lunedì 8 febbraio 2016

“TRE EROI”, di Josè Martì ,favola per bambini che dovrebbero leggere gli adulti.

Nei primi anni “90 nei banchetti dell’associazione Italia Cuba si potevano trovare mini libri di favole per bambini scritte dall’eroe nazionale di Cuba Josè Martì… tante storie stupende capaci di far crescere e capire la vita ai più giovani. La favola “TRE EROI” credo che  dovrebbero leggerla anche gli adulti, oggi come oggi più che mai in modo che capiscano che solo vivendo con dignità, onestà e lottando contro soprusi e ingiustizie è possibile arrivare ad  un mondo migliore.. Martì iniziò la favola  così : ”.. In America non si poteva essere onesti ne pensare né parlare. Un uomo che nasconde ciò che pensa o che non osa dire ciò che pensa non è un uomo onesto. Un uomo che ubbidisce a un malgoverno, senza operare affinchè il governo sia buono non è un uomo onesto. Un uomo che si sottomette all’ubbidienza di leggi ingiuste e permette che gli uomini che lo maltrattano calpestino il paese in cui nacque, non è un uomo onesto..”

                                                                        Sandino



Raccontano che un viaggiatore arrivò un giorno a Caracas verso l’imbrunire e , senza scuotersi di dosso la polvere del cammino, non domandò dove potesse mangiare o dormire, ma  la strada per raggiungere la strada di Bolivar. E si racconta che il viaggiatore, tutto solo tra gli alberi alti e  profumati della piazza, piangesse di fronte alla statua, che sembrava muoversi come un padre. Bolivar e tutti coloro  che lottarono come lui perché l’America potesse appartenere all’uomo americano. Tutti : l’eroe famoso e ultimo soldato, che è un eroe ignoto. Gli uomini che lottano per vedere libera la propria patria diventano persino formosi di corpo.
Libertà è il diritto che ogni uomo ha di essere onesto, e a pensare e a parlare senza ipocrisia. In America non si poteva essere onesti ne pensare né parlare. Un uomo che nasconde ciò che pensa o che non osa dire ciò che pensa non è un uomo onesto. Un uomo che ubbidisce a un malgoverno, senza operare affinchè il governo sia buono non è un uomo onesto. Un uomo che si sottomette all’ubbidienza di leggi ingiuste e permette che gli uomini che lo maltrattano calpestino il paese in cui nacque, non è un uomo onesto. Il bambino, fin dal momento in cui è capace di pensare, deve pensare a tutto ciò che vede, deve rattristarsi per tutti coloro che non possono vivere onestamente, deve lavorare affinchè tutti gli uomini possano essere onesti, e deve essere un uomo onesto. Il bambino che non pensa a ciò che gli succede attorno e si accontenta di vivere soltanto, senza  sapere se vive onestamente, è come un uomo che vive del lavoro di un furfante ed è, quindi,  sulla strada  di diventarlo. Ci sono uomini peggiori delle bestie , perché le bestie hanno bisogno di essere libere per vivere felici : l’elefante non vuole avere figli quando è prigioniero ; il lama del Perù si butta a terra e muore quando l’indigeno gli parla duramente o lo carica più di quanto possa sopportare. L’uomo de essere  perlomeno tanto dignitoso quanto l’elefante  e il lama. In America, prima della libertà, si viveva come il lama che ha molto carico addosso. Bisognava togliersi il carico  o morire.
Ci sono uomini che vivono contenti anche se vivono senza dignità. Ce ne sono altri  che soffrono come in agonia quando vedono che intorno a loro gli uomini vivono senza dignità. Nel mondo ci deve essere un certa quantità di dignità, come deve esserci una certa quantità di luce. Quando ci sono molti uomini senza dignità, ce ne sono sempre altri che hanno in se la dignità di molti uomini. Sono coloro che si ribellano con forza terribile contro quelli che rubano ai popoli la propria libertà, che equivale rubare agli uomini la loro dignità. In quegli uomini vanno mille uomini, va un popolo intero, va la dignità umana. Quegli uomini sono sacri. Questi tre uomini sacri : Bolivar del Venezuela; San Martin del Rio della Plata; Hidalgo del Messico. Si devono perdonare loro gli errori, perchè il bene che fecero fu superiore degli errori stessi. Gli uomini non possono essere più perfetti del sole. Il sole brucia con la stessa luce con cui scalda. Il sole ha delle macchie. Gli ingrati non parlano che delle macchie. I riconoscenti parlano della luce.
