sabato 7 luglio 2012

Cinque Eroi Cubani :Cinquemila giorni d’ingiusta reclusione


Grazie alla compagna Gioia Minuti della redazione Granma Internacional, L'Avana - Cuba ecco il post :


Cinquemila giorni d’ingiusta reclusione

Gustavo Espinoza M.
  Dato che non è avvenuto un cambio radicale nelle decisioni del presidente degli Stati Uniti, lunedì 4 giugno sono trascorsi esattamente 5.000 giorni d’ingiusta reclusione dei 5 Eroi cubani detenuti dal governo nordamericano dalla fine del secolo scorso.
Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González, Gerardo Hernández e René González sono sempre le vittime dirette dell’odio delle amministrazioni yankee impegnate e punire il popolo di Cuba e a cercare di piegare la sua resistenza, un modo per far valere la loro autorità nel mondo contemporaneo.
Certamente è stato scritto molto attorno al tema e si continua a farlo, non con il proposito di convincere i giudici della Corte Federale della Florida, autori dell’ iniqua sentenza emessa agli inizi di questo secolo, ma come modo per ratificare all’umanità intera l’ assoluta convinzione d’innocenza in relazione alle vittime di questa obbrobriosa barbarie che continua ad indignare milioni di persone in tutti i paesi della terra.
Nel Perù, (dove vive l’autore NdT), come da tutte le parti, migliaia di persone dei due sessi in tutti questi anni hanno partecipato e sono intervenute alle manifestazioni per i Cinque. Manifestazioni, incontri pubblici, miting, piantonamenti, marce, conversazioni giuridiche, assemblee operaie, incontri giovanili, esposizioni di pittura, recite di poesie, proiezioni di pellicole, raccolte di firme, invio di petizioni, presentazioni radio e televisive, conferenze stampa, mozioni parlamentari si sono succedute ponendo ben in alto la parola: Solidarietà.
Come si ricorda, questi coraggiosi combattenti antiterroristi furono detenuti nel settembre del 1998, quando svolgevano l’incarico di conoscere - nelle stesse viscere delle strutture assassine che operano a Miami, protette dall’Agenzia Centrale d’Intelligenza degli Stati Uniti – i piani operativi che s’implementavano contro Cuba e che erano orientati ad assassinare persone e provocare ingenti danni materiali alla Patria di José Martí.
Precisamente nel compimento di quella missione, “i Cinque…”, come vengono chiamati nel mondo, avevano dato al governo di Cuba informazioni importanti sulle azioni terroristiche di quelle bande e dei loro principali dirigenti, come Luís Posada Carriles, Orlando Bush e altri.
Quelle informazioni furono consegnate alle autorità nordamericane, offrendo loro un avviso per far sapere che si trovavano nientemeno che seduti su un barile di polvere che poteva esplodere sotto di loro in qualsiasi momento.
Scoprendo il viso scaltro che abitualmente nascondono dietro a sorrisi diplomatici, gli uomini dei servizi segreti degli Stati Uniti decisero non d’investigare e arrestare i veri terroristi, ma misero in carcere coloro che avevano dimostrato un’indiscutibile verità.
Così le vittime divennero i giudicati e poi condannati, senza un giusto processo, a condanne barbare che dovettero essere in diversi casi, riviste e ridotte finalmente.
In effetti alcune delle prime sentenze: ergastolo più 10 anni di prigione per Antonio Guerrero; ergastolo più 18 anni, per Ramón Labañino; 19 anni di carcere, per Fernando González, sono state lievemente modificate grazie all’ondata di sdegno che avevano suscitato nel mondo. Gli altri due ergastoli più 15 anni per Gerardo Hernández e i 15 anni per René González, si sono mantenuti com’erano.
Come risultato del processo eseguito in Florida e della successiva revisione della causa, oggi René González – che è uscito dalla prigione di Marianna il 7 ottobre dell’anno scorso - vive in una sorta di reclusione domiciliare nello stato della Florida, che è diventato per lui un’enorme carcere, mentre i suoi compagni continuano a scontare le condanne nelle brutali prigioni yankee.
Il caso di quest’uomo generoso, negli ultimi mesi ha risuonato nel mondo come conseguenza di un infausto e doloroso fatto: la grave malattia che ha colpito suo fratello Roberto, uno dei suoi avvocati nella causa.
Grazie ad una petizione d’elementare umanità, sostenuta dalla Difesa, è stato autorizzato a viaggiare a Cuba e lo ha fatto tra il 28 marzo e il 13 aprile scorsi; poi è tornato negli Stati Uniti dove vive con grave rischio per la propria vita, circondato da poderose bande di assassini, con l’impegno d’ucciderlo.
