Angela Mori
Pubblichiamo volentieri questo dossier divulgato
dall’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia che fa
luce sul tentativo della destra eversiva di destabilizzare il paese con la
violenza e di rovesciare il legittimo governo venezuelano.
I.
VIOLENZE IN VENEZUELA: CHI, CHE COSA, COME, PERCHÈ
La
narrazione che le grandi multinazionali della comunicazione stanno raccontando
all’opinione pubblica di tutto il mondo è che “immense” mobilitazioni di
“manifestanti pacifici” vengono quotidianamente represse, con feriti e detenuti
dalle forze militari che mantengono al potere un “dittatore” (Nicolás Maduro)
respinto dalla maggioranza dei cittadini.
La realtà
è che dall’inizio del mese di aprile il Venezuela sta subendo un’offensiva
violenta da parte di una piccola, ma molto attiva, frangia della popolazione.
Le azioni comprendono un insieme di metodi di lotta, tra le quali i saccheggi
contro gli esercizi e gli enti pubblici e attacchi armati a agenti di polizia.
Questi
eventi si sono verificati con maggior concentrazione in cinque centri urbani
dell’area nord-costiera e in due zone della regione andina e hanno provocato 40
morti. E’ accertato che la maggior parte di quest’ultime siano avvenute durante
i saccheggi e gli attacchi dei presunti manifestanti contro altri civili,
militari e agenti di polizia.
Nonostante
le prove video presentate, la narrazione che le grandi multinazionali della
comunicazione hanno raccontato al mondo è che, durante le mobilitazioni,
manifestanti pacifici sono stati repressi, feriti e incarcerati dalle forze
militari.
Alcuni elementi chiave per capire
ciò che sta accadendo realmente in
Venezuela:
1.
L’obiettivo della violenza è l’ingovernabilità. Per
questo vengono attuate operazioni di protesta utilizzando diversi livelli di
violenza che intendono bloccare le vie di transito nelle principali
città, strade e autostrade
2.
Da un punto di vista simbolico-emozionale, questi eventi
intendono delegittimare l’azione dello Stato specialmente
per quanto riguarda il monopolio dell’uso della
violenza, per questo si insiste sulla presunta partecipazione di “uomini
vestiti di nero”, “collettivi” o civili con uniformi militari e della poliz
L’idea è mostrare e trasformare lo Stato in “illegale”. L’obiettivo è la
criminalizzazione delle azioni delle forze dell’ordine come la Guardia Nazionale
Bolivariana e la Polizia Nazionale Bolivariana, con l’attribuzione, senza prove
o documenti, di azioni illecite o criminali.
3.
L’ipotesi e il modello di conflitto emerso è,
senza dubbio, bellicoso: nei racconti dei media sono
“manifestanti”, mentre nella realtà dei fatti sono combatt Lo scopo della
guerra è la distruzione dello Stato. Per questo non ci sono vittime (anche nel
linguaggio giornalistico si usa poco questo termine) ma “martiri” o “caduti”
nella lotta, quando si parla dei loro sostenitori, mentre si parla di “sbirri
eliminati” quando si tratta di agenti militari o della polizia.
4.
Dal punto di vista simbolico-discorsivo, il carattere
bellicoso del conflitto contribuisce a “naturalizzare” l’uso di dispositivi e
indumenti adatti alla guerra: caschi, cappucci, maschere anti gas, camice a
maniche lunghe, guanti e, in alcuni casi, tubi o armi fatte in case o
convenzionali.
5.
Dal punto di vista propagandistico il copione mostra
quindi uno scontro asimmetrico tra i “manifestanti” che lottano per i propri
diritti con astuzia e volontà, contro una “dittatura” che dispone dei mezzi
umani e tecnici per violare i diritti fondamentali. Si tratta di “combattenti”
che, senza uscire dalla categoria di “soldati-massa”, sono stati addestrati ad
assumere diversi ruoli e utilizzare diverse forme di lotta. Possono agire come
attivisti politici e sociali che protestano pacificamente, gestori di reti
sociali o attivisti urbani che esercitano diversi gradi di violenza per
instaurare il caos e l’ingovernabilità.