Bolivar aveva un corpo piccolo. Gli occhi mandavano lampi e le parole gli spuntavano dalle labbra. Sembrava che stesse sempre aspettando l’ora di montare a cavallo. Era il suo paese, il suo paese oppresso, che pesava sul cuore e non lo lasciava vivere in pace! L’America intera sembrava svegliarsi . Un uomo solo non vale più di un popolo intero; ma ci sono uomini che non si stancano quando si stanca il suo popolo, e che si decidono alla guerra prima dei popoli, perché non devono consultare nessuno fuorchè se stessi, e i popoli hanno molti uomini e perciò non possono consultarsi tanto in fretta. Questo fu il merito di Bolivar : non si stancò di lottare per la libertà del Venezuela, quando sembrava che il Venezuela si stancasse. Gli spagnoli lo avevano sconfitto ; lo avevano cacciato dal paese. Egli se ne andò in un’isola, per vedere la sua terra da vicino e pensare alla sua terra.
Un negro generoso lo aiutò quando nessuno non lo volle aiutare. Un giorno ritornò per combattere, con trecento eroi, con trecento liberatori, liberò il Venezuela, liberò la Nueva Grenada (Colombia), liberò  l’Equador, liberò il Perù. Fondo una nuova nazione, la nazione di Bolivia. Vinse battaglie sublimi con soldati scalzi e mezzi nudi. Tutt’intorno a lui rabbrividiva, e si colmava di luce. I generali combattevano al suo fianco con coraggio soprannaturale. Era un esercito di giovani. Nel mondo mai si lottò tanto né meglio, per la libertà. Bolivar non difese con tanto fuoco il diritto degli uomini di governarsi da soli, quanto il diritto dell’America di essere libera. Gli invidiosi esagerarono i suoi difetti. Bolivar morì di crepacuore più che di malattia, nella casa di uno spagnolo, a  Santa Marta. Morì povero, e lascio una famiglia di popoli.
Il Messico aveva uomini e donne valorosi che non erano molti, ma che valevano per molti : mezza dozzina di uomini e una donna si accingevano a liberare il paese. Erano alcuni giovani coraggiosi, il marito di una donna generosa e un prete di campagna che amava molto gli indigeni, un prete do sessanta anni. Il prete Hidalgo, fin da bimbo, fu della razza buona, di quelli che vogliono sapere. Coloro che non vogliono sapere sono della razza cattiva. Hidalgo sapeva il francese, che a quei tempi era un gran pregio, perché lo sapevano in pochi. Lesse i libri dei filosofi del secolo diciottesimo, che spiegavano il diritto dell’uomo ad essere onesto, e a parlare senza ipocrisia. Vide schiavi negri, e si colmò di orrore. Vide maltrattare indigeni, che sono tanto docili e generosi, e si sedette in mezzo a loro come un vecchio fratello, ad insegnare le arti raffinate, che l’indigeno impara bene:  la musica, che consola; l’allevamento del baco, che da la seta e quello dell’ape che da il miele. Aveva il fuoco dentro di se e gli piaceva costruire;  creò forni per cuocere mattoni. Ogni tanto gli si vedevano brillare intensamente gli occhi verdi!! Il signor curato di Dolores parlava molto bene, sapeva tante cose nuove, faceva elemosina, e qualche volta andava  a Queretaro a parlare con alcuni coraggiosi e con il marito  della buona signora : lo dicevano tutti!!E un traditore fece la spia a un comandante spagnolo che gli amici di Queretaro volevano  liberare il Messico. Il prete monto a cavallo, con tutto il suo popolo, che lo amava come il proprio cuore ; gli si aggregarono i caporali e gli inservienti delle tenute, che erano la cavalleria; gli indigeni andavano a piedi, con frecce e bastoni, o con fionde o lance. Gli si unì un reggimento ed attaccò e vinse un convoglio di polvere da sparo diretto agli spagnoli. Entrò trionfante a Celaya, con musiche e battimani. Il giorno dopo si riunì il Consiglio Comunale; lo fecero Generale, e un popolo cominciò a nascere. Fabbricò bombe a mano. Pronunciò discorsi che, come diceva un caporale, accalorano e fanno scintille. Dichiarò liberi i negri. Restituì agli indigeni le loro terre. Pubblico un giornale che chiamò  El Dispertador Americano. Vinse e perse battaglie. Un giorno gli si univano settemila indigeni armati di frecce, e un altro lo lasciavano solo. La gente cattiva voleva andare con lui soltanto per rubare e  per vendicarsi  degli spagnoli.  