giovedì 10 maggio 2018

Voci di rivolta :"Public Enemy, antagonismo e rabbia della musica nera" di Maurizio Cerboneschi




Ho visto gli statisti dibattere all’ONU
la questione del Sudafrica, urlando per
denunciarne  i metodi inumani,
e poi tornare ai loro alberghi e vedere negri
massacrati di botte dalla polizia, azzannati
dai cani e coi vestiti strappati dal getto degli
idranti proprio qui dove le Nazioni Unite
hanno sede per poi tornare il giorno dopo
all’ONU e non dire niente di tutto ciò.
Non venite a raccontarmi niente di quello
Che succede in Sudafrica, Mozambico o
Altrove:
non crederò alla vostra sincerità finchè
rimarrete indifferenti a quello che gli
Stati Uniti ci stanno facendo nella nostra
Nazione”

                                                 Malcom X

Nei primi anni del XVI secolo milioni di africani vennero strappati con violenza dalla propria terra, incatenati  e deportati sulle coste del “nuovo mondo”, dove i negrieri li vendevano ai conquistadores, a latifondisti bianchi e venivano trattati come bestie da soma o da cortile.
Con il passare degli anni, dei secoli, l’evoluzione e la trasformazione della società nordamericana, vede ancora milioni di afroamericani, privi di una reale rappresentanza nel contesto politico sociale, subalterni alla dominazione bianca.
La minoranza di colore non ha mai accettato passivamente la considerazione di razza inferiore; la prima rivolta degli schiavi è del 1687, da quel momento i neri non hanno mai cessato di ribellarsi al segregazionismo della “Razza padrona”.
Negli anni ’60 la radicalità delle nuove generazioni di colore si riconobbe in Black Panthers-Party For Self-Defense ",
scioperi, disubbidienza civile, boicottaggi, guerriglia civile, manifestazioni pacifiste,… fecero tremare l’ordine costituito.
Il braccio lungo della “Casa Bianca” (C.I.A. e F.B.I.) spianò la via della restaurazione e le avanguardie rivoluzionarie del “Black Power” furono assassinate ( Malcom X, M.Luter King,
 Geoge Jackson, Bobby Hutton, ....Bobby Seale, fu incarcerato, altri come Eldridge Cleaver  espatriarono ( a Cuba dove fu ben accolto da Fidel , poi andò in Algeria..) Per numerosi aderenti del “ Potere nero” si aprirono le porte delle prigioni, mentre la diffusione dell’eroina nei ghetti grazie anche agli infiltrati dell’ F.B.I, finì per annullare ogni forma di rivolta.
Alla fine dei ’70, disgregazione, alcolismo, droga e criminalità diffusa hanno generato un “Quarto Mondo”, che sopravvive all’interno della disumanità e delle contraddizioni del “primo”.
Nel deserto politico degli  ’80 i portavoce della rabbia e delle speranze dei neri sono stati i rappers.
Il rap uno stile musicale che rientra nel movimento  culturale “ hip hop” nato sul finire dei ’70  nelle comunità afroamericane e latine del Bronx di New York, per contrapporsi alla dilagante“disco music” che per Julie Burckell era un soul meccanico, asettico, idiota, l’oppio dei proletari, l’agente dell’ordine sociale.
Come detto, Il rap : insieme ai graffiti metropolitani e vari tipi di ballo è parte integrante della cultura hip hop, una forma di autorappresentazione come il soul, il jazz, blues, il rhythmn blues,.. che le generazioni nere hanno diffuso negli ultimi 50 anni.
Per Cuck D., voce de Public Enemy  : “in Africa la musica è comunicazione quotidiana. Per fortuna lo strapotere dei bianchi non è riuscito a fregarci questo trucchetto.”
I giovani niggers vedono nei rappers dei coetanei che, sono stati capaci di sfuggire alla disperazione. Questi “musicisti , tenuti sotto controllo dall’F.B.I., provengono dalla stessa realtà suburbana, conoscono i loro desideri e i loro sogni che  sono  anche i propri. Sono gli unici a conoscerli e sono gli unici di cui si “fidano di parlare”. Sono gli unici che stanno ad ascoltare, gli unici con i quali parlare, che hanno qualcosa di “vero” da insegnare. Investiti di questa profonda responsabilità sociale, i rappers si giostrano in strategie differenti e ineguali risultati, tutti convinti, però, della propria importante funzione extra – musicale” (1)

