“Ho visto gli statisti dibattere all’ONU
la questione del Sudafrica,
urlando per
denunciarne i metodi inumani,
e poi tornare ai loro alberghi e
vedere negri
massacrati di botte dalla polizia,
azzannati
dai cani e coi vestiti strappati
dal getto degli
idranti proprio qui dove le
Nazioni Unite
hanno sede per poi tornare il
giorno dopo
all’ONU e non dire niente di tutto
ciò.
Non venite a raccontarmi niente di
quello
Che succede in Sudafrica,
Mozambico o
Altrove:
non crederò alla vostra sincerità
finchè
rimarrete indifferenti a quello
che gli
Stati Uniti ci stanno facendo
nella nostra
Nazione”
Malcom X
Nei primi
anni del XVI secolo milioni di africani vennero strappati con violenza dalla
propria terra, incatenati e deportati
sulle coste del “nuovo mondo”, dove i
negrieri li vendevano ai conquistadores, a latifondisti bianchi e venivano
trattati come bestie da soma o da cortile.
Con il
passare degli anni, dei secoli, l’evoluzione e la trasformazione della società
nordamericana, vede ancora milioni di afroamericani, privi di una reale
rappresentanza nel contesto politico sociale, subalterni alla dominazione
bianca.
La
minoranza di colore non ha mai accettato passivamente la considerazione di
razza inferiore; la prima rivolta degli schiavi è del 1687, da quel momento i
neri non hanno mai cessato di ribellarsi al segregazionismo della “Razza
padrona”.
Negli
anni ’60 la radicalità delle nuove generazioni di colore si riconobbe in“ Black Panthers-Party For Self-Defense ",
scioperi, disubbidienza
civile, boicottaggi, guerriglia civile, manifestazioni pacifiste,… fecero
tremare l’ordine costituito.
Il
braccio lungo della “Casa Bianca” (C.I.A. e F.B.I.) spianò
la via della restaurazione e le avanguardie rivoluzionarie del “Black Power” furono
assassinate ( Malcom X, M.Luter King,
Geoge Jackson, Bobby Hutton, ....Bobby Seale, fu incarcerato, altri come Eldridge Cleaver espatriarono ( a Cuba dove fu ben accolto da Fidel , poi andò in Algeria..) Per numerosi aderenti del “ Potere nero” si
aprirono le porte delle prigioni, mentre la diffusione dell’eroina nei ghetti
grazie anche agli infiltrati dell’ F.B.I, finì
per annullare ogni forma di rivolta.
Alla fine
dei ’70, disgregazione, alcolismo, droga e criminalità diffusa hanno generato
un “Quarto Mondo”, che sopravvive all’interno della
disumanità e delle contraddizioni del “primo”.
Nel
deserto politico degli ’80 i portavoce
della rabbia e delle speranze dei neri sono stati i rappers.
Il rap
uno stile musicale che rientra nel movimento
culturale “ hip hop” nato sul finire dei ’70 nelle comunità afroamericane e latine del
Bronx di New York, per contrapporsi alla dilagante“disco music” che per Julie Burckell era un soul meccanico, asettico, idiota, l’oppio dei proletari,
l’agente dell’ordine sociale.
Come
detto, Il rap : insieme ai graffiti metropolitani e vari tipi di ballo è parte
integrante della cultura hip hop, una forma di autorappresentazione come il
soul, il jazz, blues, il rhythmn blues,.. che le generazioni nere hanno diffuso
negli ultimi 50 anni.
Per Cuck
D., voce de Public Enemy : “in Africa la
musica è comunicazione quotidiana. Per fortuna lo strapotere dei bianchi non è
riuscito a fregarci questo trucchetto.”
I giovani
niggers vedono nei rappers dei coetanei che, sono stati capaci di sfuggire alla
disperazione. Questi “musicisti , tenuti
sotto controllo dall’F.B.I., provengono dalla stessa realtà suburbana,
conoscono i loro desideri e i loro sogni che sono
anche i propri. Sono gli unici a conoscerli e sono gli unici di cui si
“fidano di parlare”. Sono gli unici che stanno ad ascoltare, gli unici con i
quali parlare, che hanno qualcosa di “vero” da insegnare. Investiti di questa
profonda responsabilità sociale, i rappers si giostrano in strategie differenti
e ineguali risultati, tutti convinti, però, della propria importante funzione
extra – musicale” (1)
Tra i rappers
in circolazione negli USA i “PUBLIC
ENEMY” sono uno degli aspetti più corrosivi; censurati, calunniati,
quotidianamente dai media dell’impero, costantemente al centro dell’interessi dell’F.B.I., sono
la continuazione del viaggio contro l’emarginazione; il loro radicalismo è
improntato su quello tracciato da Malcom X, “Black Panther” e
risentono del pensiero di Louis Farrakan (leader
dei Mussulmani neri americani). Usano il rap per diffondere un’altra
informazione, per urlare tutto il disagio razziale nel mondo.
