sabato 20 dicembre 2014

Noi comunisti del nuovo millennio : "Il linguaggio per raggiungere le masse" da Resistenze




Doménec Merino*tintaroja.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


Quando noi comunisti interveniamo su un fronte di massa - ad esempio, in un centro di lavoro, in una scuola, in un quartiere popolare... - lo facciamo partendo da una premessa iniziale: l'essere sociale determina la coscienza sociale. In altre parole: siamo il prodotto della società nella quale nasciamo, viviamo e ci sviluppiamo.

La conseguenza diretta di questo fatto, la cui comprensione e accettazione consideriamo tanto importante, è che la classe operaia, nonostante sia tale, nel capitalismo esiste nelle condizioni che gli impone il sistema politico-economico nel quale vive. Il carattere fondamentale di questo sistema è che è basato sulla divisione della società in classi: una che si appropria dell'immensa maggioranza della ricchezza, la borghesia, e la usa per controllare il potere politico, ma anche altri mezzi che le permettono di riprodurre le proprie idee.

Di conseguenza, gli operai nel nostro paese generalmente non pensano come lavoratori, bensì strutturano i propri pensieri nel modo che la borghesia gli ha insegnato attraverso l'educazione, i libri e la televisione. Il ruolo del Partito comunista è opporre il proprio messaggio politico, i propri obiettivi e la propria strategia a questi schemi che si sono generalizzati nella società a causa della posizione dominante della borghesia, quindi anche delle sue idee.

Da ciò deriva l'importanza fondamentale che noi comunisti attribuiamo ai nostri obiettivi politici e alla nostra strategia. I nostri principi li abbiamo elaborati mediante lo studio scientifico della società, usando il marxismo-leninismo come strumento, e l'unico elemento capace di corroborare i nostri postulati è la realtà pratica. Il più puro metodo scientifico. Non è il numero di persone che appoggiano le nostre idee ciò che gli conferisce validità.

Una volta constatata la veridicità, o possibile veridicità di ciò che difendiamo, l'unico - seppur titanico - compito che abbiamo davanti è convincere la gente - gli operai, gli studenti, i lavoratori autonomi... - della giustezza delle nostre parole.

Per questo non possiamo rinunciare ai nostri postulati, "ni un tantito asì", come direbbe il Che Guevara. Perché sono giusti, o crediamo che la pratica dimostri che lo sono. Non stiamo parlando di elementi negoziabili, ai quali rinunciamo o che adottiamo a seconda di quanto ci convenga; ciò cui facciamo riferimento è la nostra missione storica: trasmettere le nostre conclusioni alla classe operaia affinché inizi a pensare ai suoi interessi oggettivi e smetta di difendere quelli del nemico di classe.

La strategia dei comunisti è, pertanto, assolutamente rigida. Non c'è 15-M, PODEMOS o movimenti indipendentisti che, per grandi che siano, possano persuaderci a smettere di difendere ciò che crediamo giusto per la classe operaia e ciò che riteniamo oggettivamente vero.

Da qui discende l'importanza delle categorie che usiamo. Le parole che usiamo nel nostro discorso politico non sono un capriccio passeggero, ne tantomeno una moda: sono le più adatte a descrivere fedelmente un concetto politico che vogliamo trasmettere con precisione. A volte possiamo cercarne di equivalenti, ma non sempre. Possiamo usare, in maniera alternativa, "borghesia" e "imprenditori e banchieri", ma non useremo mai la parola "casta", anche se in questo momento è un termine che gode di molta popolarità. Non lo facciamo semplicemente perché non significa la stessa cosa. La borghesia è una classe sociale; "casta" è una parola ambigua, associata a un gruppo di persone "parassita" di un sistema che potrebbe, secondo questa accezione, essere buono. La parola "casta" va a braccetto con la convinzione che il problema fondamentale del nostro tempo sia legato alla corruzione nella politica; questo è qualcosa che i riformisti, ma anche i fascisti, hanno difeso per molto tempo, e che mantiene intatto lo scheletro del capitalismo.

Siamo molto coscienti che quando andiamo in una scuola o in una fabbrica, a uno studente o a un operaio i nostri concetti risulteranno oscuri. E' per questo che dobbiamo sviluppare, e lo faremo, una grande flessibilità tattica che accompagni il nostro rigore strategico. Poiché se c'è qualcosa che caratterizza il comunista, oltre alla sua fermezza di principi, è la sua capacità di adattamento al contesto e la sua capacità di comunicare con la gente. Prima che militanti siamo operai, studenti, lavoratori autonomi o contadini e, in tutti i casi, conosciamo la problematica, il linguaggio e la coscienza della gente che ci circonda.

Questo non deve costituire una scusa per rinunciare alle nostre categorie. Al contrario, deve essere un incentivo a saperle spiegare efficacemente, in modo che quando parliamo di "plusvalore" possiamo far capire all'operaio a cosa ci riferiamo, comparando la ricchezza dell'imprenditore con la sua e riflettendo sull'origine della prima.

Siamo flessibili nella tattica e anche riguardo al mezzo che usiamo per trasmettere le nostre idee; ma rigidi, inamovibili e semplicemente intransigenti in ciò che vogliamo trasmettere: i nostri principi, le nostre idee, che non sono altro che quelle della classe operaia.

La nostra flessibilità nella tattica fa sì che possiamo usare gli uni o gli altri mezzi per esprimere le nostre idee - a livello di estetica dei manifesti, per esempio, o di uso del linguaggio generico. Ciò che facciamo, in questo caso, verrà definito dalle esigenze della lotta di classe, e terremo conto del fatto che è ciò che ci permette di avvicinarci con più facilità alla classe operaia in ogni luogo e momento concreto, ma sempre tenendo ben presente che vogliamo dire alcune cose e non altre, che vogliamo parlare di abbattimento del capitalismo e non di sua gestione, che andiamo contro la borghesia e il suo sistema, non solamente contro i politici o i corrotti. In definitiva: noi comunisti siamo chiari e fermi, ma anche capaci di adattarci alle circostanze.

(*) vicedirettore di Tinta Roja

http://www.resistenze.org/sito/re00.htm
Immagine inserita da amministratore Blog corrente

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