mercoledì 28 giugno 2017

VIOLENZE IN VENEZUELA: CHI, CHE COSA, COME, PERCHÈ

Angela Mori  


Pubblichiamo volentieri questo dossier divulgato dall’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia che fa luce sul tentativo della destra eversiva di destabilizzare il paese con la violenza e di rovesciare il legittimo governo venezuelano. 


I.     VIOLENZE IN VENEZUELA: CHI, CHE COSA, COME, PERCHÈ


La narrazione che le grandi multinazionali della comunicazione stanno raccontando all’opinione pubblica di tutto il mondo è che “immense” mobilitazioni di “manifestanti pacifici” vengono quotidianamente represse, con feriti e detenuti dalle forze militari che mantengono al potere un “dittatore” (Nicolás Maduro) respinto dalla maggioranza dei cittadini.
La realtà è che dall’inizio del mese di aprile il Venezuela sta subendo un’offensiva violenta da parte di una piccola, ma molto attiva, frangia della popolazione. Le azioni comprendono un insieme di metodi di lotta, tra le quali i saccheggi contro gli esercizi e gli enti pubblici e attacchi armati a agenti di polizia.
Questi eventi si sono verificati con maggior concentrazione in cinque centri urbani dell’area nord-costiera e in due zone della regione andina e hanno provocato 40 morti. E’ accertato che la maggior parte di quest’ultime siano avvenute durante i saccheggi e gli attacchi dei presunti manifestanti contro altri civili, militari e agenti di polizia.
Nonostante le prove video presentate, la narrazione che le grandi multinazionali della comunicazione hanno raccontato al mondo è che, durante le mobilitazioni, manifestanti pacifici sono stati repressi, feriti e incarcerati dalle forze militari.
Alcuni  elementi  chiave  per  capire  ciò  che  sta  accadendo  realmente  in Venezuela:

1.  L’obiettivo della violenza è l’ingovernabilità. Per questo vengono attuate operazioni di protesta utilizzando diversi livelli di violenza che  intendono bloccare le vie di transito nelle principali città, strade e autostrade

2.  Da un punto di vista simbolico-emozionale, questi eventi  intendono delegittimare l’azione dello Stato  specialmente  per  quanto  riguarda  il monopolio dell’uso della violenza, per questo si insiste sulla presunta partecipazione di “uomini vestiti di nero”, “collettivi” o civili con uniformi militari e della poliz L’idea è mostrare e trasformare lo Stato in “illegale”. L’obiettivo è la  criminalizzazione delle azioni delle forze dell’ordine come la Guardia Nazionale Bolivariana e la Polizia Nazionale Bolivariana, con l’attribuzione, senza prove o documenti, di azioni illecite o criminali.

3.  L’ipotesi e il modello di conflitto emerso è,  senza  dubbio,  bellicoso:  nei racconti dei media sono “manifestanti”, mentre nella realtà dei fatti sono combatt Lo scopo della guerra è la distruzione dello Stato. Per questo non ci sono vittime (anche nel linguaggio giornalistico si usa poco questo termine) ma “martiri” o “caduti” nella lotta, quando si parla dei loro sostenitori, mentre si parla di “sbirri eliminati” quando si tratta di agenti militari o della polizia.

4.  Dal punto di vista simbolico-discorsivo, il carattere bellicoso del conflitto contribuisce a “naturalizzare” l’uso di dispositivi e indumenti adatti alla guerra: caschi, cappucci, maschere anti gas, camice a maniche lunghe, guanti e, in alcuni casi, tubi o armi fatte in case o convenzionali.

5.  Dal punto di vista propagandistico il copione mostra quindi uno scontro asimmetrico tra i “manifestanti” che lottano per i propri diritti con astuzia e volontà, contro una “dittatura” che dispone dei mezzi umani e tecnici per violare i diritti fondamentali. Si tratta di “combattenti” che, senza uscire dalla categoria di “soldati-massa”, sono stati addestrati ad assumere diversi ruoli e utilizzare diverse forme di lotta. Possono agire come attivisti politici e sociali che protestano pacificamente, gestori di reti sociali o attivisti urbani che esercitano diversi gradi di violenza per instaurare il caos e l’ingovernabilità.

