vero che il tono delle televisioni pubbliche di questi paesi è molto meno partigiana dei canali pubblici venezuelani, per cui il confronto ha i suoi limiti. La partigianeria dei canali pubblici venezuelani è molto pronunciato.
Tuttavia, la chiara ostilità verso il governo della maggioranza dei canali privati ​​(che copre la stragrande maggioranza dei cittadini) è estremamente di parte. La neutralità e l'obiettività non esiste nei mezzi di comunicazione, che sono meri strumenti propagandistici dei gruppi di pressione colpiti dalle riforme del governo Chavez. Parlare di mancanza di libertà di espressione, quando la maggior parte dei media è controllata dall'opposizione, è un chiaro indicatore di mancanza di obiettività nella copertura mediatica di quanto sta accadendo in Venezuela. E un esempio della natura propagandistica e mancanza di rigore che caratterizza i discorsi di Mario Vargas Llosa e José María Aznar, tra molti altri.
Perché tanta ostilità nei confronti dei governi di sinistra da parte di tali media (non solo Venezuela ma anche Bolivia, Ecuador, Argentina, Brasile, tra altri sono stati vittime delle campagne di disinformazione dei mezzi di tali media)? La risposta è facile da vedere. Tali media sono parte delle multinazionali mediatiche che controllano la maggior parte dei media in America Latina. I suoi interessi sono minacciati da tali governi, che cercano di diversificare il ventaglio ideologico nei media, fino ad oggi fortemente dominato dalle multinazionali di orientamento conservatore e neoliberale. Per trano che possa sembrare al lettore spagnolo, il Venezuela ha una maggiore pluralità ideologica nei media che la Spagna, dove l'estensione della stampa o dei media televisivi di sinistra è molto limitata. Ci sono più media televisivi e rotativi di destra in Venezuela che media televisivi e rotativi di sinistra in Spagna. Immaginate se in Spagna un governo di sinistra volesse diversificare l'offerta mediatica. Ci sarebbe una enorme mobilitazione dei media conservatori e neo-liberali che accuserebbero il governo di attaccare la libertà di stampa e di espressione. Mentre, il suo dominio sull'informazione, con scarse voci e media alternativi, lo definiscono come "libertà di espressione".
Venezuela tiene mayor pluralidad en los medios que España
Vicenç Navarro*
Desde hace años, los mayores medios deinformación estadounidenses y europeos están liderando una campaña de desinformación contra Venezuela, que claramente contradice su supuesta imparcialidad en su cobertura mediática. En realidad, tal cobertura puede definirse como mera propaganda política en contra del gobierno dirigido por el Presidente Chávez. Los documentos publicados por Wikileaks han mostrado cómo los diferentes gobiernos federales de EEUU han estado interviniendo activamente en la política doméstica de Venezuela, a fin de derrotar al gobierno Chávez, al que consideran una amenaza para los intereses empresariales estadounidenses, que históricamente han gozado de una enorme influencia sobre los gobiernos de aquel país, anteriores al actual. Lo que no se conocía hasta hace poco, sin embargo, era que -según los documentos publicados en Wikileaks- algunos de tales medios, han jugado un papel muy activo en la desestabilización del gobierno Chávez, lo cual no se ha publicado en los mayores medios de información españoles.
La información recogida por Wikileaks, y canalizada a través de algunos de los mayores medios de información, ha permitido detectar un sesgo anti Chávez en tales medios, mostrando un proceso de selección en la publicación de aquellos componentes de Wikileaks que pueden dañar al gobierno Chávez. Tales medios han publicado, por ejemplo, el componente de Wikileaks que señala -según la embajada estadounidense- la influencia que los asesores cubanos tienen en el gobierno venezolano, pero no han publicado la influencia de los asesores durante el gobierno Uribe, el cual gozó de una cobertura muy favorable en los mismos medios. Wikileaks publicó los informes del embajador estadounidense en Colombia, que mostraban la clara participación de sectores del Ejército colombiano en la desaparición y matanza de personas. Colombia es el país latinoamericano que ha tenido un número más elevado de desaparecidos, mucho mayor, por cierto, que Argentina en los años 70 y 80. Los mayores medios de difusión han sido muy escuetos en la cobertura de esta enorme violación de los derechos humanos en Colombia, contrastando con el detalle (y falta de objetividad) en su cobertura de las supuestas (algunas de ellas reales) violaciones de los derechos humanos en Venezuela.
Entre las supuestas violaciones está la eliminación de la libertad de prensa en Venezuela, presentando al gobierno Chávez como dictatorial. Los mayores medios de información españoles presentan como una realidad el que no exista libertad de expresión en los medios venezolanos. El intelectual orgánico del neoliberalismo Latinoamérica, Mario Vargas Llosa, siempre se refiere al Presidente de Venezuela como el dictador Chávez. Y lo mismo ocurre en España. Un ejemplo es el ex Presidente Aznar del Partido Popular que también se refiere constantemente al Presidente de Venezuela como el dictador Chávez. Los datos, sin embargo, no avalan tal definición.