La riduzione di alcune sentenze e questa sorta di libertà vigilata disposta contro René non hanno cambiato per niente la percezione che ha il mondo del caso dei Cinque.
Per questo non solamente non è diminuito, ma si è incrementato il livello di solidarietà con questa causa.
Dai diversi confini si sentono le voci che in tutte le lingue domandano al governo degli Stati Uniti la libertà dei Cinque.
La via si trova nelle mani del Presidente Barack Obama.
Terminati tutti i procedimenti d’ordine giudiziario senza che si faccia giustizia nei tribunali, il titolare della Casa Bianca potrebbe, con un uso legittimo delle sue facoltà costituzionali, far terminare il caso e disporre la libertà di questi Eroi e il loro ritorno immediato nella Patria cubana.
Una misura di questo genere non farebbe altro che rispondere ai criteri esposti nei distinti momenti da organismi certamente neutrali: la Commissione sulle Detenzioni illegali delle Nazioni Unite stabilì nel 2007 che la causa eseguita nella Florida era nulla, e che le vittime delle aberranti condanne dettate contro di loro avevano il legittimo diritto di recuperare la libertà.
Quando la decisione fu resa pubblica, l’allora presidente Gorge Bush stabilì che non si potevano accettare sentenze dettate con le stime di organizzazioni giudiziarie esterne e che si doveva agire solo con le stime dettate dalle stesse autorità giudiziarie degli Stati Uniti.
Quasi stesse aspettando d’ entrare in scena, la Corte Federale d’Atlanta emise pochi giorni dopo un documento simile, assicurando che i prigionieri cubani dovevano essere sottoposti ad un debito processo o liberati immediatamente, dato che non avevano commesso i delitti per cui erano stati incriminati.
Stavolta Gorge Bush tacque sul foro e tacque in tutte le lingue, E fece vergognose pressioni sul gruppo dei giudici della circoscrizione, perchè modificassero la loro sentenza, e così finalmente avvenne.
Oggi si sa che il procedimento giudiziario eseguito contro i cinque nei tribunali degli Stati Uniti è stato illegale. Non solamente perchè non corrispose mai a quello che si chiama ‘un debito processo legale’, ma perchè i giudici e le giurie della Corte hanno agito influenzati da azioni estremamente irregolari.
Si è saputo per esempio che la campagna di stampa contro i Cinque fu artificialmente pagata e finanziata per caricarla di menzogne che influissero nelle decisioni dei Tribunali di Giustizia degli Stati Uniti.
Testimoni comprati servirono come prove davanti a giurati e giudici; documenti fraudolenti sono stati usati per incriminare gli accusati; dichiarazioni false e calunniose hanno permesso alla Procura di portare accuse infondate.
Gli stessi procedimenti che avevano usato per uccidere Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti nel 1927, quelli che permisero d’assassinare sulla sedia elettrica Julios e Ethel Rosenberg nel 1953, sono stati usati stavolta contro i Cinque cubani considerati ingiustamente colpevoli.
I Cinque sono, e il mondo lo sa, uomini di pace, professionisti stimati, scienziati e poeti, tecnici e artisti, ma sempre persone utili alla società del nostro tempo, come ha detto di recente a L’Avana Ricardo Alarcon, Presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare.
I 5 sono ispirazione e guida per i lavoratori e il popolo cubano, impegnato oggi nei molteplici e complessi compiti per realizzare i cambi necessari al modello di sviluppo per perfezionare la società cubana e renderla sempre più efficiente e socialista.
Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando e René, figli di questo popolo, educati e forgiati dalla Rivoluzione, sono stati capaci di mantenersi fermi e irremovibili nonostante l’isolamento, dimostrando anche in totale solitudine la forza indistruttibile dei loro ideali, proclamando giorno e notte che sì che si può, che la Patria e il socialismo possono resistere e vincere. Per questo la lotta per liberarli, per farli tornare a casa immediatamente e senza condizioni, è una priorità per i cubani e un dovere per il quale ci dobbiamo moltiplicare senza tregua nè riposo, sino alla vittoria totale.
È tempo che il signor Barack Obama faccia onore alla giustizia e alla sua condizione di Premio Nobel per la Pace, e disponga l’immediata libertà dei Cinque Eroi, perchè si sono compiuti già più di 5.000 giorni d’ingiusta prigionia.(Fonte: Nuestra Bandera).


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