6.
Questa caratterizzazione del conflitto spiega il
sistematico e ordinato attacco rivolto contro la Guardia Nazionale dall’inizio
di questa nuova fase del conflitto, attribuendogli automaticamente la
responsabilità di tutte le v In quasi tutti i casi, sono sprovvisti di prove e
documenti che avvalorino la segnalazione e non posseggono nessuna prova.
I dati indicano che l’utilizzo della Guardia Nazionale è stato corretto e la
sua azione ha registrato delle conseguenze fatali solo in tre casi (che sono
tuttora sotto indagine). Fino ad oggi, la morte di un solo manifestante,
Gruseny Canelón, a Barquisimeto, è stata attribuita alla Guardia. Nonostante la
Polizia di Carabobo, con due casi,registra il maggior numero di segnalazioni di
morti di civili, il fuoco mediatico si centra sulla componente militare.
Durante le “guarimbas” del 2014 furono
assassinati sei componenti della Guardia Nazionale.
7.
Negli ultimi giorni, si sta cercando di acuire la
situazione di scarsità dei beni di prima necessità derivata dal blocco del
trasporto di ortaggi e prodotti agricoli a Merida e Tachira, e possibilmente
altri stati che producono alimenti non industriali come Apure e Guarico.
Definizione
dell’escalation violenta
Utilizzati
costantemente per più di un decennio, gli elementi identificati da Gene Sharp
nel suo manuale sui colpi di stato e sul “riscaldamento della piazza”, hanno avuto
la loro prima manifestazione tangibile in
Venezuela nel 2014 durante La Salida.
Tuttavia,
nel 2017 l’evoluzione dei “metodi di lotta”, caratterizzati da una
mobilitazione di massa, sbarramenti, occupazione abusiva delle strade e
tentativi di irruzione in edifici pubblici, sono stati applicati in modo più
elaborato sotto il falso nome della “resistenza pacifica” e “protesta non
violenta”.
La
violenza organizzata ha obiettivi semplici ma ben articolati: presentare lo
stato venezuelano come “repressore” che impedisce la “protesta pacifica”; far
arrivare all’estero l’idea di una presunta “lotta pacifica” che si converte in
violenta “a causa del regime”, la copertura mediatica sproporzionata di una
violenza sfrenata e l’omissione della realtà dietro ogni vittima.
Inclusione del terrorismo e dei paramilitari in
tappa embrionale.
La
profanazione di tombe e l’utilizzo di urne funerarie come barricate, l’uso
della violenza pianificata e brutale contro beni e persone, gli attacchi
organizzati contro organi di sicurezza, l’uso congiunto di saccheggi e furti,
la partecipazione di gruppi vandalici, i tentativi di creare delle barricate e
la diffusione del caos urbano e della violenza sproporzionata in proteste
contro le persone che cercano chiaramente di provocare vittime, sono tutte
situazioni-espressioni-simboli che cercano di instaurare il terrore.
Si cerca
ancora una volta di smembrare i fragili accordi di coesistenza che disciplinano
la società venezuelana.
Questo ciclo violento potrebbe arrestarsi?
Le variabili per fermare il ciclo violento di una
parte della opposizione venezuelana, così come le sue cause, sono molteplici e
provengono da diverse motivazioni. Secondo l’istituto di ricerca Hinterlaces,
l’80% della popolazione venezuelana condanna gli episodi di violenza delle
ultime settimane.
Disarticolazione dei focolai di violenza e paramilitarismo
Non è la
prima volta che manifestanti violenti, convocati dalla coalizione che riunisce
le forse dell’opposizione (MUD), attaccano presunti “infiltrati chavisti” nelle
loro marce. Sono gli stessi oppositori che si aggrediscono tra di loro. Si
tratta di linciaggi all’ordine del giorno in questa nuova ondata di violenza
terrorista nel paese iniziata ad aprile. Ma i mezzi d’informazione
dell’opposizione hanno ignorato questi eventi.