Tra  i rappers  in circolazione negli USA  i “PUBLIC ENEMY” sono uno degli aspetti più corrosivi; censurati, calunniati, quotidianamente dai media dell’impero, costantemente   al centro dell’interessi dell’F.B.I., sono la continuazione del viaggio contro l’emarginazione; il loro radicalismo è improntato su quello tracciato da Malcom  X, “Black Panther e risentono del pensiero di Louis Farrakan (leader dei Mussulmani neri americani). Usano il rap per diffondere un’altra informazione, per urlare tutto il disagio razziale nel mondo.
Con la rabbia infuocata  dei ritmi metropolitani e le rime esplosive, il Professor Griff, Cuck D., Flavor Flav, Terminator  X (hanno preso nomi che vengono dalla storia o dalla cronaca e cancellato quelli di “Schiavi”), tentano di scardinare l’immobilismo culturale che attanaglia la parte più in basso del pianeta statunitense.
I dischi dei “Public Enemy”,  come già accaduto nel punk inglese con i primi “Clash” “Crass”,”Conflict”, Redskins,…con la reggae/poesia di Linton Kewsi Johnson o nell’Hardcore californiano con  gruppi intorno alle etichette indipendenti Alternative Tentacles  e SST : i “Dead Kennedy”, “DOA”,  Black Flag”,” Bad Brians”,…tendono a far prendere coscienza per cercare di  far saltare in aria l’estalishiment e nello stesso tempo gettare le basi di una nuova coscienza afroamericana.
In merito Cuck D. afferma : “C’è chi dice che la presa di coscienza dei giovani attraverso l’hip hop sia solo moda. E’ vero è una moda, ma questa è una moda destinata a  durare. Deve essere moda. Non c’è  altro modo di agire. La nostra cultura deve essere venduta come un prodotto  alla nostra gente perché ci sono altri migliaia di prodotti che la bombardano quotidianamente. Storicamente i neri sono dei consumatori, non hanno mai imparato a vendere. Il nostro scopo, quali rappers , è di contrattaccare questo sistema. I neri in questo paese non detengono alcuna forma di controllo sui mezzi  di comunicazione di massa. L’unica forma a nostra disposizione sono i dischi”(2).

I brani dei P.E. entrano di prepotenza nel malessere dei ghetti attraverso radio pirata o indipendenti,discoteche…I B-boys sanno a memoria i ritmi, i riff  e i testi di rottura degli album della  band “yo! bum rush the show”, “rebel without a pause” “”it takes a nation of millions to hold us back(”che contiene brani   di impegno politico come :” Bring the Noise” e “Don't Believe the Hype”.

I Public Enemy non si accontentano di un successo circoscritto alle pareti del ghetto, vogliono far uscire l’Hip Hop  dallo spazio settario in cui orbita. Partono per un tour europeo, dove annientano il gruppo “ RUN DMC dei quali sono spalla. Ottengono  ovunque consensi e aumenta a dismisura il numero dei loro sostenitori extra States e non solo neri.
Per la formazione di Long Island, ormai una delle voci del disadattamento planetario, tutto sembra andare per il verso giusto fino all’estate dell'’89 quando il Professor Griff “ministro dell’informazione”vicino al pensiero “Black Power” in un’intervista rilasciata al “The Washington Times” attacca la comunità ebrea statunitense, accusandola di finanziare il regime razzista Sudafricano.
La reazione di Babilonia è violentissima. In USA “esempio di democrazia planetaria” non si può attaccare il sionismo, pilastro dell’impero economico, i media si gettano in una crociata denigratoria contro Cuck D. e gli altri ,che vengono accusati di antisemitismo, con l’F.B.I. costantemente tra i piedi, la casa discografica CBS prende subito le distanze da loro, poi torna sulle proprie decisioni e detta condizioni autoritarie: o il gruppo produce autocritica e allontana il professor Griff , oppure parte l’embargo dell’industria discografica.
I  P.E.  , musicalmente e politicamente capaci di sviluppare una trasformazione collettiva vanno allo sbando, prima Cuck D. difende la libertà di pensiero e di parola di Griff, successivamente lo espelle dal nucleo insieme ai “Security…” a distanza di poche ore nel corso di una conferenza stampa alla MTV, annuncia lo scioglimento del gruppo.
Non passa molto tempo che la formazione  anche se tacciata di razzismo  torna sulla scena; il meccanismo degli “orologi” è però inceppato, la storia prosegue in un clima di divisione e controversie interne fino all’ostentata uscita  dell’album  “Fear of black” un successo contraddittorio che vede Griff definitivamente allontanato.
I gendarmi dell’impero sono ancora una volta riusciti a distruggere una situazione eversiva che stava diventando pericolosa “Nell’attaccoa ai Public Enemy si cela il medesimo meccanismo che impedisce ai neri americani di avere  ad es. una  classe politica degna dei suoi problemi e delle sue rivendicazioni, la cattiva coscienza USA nulla perdona ai neri che sanno imporsi”(3)

Le “democrazie totalitarie”  hanno represso, reprimono e continueranno a reprimere le individualità, le comunità di ribelli, ma i desideri di libertà e giustizia non potranno mai essere soppressi e i rivoluzionari continueranno a nascere e lottare “con ogni mezzo necessario”

1 Cuck D.”Public Enemy : Mucchio selvaggio giugno '90 pag 75
2 Guido Chiesa :Rockerilla n.112 dicembre 1989 pag.60
3 Guido Chiesa :Rockerilla n.115 marzo 90 pag. 10

Maurizio Cerboneschi

Articolo pubblicato sulla rivista Tracce inverno 1990-91 anno IX n° 21


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