6.  Questa caratterizzazione del conflitto spiega il sistematico e ordinato attacco rivolto contro la Guardia Nazionale dall’inizio di questa nuova fase del conflitto, attribuendogli automaticamente la responsabilità di tutte le v In quasi tutti i casi, sono sprovvisti di prove e documenti che  avvalorino  la segnalazione e non posseggono nessuna prova. I dati indicano che l’utilizzo della Guardia Nazionale è stato corretto e la sua azione ha registrato delle conseguenze fatali solo in tre casi (che sono tuttora sotto indagine). Fino ad oggi, la morte di un solo manifestante, Gruseny Canelón, a Barquisimeto, è stata attribuita alla Guardia. Nonostante la Polizia di Carabobo, con due casi,registra il maggior numero di segnalazioni di morti di civili, il fuoco mediatico si centra sulla componente militare. Durante le “guarimbas” del 2014 furono assassinati sei componenti della Guardia Nazionale.

7.  Negli ultimi giorni, si sta cercando di acuire la situazione di scarsità dei beni di prima necessità derivata dal blocco del trasporto di ortaggi e prodotti agricoli a Merida e Tachira, e possibilmente altri stati che producono alimenti non industriali come Apure e Guarico.

Definizione dell’escalation violenta

Utilizzati costantemente per più di un decennio, gli elementi identificati da Gene Sharp nel suo manuale sui colpi di stato e sul “riscaldamento della piazza”, hanno avuto  la  loro  prima  manifestazione  tangibile  in  Venezuela  nel  2014  durante La Salida.
Tuttavia, nel 2017 l’evoluzione dei “metodi di lotta”, caratterizzati da una mobilitazione di massa, sbarramenti, occupazione abusiva delle strade e tentativi di irruzione in edifici pubblici, sono stati applicati in modo più elaborato sotto il falso nome della “resistenza pacifica” e “protesta non violenta”.
La violenza organizzata ha obiettivi semplici ma ben articolati: presentare lo stato venezuelano come “repressore” che impedisce la “protesta pacifica”; far arrivare all’estero l’idea di una presunta “lotta pacifica” che si converte in violenta “a causa del regime”, la copertura mediatica sproporzionata di una violenza sfrenata e l’omissione della realtà dietro ogni vittima.
Inclusione del terrorismo e dei paramilitari in tappa embrionale.

La profanazione di tombe e l’utilizzo di urne funerarie come barricate, l’uso della violenza pianificata e brutale contro beni e persone, gli attacchi organizzati contro organi di sicurezza, l’uso congiunto di saccheggi e furti, la partecipazione di gruppi vandalici, i tentativi di creare delle barricate e la diffusione del caos urbano e della violenza sproporzionata in proteste contro le persone che cercano chiaramente di provocare vittime, sono tutte situazioni-espressioni-simboli che cercano di instaurare il terrore.
Si cerca ancora una volta di smembrare i fragili accordi di coesistenza che disciplinano la società venezuelana.
Questo ciclo violento potrebbe arrestarsi?
Le variabili per fermare il ciclo violento di una parte della opposizione venezuelana, così come le sue cause, sono molteplici e provengono da diverse motivazioni. Secondo l’istituto di ricerca Hinterlaces, l’80% della popolazione venezuelana condanna gli episodi di violenza delle ultime settimane.

