martedì 31 gennaio 2012

Cuba: che presentino la prima prova/Cuba: Que presenten la primera prueba




Cuba: che presentino la prima prova
31 gennaio 2012 - Omar Pérez Salomone http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

Nei giorni scorsi si é intensificata la campagna di disinformazione, relazionata con la morte del prigioniero comune cubano Wilman Villar Mendoza, con la partecipazione dei media al servizio dell'imperialismo nord americano e dei suoi alleati europei.
Pertanto, vi presento alcuni estratti dal libro, 'Fidel Castro, Cuba e gli Stati Uniti', conversazioni del giornalista francese Salim Lamrani, con Ricardo Alarcon de Quesada, Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, pubblicato dalla casa Editoriale José Martí nel 2007, che mantiene tutta la sua attualità.

Salim Lamrani: Nei media occidentali si parla molto e spesso si denunciano le condizioni, molto difficili, di detenzione a Cuba. Che impressione le fa questo?
Ricardo Alarcón: Quando leggo la descrizione delle carceri cubane sulla stampa internazionale - anche se ovviamente nessuno di questi giornalisti, tanto prolissi su questo argomento, non ha mai messo piede in una prigione cubana - ho l'impressione che le prigioni degli altri paesi siano hotel a quattro stelle.
Le nostre carceri non sono hotel, ma i detenuti sono reclusi in condizioni che permettono loro di mantenere la loro dignità umana. Circa il 70% dei detenuti svolge un'attività che é pagata alla stessa maniera di ogni altro cittadino libero. Riceve lo stipendio pieno, come qualunque lavoratore di questo paese.
Quale altro paese consente ai suoi detenuti di lavorare e ricevere uno stipendio? Nessuno!
I nostri detenuti hanno accesso alla cultura e alla salute. Molti di loro scontano la pena nelle loro case.
La propaganda nemica ha raccontato molte bugie. Mi ricordo la storia di Armando Valladares, un individuo che fu condannato a una lunga pena per aver commesso attentati terroristici. Mai si é parlato di questo nella stampa internazionale dell'epoca. Tuttavia, Valladares agli inizi della Rivoluzione, nascondeva esplosivi in pacchetti di sigarette e li gettava in luoghi frequentati dal pubblico. Questa è la ragione per cui fu arresto e condannato.
SL: Fu liberato per l'intervento di Francois Mitterrand, attraverso Régis Debray.
RA: L'amministrazione Reagan aveva montato tutta una messa in scena su questo caso. In un sol colpo, questo terrorista si convertì in un poeta e paralitico! La Croce Rossa gli inviò anche la sua sedia a rotelle.
Avvertimmo il governo francese che li stava ingannando, e che avevamo video che mostravano Valladares fare ginnastica tutti i giorni. Ma non vollero sentir nulla e continuarono a dare credito a questa grossolana propaganda.
SL: Che è successo dopo?
RA: Siamo stati al gioco. Conducemmo Valladares all'aeroporto sulla sua sedia a rotelle e una volta lì gli spieghiamo che o si alzava senza aiuto e saliva a bordo dell'aereo per andare in Francia, o continuava a fingere e lo riportavamo in carcere. Forse sai quello che seguì: saltò veloce dalla sedia a rotelle, come un gatto, e salì correndo sull'aereo.
SL: Penso che Régis Debray racconti questa scena nel suo libro dove narra che il poeta non era poeta, che il paralitico in realtà godeva di ottima salute e che il cubano si convertì in nord americano.
RA: Giusto. Valladares si convertì dalla notte alla mattina in ambasciatore degli Stati Uniti alla Commissione di Ginevra, per partecipare alla guerra di propaganda contro Cuba. Valladares uscì dalla prigione godendo di ottima salute. Tuttavia, trascorse 20 anni dietro le sbarre.
Si sono raccontati tanti orrori sulle prigioni cubane, ma non c'é un singolo detenuto sia morto in carcere o sia stato torturato in prigione. Non un singolo detenuto che sia uscito dal carcere in cattiva salute. Non esiste un singolo detenuto nei cui confronti si sia esercitata violenza fisica. Non c'è nessuno detenuto che sia stato privato del cibo. Dire il contrario non è solo un insulto al governo cubano, ma anche un insulto al popolo cubano, giacché questo non avrebbe mai permesso la benché minima violazione dei diritti umani.
Inoltre, tra parentesi, il trattamento umano che demo ai prigionieri durante la guerra contro Batista, spiega perché la vittoria si ottenne così rapidamente, in soli due anni, contro un esercito più potente dal punto di vista militare. Mai abbiamo torturato un soldato di batista che fu fatto prigioniero. Al contrario, se era ferito, lo curavamo. Poi gli proponevamo di integrarsi alla nostra lotta, e se rifiutava, gli chiedevamo, semplicemente, che non si unisse più al suo esercito.
Per questo motivo, per questo trattamento umano, alla fine i soldati si arrendevano alle nostre forze a centinaia, poiché sapevano, gli era stato detto, che sarebbero stati trattati bene, che non sarebbero stati torturati, che sarebbe stati alimentati e curati. Avevamo un codice di condotta molto chiaro ed un'etica che troviamo oggigiorno nel nostro popolo.
In sintesi, non esiste una sola prova per confermare tutti gli orrori di cui ci si accusa. Non siamo esigenti, chiediamo una sola prova, non due, una sola. Sapete perché nessuno è mai stato in grado di presentare una singola prova? Semplicemente perché tutto questo non è altro che un mucchio di menzogne ​​per denigrare lanostra rivoluzione Rivoluzione