Ma lui avvisava i capi spagnoli che se li avesse vinti in combattimento li avrebbe ricevuti da amico, a casa sua. Questo è essere grande !! Ebbe il coraggio di essere magnanimo, senza paura che lo abbandonasse la truppa, che lo voleva crudele. Il suo compagno Allende fu geloso di lui, e lui gli cedette il comando. Erano insieme, alla ricerca di asilo, durante una sconfitta, quando gli spagnoli gli caddero addosso. Spogliarono Hidalgo delle sue vesti di sacerdote, per offenderlo. Lo condussero dietro un muro e gli spararono in testa. Cadde vivo, rotolando nel sangue, ed in terra finirono di ucciderlo. Gli tagliarono la testa e lo appesero in una gabbia, nello stesso deposito Pubblico di Granaditas, dove ebbe il suo governo. Seppellirono i cadaveri decapitati. Ma il Messico è libero.
San Martin fu il liberatore del Sud, il padre della repubblica Argentina, il padre del Cile. I suoi genitori erano spagnoli e lo mandarono in Spagna perché fosse militare del re. Quando Napoleone invase la Spagna con il suo esercito per togliere agli spagnoli la libertà, tutti gli spagnoli combatterono contro Napoleone : i vecchi, le donne, i bambini ; un bimbo coraggioso, un piccolo catalano, una notte mise in fuga una intera compagnia, sparandole con furia da un angolo della montagna. Il bimbo fu poi trovato morto, di fame e di freddo, ma aveva sul viso come una luce e sorrideva, come se fosse contento. San Martin combattè valorosamente nella battaglia di Bailèn  e lo promossero tenente colonnello. Parlava poco : sembrava di acciaio; guardava come un’aquila; nessuno lo disobbediva; sul campo di battaglia, il suo cavallo andava e veniva come un fulmine nell’aria. Quando seppe che l’America  lottava per liberarsi, venne in America. Non gli importava di perdere la sua carriera  pur di compiere il suo dovere !!Arrivò  a Buenos Aires : non pronunciò discorsi; formò uno squadrone di cavalleria ; San Lorenzo fu la sua prima battaglia ; con la spada sguainata incalzo gli spagnoli che marciavano molto sicuri, suonando il tamburo, e che poi rimasero senza tamburo; senza cannoni, e senza bandiera. Negli altri paesi americani gli spagnoli stavano vincendo :Bolivar era stato cacciato dal Venezuela, da Morillo il crudele ; Hidalgo era morto, O’ Higgins era fuggito dal Cile, ma dove c’era San Martin l’America continuava a essere libera. Esistono degli uomini così, che non possono vedere la schiavitù . San martin non poteva; e, per questo, andò a liberare il Cile ed il Perù. In diciotto giorni, con il suo esercito, attraverso le Ande, altissime e fredde : pareva che gli uomini camminassero per il cielo, assetati, affamati; in basso, molto in basso gli alberi sembravano erba , i torrenti ruggivano  come leoni. San Martin affronta e scompiglia l’esercito spagnolo nella battaglia di Maipù e lo sconfigge per sempre nella battaglia di Chacabuco. Libera il Cile. S’imbarca con la sua truppa e va a  liberare il Perù. Ma in Perù c’era Bolivar, e San Martin gli cede la gloria. Fece ritorno in Europa, triste morì tra le braccia della figlia Mercedes. Scrisse il suo testamento, come fosse il bollettino di una battaglia , Gli avevano regalato lo stendardo che il conquistatore Pizzarro aveva portato 4 secoli prima di lui, e lui, nel testamento,  lo regalò al Perù. Il cuore si riempe di tenerezza, pensando a quei giganteschi fondatori. Quelli  sono eroi!!Quelli che combattono per fare popoli liberi, o  quelli che soffrono in povertà e disgrazia per difendere una grande verità. Coloro che lottano per ambizione, per fare schiavi altri popoli, per avere maggior potere di comando, per togliere ad altri popoli le loro terre, non sono degli eroi, ma dei criminali.

Tratto da :
Collezione per bambini   “l’età d’oro”
Instituto Cubano del libro
Editorial Josè Martì
Publicacione en lengua Extranjeras
Apartado 4208 La Habana

Pubblicato da Synergon SRL  1993
Bologna