Según la Nielsen Media Research International (que analiza los medios de comunicación a nivel internacional) y lo publicado por el Center for Economnic and Policy Research, de Washington, la gran mayoría de canales televisivos en Venezuela (de donde recibe la información la mayoría de la población) son canales privados. Las cadenas públicas (que son la minoría) cubren sólo un 5% de la audiencia. El 95% de la población recibe la información de los canales privados, la mayoría fuertemente hostiles hacia el gobierno Chávez. Los canales públicos, que cubren un 5% de la audiencia total, tienen un porcentaje mucho menor que en Francia (un 37%) o en Gran Bretaña (37%). Nadie acusa a los gobiernos de estos países de ser dictatoriales. Es cierto que el tono de las televisiones públicas de estos países es mucho menos partidista que los canales públicos venezolanos, con lo cual, la comparación tiene límites. El partidismo de los canales públicos venezolanos es muy acentuado. Ahora bien, la clara hostilidad hacia el gobierno de la mayoría de los canales privados (que cubren a la gran mayoría de la ciudadanía) es enormemente partidista. La neutralidad y objetividad no existe en tales medios, los cuales son meros instrumentos propagandísticos de los grupos de presión afectados por las reformas del gobierno Chávez. Hablar de falta de libertad de expresión, cuando la mayoría de los medios están controlados por la oposición, es un indicador claro de la ausencia de objetividad en la cobertura mediática de lo que ocurre en Venezuela. Y un ejemplo del carácter propagandístico y falta de rigor que caracteriza los discursos de Mario Vargas Llosa y José María Aznar, entre muchos otros.
¿Por qué tal hostilidad hacia gobiernos de izquierda por parte de tales medios (no sólo Venezuela, sino también Bolivia, Ecuador, Argentina, Brasil, entre otros han sido víctimas de las campañas de desinformación de tales medios)? La respuesta es fácil de ver. Tales medios son parte de multinacionales mediáticas que controlan la mayoría de medios en Latinoamérica. Sus intereses se encuentran amenazados por tales gobiernos, que intentan diversificar el abanico ideológico en los medios, hasta la actualidad muy dominados por compañías multinacionales de orientación conservadora y neoliberal. Por extraño que le parezca al lector español, Venezuela tiene mayor pluralidad ideológica en los medios que España, donde la extensión de la prensa o medios televisivos de izquierdas es muy limitada. Hay más medios televisivos y rotativos de derechas en Venezuela que medios televisivos y rotativos de izquierdas en España. Imagínense si en España un gobierno de izquierdas quisiera diversificar tal oferta mediática. Habría una enorme movilización de los medios conservadores y neoliberales acusando al gobierno de atacar la libertad de prensa y de expresión. Mientras, su dominio sobre la información, con escasas voces y medios alternativos, lo definen como “libertad de expresión”. (Tomado de Dominio Público)
*Catedrático de Ciencias Políticas y Políticas Públicas. Universidad Pompeu Fabra
 

 
NOTA DEL BLOGGER "Sandino"

Attaccano Chavez, la rivoluzione Bolivariana, la rivoluzione Cubana, Fidel, L'Alba ...e tutto quello che non è omologato all' impero Yankee.
Gli Stati Uniti e i suoi servi Europei, dovrebbero guardare dentro casa e riconoscere che il capitalismo è morto, dovrebbero vedere l'enorme massa di disoccupati, di giovani senza futuro, di nuovi poveri.. che tale morte ha generato e continuerà a generare... nell'occidente Europeo vediamo governi fantoccio, fascisti... che diretti dal potere delle banche tagliano lo stato sociale, tolgono i diritti civili conquistati con anni di lotte, lavorano per riportare i popoli a fine 1800 e trattarli come schiavi, questa si è DITTATURA ,perciò bisogna urlare forte al Mondo VIVA LA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA!!!
VIVA CHAVEZ!!!,  VIVA L'ALBA!!! VIVA LA RIVOLUZIONE CUBANA!!! VIVA FIDEL!!!!!.....VIVA L'AMERICA LATINA CHE HA CAMBIATO ROTTA PERCHE HA CAPITO DA DOVE VIENE IL MARCIO DEL PIANETA!!!!!!! (nota di Sandino)

 

Atacan Chavez, la revolución Bolivariana, la revolución cubana, Fidel, el ALBA y todo aquel que no es homologado por el impero yanqui. Los Estados Unidos y los suyos sirves europeos, deberían mirar dentro de casa y reconocer que el capitalismo ha muerto, deberían ver la enorme masa de parados, de jóvenes sin futuro, de nuevos pobres.. qué tal muerte está engendrando  seguirá he hacerlo  .. en el occidente europeo vemos gobiernos fantoche, fascistas... dirigidos por el poder de los bancos, cortan el estado social, los rectos civiles sacan conquistados con años de luchas, trabajan para reconducir los pueblos de nuevo a fin 1800,y tratarlo como esclavo, este es una DICTADURA, por tanto hace falta gritar fuerte al mundo VIVA LA REVOLUCIÓN BOLIVARIANA!!! ¡ VIVA CHAVEZ!!!,  ¡VIVA EL ALBA!!!  ¡VIVA LA REVOLUCIÓN CUBANA!!!  ¡VIVA FIDEL!!!!!.....  ¡VIVA EL AMERICA LATINA QUE HA CAMBIADO RUTA PORQUE HA ENTENDIDO DE DÓNDE VIENE LA PODREDUMBRE DEL PLANETA!!!!!!! (nota di Sandino)



La rivoluzione bolivariana
Con la vittoria elettorale di Hugo Chàvez Frias, alla fine del 1998, la politica del Venezuela è andata sempre più allontanandosi dai punti centrali della politica neoliberista. Decisivo, per la vittoria elettorale, ottenuta col 56,2% dei voti validi, era stato l'impegno contro la privatizzazione delle imprese statali, dell'impresa petrolifera e di alcuni settori industriali minerari.