Cuba: Que presenten la primera prueba
Posted on 31 enero, 2012 by admin
Omar Pérez Salomón

Cubierta del libro "Fidel, Cuba y los Estados Unidos" de Salim Lamrani
En los últimos días se arreció la campaña de desinformación, relacionada con la muerte del recluso común cubano Wilman Villar Mendoza, con la participación de medios de comunicación al servicio del imperialismo norteamericano y sus aliados europeos.
Por tal motivo, les presento fragmentos del libro, Fidel Castro, Cuba y los Estados Unidos, conversaciones del periodista francés Salim Lamrani, con Ricardo Alarcón de Quesada, Presidente de la Asamblea Nacional del Poder Popular de Cuba, publicado por la Editorial José Martí en el año 2007, y que mantiene total vigencia.

Salim Lamrani: En los medios de prensa de Occidente se habla mucho y con frecuencia se denuncian las condiciones de detención bastante difíciles en Cuba. ¿Qué impresión le causa eso?
Ricardo Alarcón: Cuando leo la descripción de las cárceles cubanas en la prensa internacional – aunque evidentemente ninguno de esos periodistas, tan prolijos sobre este tema, ha puesto nunca los pies en una prisión cubana – , tengo la impresión de que las prisiones de los demás países son hoteles cuatro estrellas.
Nuestras prisiones no son hoteles, pero los detenidos están recluidos en condiciones que les permiten conservar su dignidad humana. Aproximadamente el 70% de los reclusos realiza una actividad que es remunerada de las misma manera que para cualquier otro ciudadano libre. Reciben íntegramente un salario, como cualquier obrero de este país.
¿Qué otro país del mundo permite a sus presos trabajar y recibir un salario? ¡Ninguno!
Nuestros detenidos tienen acceso a la cultura y a la salud. Muchos de ellos cumplen las condenas en sus casas.
La propaganda enemiga ha contado muchas mentiras. Recuerdo la historia de Armando Valladares, un individuo que fue condenado a una larga pena por haber cometido atentados terroristas. Nunca se habló de esto en la prensa internacional de la época. Sin embargo, Valladares al inicio de la Revolución, escondía explosivos en paquetes de cigarrillos y los arrojaba en lugares frecuentados por el público. Esa es la razón por la que fue detenido y condenado.
SL: Fue liberado por la intervención de Francois Mitterrand, por intermedio de Régis Debray.
RA: El gobierno de Reagan había montado toda una puesta en escena en cuanto a este caso. ¡De un golpe, este terrorista se convirtió en poeta y paralítico! La cruz roja incluso le envió una silla de ruedas.
Le advertimos al gobierno francés que lo estaban engañando, ya que disponíamos de videos que mostraban a Valladares haciendo gimnasia todos los días. Pero no quisieron escuchar nada y continuaron dando crédito a esta burda propaganda.
SL: ¿Qué pasó después?
RA: Le hicimos el juego. Conducimos a Valladares al aeropuerto en su silla de ruedas y una vez allí, le explicamos que o se levantaba sin ayuda y subía al avión para ir a Francia, o seguía fingiendo y lo devolvíamos a la cárcel. Quizás usted conoce lo que siguió: saltó disparado de la silla de ruedas como un gato y subió corriendo al avión.
SL: Creo que Régis Debray cuenta esa escena en su libro, donde narra que el poeta no era poeta, que el paralítico en realidad gozaba de muy buena salud y que el cubano se convirtió en norteamericano.
RA: Así es. Valladares se convirtió de la noche a la mañana en embajador de los Estados Unidos ante la Comisión de Ginebra, para participar en la guerra de propaganda contra Cuba. Valladares salió de la prisión gozando de excelente salud. Sin embargo, pasó veinte años detrás de las rejas.
Se han contado muchos horrores sobre las prisiones cubanas, pero no hay un solo detenido que haya muerto en la cárcel o haya sido torturado en prisión. No existe un solo detenido que haya salido de la cárcel con mala salud. No existe un solo detenido contra el cual se haya ejercido la violencia física. No existe un solo detenido al cual se le haya privado de alimento. Decir lo contrario no constituye solo una ofensa al gobierno cubano, sino también un insulto al pueblo cubano, ya que este jamás permitiría la menor violación de los derechos humanos.
Por otra parte, entre paréntesis, el tratamiento humano que dimos a los presos durante la guerra contra Batista, explica por qué la victoria se logró tan rápido, en apenas dos años, contra un ejército muy poderoso desde el punto de vista militar. Nunca torturamos a un soldado de Batista que cayera prisionero. Por el contrario, si estaba herido, lo curábamos. Después, le proponíamos que se integrara a nuestra lucha, y si se negaba, le pedíamos simplemente que no se uniera más a su ejército.
Por esa razón, por ese trato humano, al final los soldados se rendían a nuestras fuerzas por cientos, pues sabían, se lo habían contado, que serían tratados bien, que no serían torturados, que serían alimentados y curados. Teníamos un código de conducta muy claro y una ética que encontramos hoy día en nuestro pueblo.
En resumen, no existe una sola prueba que corrobore todos los horrores de los que se nos acusa. No somos exigentes, pedimos una sola prueba, no dos, una sola. ¿Sabe por qué nadie ha sido capaz nunca de presentar una sola prueba? Simplemente porque todo eso no es más que un atajo de mentiras para denigrar a nuestra Revolución.


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