Disarticolazione dei focolai di violenza e paramilitarismo

Aggressioni contro la stampa

Non è la prima volta che manifestanti violenti, convocati dalla coalizione che riunisce le forse dell’opposizione (MUD), attaccano presunti “infiltrati chavisti” nelle loro marce. Sono gli stessi oppositori che si aggrediscono tra di loro. Si tratta di linciaggi all’ordine del giorno in questa nuova ondata di violenza terrorista nel paese iniziata ad aprile. Ma i mezzi d’informazione dell’opposizione hanno ignorato questi eventi.
Un fotografo dell’agenzia spagnola EFE è stato vittima di un pestaggio: gli hanno tolto la maschera antigas e il casco, che poi ha recuperato. Miguel Gutiérrez ha dichiarato che, all’improvviso, un gruppo di oppositori ha cominciato a colpirlo, gli hanno preso il casco e la maschera antigas che stava indossando.
Giornalisti dell’agenzia di stampa Reuters, accreditati in Venezuela, hanno riconosciuto che è diventato frequente, nelle azioni di strada, la presenza di persone incappucciate che chiedono ai giornalisti di scattare foto senza che i membri dei gruppi violenti appaiano nelle immagini.

I giornalisti di Reuters hanno anche ritrattato di aver pubblicato per “errore” che un cameraman veniva represso dalle forze di sicurezza mentre ciò che realmente stava succedendo è che un membro della guardia nazionale, al contrario, lo stesse soccorrendo perché vittima della violenza dei “manifestanti pacifici”. Il cameraman è stato aiutato dalla polizia antisommossa durante una manifestazione contro il presidente Nicolás Maduro, a Caracas il 26 aprile 2017.

I.     MAINSTREAM IN ITALIA E LA DITTATURA MEDIATICA

La narrazione dominante ci racconta, in maniera distorta, che in Venezuela siano in corso manifestazioni pacifiche e democratiche contro il governo chavista, che risponde con una brutale repressione.
La stampa parla indistintamente di repressioni durante le “manifestazioni pacifiche”, ma purtroppo una buona parte finiscono in atti vandalici e terroristici. E’ importante studiare singolarmente i casi delle morti durante le violenze iniziate dal mese di aprile e non considerare un unico blocco come fa la stampa mainstream internazionale.
Non tutte le vittime sono collegate alle proteste, né tantomeno alla “repressione delle forze dell’ordine”.
È preoccupante che gli atti violenti e le “proteste pacifiche” vengano realizzati nei municipi governati dall’estrema destra, che fa opposizione al governo nazionale, finanzia e promuove atti di violenza e di terrorismo: blocca le strade; conduce attentati contro scuole e strutture sanitarie pubbliche.
In uno degli atti violenti, terrorista più assurdo dall’inizio di questo ciclo di violenze, mercenari al soldo delle proteste hanno assediato e dato fuoco all’Ospedale Materno Infantile “Hugo Chávez Frías” di El Valle. All’interno c’erano 58 neonati, alcuni in terapia intensiva, costretti all’evacuazione.

Istigazione alla violenza all’estero

Molteplici sono state le istigazioni da parte di manifestanti “pacifici” ad operare atti di protesta presso le rappresentanze diplomatiche del Venezuela all’estero (Italia, Spagna, Panama, Guatemala, Bruxelles, Messico e Costa Rica).
Il direttore del giornale venezuelano El Nacional ha fatto un richiamo esplicito, istigando alla violenza verso le ambasciate e le sedi diplomatiche.
Le sedi diplomatiche sono state ricoperte di manifesti, candele, striscioni e croci nere con i nomi delle “vittime”. Attraverso i social networkcircolano (anche in Italia) messaggi con istigazione a delinquere, dove si invita pubblicamente a aggredire anche i figli dei funzionari.
In  questo  tweet  si  invita  ad  usare  la  violenza  (letteralmente  “uccidere”)  contro l’Ambasciatore del Venezuela in Spagna, Mario Isea.

Alcuni titoli della stampa in Italia:

Radio Televisione italiana RAI

Venezuela, opposizione in piazza: l’escalation di violenza non si ferma più (RaiNews 09 maggio 2017)
Venezuela, proteste e dura repressione (Rai TG3 04.05.2017)


Venezuela nel caos, sono 30 i morti nelle proteste. Il presidente Maduro minaccia di uscire dall’Osa. (Rai News 26 aprile 2017).