La campagna elettorale di Chàvez fu appoggiata da quasi tutti i partiti della sinistra venezuelana.
Un altro elemento decisivo per la vittoria elettorale di Chàvez e dei partiti ed organizzazioni che lo sostenevano, fu l'impegno di indire elezioni per un'Assemblea Costituente e di elaborare una nuova Carta Costituzionale.
Chàvez divenne Presidente il 2 febbraio 1999 ed il 25 luglio dello stesso anno si svolsero le elezioni per l'Assemblea Costituente. Il 15 dicembre la nuova Costituzione fu approvata con il 72% dei voti. Chàvez fu rieletto nel 2000 con il 59,7% dei voti, in seguito a nuovi elezioni conformi alla nuova Costituzione, denominata bolivariana in onore a Simon Bolivar eroe della lotta per l'indipendenza e l'unità dell'America Latina. Ben 130 articoli della Costituzione Bolivariana trattano della partecipazione popolare alle scelte del Governo e dello Stato
Il programma del Governo, fin dall'inizio, non prevede austerità o sacrifici ma un allargamento delle spese sociali e degli investimenti pubblici, il blocco delle privatizzazioni già avviate od in cantiere, l'introduzione del cambio fisso col dollaro per la moneta e la regolazione da parte dello Stato dei prezzi dei beni di prima necessità, in sintonia con le aspettative dei movimenti sociali e delle organizzazioni di base.
L'eredità del passato
Fino al 1989, secondo i criteri degli analisti borghesi, cioè elezioni regolari, possibilità di alternanza al potere e rispetto dei diritti civili, il Venezuela era considerato un modello di democrazia.
In realtà, dal 23 gennaio 1958, in seguito al crollo della dittatura di Perez Imenez, in base al Patto di Punto Fijo, stipulato tra i partiti borghesi AD e Copei, i militari, la Chiesa e le rappresentanze ufficiali di imprenditori e lavoratori, si concordò una suddivisione del potere che escludeva le forze di sinistra che erano state decisive nella lotta alla dittatura. Il 16 febbraio 1989 il Presidente socialdemocratico Carlos Andrés Peres, costretto ad affrontare il precipitare di una acuta crisi economica, annunciò un rigido programma di austerità di stampo liberista, secondo le prescrizioni del Fondo Monetario Internazionale. Il 27 febbraio 1989, centinaia di migliaia di persone sfilarono dai quartieri poveri ai pendii di Caracas. Vi furono massicci saccheggi, fu proclamato lo stato di emergenza e la rivolta fu sconfitta dall'esercito e dalla guardia nazionale che provocarono migliaia di morti. Alla fine degli anni '90, l'80% della popolazione viveva in povertà ed era esclusa dalla partecipazione politica e civile. La crescente polarizzazione sociale ed il contemporaneo crollo delle tradizionali strutture di rappresentanza favorirono l'elezione di Hugo Chàvez.
Il nuovo ordinamento politico e sociale
Nella nuova Costituzione, venne allargato il potere del Presidente, sostituito il sistema bicamerale con un'unica Assemblea Nazionale, adottati ampi diritti sociali e meccanismi di partecipazione, stabilito il divieto di ospitare basi militari straniere, il dovere dello Stato di finanziare un sistema sanitario pubblico, un sistema di previdenza sociale, di istruzione gratuita, il divieto dei monopoli privati, la creazione di un sistema radiotelevisivo pubblico.
Il novembre 2001, fu varato un pacchetto di 49 decreti che iniziava a convertire in provvedimenti legislativi gli orientamenti fissati nella Costituzione e ad accelerare i cambiamenti strutturali necessari.
Da quel momento prende il via l'azione dell'opposizione conservatrice e reazionaria che comincia a comprendere che la Costituzione nuova non resterà soltanto scritta sulla carta, come accade in tanti altri paesi. Nel mirino è soprattutto la legge di riforma agraria che punta a ridistribuire i terreni ed a renderli produttivi.
La mobilitazione dell'opposizione raggiunse il suo culmine l'11 aprile 2002, quando lo stato maggiore dell'esercito minacciò di bombardare il palazzo presidenziale, se Chàvez non si fosse dimesso. Ricevutone un rifiuto, il Presidente legittimamente eletto venne arrestato e condotto in luogo segreto. Era il golpe, in seguito al quale alla guida dello Stato fu instaurata una giunta guidata dal presidente dell'associazione padronale, appoggiata dall'opposizione.