Con la
rabbia infuocata dei ritmi metropolitani
e le rime esplosive, il Professor Griff, Cuck D., Flavor Flav,
Terminator X (hanno
preso nomi che vengono dalla storia o dalla cronaca e cancellato quelli di “Schiavi”),
tentano di scardinare l’immobilismo culturale che attanaglia la parte più in
basso del pianeta statunitense.
I dischi
dei “Public Enemy”, come
già accaduto nel punk inglese con i primi “Clash”
“Crass”,”Conflict”, Redskins,…con la reggae/poesia di Linton
Kewsi Johnson o nell’Hardcore californiano con
gruppi intorno alle etichette indipendenti Alternative
Tentacles e SST : i “Dead
Kennedy”, “DOA”, Black Flag”,” Bad Brians”,…tendono
a far prendere coscienza per cercare di
far saltare in aria l’estalishiment e nello stesso tempo gettare le basi
di una nuova coscienza afroamericana.
In merito
Cuck D. afferma : “C’è chi dice che la
presa di coscienza dei giovani attraverso l’hip hop sia solo moda. E’ vero è
una moda, ma questa è una moda destinata a
durare. Deve essere moda. Non c’è
altro modo di agire. La nostra cultura deve essere venduta come un
prodotto alla nostra gente perché ci
sono altri migliaia di prodotti che la bombardano quotidianamente. Storicamente
i neri sono dei consumatori, non hanno mai imparato a vendere. Il nostro scopo,
quali rappers , è di contrattaccare questo sistema. I neri in questo paese non
detengono alcuna forma di controllo sui mezzi
di comunicazione di massa. L’unica forma a nostra disposizione sono i
dischi”(2).
I brani
dei P.E. entrano di prepotenza nel malessere dei ghetti attraverso radio pirata
o indipendenti,discoteche…I B-boys sanno a memoria i ritmi, i riff e i testi di rottura degli album della band “yo!
bum rush the show”, “rebel without a
pause” “”it takes a nation of millions to hold us back(”che contiene
brani di impegno politico come :”
Bring the Noise” e “Don't Believe the Hype”.
I Public Enemy non si
accontentano di un successo circoscritto alle pareti del ghetto, vogliono far
uscire l’Hip Hop dallo spazio settario
in cui orbita. Partono per un tour europeo, dove annientano il gruppo “ RUN DMC” dei quali sono spalla.
Ottengono ovunque consensi e aumenta a
dismisura il numero dei loro sostenitori extra States e non solo neri.
Per la
formazione di Long Island, ormai una delle voci del disadattamento planetario,
tutto sembra andare per il verso giusto fino all’estate dell'’89 quando il Professor
Griff “ministro dell’informazione”vicino al pensiero “Black Power” in
un’intervista rilasciata al “The Washington Times” attacca
la comunità ebrea statunitense, accusandola di finanziare il regime razzista
Sudafricano.
La
reazione di Babilonia è violentissima. In USA “esempio di
democrazia planetaria” non si può attaccare il sionismo, pilastro dell’impero
economico, i media si gettano in una crociata denigratoria contro Cuck D. e gli
altri ,che vengono accusati di antisemitismo, con l’F.B.I.
costantemente tra i piedi, la casa discografica CBS prende
subito le distanze da loro, poi torna sulle proprie decisioni e detta
condizioni autoritarie: o il gruppo produce autocritica e allontana il professor
Griff , oppure parte l’embargo dell’industria discografica.
I P.E. , musicalmente e politicamente capaci di
sviluppare una trasformazione collettiva vanno allo sbando, prima Cuck D. difende
la libertà di pensiero e di parola di Griff,
successivamente lo espelle dal nucleo insieme ai “Security…” a
distanza di poche ore nel corso di una conferenza stampa alla MTV,
annuncia lo scioglimento del gruppo.
Non passa
molto tempo che la formazione anche se
tacciata di razzismo torna sulla scena; il
meccanismo degli “orologi” è però inceppato, la storia prosegue in un
clima di divisione e controversie interne fino all’ostentata uscita dell’album
“Fear of black” un successo contraddittorio che vede Griff
definitivamente allontanato.
I
gendarmi dell’impero sono ancora una volta riusciti a distruggere una
situazione eversiva che stava diventando pericolosa “Nell’attaccoa ai Public Enemy si cela il medesimo meccanismo che
impedisce ai neri americani di avere ad
es. una classe politica degna dei suoi
problemi e delle sue rivendicazioni, la cattiva coscienza USA nulla perdona ai
neri che sanno imporsi”(3)
Le “democrazie
totalitarie” hanno represso, reprimono e
continueranno a reprimere le individualità, le comunità di ribelli, ma i
desideri di libertà e giustizia non potranno mai essere soppressi e i
rivoluzionari continueranno a nascere e lottare “con ogni mezzo necessario”
1 Cuck
D.”Public Enemy : Mucchio selvaggio giugno '90 pag 75
2 Guido
Chiesa :Rockerilla n.112 dicembre 1989 pag.60
3 Guido
Chiesa :Rockerilla n.115 marzo 90 pag. 10
Maurizio Cerboneschi
Articolo pubblicato
sulla rivista Tracce inverno 1990-91 anno IX n° 21
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