Quotidiani nazionali in Italia:

Venezuela, scontri a Caracas: ucciso leader studentesco. Oltre 300 feriti(La Repubblica 04 maggio 2017).
Maduro:  “Riformiamo  lo  Stato”.  Opposizione  in  piazza,  “sta  tentando  un golpe”. Durissimi scontri (La Repubblica 02 maggio 2017).
La Notte di Caracas. “Un paese in preda al caos, tra repressione politica e tracollo dell’economia” (La Repubblica 05 maggio 2017)
Studenti, civili massacrati dalla polizia e dai colectivos, bande armate» – TG5 30 aprile 2017.
«La polizia schiaccia sotto le ruote dei blindati i manifestanti» (Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2017)
«La libertà di stampa in Venezuela è compromessa da tempo» (Il Fatto Quotidiano 6 maggio 2017)
«Ragazzo vestito di bianco triturato dal blindato del governo. Il mondo è silenzioso» (Il Giornale, 8 maggio 2017)
«Venezuela, ingiusto Maduro: il dittatore senza qualità» (Il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2017)

Stampa e acceso a internet in Venezuela

Delle oltre 1.000 emittenti radio e televisive alle quali il governo ha concesso il permesso di operare il 67% sono private, il 28% sono nelle mani delle comunità e il 5% sono di proprietà dello Stato. Dei 108 giornali quotidiani che ci sono, 97 sono privati e 11 pubblici.


Quasi il 70% della popolazione venezuelana ha acceso a Internet. Secondo gli esponenti politici che attualmente fanno opposizione al governo nazionale, in Venezuela non c’è libertà di espressione.
(Conatel: 16 milioni 728 mila 894 venezuelani possono accedere ad internet quotidianamente, questa cifra rappresenta il 62,5% della popolazione con età uguale o maggiore ai sette anni), permettendo l’accesso ai social: Facebook, Twitter, Istagram, Periscope, ecc.

III.    LE   VITTIME:   CHI   LE   HA   PROVOCATE,   CHI   CI SPECULA

Scrive Maurice Lemoine su Le Monde Diplomatique di maggio 2017: «La rabbia delle oligarchie si rivolge contro il paese, simbolo della resistenza, che occorre assolutamente far cadere»: il Venezuela.
Il ministro del Potere Popolare per la Difesa, Vladimir Padrino López, ha negato l’uso di armi da fuoco durante le manifestazioni da parte della Guardia Nazionale in risposta alle accuse avanzate a proposito da settori dell’opposizione. Intervista a RT (10/05/2017)
“Finora, purtroppo, durante gli scontri ci sono stati 36 morti, 22 dei quali (il 61%) a causa di colpi di armi da fuoco. è doveroso informare che le armi da fuoco non possono essere utilizzate durante le manifestazioni pubbliche. L’utilizzo di armi era permesso prima della Costituzione del 1999, prima che il comandante Hugo Chávez desse priorità al rispetto dei diritti umani. È importante ricordare che la Quarta Repubblica (i governi prima di Chávez) la Guardia Nazionale durante le manifestazioni utilizzava armi e come fucili FAL calibro 7,62″.
“Oggi le forze dell’ordine, tra cui la Guardia Nazionale, la componente che ha il compito di mantenere l’ordine interno, non usano armi letali. Le manifestazioni (organizzate dai cittadini) senza armi, previste dalla Costituzione sono un diritto intoccabili, ma quando la stessa marcia diventa un atto violento, perde il suo carattere pacifico.”
“In Venezuela c’è un tale livello di violenza che abbiamo dovuto utilizzare la Guardia Nazionale della forza armata per restaurare l’ordine. Non è corretto dire che c’è stata la repressione delle manifestazioni pacifiche, contro le persone che alzano le bandiere o slogan che stanno esercitano i propri diritti. Ma quando ci sono cecchini le manifestazioni smettono di essere pacifiche”.
“Chi blocca la strada sta limitando il diritto alla libera circolazione di un altro cittadino. Tutti i nostri diritti hanno un limite e quel limite si trova proprio dove inizia l’altro”.
Perché ci sono cittadini processati in via giudiziaria? Perché ci sono delle eccezioni. Delle cause civili se ne occupa il Pubblico Ministero, ma dobbiamo ricordare che la giustizia militare esiste, è sancita dalla Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela (sezione 261), e fa parte del sistema giudiziario venezuelano. Quando la Procura Militare agisce, è perché c’è un reato di natura militare. Ci sono reati militari che possono essere commessi da militari o civili. Ad esempio, i reati di tradimento alla patria, incitamento alla rivolta o ribellione, oltraggio a pubblico ufficiare o sottrazione di effetti militari sono reati militari che sono imputabili a chi li commette a prescindere dallo stato civile o militare. Quando una guardia nazionale viene attaccata o le si sottraggono o minacciano i beni militari, agisce anche la Procura Militare che opera su tutto il territorio nazionale.