Due giorni dopo, tuttavia, il Presidente della Rivoluzione Bolivariana dirigeva di nuovo le sorti del Paese. A reinsediarlo fu un largo movimento di massa che, mossosi dai quartieri e dalle regioni più povere del Venezuela, reclamò ad alta voce il ritorno del suo Presidente. Centinaia di migliaia di venezuelani scesero in piazza incuranti della presenza della polizia controllata dai golpisti. Le masse circondarono il palazzo del governo e la caserma militare nella quale si presumeva che fosse trattenuto Chàvez, presero d'assalto le trasmittenti televisive e radiofoniche e le sedi dei giornali che avevano mediaticamente preparato il terreno al colpo di Stato. Reagirono, anche, le unità dell'esercito fedeli alla Costituzione.
Il coinvolgimento degli USA nel golpe divenne presto evidente, documentato dallo stesso New York Time che riferì di svariati incontri, nei mesi precedenti fra funzionari d'alto livello dell'amministrazione Bush ed i leader del colpo di stato.
Dopo il fallimento del golpe, i suoi responsabili furono arrestati e Chàvez ne risultò politicamente rafforzato, anche se le stesse forze reazionarie e golpiste tornarono presto alla carica.
Il 1° dicembre 2002 la Confindustria Venezuelana e la Confederazione sindacale guidata da esponenti dell'opposizione, proclamarono il quarto sciopero consecutivo in meno di un anno, sempre con l'obiettivo di costringere il Presidente Chàvez a ritirarsi. Durante i primi giorni, lo sciopero non ebbe quasi nessun seguito, trattandosi, nella maggior parte dei casi, di massicce serrate degli impianti delle grandi imprese. Di fronte al fallimento dello sciopero, furono proclamate manifestazioni di strada durante le quali vi furono morti e feriti. La reazione della popolazione iniziò ad organizzarsi ed a rafforzarsi in misura ancora maggiore del periodo del golpe:in tutto il Paese si susseguirono manifestazioni ed azioni a favore il governo. Verso la fine dell'anno, lo sciopero era, ormai concentrato quasi elusivamente nella capitale. Con una manifestazione di massa, il 3 gennaio 2003, l'opposizione tentò di creare una situazione simile a quella dell'11 aprile dell'anno precedente, allo scopo di giustificare un golpe od un intervento militare. Infine, il 23 gennaio 2003, vi fu una grande manifestazione a sostegno del governo, durante la quale milioni di persone si riversarono nelle strade della capitale, mentre l'opposizione, nei due mesi di proteste, non era mai riuscita a portare in piazza più di 200.000 persone. Il 3 febbraio 2003, lo sciopero fu dichiarato ufficialmente terminato, lasciando dietro di se un'economia devastata.
Il colpo di stato e lo sciopero degli imprenditori aprirono gli occhi a molte persone ed accelerarono il processo di autorganizzazione della popolazione, in particolare dei cittadini più poveri, che rappresentano l'80% della popolazione del Venezuela e costituiscono la maggior base di sostegno di Chavez.
Perso lo scontro sociale nelle strade e nelle piazze, l'opposizione iniziò la raccolta di firme per un referendum ri revoca del mandato di Presidente ad Hugo Chàvez. Il 15 agosto 2004 il referendum si svolse con la partecipazione alle urne del 70% degli aventi diritto al voto. Il 59'25% degli elettori si pronunciò a favore di Chàvez e quasi 6 milioni di voti, contro.
Alle elezioni regionali ed amministrative del 31 ottobre 2004, ancora una volta, le forze bolivariane riuscirono a conseguire una grande vittoria, ottenendo la maggioranza in 20 dei 23 Stati federati, quasi sempre con più del 57% dei voti fino ad arrivare al 78, 5% nello Stato del Guarico.
Questa serie concatenata di risultati favorevoli al governo, portò i principali partiti di opposizione a boicottare le elezioni politiche per l'Assemblea Nazionale del 4 dicembre 2005. Dei 167 deputati eletti, 114 risultarono dell'alleanza bolivariana.
La situazione economica e le riforme sociali
Il Venezuela è un paese ricco, ma la gente e povera. Oltre ai giacimenti di petrolio e di gas, in Venezuela vi sono importanti riserve d'oro, di bauxite, minerali di ferro, diamanti e carbone fossile, oltre a grandissime riserve di acqua dolce, di energia elettrica ed un'enorme biodiversità. A ciò, vanno ancora aggiunte grandi pianure fertili e numerose mete turistiche.
Scoperto il petrolio tra il 1910 ed il 1920, il suo sfruttamento finì, da subito, nelle mani delle grandi imprese straniere, che ne fecero oggetto di esportazione.
Negli anni '70, il Venezuela nazionalizzò le riserve di petrolio e di acciaio, ma la corruzione, il cattivo management e la mancanza di pianificazione fecero in modo che le multinazionali potessero continuare a mantenere le loro condizioni previlgiate.
