Sono passati diversi anni, in alcune parti d'Italia
anche quindici, in cui in alcune città si sono intrapresi percorsi sullo sport
popolare. Dai percorsi iniziati nella città di Napoli sono nate tre squadre di
calcio popolare (Quartograd, Stella
Rossa, Lokomotiv Flegrea e Afro Unite) e due palestre popolari (Palestra Popolare Vincenzo Leone e Palestra
Popolare Villa Medusa). Tutti questi progetti hanno in comune diverse cose:
essere completamente autorganizzate e
portare avanti valori come l'antifascismo, l'antirazzismo e
l'antisessimo; essere
completamente autofinanziati e opporsi alla logica capitalistica di trasformare
anche i più bei sport in una occasione per fare profitto. E' da questi
presupposti che vogliamo intavolare un tavolo di discussione e di confronto
anche con altre esperienze, tipo quella venezuelana e cubana, che hanno fatto dello sport popolare una
pratica politica. Discutere, dunque, di come lo sport popolare stia diventando
sempre più uno strumento rivoluzionario, utile per entrare in contatto con
porzioni di classe altrimenti difficilmente intercettabili. Porzioni di classe
marginalizzate, che, con la crisi e la riorganizzazione capitalistica del
lavoro stanno diventando sempre più ampie e importanti per il processo
rivoluzionario. Lo si è visto nei cortei del 14 dicembre 2010 e 15 ottobre 2011
a Roma. In quei frangenti subalterni completamente estranei a strutture
politiche o a qualunque organizzazione classica (partiti e sindacati) si sono
presi, giustamente, la scena scavalcando in termini di conflitto qualunque
struttura di movimento. E' da quelle giornate che ci chiediamo come organizzare
queste soggettività di classe a cui, evidentemente, manca un'organizzazione.
Come intercettarle visto che, a nostro avviso, rivestono sempre più un ruolo
centrale nel processo rivoluzionario. Vediamo come, infatti, la
ristrutturazione capitalistica sta portando ad un assottigliamento delle
differenze tra garantiti e non garantiti, eliminando qualsiasi forma di tutela
conquistata con anni di lotte. La produzione e le relazioni sociali, negli
ultimi trent’anni, hanno conosciuto trasformazioni radicali che hanno
determinato la progressiva scomparsa dei vecchi rapporti di produzione e
dell’organizzazione tradizionale del lavoro nel mondo occidentale. Oggi, la
quota di lavoratori garantiti, con la speranza di una pensione e la possibilità
di godere dei diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori si riduce sempre di
più ed è possibile affermare, dati alla mano, che sia già minoritaria.
Assottigliamento delle differenze, naturalmente, verso il basso. La pressione
salariale scaturita da un tasso di disoccupazione ai suoi record storici e lo sfruttamento semi-schiavista dei lavoratori
immigrati, si impone come ricatto alla forza-lavoro autoctona. Per
sopravvivere è necessario accettare qualsiasi condizione viene proposta. Oggi
le acque in cui ci muoviamo sono la costante precarietà lavorativa,
l'eliminazione costante di ogni diritto economico e sociale conquistato dalle
lotte di classe degli anni precedenti, la forte presenza migrante nei posti
centrali della produzione capitalistica, dal comparto logistico semi
schiavizzante al lavoro nero. Queste porzioni di classe si sono pian piano
distaccate dalla rappresentanza politica, vista sempre più come il nemico da combattere
piuttosto che come l’alleato da votare. Quando ha potuto, poi, è eruttato in
scontri di piazza di una intensità mai vista in Italia, almeno negli ultimi
vent’anni, facendo intuire le potenzialità conflittuali di tale soggetto. Se
queste sono le condizioni oggettive, manca ancora una presa di coscienza
soggettiva di classe tale da trasformare il sentimento di rabbia in proposta
politica. Questa è la direzione nella quale ci muoviamo. Nel farlo, siamo
consci di non bastare a noi stessi. Il compito, infatti, è sicuramente più
grande delle nostre sole forze. Ma il nostro compito è anche provarci
attraverso un lungo e grigio lavoro quotidiano. Per questo, secondo noi, è
importante lavorare su questi porzioni di classe sempre più numerosa e centrale.
Ed uno
dei modi da noi individuato, oltre al grigio lavoro territoriale quotidiano, è
lo sport popolare. Con questi presupposti e analisi nel marzo del 2013 nasce la
Palestra Popolare Vincenzo Leone.
Uno strumento di aggregazione, socializzazione e crescita collettiva. Capire come inserire questi percorsi in quelli più generali che ci vedono impegnati tutti i giorni nelle strade, nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche.
Discutere, anche, delle difficoltà, delle differenze, degli obiettivi. E' questo quello che vuole essere questo tavolo di discussione. Una discussione che ci arricchisca e che ci rafforzi il cammino verso la rivoluzione.
Uno strumento di aggregazione, socializzazione e crescita collettiva. Capire come inserire questi percorsi in quelli più generali che ci vedono impegnati tutti i giorni nelle strade, nelle scuole, nelle università e nelle fabbriche.
Discutere, anche, delle difficoltà, delle differenze, degli obiettivi. E' questo quello che vuole essere questo tavolo di discussione. Una discussione che ci arricchisca e che ci rafforzi il cammino verso la rivoluzione.
immagini e logo dei Compagni della mensa occupata
Napoli
foto tratte da
mensa occupata Napoli |
logo mensa occupata |
foto tratte da
Verso il II Incontro Italiano di Solidarietà con la
Rivoluzione Bolivariana
Napoli - 10-11-12 Aprile 2015
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