Alcune vittime :

  • MIGUEL ÁNGEL COLMENARES MILANO (36 anni) – (11/04/2017): è deceduto a causa di diverse ferite riportate a seguito dell’esplosione di due ordigni esplosivi a Barquisimeto, stato Lara.
  • GRUSENY ANTONIO CANELÓN SCIRPATEMPO (32 anni) –(11/04/2017): è stato colpito da una raffica di proiettili nella regione intercostale destra durante una manifestazione nel Distribuidor Bellas Artes de Cabudare, stato Lara.
  • BRYAN DAVID JIMÉNEZ PRINCIPAL (14 anni) – (12/04/2017): è deceduto per le ferite da arma da fuoco riportate durante un incidente nell’urbanizzazione Città socialista Alí Primera di Barquisimeto, stato Lara.
  • NIUNAR JOSÉ SANCLEMENTE BARRIOS (28 anni) – (19/04/2017): Questo funzionario della Guardia Nazionale Bolivariana stava controllando la manifestazione a Los Teques, quando un soggetto ignoto ha sparato contro la Guardia Nazionale. È stato ferito al petto ed è stato trasferito alla clinica Docente del Paso nello stato di Miranda, dove è poi deceduto.
  • PAOLA ANDREINA RAMÍREZ GÓMEZ (23 anni) – (19/04/2017): si trovava in prossimità del quartiere Plaza Las Palomas San Carlos, stato Tachira, quando è stata colpita da un proiettile che le ha perforato i polmoni. L’assassino, che è già stato processato e imputato dal pubblico ministero, ha sparato dal tetto della sua casa.
  • ALMELINA CARRILLO VIRGÜEZ (48 anni) – (23/04/2017): è deceduta dopo essere stata colpita con un oggetto contundente alla testa, colpo che ha causato un grave trauma cranico con frattura aperta del cranio. L’oggetto è stato gettato da un edificio ubicato nella zona Candelaria del Distretto Capitale.
  • ALBERT ALEJANDRO RODRÍGUEZ APONTE (16 anni) –(20/04/2017): È morto di asfissia a causa dei gas lacrimogeni usati per controllare una manifestazione nel quartiere di El Valle a Caracas.
  • JESÚS LEONARDO SULBARÁN (41 anni) – (24/04/2017): è stato colpito da uno sparo al collo mentre era riunito con un gruppo di persone sul viadotto Campo Elias, nella capitale dello stato di Merida.
  • JUAN PABLO PERNALETE LLOVERA (20 anni) – (26/04/2017): il giovane è stato ferito durante una manifestazione a Altamira. In seguito è stato trasferito in un ospedale di Chacao, dove è entrato senza segni vitali con un ematoma al petto sinistro. Si presume sia stato ucciso con l’utilizzo di metodi usati per il sacrificare il bestiame.
  • ANGEL MOREIRA (28 anni) – (02/05/2017): è deceduto dopo essere  stato investito da un veicolo che schivava una manifestazione che si stava tenendo sull’autostrada Prados del Este, comune Baruta nello stato di Mirand
  • ANA VICTORIA COLMENAREZ DE HERNÁNDEZ (43 anni) –(02/05/2017): morto in un incidente stradale accaduto al chilometro 174 della strada Valencia – Puerto Cabello, all’altezza del distributore Girardot, il risultato di una collisione con una barricata che era sulla strada.
  • ARMANDO CAÑIZALES (18 anni) – (03/05/2017): è deceduto a seguito di una manifestazione che si svolgeva all’altezza del ponte che unisce Las Mercedes con l’autostrada Francisco Secondo le prime versioni, sarebbe stato ucciso da un lacrimogeno sparato dalla polizia. Si presume che ad ammazzare il ragazzo sia stato un proiettile sparato da una delle  armi artigianali di cui si servono i gruppi radicali.
  • ANDERSON ENRIQUE DUGARTE (32 anni) – (10/05/17): conducente di mototaxi è deceduto dopo essere stato ferito durante una manifestazione dell’08 di maggio nel municipio Libertador nello stato Mérida.
  • MIGUEL CASTILLO BRACHO (27 ANNI) (10/05/17): è deceduto dopo essere stato ferito durante una manifestazione a Las Mercedes, municipio Baruta nello stato Miran Si sta ancora investigando sulla morte del giovane.
  • YEY AMARO (37 anni): agente di polizia nello stato di Lara, è stato investito da un veicolo guidato dai manifestanti dell’opposizione l’11 aprile dopo aver tentato di mediare in occasione delle proteste.
  • OLIVER VILLA CAMARGO: è stato assassinato con un colpo di arma da fuoco alla testa mentre in auto stava cercando di superare una barricata.
Alcuni dei decessi non direttamente collegati alle proteste
  • Otto persone sono rimaste folgorate il 20 di aprile mentre provavano a fare irruzione nel panificio El Valle che aveva una porta elettrificata.
  • JAIRO ORTIZ, uno studente di 19 anni, è stato colpito dall’ufficiale di polizia Rohenluis Leonel Mata nello stato di Mir Dopo aver dimostrato l’innocenza di Ortiz, la polizia venezuelana ha immediatamente arrestato l’ufficiale.
  • RICARDA DE LOURDES, una donna di 83 anni, è morta nella sua casa a Caracas il 10 aprile colpita da idrocefa Quando i suoi sintomi  si  sono palesati all’inizio della giornata, non è stato possibile trasportarla in un vicino ospedale perché i manifestanti dell’opposizione  avevano  bloccato  tutte  le strade del quartiere, impedendo alle ambulanze di soccorrerla. Sua figlia ha dichiarato: i «guarimbeiros [manifestanti] non ci hanno lasciati passare quando [in seguito a un attacco cerebro-vascolare] – abbiamo cercato di portarla alla clinica Las Mercedes.