Le linee della politica economica e di sviluppo del governo Chàvez consistono nell'aumentare la produzione del mercato interno, ponendo come priorità la cooperazione continentale e la collaborazione sud-sud, rifiutando il Trattato per il libero scambio, ALCA, con gli USA.
Il Venezuela, oggi, è il quinto produttore mondiale di petrolio
La politica del governo Chavez, inizialmente, si concentrò su una intesa con l'OPEC su quote estrattive comuni, allo scopo di valorizzare questa importante materia prima. La missione dell'impresa di Stato è stata impostata in direzione di una diversificazione delle sue attività e, secondo le prescrizioni della nuova Costituzione, contro la privatizzazione strisciante in corso. Così, essa, non solo ha ricominciato a lavorare con più efficienza, reinvestendo gli utili in Venezuela e pagando regolarmente le tasse, ma ha iniziato, anche, ad investire grosse somme nel progresso sociale del Paese. Infatti, il Venezuela persegue la ristrutturazione dell'economia e della società secondo i principi del cosiddetto modello di sviluppo endogeno che incorpora la popolazione esclusa e da vita a nuove forme d'organizzazione produttive e sociali, autogestite, il cui centro e sostanza sono le donne e gli uomini di tutte le età e di tutte le condizioni sociali, appoggiandosi alla formazione, alla educazione ed al sapere popolare, con una forte componente culturale, dando impulso alla trasformazione delle risorse naturali attraverso la creazione di catene produttive le cui articolazioni sono rappresentate dalle fasi della produzione, distribuzione e consumo, con un elevato senso della protezione ambientale.
Conformemente all'intenzione di creare un importante settore economico e sociale solidaristico, il governo da un peso particolare allo sviluppo ed al finanziamento delle cooperative, tanto che esse sono cresciute dalle 800 originarie alle 140.000 dell'ottobre 2006.
Con le imprese di produzione sociale, nel 2005 è stata creata una nuova forma imprenditoriale. Esse hanno l'obbligo di agire nell'ambiente circostante e sono dotate di un modello di cogestione ed autogestione operaia. Inoltre, hanno il compito di reinvestire una parte del loro guadagno nelle infrastrutture e strutture locali. Le imprese pubbliche devono funzionare come teste di ponte per promuovere imprese di produzione sociale.
Dopo due anni, 2002 e 2003, terminati in perdita, anche grazie alla radicalizzazione dello scontro politico, il 2004 si chiuse con un aumento della crescita economica del 17, 9% e l'anno 2005 con una crescita del PIL del 9, 4%.
Il salario medio nel 2005 crebbe del 19, 6% rispetto all'anno precedente; la disoccupazione, nel dicembre 2005, riguardava l'8, 9% della popolazione e cioè 1.071.304 persone; il debito pubblico, grazie alla massiccia crescita del 2005, è sceso dal 39, 9% del PIL al 34, 9%.
Una delle ragioni che portò alla vittoria elettorale di Hugo Chàvez fu la sua promessa di combattere la miseria e la povertà, che, negli anni '90 riguardava l'80% della popolazione.
Il primo provvedimento in tale direzione fu il Plan Bolivar 2000, in cui l'esercito venne incaricato di recarsi nei quartieri poveri e nelle zone rurali più emarginate del paese, con il compito di riparare migliaia di case, scuole, ospedali, raccogliere l'immondizia, risistemare le strade, portando assistenza sanitaria a due milioni di persone e distribuendo pacchi di alimentari ai bisognosi.
Nella seconda fase ( 2000/2001 ) il governo incrementò ulteriormente i programmi sociali, come l'assistenza sanitaria gratuita, il servizio mensa nelle scuole, l'assistenza alle donne durante la gravidanza e la costruzione di appartamenti ed abitazioni sociali. Inoltre, lo Stato istituì borse di studio per l'educazione, programmi sociali per i gruppi indigeni.
Con la stabilizzazione della situazione politica ed economica, il governo introdusse numerosi programmi sociali denominati " missioni " perché, appoggiandosi alle organizzazioni sociali, tentano di raggiungere, nello spazio di un breve periodo di tempo, il massimo degli effetti. Ciò ha permesso di scavalcare quell'apparato amministrativo che, spesso, non funzionava a causa della sua burocratizzazione e del gran numero di collaboratori assunti per la loro appartenenza politica, per lo più di opposizione. Inoltre, le " missioni " sono più agili e permettono una partecipazione maggiore della popolazione alla gestione dei programmi sociali.
Il risultato di tali provvedimenti è che la vita media, in Venezuela, è cresciuta dai 72 anni del 1999 ai 73 del 2004, la popolazione ha accesso gratuito e garantito a 130 medicinali e 15 milioni di cittadini hanno accesso alla rete di approvvigionamento dei supermercati Mercal che distribuiscono numerosi beni di prima necessità al di sotto dei prezzi di mercato. La mortalità infantile, inoltre, è stata abbassata dal 18, 5% del 1999 al 16, 8% del 2004 e grazie alle campagne di alfabetizzazione, la quota di persone che sanno leggere e scrivere ha raggiunto nel 2005 il 99%. L'Istituto Nazionale di Statistica ha calcolato che alla fine del 2005 la percentuale dei poveri era diminuita al 35% della popolazione totale, rispetto all'80% del 1999.
