Daniela Trollio *
Abbiamo partecipato ad uno di questi incontri - organizzato dall'Associazione di Amicizia Italia-Cuba di Cinisello Balsamo il 6 dicembre 2018, dove erano presenti circa un centinaio di persone - e abbiamo potuto farle alcune domande, le cui risposte vogliamo condividere con tutti.
D. Cosa è cambiato a Cuba dopo che Fidel se n'è andato?
R. Abbiamo cambiato il presidente - e Fidel non lo era già più - ma tutto continua come prima.
D. Avete un nuovo presidente, avete fatto il Congresso: qui in Italia c'è un dibattito perché la nuova Costituzione cubana ora permette la proprietà privata; qualcuno dice che Cuba sta lasciando la strada verso il socialismo. Lei che ne pensa?
R. La proprietà privata esistente a Cuba è piccola. Nella Costituzione precedente tale proprietà non era permessa quindi abbiamo dovuto cambiare qualcosa per permetterla, perché stavamo violando la legge principale del Paese. Stiamo parlando di un certo tipo di proprietà privata, ad esempio di un parrucchiere o una panetteria, di un piccolo ristorante che non può avere più di un certo numero di tavoli, di una persona che affitta un appartamento. Parliamo quindi di questo tipo di proprietà, non di proprietà dei grandi mezzi di comunicazione, di mezzi di produzione, né di hotel: niente di tutto questo cambierà. La proprietà resta dello Stato socialista.
Il fatto è che, in un determinato momento di crisi mondiale, lo Stato cubano si rende conto che ci sono più di cinquecentomila persone che lavorano, ricevono un salario ma che non producono e nessuno Stato può sostenere questa situazione; ma uno Stato socialista non può lasciare cinquecentomila persone senza lavoro. Quindi, in quel momento, si è deciso di permettere che questi compagni potessero lavorare per conto proprio; ma questo, anche se lo si permetteva ad un numero importante di lavoratori, stava influendo sulla legge più importante del paese perché non era previsto nella Costituzione. Per questo c'è stato questo cambiamento, perché potessero farlo senza problemi.
D. Dopo l'Argentina e il Brasile, con le destre che vanno al potere, che problemi ha Cuba con questi paesi? Già i medici che lavoravano in Brasile hanno dovuto tornare. Altre cose?
R. Dal punto di vista economico naturalmente ci sono problemi, perché noi avevamo con la presidente Dilma (Roussef) una magnifica relazione, non con lei direttamente ma con industriali brasiliani. Ora alcuni di loro dovranno ritirarsi a causa delle pressioni che subiranno. Non sappiamo come funzionerà questo tipo di interscambio, perché loro hanno investito capitali, ad esempio nel porto di Mariel, dove lavorano varie imprese brasiliane. E' difficile che si ritirino senza recuperare i loro capitali. Davvero, non sappiamo come agiranno ma quello che per noi è chiaro è che chi ha investimenti a Cuba sa che i profitti sono diretti al popolo e che la nostra legge va rispettata. Quindi questo è un problema di chi vuole andarsene, ma l'investimento resta. Non so, dal punto di vista economico non sappiamo cosa decideranno ma in generale noi abbiamo relazioni con imprese indipendenti, alcune statali ma non tutte. Quindi ci possono essere comunque rapporti che proseguono, ma al momento non è stata presa alcuna decisione.
D. Cuba e l'Europa: come sono i rapporti?
R. L'Unione Europea ha sempre voluto discutere dei diritti umani a Cuba e di molte altre cose ma ora abbiamo buoni rapporti, non con la Comunità come istituzione, neanche con gli Stati in quanti tali, ma con società come la Melià, che è una società turistica spagnola che a Cuba ha 11 hotels. Abbiamo con loro una relazione da molto tempo, da prima che la Comunità Europea pensasse di fare qualcosa loro c'erano già.
Io immagino che resteranno a Cuba perché, se prima hanno subito pressioni e sono rimasti, ora continueranno a farlo perché hanno molti più hotel di prima, no?! Dipende dalle imprese europee, da come metteranno in discussione il problema del blocco, perché è evidente che il blocco colpisce. In questo momento, bisogna considerare che Obama ha imposto sanzioni finanziarie straordinarie alle imprese europee che commerciavano con Cuba: alcune hanno resistito, altre no. Dipende dagli europei, noi siamo sempre qui.
D. Altra domanda: Cuba è un riferimento per tutti comunisti, i rivoluzionari del mondo. Il Partito Comunista non ha mai pensato di fare una "specie" di Internazionale? Perché?
R. Noi partecipiamo a tutti gli eventi internazionali come Partito, andiamo a vari congressi di diversi partiti di varie parti del mondo e in questo ci comportiamo come qualsiasi Partito Comunista. Ora, non crediamo di dover fare qualcosa di "internazionale". Abbiamo partecipato al Foro di San Paolo che si è svolto all'Avana, e che è stato molto, molto positivo; facciamo congressi e abbiamo scambi con diverse entità politiche, non solo comuniste ma anche di sinistra in generale e finora abbiamo sempre lavorato abbastanza unitariamente. Non credo sia necessario fare "qualcosa" di così definito come un'Internazionale. Semplicemente quello che stiamo facendo è da una parte aiutare, dall'altra imparare e così cresciamo tutti.
D. Ultima domanda: perché gli strati popolari, gli strati più poveri, in America Latina ma non solo - anche qui - votano per le destre? Errori delle sinistre?
R. Questo ha a che vedere con il non riconoscimento della sinistra, perché tu puoi esistere come partito, avere brillanti intellettuali che siano capaci di parlare, di discutere, ma se il popolo non"tocca" l'impegno, l'unica cosa in cui finisce per credere è … la religione. Il popolo ha bisogno di "toccare con mano"; sto parlando ad esempio di salute, dove il medico parla di quello che io sto vivendo… altrimenti è molto difficile per la gente credere. Se chiudono una fabbrica, dov'è il partito comunista, dov'è la gente di sinistra? Deve stare là, appoggiare i lavoratori, resistendo fino all'ultimo con i lavoratori. Se tu non vedi questo, se non lo "tocchi", questo partito non esiste per te.
E c'è anche una campagna straordinaria contro i partiti di sinistra e a volte un piccolo errore si trasforma in un errore immenso perché la stampa lo presenta così e la gente, normalmente, crede nella propria stampa, anche se generalmente è molto male informata. E l'informazione con cui viviamo fa sì che la gente non abbia coscienza politica.
*) Intervista e traduzione di Daniela Trollio, Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli" - Via Magenta 88, Sesto San Giovanni, Milano
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