Va sottolineato il ruolo delle informazioni false diffuse nelle reti sociali

Manifestante gravemente ustionato dopo aver lanciato una bomba molotov contro la motocicletta di un agente della polizia venezuelana che è esplosa a seguito dell’impatto.

Regioni e municipi oppositori

I focolai violenti sono situati nei comuni che sono governati dai partiti di opposizione. Nella maggior parte dei casi, le autorità di questi enti appoggiano direttamente gruppi che organizzano atti violenti o se ne allontanano in maniera intenzionale per non prendere finanziamenti politici.

I manifestanti violenti sono pagati

L’8 aprile scorso, Guido Rodríguez è uno degli assalitori contro la Direzione esecutiva della magistratura in Chacao, stato Miranda. Questa la sua confessione: «Mi hanno proposto di bruciare e fare atti vandalici per 300.000 bolivares al giorno».

Manifestanti “pacifici” lanciano escrementi

I manifestanti hanno lanciato bottiglie riempite con escrementi contro funzionari della Polizia Nazionale Bolivariana (PNB) e la Guardia Nazionale Bolivariana (GNB), in segno di protesta. La nuova forma di protesta si è vista a Caracas. Tuttavia, ci sono stati anche segnalazioni in altri stati: Mérida, Táchira e Carabobo. Alcuni soldati hanno avuto dei malori a causa degli escrementi sprigionati dalle bottiglie al momento dell’impatto con i carri armati.
Batteri, virus e parassiti possono causare una varietà di malattie e possono infettare qualsiasi parte del  corpo. Salmonellosi, la febbre paratifoide, shighellosi, epatite virale, amebiasi, sono solo alcune delle malattie che si possono contrarre dal lancio di queste “armi batteriologiche” a tutti gli effetti.
Chi è l’opposizione?
«Se potessero bruciare il Venezuela oggi stesso lo farebbero». Lo dichiara al telefono con suo padre Diana D’Agostino, moglie di Henry Ramos Allup, dirigente dell’opposizione. D’Agostino si sta riferendo al partito d’estrema destra dell’opposizione Voluntad Popular.
“Carmelo Zambrano, leader del partito Primero Justicia a Caracas, ha assoldato e pagato giovani per compiere atti di vandalismo e terrorismo. Secondo le confessioni delle persone coinvolte, Zambrano riceve le linee guida dalla direzione nazionale di Primero Justicia, identifica le persone giuste e distribuisce i soldi. Guido Rodríguez, giovane arrestato dopo aver attaccato con materiale incendiario la Direzione Esecutiva della Magistratura (ente del Tribunale Supremo de Giustizia), ha dichiarato di aver ricevuto 300.000 bolivares per realizzare atti violenti in quel giorno. Nella sua confessione, Guido Rodríguez ha indicato che aveva lavorato nel passato con Primero Justicia Juvenil a Chacaíto: “Mi hanno proposto di andare alla manifestazione di oggi e di bruciare qualcosa…di fare atti vandalici, insomma. Che mi avrebbero pagato 300.000 bolivares e li ho già ricevuti”.