L'organizzazione sindacale di classe
Per decenni, il partito " socialdemocratico ", Accion democratica, aveva mantenuto il controllo su numerose organizzazioni contadine, associazioni di vicinato e, sopratutto, sui sindacati, impedendo a questi attori sociali di sviluppare una loro autonomia. La CTV, ovvero la Confederazione sindacale, crebbe assieme al suo alleato, l'AD. La leadership della CTV otteneva posizioni nelle istituzioni e nei seggi del parlamento, mentre la banca della CTV conseguiva vantaggi potere finanziario. In cambio, la CTV teneva buoni i lavoratori ed emarginava i piccoli sindacati di sinistra, in particolare la CUTV vicina al partito comunista.
L'aumento della flessibilità all'interno del mercato del lavoro nel corso dello sviluppo della politica neoliberista, ha attratto verso di se una sempre maggiore quantità di manodopera. Il numero di lavoratori flessibili è salito dal 34, 5% nel 1980 al 56% nel 1998, e , così, la CTV non è più stata in grado di rappresentare questa fascia di lavoratori, tanto che il numero dei lavoratori iscritti al sindacato diminuì dal 26, 4% del 1988 al 13, 5% del 1995.
La CTV continuò a rappresentare solamente un settore relativamente benestante della popolazione, per lo più impiegato nel settore pubblico, che aveva, quindi, poco in comune con la situazione della maggioranza dei lavoratori dipendenti.
Nei confronti delle misure neoliberiste del governo di Carlos Andres Peres, la CTV protestò solo verbalmente, senza però far sfociare le sue critiche in una mobilitazione.
Nei tre anni successivi all'introduzione dei provvedimenti economici neoliberisti, vi furono circa 5000 proteste sociali e mobilitazioni le quali, però, non vennero organizzate o coordinate dai sindacati. Si trattava di movimenti di origine locale, nati negli strati più poveri della popolazione dove l'AD non era mai riuscita ad allargare la sua influenza.
A partire dal 1999, la CTV si concentrò nell'opposizione a Chàvez, trascurando od ignorando le richieste dei lavoratori dipendenti. La dirigenza della CTV partecipò perfino al colpo di stato ed al sabotaggio petrolifero.
Dopo questi avvenimenti, numerosi sindacati indipendenti o bolivariani decisero di promuovere una nuova confederazione sindacale, nell'aprile del 2003, iniziando il processo di fondazione dell'UNT ( Unione Nazionale dei Lavoratori ) in cui entrarono più di 600 sindacati, tra i quali anche quelli dei settori più importanti del Paese. L'UNT sta, ora, cercando di organizzarsi e strutturarsi in singole federazioni locali e regionali per prendere definitivamente il posto della CTV.
Alla fine del luglio 2005, Chavez annunciò che si stavano esaminando i casi di 136 imprese chiuse per procederne all'eventuale espropriazione creando delle imprese di produzione sociale, centro di una svolta in direzione del socialismo del XXI secolo. L'UNT, nel settembre 2005 ha annunciò di voler occupare 800 imprese venezuelane chiuse.
Tuttavia lo Stato non si è limitato agli espropri, ma, anche alle imprese che funzionano solo parzialmente viene offerto un sostegno finanziario nel caso di difficoltà economiche. Attraverso un programma speciale, gli imprenditori che hanno intenzione di riattivare un'azienda o creare nuovi posti di lavoro, ottengono l'accesso a crediti agevolati, in cambio della disponibilità ad introdurre modelli di cogestione dei lavoratori che permettano la partecipazione di questi ultimi all'amministrazione dei settori guida e nella divisione degli introiti:in 155 imprese si è già giunti ad accordi di questo tipo.
La questione della terra, il latifondo ed il movimento contadino
Il governo venezuelano è l'unico al mondo, in questo momento, ad attuare una riforma agraria di notevole entità, così come indicato dalla Costituzione del 1999.
La divisione della terra, in Venezuela, è estremamente ingiusta: nel 1998, secondo il censimento agrario, il 70% del terreno coltivabile di buona qualità era di proprietà del 20% dei proprietari terrieri, che possedevano, ciascuno, più di 500 ettari ( molti di essi decine di milioni di ettari ), mentre il 75% dei coltivatori aveva a disposizione solamente il 6% delle terre ed un milione e mezzo di persone, nelle regioni rurali, non possedeva alcun tipo di terreno.
Nonostante il Venezuela disponga di vastissime aree coltivabili, ancora nel 2004, importava il 70% dei prodotti alimentari e la sua produzione agricola rappresentava una delle sfide più grandi ed uno dei punti essenziali del governo Chàvez.