Un
fotografo dell’agenzia spagnola EFE è stato vittima di un pestaggio: gli hanno
tolto la maschera antigas e il casco, che poi ha recuperato. Miguel Gutiérrez
ha dichiarato che, all’improvviso, un gruppo di oppositori ha cominciato a
colpirlo, gli hanno preso il casco e la maschera antigas che stava indossando.
Giornalisti
dell’agenzia di stampa Reuters, accreditati in Venezuela, hanno riconosciuto
che è diventato frequente, nelle azioni di strada, la presenza di persone
incappucciate che chiedono ai giornalisti di scattare foto senza che i membri
dei gruppi violenti appaiano nelle immagini.
I
giornalisti di Reuters hanno anche ritrattato di aver pubblicato per “errore”
che un cameraman veniva represso dalle forze di sicurezza mentre ciò che realmente
stava succedendo è che un membro della guardia nazionale, al contrario, lo
stesse soccorrendo perché vittima della violenza dei “manifestanti pacifici”.
Il cameraman è stato aiutato dalla polizia antisommossa durante una
manifestazione contro il presidente Nicolás Maduro, a Caracas il 26 aprile 2017.
I. MAINSTREAM IN ITALIA E
LA DITTATURA MEDIATICA
La
narrazione dominante ci racconta, in maniera distorta, che in Venezuela siano
in corso manifestazioni pacifiche e democratiche contro il governo chavista,
che risponde con una brutale repressione.
La stampa
parla indistintamente di repressioni durante le “manifestazioni pacifiche”, ma
purtroppo una buona parte finiscono in atti vandalici e terroristici. E’
importante studiare singolarmente i casi delle morti durante le violenze
iniziate dal mese di aprile e non considerare un unico blocco come fa la stampa
mainstream internazionale.
Non tutte
le vittime sono collegate alle proteste, né tantomeno alla “repressione delle
forze dell’ordine”.
È
preoccupante che gli atti violenti e le “proteste pacifiche” vengano realizzati
nei municipi governati dall’estrema destra, che fa opposizione al governo
nazionale, finanzia e promuove atti di violenza e di terrorismo: blocca le
strade; conduce attentati contro scuole e strutture sanitarie pubbliche.
In uno
degli atti violenti, terrorista più assurdo dall’inizio di questo ciclo di
violenze, mercenari al soldo delle proteste hanno assediato e dato fuoco
all’Ospedale Materno Infantile “Hugo Chávez Frías” di El Valle. All’interno
c’erano 58 neonati, alcuni in terapia intensiva, costretti all’evacuazione.
Istigazione alla
violenza all’estero
Molteplici
sono state le istigazioni da parte di manifestanti “pacifici” ad operare atti
di protesta presso le rappresentanze diplomatiche del Venezuela all’estero
(Italia, Spagna, Panama, Guatemala, Bruxelles, Messico e Costa Rica).
Il
direttore del giornale venezuelano El Nacional ha
fatto un richiamo esplicito, istigando alla violenza verso
le ambasciate e le sedi diplomatiche.
Le sedi
diplomatiche sono state ricoperte di manifesti, candele, striscioni e croci
nere con i nomi delle “vittime”. Attraverso i social networkcircolano (anche in Italia)
messaggi con istigazione a delinquere, dove si invita pubblicamente a aggredire
anche i figli dei funzionari.
In
questo tweet si
invita ad usare la violenza (letteralmente
“uccidere”) contro l’Ambasciatore del Venezuela in Spagna, Mario
Isea.
Alcuni
titoli della stampa in Italia:
Radio Televisione italiana RAI
Venezuela, opposizione in piazza: l’escalation di
violenza non si ferma più (RaiNews 09 maggio 2017)
Venezuela, proteste e dura repressione (Rai TG3 04.05.2017)
Venezuela nel caos, sono 30 i morti nelle proteste. Il
presidente Maduro minaccia di uscire dall’Osa. (Rai News 26 aprile 2017).
Quotidiani nazionali in Italia:
Venezuela, scontri a Caracas: ucciso leader
studentesco. Oltre 300 feriti(La Repubblica
04 maggio 2017).
Maduro: “Riformiamo lo Stato”.
Opposizione in piazza, “sta tentando un
golpe”. Durissimi scontri (La Repubblica
02 maggio 2017).
