Nei primi anni “90 nei
banchetti dell’associazione Italia Cuba si potevano trovare mini libri di
favole per bambini scritte dall’eroe nazionale di Cuba Josè Martì… tante storie
stupende capaci di far crescere e capire la vita ai più giovani. La favola “TRE
EROI” credo che dovrebbero leggerla
anche gli adulti, oggi come oggi più che mai in modo che capiscano che solo vivendo con dignità, onestà e lottando
contro soprusi e ingiustizie è possibile arrivare ad un mondo migliore.. Martì iniziò la favola così : ”.. In America non si poteva essere
onesti ne pensare né parlare. Un uomo che nasconde ciò che pensa o che non osa
dire ciò che pensa non è un uomo onesto. Un uomo che ubbidisce a un malgoverno,
senza operare affinchè il governo sia buono non è un uomo onesto. Un uomo che
si sottomette all’ubbidienza di leggi ingiuste e permette che gli uomini che lo
maltrattano calpestino il paese in cui nacque, non è un uomo onesto..”
Sandino
Raccontano che un viaggiatore arrivò un giorno a Caracas
verso l’imbrunire e , senza scuotersi di dosso la polvere del cammino, non
domandò dove potesse mangiare o dormire, ma
la strada per raggiungere la strada di Bolivar. E si racconta che il
viaggiatore, tutto solo tra gli alberi alti e
profumati della piazza, piangesse di fronte alla statua, che sembrava
muoversi come un padre. Bolivar e tutti coloro
che lottarono come lui perché l’America potesse appartenere all’uomo
americano. Tutti : l’eroe famoso e ultimo soldato, che è un eroe ignoto. Gli
uomini che lottano per vedere libera la propria patria diventano persino
formosi di corpo.
Libertà è il diritto che ogni uomo ha di essere onesto, e
a pensare e a parlare senza ipocrisia. In
America non si poteva essere onesti ne pensare né parlare. Un uomo che nasconde
ciò che pensa o che non osa dire ciò che pensa non è un uomo onesto. Un uomo
che ubbidisce a un malgoverno, senza operare affinchè il governo sia buono non
è un uomo onesto. Un uomo che si sottomette all’ubbidienza di leggi ingiuste e
permette che gli uomini che lo maltrattano calpestino il paese in cui nacque,
non è un uomo onesto. Il bambino, fin dal momento in cui è capace di
pensare, deve pensare a tutto ciò che vede, deve rattristarsi per tutti coloro
che non possono vivere onestamente, deve lavorare affinchè tutti gli uomini
possano essere onesti, e deve essere un uomo onesto. Il bambino che non pensa a
ciò che gli succede attorno e si accontenta di vivere soltanto, senza sapere se vive onestamente, è come un uomo
che vive del lavoro di un furfante ed è, quindi, sulla strada
di diventarlo. Ci sono uomini peggiori delle bestie , perché le bestie
hanno bisogno di essere libere per vivere felici : l’elefante non vuole avere figli quando è prigioniero ; il lama del
Perù si butta a terra e muore quando l’indigeno gli parla duramente o lo carica
più di quanto possa sopportare. L’uomo de essere perlomeno tanto dignitoso quanto l’elefante e il lama. In America, prima della libertà,
si viveva come il lama che ha molto carico addosso. Bisognava togliersi il
carico o morire.
Ci sono uomini che vivono contenti anche se vivono senza
dignità. Ce ne sono altri che soffrono
come in agonia quando vedono che intorno a loro gli uomini vivono senza dignità.
Nel mondo ci deve essere un certa quantità di dignità, come deve esserci una
certa quantità di luce. Quando ci sono molti uomini senza dignità, ce ne sono
sempre altri che hanno in se la dignità di molti uomini. Sono coloro che si
ribellano con forza terribile contro quelli che rubano ai popoli la propria
libertà, che equivale rubare agli uomini la loro dignità. In quegli uomini
vanno mille uomini, va un popolo intero, va la dignità umana. Quegli uomini
sono sacri. Questi tre uomini sacri : Bolivar del Venezuela; San Martin del Rio
della Plata; Hidalgo del Messico. Si devono perdonare loro gli errori, perchè
il bene che fecero fu superiore degli errori stessi. Gli uomini non possono
essere più perfetti del sole. Il sole brucia con la stessa luce con cui scalda.
Il sole ha delle macchie. Gli ingrati non parlano che delle macchie. I
riconoscenti parlano della luce.