Ne 2000, il Governo avviò una verifica della legittimità dei titoli di proprietà, per potere ridistribuire le terre di quei latifondisti che non risultassero in regola. Così, sul finire del 2001, alcune migliaia di famiglie riuscirono ad ottenere i primi appezzamenti di terra; nella maggior parte dei casi i terreni furono distribuiti a delle cooperative e dichiarati inalienabili
Nel novembre 2001, venne varata una nuova legge sulla terra, per attuare un ampio programma di riforme atte a ridurre la povertà ed a diversificare la struttura produttiva del Paese, per giungere all'autonomia alimentare. Tale legge riconosceva il diritto di possesso di un appezzamento da parte dei capi famiglia e dei singoli individui tra i 18 ed i 25 anni d'età; dopo aver lavorato l'appezzamento per almeno tre anni, i contadini avrebbero ottenuto un titolo di proprietà inalienabile che non autorizzava, tuttavia, la vendita del terreno, ma solo la sua ereditarietà. I latifondi potevano essere espropriati se risultavano incolti per l'80%della loro estensione, essendo considerato latifondo un terreno dai 100 ai 5000 ettari.
Vi furono, naturalmente, di fronte a tali provvedimenti, reazioni negative ed opposizioni da parte delle organizzazioni padronali, tuttavia, entro la fine del 2003, furono distribuiti 2, 26 milioni di ettari di terra di cui ne trassero beneficio 650.000 persone e, nel corso del 2004 furono distribuiti altri 2 milioni di ettari di proprietà dello Stato.
Nel 2005, infine, si pervenne ad una riforma della legge agraria che permise l'espropriazione di 175.000 ettari di latifondo distribuiti a 33 cooperative in via di formazione ed a 34 già esistenti.
Il Venezuela sta, inoltre, sostenendo un modello di sviluppo agricolo basato su una coltivazione ecologica e sostenibile che esclude l'impiego di sementi geneticamente manipolate.
La politica governativa ha , anche, stimolato il rafforzarsi e l'aumento di spazi d'azione per le organizzazioni contadine, anche se, in alcune zone del Paese gli attivisti contadini sono, ancora, spesso oggetto di aggressioni ed omicidi da parte di veri e propri squadroni della morte al soldo dei latifondisti.
Il sistema dell'informazione e della comunicazione
La maggior parte dei canali televisivi e dei giornali è in mano ai privati che, dopo il crollo del vecchio sistema partitico, hanno preso il posto dei partiti, formulando programmi, organizzando mobilitazioni popolari ed esercitando un ruolo fondamentale sia nel colpo di stato del 2002 che durante le manifestazioni dell'opposizione del 2002/2003.
I quattro grandi canali televisivi Globovision, Radio Caracas Television, Televen e Venevision assieme a CMT, emittente privata regionale, controllano il 90% del mercato, un restante 5% viene coperto da piccoli canali privati regionali e locali, ed alla Venezolana de Television, unico canale pubblico nazionale, resta una quota oscillante fra il 3 ed il 5%.
La maggior parte dei canali televisivi privati sono nelle mani di poche imprese famigliari, così come la maggior parte dei giornali quotidiani viene controllata da poche, grandi imprese private e si riconosce in una chiara linea di opposizione all'attuale governo. L'unico giornale che può essere definito vicino al governo è il quotidiano Vea, fondato nel settembre 2003.
Negli ultimi anni, è nata una vastissima rete di media di base che oggi superano il numero di 200 radio e più di una dozzina di reti televisive locali, mentre più di 300 radio vanno in onda senza licenza. I finanziamenti statali per le radio legalizzate non sono particolarmente sostanziosi ma creano, comunque una base economica. Il 90% delle frequenze è, ancora, occupato dalle reti commerciali che, quasi tutte, appartengono alle grandi imprese della informazione.
Situazione e politica ambientale
In quanto paese estrattore di petrolio, nel settore ambientale, il Venezuela non solo ha inquinato, ma continua ad inquinare perché una industria petrolifera non inquinante rappresenta, di per se, un controsenso e, anche i provvedimenti per migliorare la situazione necessitano di tempi lunghi.
Occorre, tuttavia, sottolineare che il 43% del territorio venezuelano è composto da parchi, da riserve naturali e da zone protette. Il Venezuela è tra i paesi con la quantità d'acqua dolce pro-capite più alta del mondo. Il problema è, però, che molte acque sono sporche e contaminate, poche città dispongono di un sistema di smaltimento dei rifiuti e l'inquinamento acustico ed ambientale è molto alto.
A partire dal 1999, il Venezuela ha firmato e ratificato numerosi trattati internazionali nel settore dell'ambiente tra i quali, il più importante è il Protocollo di Kyoto. L'Assemblea Nazionale ha approvato diverse leggi specifiche per l'ambiente: per la diversità delle specie e per i rifiuti, per il fabbisogno d'acqua, per lo smaltimento delle acque di scarico, per la protezione delle coste, per la pianificazione e l'ordinamento del territorio, per la sicurezza nazionale, per le acque e le isole, per i territori di sviluppo duraturo etc.
Riguardo al Protocollo di Kyoto, l'industria è stata costretta a seguire dei tempi prefissati per adattarsi alle nuove norme, e alla fine del 2005 è stata bloccata la vendita della benzina con piombo.