La Notte di Caracas. “Un paese in preda al caos, tra repressione politica e
tracollo dell’economia” (La Repubblica 05 maggio 2017)
Studenti, civili massacrati dalla polizia e dai colectivos, bande armate» – TG5 30 aprile 2017.
«La polizia schiaccia sotto le ruote dei blindati
i manifestanti» (Il Fatto
Quotidiano, 6 maggio 2017)
«La libertà di stampa in Venezuela è compromessa
da tempo» (Il Fatto
Quotidiano 6 maggio 2017)
«Ragazzo vestito di bianco triturato dal blindato
del governo. Il mondo è silenzioso» (Il Giornale, 8 maggio 2017)
«Venezuela, ingiusto Maduro: il dittatore senza
qualità» (Il Fatto
Quotidiano, 29 aprile 2017)
Stampa e acceso a internet in Venezuela
Delle
oltre 1.000 emittenti radio e televisive alle quali il governo ha concesso il
permesso di operare il 67% sono private, il 28% sono nelle mani delle comunità
e il 5% sono di proprietà dello Stato. Dei 108 giornali quotidiani che ci sono,
97 sono privati e 11 pubblici.
Quasi il
70% della popolazione venezuelana ha acceso a Internet. Secondo gli esponenti
politici che attualmente fanno opposizione al governo nazionale, in Venezuela
non c’è libertà di espressione.
(Conatel:
16 milioni 728 mila 894 venezuelani possono accedere ad internet
quotidianamente, questa cifra rappresenta il 62,5% della popolazione con età
uguale o maggiore ai sette anni), permettendo l’accesso ai social: Facebook,
Twitter, Istagram, Periscope, ecc.
III. LE
VITTIME: CHI LE HA
PROVOCATE, CHI CI SPECULA
Scrive
Maurice Lemoine su Le Monde Diplomatique di maggio 2017: «La rabbia
delle oligarchie si rivolge contro il paese, simbolo della resistenza, che
occorre assolutamente far cadere»: il Venezuela.
Il
ministro del Potere Popolare per la Difesa, Vladimir Padrino López, ha negato
l’uso di armi da fuoco durante le manifestazioni da parte della Guardia
Nazionale in risposta alle accuse avanzate a proposito da settori
dell’opposizione. Intervista a RT (10/05/2017)
“Finora,
purtroppo, durante gli scontri ci sono stati 36 morti, 22 dei quali (il 61%) a
causa di colpi di armi da fuoco. è doveroso informare che le armi da fuoco non
possono essere utilizzate durante le manifestazioni pubbliche. L’utilizzo di
armi era permesso prima della Costituzione del 1999, prima che il comandante
Hugo Chávez desse priorità al rispetto dei diritti umani. È importante
ricordare che la Quarta Repubblica (i governi prima di Chávez) la Guardia
Nazionale durante le manifestazioni utilizzava armi e come fucili FAL calibro
7,62″.
“Oggi le
forze dell’ordine, tra cui la Guardia Nazionale, la componente che ha il
compito di mantenere l’ordine interno, non usano armi letali. Le manifestazioni
(organizzate dai cittadini) senza armi, previste dalla Costituzione sono un
diritto intoccabili, ma quando la stessa marcia diventa un atto violento, perde
il suo carattere pacifico.”
“In
Venezuela c’è un tale livello di violenza che abbiamo dovuto utilizzare la
Guardia Nazionale della forza armata per restaurare l’ordine. Non è corretto
dire che c’è stata la repressione delle manifestazioni pacifiche, contro le
persone che alzano le bandiere o slogan che stanno esercitano i propri diritti.
Ma quando ci sono cecchini le manifestazioni smettono di essere pacifiche”.
“Chi
blocca la strada sta limitando il diritto alla libera circolazione di un altro
cittadino. Tutti i nostri diritti hanno un limite e quel limite si trova
proprio dove inizia l’altro”.
Perché ci
sono cittadini processati in via giudiziaria? Perché ci sono delle eccezioni.
