Subito
dopo Pasqua l'altoforno verrà spento: questa storia lunga più di
100 anni si fermerà qui. Con essa si fermerà il futuro di migliaia
di famiglie di questo territorio. Gli ammortizzatori sociali concessi
serviranno solo a non far precipitare i lavoratori nella disperazione
più nera. Ma non costituiranno certo il futuro a cui aggrapparsi,
che è fatto solo di incognite e interrogativi.
L'unica
cosa certa è che da oggi cambia la storia di Piombino e di un intero
pezzo della Toscana.
Eppure,
a detta dello stesso governo le Acciaierie di Piombino sono
“Strategiche” per gli interessi del nostro Paese. Belle parole,
ma intanto il Governo stesso decide di non intervenire per
prolungare la vita dell'altoforno. In questo modo si condannano i
lavoratori ad un salto nel vuoto senza nessuna sicurezza. La storia
non può, non deve finire così. Occorre costringere il governo a
farsi davvero carico della vicenda Lucchini, se necessario anche con
la riaquisizione pubblica dello stabilimento. Lo Stato, cioè, deve
tornare a fare lo Stato, creando occupazione e garantendo l'esistenza
dei settori fondamentali come quello della siderurgia. Per questo, il
giorno della fermata dell' AFO non potrà essere vissuto come un
giorno qualsiasi, tutto il territorio dovrà essere mobilitato con
iniziative clamorose. Lo stesso dovrà avvenire nei 20/30 giorni
successivi, in cui l' AFO “caricato in bianco” potrà comunque
essere messo in condizioni di ripartire.
Alcune
settimane di iniziative intense e clamorose da parte dei sindacati,
Lavoratori ,cittadini, per dire che la mano pubblica deve assicurare
la vita dell'AFO e la sua prosecuzione fel futuro. Non dobbiamo, non
possiamo arrenderci. Ho 54 anni, dal 1980 lavoro in quello
stabilimento, adesso non me la sento di trascorrere il periodo di
Pasqua a casa, tra “colombe” e “scampagnate”, come se nulla
stesse accadendo. Ho deciso quindi di trascorrere questi giorni
davanti alla portineria della Lucchini, dalle 8 del giorno di Pasqua
fino alle 8 di martedi 22 aprile, in modo ininterrotto, facendo lo
sciopero della fame. Questo come forma di protesta contro il Governo,
ma anche per dire a me stesso, ai mie colleghi di lavoro e ai
sindacati che non è giunto il momento di alzare bandiera bianca, ma
quella della mobilitazione e della lotta. La nostra volontà deve
essere più forte della decisione politica di uccidere le nostre
speranze.
PAOLO
FRANCINI
Castagneto
Carducci 19 /aprile 2014
Foto inserite da amministratore blog
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