Bolivar aveva un corpo piccolo. Gli occhi mandavano lampi
e le parole gli spuntavano dalle labbra. Sembrava che stesse sempre aspettando
l’ora di montare a cavallo. Era il suo paese, il suo paese oppresso, che pesava
sul cuore e non lo lasciava vivere in pace! L’America intera sembrava
svegliarsi . Un uomo solo non vale più di un popolo intero; ma ci sono uomini
che non si stancano quando si stanca il suo popolo, e che si decidono alla
guerra prima dei popoli, perché non devono consultare nessuno fuorchè se
stessi, e i popoli hanno molti uomini e perciò non possono consultarsi tanto in
fretta. Questo fu il merito di Bolivar : non si stancò di lottare per la
libertà del Venezuela, quando sembrava che il Venezuela si stancasse. Gli
spagnoli lo avevano sconfitto ; lo avevano cacciato dal paese. Egli se ne andò
in un’isola, per vedere la sua terra da vicino e pensare alla sua terra.
Un negro generoso lo aiutò
quando nessuno non lo volle aiutare. Un giorno ritornò per combattere, con
trecento eroi, con trecento liberatori, liberò il Venezuela, liberò la Nueva
Grenada (Colombia), liberò l’Equador,
liberò il Perù. Fondo una nuova nazione, la nazione di Bolivia. Vinse battaglie
sublimi con soldati scalzi e mezzi nudi. Tutt’intorno a lui rabbrividiva, e si
colmava di luce. I generali combattevano al suo fianco con coraggio
soprannaturale. Era un esercito di giovani. Nel mondo mai si lottò tanto né
meglio, per la libertà. Bolivar non difese con tanto fuoco il diritto degli
uomini di governarsi da soli, quanto il diritto dell’America di essere libera.
Gli invidiosi esagerarono i suoi difetti. Bolivar morì di crepacuore più che di
malattia, nella casa di uno spagnolo, a
Santa Marta. Morì povero, e lascio una famiglia di popoli.
Il Messico aveva uomini e
donne valorosi che non erano molti, ma che valevano per molti : mezza dozzina
di uomini e una donna si accingevano a liberare il paese. Erano alcuni giovani
coraggiosi, il marito di una donna generosa e un prete di campagna che amava
molto gli indigeni, un prete do sessanta anni. Il prete Hidalgo, fin da bimbo,
fu della razza buona, di quelli che vogliono sapere. Coloro che non vogliono
sapere sono della razza cattiva. Hidalgo sapeva il francese, che a quei tempi
era un gran pregio, perché lo sapevano in pochi. Lesse i libri dei filosofi del
secolo diciottesimo, che spiegavano il diritto dell’uomo ad essere onesto, e a
parlare senza ipocrisia. Vide schiavi negri, e si colmò di orrore. Vide
maltrattare indigeni, che sono tanto docili e generosi, e si sedette in mezzo a
loro come un vecchio fratello, ad insegnare le arti raffinate, che l’indigeno
impara bene: la musica, che consola;
l’allevamento del baco, che da la seta e quello dell’ape che da il miele. Aveva
il fuoco dentro di se e gli piaceva costruire;
creò forni per cuocere mattoni. Ogni tanto gli si vedevano brillare
intensamente gli occhi verdi!! Il signor curato di Dolores parlava molto bene,
sapeva tante cose nuove, faceva elemosina, e qualche volta andava a Queretaro a parlare con alcuni coraggiosi e
con il marito della buona signora : lo
dicevano tutti!!E un traditore fece la spia a un comandante spagnolo che gli
amici di Queretaro volevano liberare il
Messico. Il prete monto a cavallo, con tutto il suo popolo, che lo amava come
il proprio cuore ; gli si aggregarono i caporali e gli inservienti delle
tenute, che erano la cavalleria; gli indigeni andavano a piedi, con frecce e
bastoni, o con fionde o lance. Gli si unì un reggimento ed attaccò e vinse un
convoglio di polvere da sparo diretto agli spagnoli. Entrò trionfante a Celaya,
con musiche e battimani. Il giorno dopo si riunì il Consiglio Comunale; lo
fecero Generale, e un popolo cominciò a nascere. Fabbricò bombe a mano.
Pronunciò discorsi che, come diceva un caporale, accalorano e fanno scintille.