Delle cause civili se ne occupa il Pubblico Ministero, ma dobbiamo ricordare
che la giustizia militare esiste, è sancita dalla Costituzione della Repubblica
Bolivariana del Venezuela (sezione 261), e fa parte del sistema giudiziario
venezuelano. Quando la Procura Militare agisce, è perché c’è un reato di natura
militare. Ci sono reati militari che possono essere commessi da militari o
civili. Ad esempio, i reati di tradimento alla patria, incitamento alla rivolta
o ribellione, oltraggio a pubblico ufficiare o sottrazione di effetti militari
sono reati militari che sono imputabili a chi li commette a prescindere dallo
stato civile o militare. Quando una guardia nazionale viene attaccata o le si
sottraggono o minacciano i beni militari, agisce anche la Procura Militare che
opera su tutto il territorio nazionale.
Alcune vittime :
- MIGUEL ÁNGEL COLMENARES MILANO (36 anni) – (11/04/2017): è deceduto a causa di diverse ferite
riportate a seguito dell’esplosione di due ordigni esplosivi a
Barquisimeto, stato Lara.
- GRUSENY ANTONIO CANELÓN SCIRPATEMPO (32 anni) –(11/04/2017): è stato
colpito da una raffica di proiettili nella regione intercostale destra
durante una manifestazione nel Distribuidor Bellas Artes de Cabudare,
stato Lara.
- BRYAN DAVID JIMÉNEZ PRINCIPAL (14 anni) – (12/04/2017): è deceduto per le ferite da arma da
fuoco riportate durante un incidente nell’urbanizzazione Città socialista
Alí Primera di Barquisimeto, stato Lara.
- NIUNAR JOSÉ SANCLEMENTE BARRIOS (28 anni) – (19/04/2017): Questo funzionario della Guardia
Nazionale Bolivariana stava controllando la manifestazione a Los Teques,
quando un soggetto ignoto ha sparato contro la Guardia Nazionale. È stato
ferito al petto ed è stato trasferito alla clinica Docente del Paso nello
stato di Miranda, dove è poi deceduto.
- PAOLA ANDREINA RAMÍREZ GÓMEZ (23 anni) – (19/04/2017): si
trovava in prossimità del quartiere Plaza Las Palomas San Carlos, stato
Tachira, quando è stata colpita da un proiettile che le ha perforato i
polmoni. L’assassino, che è già stato processato e imputato dal pubblico
ministero, ha sparato dal tetto della sua casa.
- ALMELINA CARRILLO VIRGÜEZ (48 anni) – (23/04/2017): è deceduta dopo essere stata colpita
con un oggetto contundente alla testa, colpo che ha causato un grave
trauma cranico con frattura aperta del cranio. L’oggetto è stato gettato
da un edificio ubicato nella zona Candelaria del Distretto Capitale.
- ALBERT ALEJANDRO RODRÍGUEZ APONTE (16 anni) –(20/04/2017): È morto
di asfissia a causa dei gas lacrimogeni usati per controllare una
manifestazione nel quartiere di El Valle a Caracas.
- JESÚS LEONARDO SULBARÁN (41 anni) – (24/04/2017): è stato colpito da uno sparo al collo
mentre era riunito con un gruppo di persone sul viadotto Campo Elias,
nella capitale dello stato di Merida.
- JUAN PABLO PERNALETE LLOVERA (20 anni) – (26/04/2017): il giovane è stato ferito durante una
manifestazione a Altamira. In seguito è stato trasferito in un ospedale di
Chacao, dove è entrato senza segni vitali con un ematoma al petto
sinistro. Si presume sia stato ucciso con l’utilizzo di metodi usati per
il sacrificare il bestiame.
- ANGEL MOREIRA (28 anni) – (02/05/2017): è deceduto dopo
essere stato investito da un veicolo che schivava una manifestazione
che si stava tenendo sull’autostrada Prados del Este, comune Baruta nello
stato di Mirand
- ANA VICTORIA COLMENAREZ DE HERNÁNDEZ (43 anni) –(02/05/2017): morto
in un incidente stradale accaduto al chilometro 174 della strada Valencia
– Puerto Cabello, all’altezza del distributore Girardot, il risultato di
una collisione con una barricata che era sulla strada.