La “dittatura”? Quintali di elezioni
Ma in un regime politico presidenziale come il Venezuela, non è il Parlamento a poter convocare le elezioni ma il Consiglio Nazionale Elettorale.
Il presidente Nicolás Maduro ha dichiarato pubblicamente che nel 2018, come previsto dalla Costituzione, si terranno le elezioni presidenziali.
In Venezuela ci son sono state elezioni nel 2013, vinte da Nicolas Maduro; le prossime elezioni sono previste per l’anno prossimo. La verità è che una parte della opposizione non le vuole, così come non ha voluto il referendum revocatorio: c’erano dei termini ben precisi, ma non li hanno rispettati.
Dal 1999 (anno in cui fu eletto Hugo Chávez,) in 18 anni, si sono svolte 25 elezioni, compresi i referendum costituzionale e il referendum revocatorio (il Venezuela è l’unico paese al mondo che stabilisce nella Costituzione la possibilità di revocare il presidente a conclusione della metà del mandato presidenziale); in pratica, in questi 18 anni, in Venezuela ci sono stati uno o due processi elettorali all’anno.

Assemblea Costituente

La Costituzione stabilisce (Art. 348) chi può convocare il potere costituente: A) il Presidente della Repubblica B) le 3/4 parti dei membri del parlamento C) i 2/3 dei consigli municipali e D) il 15 % degli elettori iscritti nel Registro Elettorale venezuelano.
L’ambasciatore del Venezuela in Italia ed ex Procuratore Generale della Repubblica, Isaías Rodríguez, ha dichiarato che tutti i settori del paese, sia il Governo Nazionale che l’opposizione e i movimenti sociali, devono partecipare all’Assemblea Nazionale Costituente, convocata dal presidente della Repubblica, Nicolás Maduro. “La cosa importante è che a questa Assemblea Nazionale Costituente partecipino tutti i settori del paese”.
In tal senso, Rodríguez –vicepresidente della Commissione Presidenziale del Potere Popolare Costituente –ha sottolineato la proposta avanzata dall’Esecutivo di incorporare le grandi missioni sociali, come anche i diritti della gioventù venezuelana, nella nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Il diplomatico venezuelano ha invitato il potere popolare ad analizzare questo invito del Presidente, che ha come obiettivo quello di trovare una soluzione rapida e pacifica alla situazione politica del paese. “Invoco la saggezza del paese, che ne ha molta. Un paese che affronta tutte queste congiunture è rimasto in pace e non è caduto nelle provocazioni dell’opposizione (…) Sento che c’è un livello di coscienza, di senso civico, un livello di capacità che pochi popoli hanno. Convoco questo stesso popolo a studiare con saggezza l’offerta fatta (dal presidente Maduro), per risolvere la situazione perché credo che la decisione sia stata presa con raziocinio”, ha evidenziato.