Dichiarò liberi i negri. Restituì agli indigeni le loro terre. Pubblico un
giornale che chiamò El Dispertador
Americano. Vinse e perse battaglie. Un giorno gli si univano settemila indigeni
armati di frecce, e un altro lo lasciavano solo. La gente cattiva voleva andare
con lui soltanto per rubare e per
vendicarsi degli spagnoli. Ma lui avvisava i capi spagnoli che se li
avesse vinti in combattimento li avrebbe ricevuti da amico, a casa sua. Questo
è essere grande !! Ebbe il coraggio di essere magnanimo, senza paura che lo
abbandonasse la truppa, che lo voleva crudele. Il suo compagno Allende fu
geloso di lui, e lui gli cedette il comando. Erano insieme, alla ricerca di
asilo, durante una sconfitta, quando gli spagnoli gli caddero addosso.
Spogliarono Hidalgo delle sue vesti di sacerdote, per offenderlo. Lo condussero
dietro un muro e gli spararono in testa. Cadde vivo, rotolando nel sangue, ed
in terra finirono di ucciderlo. Gli tagliarono la testa e lo appesero in una
gabbia, nello stesso deposito Pubblico di Granaditas, dove ebbe il suo governo.
Seppellirono i cadaveri decapitati. Ma il Messico è libero.
San Martin fu il liberatore
del Sud, il padre della repubblica Argentina, il padre del Cile. I suoi
genitori erano spagnoli e lo mandarono in Spagna perché fosse militare del re.
Quando Napoleone invase la Spagna con il suo esercito per togliere agli
spagnoli la libertà, tutti gli spagnoli combatterono contro Napoleone : i
vecchi, le donne, i bambini ; un bimbo coraggioso, un piccolo catalano, una
notte mise in fuga una intera compagnia, sparandole con furia da un angolo
della montagna. Il bimbo fu poi trovato morto, di fame e di freddo, ma aveva
sul viso come una luce e sorrideva, come se fosse contento. San Martin combattè
valorosamente nella battaglia di Bailèn
e lo promossero tenente colonnello. Parlava poco : sembrava di acciaio;
guardava come un’aquila; nessuno lo disobbediva; sul campo di battaglia, il suo
cavallo andava e veniva come un fulmine nell’aria. Quando seppe che
l’America lottava per liberarsi, venne
in America. Non gli importava di perdere la sua carriera pur di compiere il suo dovere !!Arrivò a Buenos Aires : non pronunciò discorsi;
formò uno squadrone di cavalleria ; San Lorenzo fu la sua prima battaglia ; con
la spada sguainata incalzo gli spagnoli che marciavano molto sicuri, suonando
il tamburo, e che poi rimasero senza tamburo; senza cannoni, e senza bandiera.
Negli altri paesi americani gli spagnoli stavano vincendo :Bolivar era stato
cacciato dal Venezuela, da Morillo il crudele ; Hidalgo era morto, O’ Higgins
era fuggito dal Cile, ma dove c’era San Martin l’America continuava a essere
libera. Esistono degli uomini così, che non possono vedere la schiavitù . San
martin non poteva; e, per questo, andò a liberare il Cile ed il Perù. In
diciotto giorni, con il suo esercito, attraverso le Ande, altissime e fredde :
pareva che gli uomini camminassero per il cielo, assetati, affamati; in basso,
molto in basso gli alberi sembravano erba , i torrenti ruggivano come leoni. San Martin affronta e scompiglia
l’esercito spagnolo nella battaglia di Maipù e lo sconfigge per sempre nella
battaglia di Chacabuco. Libera il Cile. S’imbarca con la sua truppa e va a liberare il Perù. Ma in Perù c’era Bolivar, e
San Martin gli cede la gloria. Fece ritorno in Europa, triste morì tra le
braccia della figlia Mercedes. Scrisse il suo testamento, come fosse il
bollettino di una battaglia , Gli avevano regalato lo stendardo che il
conquistatore Pizzarro aveva portato 4 secoli prima di lui, e lui, nel
testamento, lo regalò al Perù. Il cuore
si riempe di tenerezza, pensando a quei giganteschi fondatori. Quelli sono eroi!!Quelli che combattono per fare
popoli liberi, o quelli che soffrono in
povertà e disgrazia per difendere una grande verità. Coloro che lottano per
ambizione, per fare schiavi altri popoli, per avere maggior potere di comando,
per togliere ad altri popoli le loro terre, non sono degli eroi, ma dei
criminali.
Tratto da :
Collezione per bambini “l’età d’oro”
Instituto Cubano del libro
Editorial Josè Martì
Publicacione en lengua
Extranjeras
Apartado 4208 La Habana
Pubblicato da Synergon
SRL 1993
Bologna
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