- ARMANDO CAÑIZALES (18 anni) – (03/05/2017): è deceduto a
seguito di una manifestazione che si svolgeva all’altezza del ponte che
unisce Las Mercedes con l’autostrada Francisco Secondo le prime versioni,
sarebbe stato ucciso da un lacrimogeno sparato dalla polizia. Si presume
che ad ammazzare il ragazzo sia stato un proiettile sparato da una delle
armi artigianali di cui si servono i gruppi radicali.
- ANDERSON ENRIQUE DUGARTE (32 anni) – (10/05/17):
conducente di mototaxi è deceduto dopo essere stato ferito durante una
manifestazione dell’08 di maggio nel municipio Libertador nello stato
Mérida.
- MIGUEL CASTILLO BRACHO (27 ANNI) (10/05/17): è deceduto
dopo essere stato ferito durante una manifestazione a Las Mercedes,
municipio Baruta nello stato Miran Si sta ancora investigando sulla morte
del giovane.
- YEY AMARO (37 anni): agente di polizia nello stato di
Lara, è stato investito da un veicolo guidato dai manifestanti
dell’opposizione l’11 aprile dopo aver tentato di mediare in occasione
delle proteste.
- OLIVER VILLA CAMARGO: è stato assassinato con un colpo
di arma da fuoco alla testa mentre in auto stava cercando di superare una
barricata.
Alcuni dei decessi non direttamente collegati
alle proteste
- Otto persone sono rimaste folgorate il 20 di aprile
mentre provavano a fare irruzione nel panificio El Valle che aveva una
porta elettrificata.
- JAIRO ORTIZ, uno studente di 19 anni, è stato colpito
dall’ufficiale di polizia Rohenluis Leonel Mata nello stato di Mir Dopo
aver dimostrato l’innocenza di Ortiz, la polizia venezuelana ha
immediatamente arrestato l’ufficiale.
- RICARDA DE LOURDES, una donna di 83 anni, è morta nella
sua casa a Caracas il 10 aprile colpita da idrocefa Quando i suoi
sintomi si sono palesati all’inizio della giornata, non è
stato possibile trasportarla in un vicino ospedale perché i manifestanti
dell’opposizione avevano bloccato tutte le strade
del quartiere, impedendo alle ambulanze di soccorrerla. Sua figlia ha
dichiarato: i «guarimbeiros [manifestanti] non ci
hanno lasciati passare quando [in seguito a un attacco cerebro-vascolare]
– abbiamo cercato di portarla alla clinica Las Mercedes.
Va sottolineato il ruolo delle informazioni false diffuse
nelle reti sociali
Manifestante
gravemente ustionato dopo aver lanciato una bomba molotov contro la
motocicletta di un agente della polizia venezuelana che è esplosa a seguito
dell’impatto.
Regioni e municipi oppositori
I focolai
violenti sono situati nei comuni che sono governati dai partiti di opposizione.
Nella maggior parte dei casi, le autorità di questi enti appoggiano
direttamente gruppi che organizzano atti violenti o se ne allontanano in
maniera intenzionale per non prendere finanziamenti politici.
I manifestanti violenti sono pagati
L’8
aprile scorso, Guido Rodríguez è uno degli assalitori contro la Direzione
esecutiva della magistratura in Chacao, stato Miranda. Questa la sua confessione:
«Mi hanno proposto di bruciare e fare atti vandalici per 300.000 bolivares al
giorno».
Manifestanti “pacifici” lanciano escrementi
I
manifestanti hanno lanciato bottiglie riempite con escrementi contro funzionari
della Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) e la Guardia Nazionale Bolivariana
(GNB), in segno di protesta. La nuova forma di protesta si è vista a Caracas.
Tuttavia, ci sono stati anche segnalazioni in altri stati: Mérida, Táchira e
Carabobo. Alcuni soldati hanno avuto dei malori a causa degli escrementi
sprigionati dalle bottiglie al momento dell’impatto con i carri armati.
Batteri,
virus e parassiti possono causare una varietà di malattie e possono infettare
qualsiasi parte del corpo. Salmonellosi, la febbre paratifoide,
shighellosi, epatite virale, amebiasi, sono solo alcune delle malattie che si
possono contrarre dal lancio di queste “armi batteriologiche” a tutti gli
effetti.
