domenica 29 luglio 2012

LA PROVA CHE I MEDIA DI REGIME SONO CONTROLLATI


QUELLO CHE ACCADE NELLA  "grande democrazia" deglI STATI UNITI PER GLI INTERNAZIONALISTI NON E' UNA NOVITA', mA QUESTO ARTICOLO valE la pena di essere diffuso (sandino)
 
LA PROVA CHE I MEDIA DI REGIME SONO CONTROLLATI
 
22 luglio 2012
Esclusivo: Joseph Farah brucia i 'giornalisti' che 'vendono il loro spirito etico e morale'

La scorsa settimana sul New York Times è stata resa una confessione piuttosto sommessa che merita di essere urlata per tutto il paese di modo che ogni americano comprenda che cosa legge nella "stampa" – e uso questa parola in modo davvero inesatto – di regime ultra-controllata, diretta dal governo.
L'ammissione è arrivata nella forma di un articolo di Jeremy Peters sulla pagina di politica del Times del 16 luglio. Sto aspettando che altri la mettano in evidenza, la discutano, la dibattano, esprimano su di essa emozione violenta ed esasperazione. Ma ho aspettato per niente.
Ciò che questa scioccante storia rivela è che persino io – uno dei capi dei nuovi media e profugo dalla macchina della propaganda controllata dallo stato – sottostimavo l'assoluta e totale corruzione della eufemisticamente chiamata "stampa mainstream".
Dimostra che la maggior parte – membri dell'establishment dei media stampati con accesso alla Casa Bianca sottomettono la loro copia ai funzionari del governo per la recensione, la "correzione" e l'approvazione prima che raggiunga il popolo americano!
Persino la "progressista" editorialista di WND Ellen Ratner concorda – i media sotto un incantesimo!
Se pensate che stia esagerando, qui ci sono alcuni estratti chiave del pezzo:
"Le citazioni ritornano revisionate, spogliate delle metafore colorate, del linguaggio colloquiale e di tutto ciò che è anche leggermente provocatorio".
"Sono spedite per e-mail dal quartier generale di Obama a Chicago ai giornalisti che hanno intervistato dei funzionari della campagna sotto una importante condizione: l'uffcio stampa ha il potere di veto su quali dichiarazioni possono essere citate ed attribuite per nome".
"La maggior parte dei giornalisti, disperati di avere informazioni dai massimi strateghi del presidente, a malincuore concordano. Dopo le interviste, riesaminano le loro note, controllano i loro nastri registrati e trasmettono per la revisione i segmenti audio più succosi. Il verdetto dalla campagna elettorale – un'operazione che si gloria di rimanere costantemente sul copione – spesso è no, Barack Obama non approva questo messaggio".
"Adesso, con un ciclo di notizie Twitter di un millisecondo ed una cultura dei media inesorabile ed ossessionata dalle gaffe, i politici ed i loro consulenti richiedono ripetutamente che i giornalisti permettano loro il potere di revisione finale su ogni citazione pubblicata".
"L'approvazione della citazione è una pratica standard per la campagna di Obama, utilizzata da molti massimi strateghi e da quasi tutti gli aiutanti di medio livello a Chicago ed alla Casa Bianca – quasi tutti all'infuori dei portavoce che vengono pagati per essere citati. (E qualche volta si applica persino a loro). E' inoltre normale per tutta Washington e sulla pista della campagna elettorale".
"Molti giornalisti hanno parlato della revisione soltanto se veniva loro concesso l'anonimato, un'ironia alla quale non sono sfuggiti".
"Da Capitol Hill al Dipartimento del Tesoro, le interviste concesse soltanto con l'approvazione della citazione sono diventate la posizione automatica. Quei funzionari che osano dire ciò che pensano della scuola, ma spaventati dal rendere la più lieve osservazione fuori della direzione del messaggio, nascondono anche le più innocue ed anodine citazioni nell'anonimato sostenendo fermamente che sono riferite ad un "importante democratico" o a uno "stratega repubblicano".
"Quei giornalisti che hanno parlato pubblicamente hanno dichiarato che le limitazioni sembra stiano soltanto aumentando. 'Non è qualcosa di cui vado particolarmente fiero perché c'è una parte di me che dice: Non farlo, non accettare ai loro termini', ha dichiarato Major Garrett, corrispondente del National Journal".
E' stato difficile trovare un'organizzazione di notizie che non avesse accettato l'approvazione della citazione, sebbene con riluttanza. Organizzazioni come Bloomberg, Washington Post, Vanity Fair, Reuters e New York Times hanno tutte acconsentito ad interviste secondo queste condizioni".
Potrei andare avanti senza sosta. Vi esorto a leggere l'intera storia. Questa potrebbe essere la storia più importante pubblicata da anni dal New York Times.
Ciò che significa è questo: Quando gli americani leggono questi rapporti – sui giornali, le agenzie di stampa o internet – non stanno affatto leggendo realmente articoli di notizie. Stanno leggendo dei comunicati stampa approvati, preconfezionati dal governo e dai politici. Ma, ancora peggio, non vengono etichettati come tali. Vengono etichettati come notizie vere.
That’s how low the national press establishment has descended. And, when you read the story in its full context, you will understand that the concerns expressed about this practice by those submitting themselves to it are not ethical concerns. They are not concerns for the truth. They are concerns about their own convenience and for the loss of “color” in their stories.
Questo è come in basso è disceso l'establishment della stampa nazionale. E, quando leggete la storia nel suo contesto completo, capirete che le preoccupazioni espresse su questa pratica da coloro che ad essa si sottopongono non sono preoccupazioni etiche. Non sono preoccupazioni per la verità. Sono preoccupazioni sulla loro convenienza e per la perdita di "colore" nelle loro storie.
Lasciatemi dichiarare ciò che spero sia ovvio a tutti quelli che leggono questa colonna: Questo genere di capitolazione spontanea alla censura governativa non era la norma cinque anni fa, 10 anni fa, 20 anni fa o 30 anni fa. Questo è un fenomeno nuovo – deprimente ed allarmante per un veterano come me che non avrebbe mai accettato di sottomettere la sua copia per l'approvazione ai politici.
Questi cosiddetti giornalisti stanno vendendo il loro spirito etico e morale per l'accesso ai politici. E questa pratica solleva aspettative da parte dei politici di potere manipolare ripetutamente a proprio vantaggio la stampa. Questo rende il lavoro dei veri giornalisti – reporter indipendenti fedeli al loro mestiere – anche più difficile, perché sarà loro sbarrato l'accesso.
Mi ricorda del fatto che, proprio la scorsa settimana, a WND sono state negate le credenziali per fare la cronaca della Convenzione Nazionale Democratica. Perché pensate che a quella che è diventata una delle maggiori e più influenti agenzie d'informazioni del paese venga negato l'accesso alla sala della convenzione? Semplicemente perché i democratici sanno che non giocheremo secondo le loro regole di controllo come i membri del circolo della stampa dell'establishment.
Tutto ciò che posso dire di queste persone una volta considerate "colleghi" è che provo vergogna per loro. Sono mortificato. Stanno umiliando loro stessi ed un'istituzione vitale per ogni società libera.
Sembra che la minaccia più grande alla tradizione americana di una stampa libera ed indipendente non sia la coercizione governativa. E' la sottomissione volontaria della stampa ad essere manipolata e diretta dal governo e dai politici.



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