All'inizio del 2006 è iniziato un ampio programma di rimboschimento in base a cui, in quattro anni, verranno rimboschiti 150.000 ettari di terreno. Il Ministero per l'Ambiente sta portando avanti con successo ilo suo impegno rispetto all'approvvigionamento del'acqua potabile, settore in cui il Venezuela ha già raggiunto gli obiettivi fissati dall'ONU.
La Rivoluzione al femminile
L'essere donna in Venezuela è spesso collegato alla povertà, visto che ben due terzi dei poveri sono donne, nella maggior parte madri sole: 2, 21 milioni di nuclei famigliari in Venezuela sono composti da un unico genitore e, nel 71% dei casi, da donne.
L'impegno dello Stato per promuovere le pari opportunità e l'uguaglianza sta, comunque, cominciando a dare buoni frutti. Nel settore dell'istruzione e nelle istituzioni, esercito compreso, le disuguaglianze sono state rimosse e, nel settore pubblico, sono stati parificati i salari.
Il 14 aprile 2005, il Consiglio Elettorale Nazionale del Venezuela ha sancito che i partiti debbano presentare almeno il 50% di candidate donne.
La nuova Assemblea Nazionale eletta nel dicembre 2005 ha stabilito fra le priorità legislative della sua attività l'approvazione della nuova legge per le donne, per l'uguaglianza e le pari opportunità, il rafforzamento delle leggi per la protezione dei minori abbandonati e per le casalinghe.
La nuova politica internazionale del Venezuela
La politica estera del governo Chàvez, si è concentrata, fin dal principio, su una rivitalizzazione dell'OPEC, sul rifiuto dell'ALCA, sul rafforzamento delle alleanze regionali e continentali, su di una diversificazione dei partner commerciali e su una maggiore cooperazione sud-sud.
Con ciò, l'attuale governo si differenzia fortemente da quelli precedenti e segue, in prima linea, gli interessi del Venezuela, mentre prima venivano perseguiti gli interessi degli Stati Uniti e del capitale transnazionale. Il Venezuela ha emanato un divieto di sorvolo del proprio territorio per gli aerei militari USA, mentre la nuova Costituzione ha vietato la presenza di basi militari straniere sul territorio nazionale e l'utilizzo di qualsiasi struttura venezuelana per scopi militari, da parte di un esercito straniero. Inoltre, il Venezuela si è ripetutamente schierato contro gli interventi militari e le guerre, condannando decisamente gli interventi in Afghanistan ed Iraq.
La politica estera si basa fortemente su riflessioni , al centro delle quali vi è l'obiettivo di un mondo che stabilisca un equilibrio internazionale ed impedisca il sorgere di ambizioni egemoniche. L'allargamento dei rapporti internazionali e la diversificazione dei partner commerciali sono pensati, anche, come protezione del processo di trasformazione venezuelano contro gli attacchi provenienti dall'estero e sopratutto dagli USA che hanno sempre considerato come un affronto la decisione venezuelana di intraprendere una politica sovrana e libera da interferenze esterne.
Prospettive di sviluppo della Rivoluzione
Una caratteristica tipica del processo rivoluzionario bolivariano è, da un lato un'autorganizzazione organica dal basso delle masse popolari e , dall'altro la figura di Chàvez che è in grado di entrare in comunicazione diretta con le masse povere integrandole in un progetto politico rivoluzionario.
Negli ultimi anni, Chàvez ed altri attivisti hanno lanciato i circoli bolivariani come strumenti popolari di autorganizzazione con svariati compiti sociali e culturali coinvolgendo i cittadini in tutti i settori in cui sono attivi ( vicinato, lavoro, studio etc.) il cui scopo è, anche, l'addestramento politico ed ideologico per difendere ed approfondire il processo rivoluzionario.
L'attuale governo del Venezuela non è considerato democratico dall'opposizione interna e dalla maggior parte degli organi d'informazione e delle istituzioni internazionali. Ma, secondo le indagini demoscopiche dell'Istituto cileno " Latinobarometro ", il Venezuela è il paese con la quota più alta di persone che ritengono il proprio paese completamente democratico. Su una scala da 1 a10, la media delle valutazioni della popolazione venezuelana raggiunge 7, 6 punti, mentre la media continentale e di 5, 5 punti. Alla domanda su quali siano le caratteristiche più importanti della democrazia, i venezuelani hanno dato maggiore importanza alle libertà civili rispetto alle elezioni. Inoltre, essi hanno una cultura civile più attiva rispetto agli altri paesi:il 44% della popolazione conosce la propria Costituzione, il60% i propri diritti ed il45%i propri doveri . Se si confrontano le percentuali del grado di soddisfazione della situazione del proprio paese dei venezuelani nel 1998 e nel 2000 si può osservare un aumento del 20%, tendenza, tra l'altro in continua crescita, il che dimostra la piena condivisione della grande maggioranza del popolo delle scelte che caratterizzano il processo di costruzione di una nuova società.






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