Chi è l’opposizione?
«Se
potessero bruciare il Venezuela oggi stesso lo farebbero». Lo dichiara al
telefono con suo padre Diana D’Agostino, moglie di Henry Ramos Allup, dirigente
dell’opposizione. D’Agostino si sta riferendo al partito d’estrema destra
dell’opposizione Voluntad Popular.
“Carmelo
Zambrano, leader del partito Primero Justicia a Caracas, ha assoldato e pagato
giovani per compiere atti di vandalismo e terrorismo. Secondo le confessioni
delle persone coinvolte, Zambrano riceve le linee guida dalla direzione
nazionale di Primero Justicia, identifica le persone giuste e distribuisce i
soldi. Guido Rodríguez, giovane arrestato dopo aver attaccato con materiale
incendiario la Direzione Esecutiva della Magistratura (ente del Tribunale
Supremo de Giustizia), ha dichiarato di aver ricevuto 300.000 bolivares per
realizzare atti violenti in quel giorno. Nella sua confessione, Guido Rodríguez
ha indicato che aveva lavorato nel passato con Primero Justicia Juvenil a
Chacaíto: “Mi hanno proposto di andare alla manifestazione di oggi e di
bruciare qualcosa…di fare atti vandalici, insomma. Che mi avrebbero pagato
300.000 bolivares e li ho già ricevuti”.
La “dittatura”? Quintali di elezioni
Ma in un
regime politico presidenziale come il Venezuela, non è il Parlamento a poter
convocare le elezioni ma il Consiglio Nazionale Elettorale.
Il
presidente Nicolás Maduro ha dichiarato pubblicamente che nel 2018, come
previsto dalla Costituzione, si terranno le elezioni presidenziali.
In
Venezuela ci son sono state elezioni nel 2013, vinte da Nicolas Maduro; le
prossime elezioni sono previste per l’anno prossimo. La verità è che una parte
della opposizione non le vuole, così come non ha voluto il referendum
revocatorio: c’erano dei termini ben precisi, ma non li hanno rispettati.
Dal 1999
(anno in cui fu eletto Hugo Chávez,) in 18 anni, si sono svolte 25 elezioni,
compresi i referendum costituzionale e il referendum revocatorio (il Venezuela
è l’unico paese al mondo che stabilisce nella Costituzione la possibilità di
revocare il presidente a conclusione della metà del mandato presidenziale); in
pratica, in questi 18 anni, in Venezuela ci sono stati uno o due processi
elettorali all’anno.
Assemblea Costituente
La
Costituzione stabilisce (Art. 348) chi può convocare il potere costituente: A)
il Presidente della Repubblica B) le 3/4 parti dei membri del parlamento C) i
2/3 dei consigli municipali e D) il 15 % degli elettori iscritti nel Registro
Elettorale venezuelano.
L’ambasciatore
del Venezuela in Italia ed ex Procuratore Generale della Repubblica, Isaías
Rodríguez, ha dichiarato che tutti i settori del paese, sia il Governo
Nazionale che l’opposizione e i movimenti sociali, devono partecipare
all’Assemblea Nazionale Costituente, convocata dal presidente della Repubblica,
Nicolás Maduro. “La cosa importante è che a questa Assemblea Nazionale
Costituente partecipino tutti i settori del paese”.
In tal
senso, Rodríguez –vicepresidente della Commissione Presidenziale del Potere
Popolare Costituente –ha sottolineato la proposta avanzata dall’Esecutivo di incorporare
le grandi missioni sociali, come anche i diritti della gioventù venezuelana,
nella nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Il
diplomatico venezuelano ha invitato il potere popolare ad analizzare questo
invito del Presidente, che ha come obiettivo quello di trovare una soluzione
rapida e pacifica alla situazione politica del paese. “Invoco la saggezza del
paese, che ne ha molta. Un paese che affronta tutte queste congiunture è
rimasto in pace e non è caduto nelle provocazioni dell’opposizione (…) Sento
che c’è un livello di coscienza, di senso civico, un livello di capacità che
pochi popoli hanno. Convoco questo stesso popolo a studiare con saggezza
l’offerta fatta (dal presidente Maduro), per risolvere la situazione perché credo
che la decisione sia stata presa con raziocinio”, ha evidenziato.