Come viene convocata l’Assemblea Costituente?

Il Capo di Stato ha convocato l’Assemblea Nazionale Costituente, in accordo con quanto stabilito dall’articolo 347 della Costituzione, con l’obiettivo di preservare la pace e la stabilità della Repubblica.
In seguito alla convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente l’opposizione di destra ha immediatamente protestato gridando al golpe e minacciato di «colpire» il paese, secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Assemblea Nazionale Julio Borges, uno dei massimi dirigenti delle forze che si oppongono al chavismo.
Dal 2013 l’opposizione ha richiesto a gran voce la convocazione di un’Assemblea Costituente per favorire la riconciliazione del paese. Si tratta, curiosamente, degli stessi dirigenti che adesso la rifiutano categoricamente, spalleggiati dalla stampa internazionale che grida al golpe. Nonostante l’intera procedura attivata da Maduro rispetti alla lettera il dettato costituzionale.
I tweet scritti a suo tempo da vari dirigenti dell’opposizione, allora richiedevano l’immediata convocazione di un’Assemblea Costituente. Personaggi di primo piano come Freddy Guevara, Luis Florido, Maria Corina Machado e Leopoldo López. Il dirigente di Voluntad Popular Freddy Guevara nel 2014 richiese di convocare la Costituente per poter cambiare tutti i poteri pubblici.


VOCI PER IL DIALOGO
Papa Francesco
“Non si è risolta perché le proposte non sono state accettate e so che ora si sta insistendo (…) ci sono condizioni molto chiare. Parte dell’opposizione non vuole il dialogo. È curioso, la stessa opposizione è divisa”.

Pepe Mujica (Ex presidente del Uruguay)

“Quello che mi spaventa di più del Venezuela è l’opposizione, o una gran parte di essa. Credo che ci sia un clima di radicalizzazione che si è trasformata in irrazionale e che nel lungo periodo finisca per favorire la destra. Questo è molto pericoloso dato che c’è Trump negli Stati Uniti. Siamo ormai abituati alla retorica della difesa della democrazia, dei diritti umani, contro le armi di distruzione di massa. E dopo arriva sempre il terribile intervento armato degli Stati Uniti. Il peggio che possiamo fare come latinoamericani è fare da sponda all’interventismo. La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente”.

Pérez Esquivel (Nobel per la Pace)

“Il Venezuela soffre una crisi imposta dagli Stati Uniti, che non vuole perdere il controllo continentale e cerca di impedire l’autodeterminazione dei popoli attraverso golpe morbidi”. È già accaduto in Honduras, Haiti, Paraguay e in Brasile, si tratta di “golpes blandos” che hanno avuto successo. I mezzi di comunicazione si sono posti al servizio dei grandi interessi economici e politici, e per questo cercano di screditare il governo venezuelano attraverso notizie falsate per provocare il deterioramento generale”.

Celac

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro ha invitato a El Salvador, Nicaragua, Saint Vincent e Grenadine, Repubblica Dominicana e Uruguay come accompagnanti del dialogo nazionale tra il governo e l’opposizione.
Il ministro degli esteri venezuelano ha ringraziato questi paesi fratelli della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) per la loro disponibilità a sostenere la patria di Bolívar per preservare la pace, nel quadro del rispetto della sovranità.
Dopo la riunione straordinaria tenutasi il 2 maggio a El Salvador, il Ministro degli Affari Esteri del Venezuela, Delcy Rodríguez ha dichiarato che i paesi membri della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi si sono espressi a favore del dialogo nazionale promosso dal Capo di Stato venezuelano dall’ottobre 2016, come l’unico modo per consolidare la pace.

Documento informativo
 *Ultimo aggiornamento: 16.05.2017
 *Fonti consultate:

Fonte articolo:




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