Come viene convocata l’Assemblea Costituente?
Il Capo
di Stato ha convocato l’Assemblea Nazionale Costituente, in accordo con quanto
stabilito dall’articolo 347 della Costituzione, con l’obiettivo di preservare
la pace e la stabilità della Repubblica.
In
seguito alla convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente l’opposizione
di destra ha immediatamente protestato gridando al golpe e minacciato di
«colpire» il paese, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Assemblea
Nazionale Julio Borges, uno dei massimi dirigenti delle forze che si oppongono
al chavismo.
Dal 2013
l’opposizione ha richiesto a gran voce la convocazione di un’Assemblea
Costituente per favorire la riconciliazione del paese. Si tratta, curiosamente,
degli stessi dirigenti che adesso la rifiutano categoricamente, spalleggiati
dalla stampa internazionale che grida al golpe. Nonostante l’intera procedura
attivata da Maduro rispetti alla lettera il dettato costituzionale.
I tweet
scritti a suo tempo da vari dirigenti dell’opposizione, allora richiedevano
l’immediata convocazione di un’Assemblea Costituente. Personaggi di primo piano
come Freddy Guevara, Luis Florido, Maria Corina Machado e Leopoldo López. Il
dirigente di Voluntad Popular Freddy Guevara nel 2014 richiese di convocare la
Costituente per poter cambiare tutti i poteri pubblici.
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VOCI PER IL DIALOGO
Papa Francesco
“Non si è
risolta perché le proposte non sono state accettate e so che ora si sta
insistendo (…) ci sono condizioni molto chiare. Parte dell’opposizione non
vuole il dialogo. È curioso, la stessa opposizione è divisa”.
Pepe Mujica (Ex presidente del Uruguay)
“Quello
che mi spaventa di più del Venezuela è l’opposizione, o una gran parte di essa.
Credo che ci sia un clima di radicalizzazione che si è trasformata in
irrazionale e che nel lungo periodo finisca per favorire la destra. Questo è
molto pericoloso dato che c’è Trump negli Stati Uniti. Siamo ormai abituati
alla retorica della difesa della democrazia, dei diritti umani, contro le armi
di distruzione di massa. E dopo arriva sempre il terribile intervento armato
degli Stati Uniti. Il peggio che possiamo fare come latinoamericani è fare da
sponda all’interventismo. La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro
nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente”.
Pérez Esquivel (Nobel per la Pace)
“Il
Venezuela soffre una crisi imposta dagli Stati Uniti, che non vuole perdere il
controllo continentale e cerca di impedire l’autodeterminazione dei popoli
attraverso golpe morbidi”. È già accaduto in Honduras, Haiti, Paraguay e in
Brasile, si tratta di “golpes blandos” che hanno avuto successo. I mezzi di
comunicazione si sono posti al servizio dei grandi interessi economici e
politici, e per questo cercano di screditare il governo venezuelano attraverso
notizie falsate per provocare il deterioramento generale”.
Celac
Il
Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro ha
invitato a El Salvador, Nicaragua, Saint Vincent e Grenadine, Repubblica
Dominicana e Uruguay come accompagnanti del dialogo nazionale tra il governo e
l’opposizione.
Il
ministro degli esteri venezuelano ha ringraziato questi paesi fratelli della
Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) per la loro
disponibilità a sostenere la patria di Bolívar per preservare la pace, nel
quadro del rispetto della sovranità.
Dopo la
riunione straordinaria tenutasi il 2 maggio a El Salvador, il Ministro degli
Affari Esteri del Venezuela, Delcy Rodríguez ha dichiarato che i paesi membri
della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi si sono espressi a
favore del dialogo nazionale promosso dal Capo di Stato venezuelano
dall’ottobre 2016, come l’unico modo per consolidare la pace.
Documento informativo
*Ultimo
aggiornamento: 16.05.2017
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