giovedì 15 maggio 2014

La necessaria e giusta indipendenza del Sahara Occidentale /La necesaria y justa independencia del Sahara Occidental


 Le cause giuste sono invincibili e il destino degli oppressori dei popoli è la sconfitta

Ernesto Gómez Abascal

12/05/2014

Questo mese si compiono i 41 anni dall'inizio della lotta del Fronte Polisario contro l'occupazione illegale del suo territorio da parte della monarchia marocchina.

Malgrado la lotta del popolo saharawi inizi molto tempo prima, fu nel maggio del 1973 che si costituì il Fronte Polisario e iniziò la lotta organizzata per ottenere l'indipendenza nazionale.

Il colonialismo spagnolo, dopo essere stato sconfitto a Cuba nel 1898, aveva occupato quel territorio - conosciuto come Saguia el-Hamra [Canale rosso] e Río de Oro - quasi completamente desertico del nordest africano, con una popolazione scarsa e fondamentalmente nomade, ma molto ricco di fosfati e con appetibili banchi pescosi di fronte alle sue coste, entro le sue acque territoriali.

La Spagna, secondo il giudizio della Commissione Onu per la decolonizzazione, doveva avviare, all'inizio degli anni settanta, il processo di autodeterminazione con la popolazione del territorio, per mettere fine alla sua condizione coloniale, ma interessi politici reazionari fecero si che lo consegnasse, per la sua maggior parte, all'ambiziosa ed espansionista monarchia marocchina e una porzione meridionale al governo della Mauritania, il quale, dopo poco tempo avrebbe rinunciato a causa della sua incapacità di resistere alla guerra che gli facevano i Saharawi. Il Marocco rimase con tutto il territorio e, con la promozione di una campagna demagogica che chiamò la "marcia verde", lanciò decine di migliaia dei suoi cittadini a colonizzarlo.

Il processo di autodeterminazione è continuato fino ai nostri giorni, in attesa dell'esecuzione delle decisioni dell'Onu e mentre i successivi governi della Spagna, legati agli interessi economici marocchini, e quelli degli altri paesi della Nato, specialmente la Francia, lungi dall'agire per portare a termine questo processo hanno messo in campo ogni tipo di ostacolo. Una buona parte del popolo saharawi viene mantenuto nella condizione di rifugiato in accampamenti sul territorio algerino, vivendo in condizioni subumane o in una striscia di territorio liberato dietro un immenso muro militarizzato costruito dagli occupanti e colmo di mine e di ogni tipo di esplosivi.

La monarchia marocchina, come i sionisti di "Israele", non occupa solo illegalmente il territorio altrui, ma ha tentato di espandersi e prendere porzioni di territorio algerino e mauritano. Quasi riuscita ad ottenere l'indipendenza dalla Francia dopo anni di sanguinose lotte, l'Algeria dovette affrontare nel 1962 i tentativi marocchini di impadronirsi di una parte del suo territorio. In quell'occasione, un reggimento di carri armati cubani fu inviato in aiuto dei fratelli algerini per respingere l'aggressione illegale.

Prima dell'occupazione marocchina del Sahara Occidentale, una delegazione dell'Onu percorse il territorio ed ebbe colloqui coi suoi abitanti, come con le autorità dei paesi confinanti, potendo constatare, come affermò nella sua relazione, che il popolo saharawi si pronunciava chiaramente per la completa indipendenza e non per l'annessione a qualcuno dei suoi vicini.

Tuttavia, il Marocco lo invase illegalmente e obbligò, col ferro e il fuoco, una buona parte della popolazione a rifugiarsi nel deserto e nella regione confinante dell'Algeria, senza offrire loro altra possibilità che dare inizio alla lotta per la liberazione nazionale.

Visitai il Sahara ed ebbi un colloquio coi dirigenti del Fronte Polisario nel maggio del 1977, al momento di massima intensità della lotta che essi combattevano in condizioni molto sfavorevoli, dato l'ampio sostegno accordato alla monarchia marocchina da alcune potenze occidentali, in particolare dalla Francia. Potei confermare personalmente la volontà di questo popolo eroico e la sua ferma determinazione, che si è mantenuta fino ai nostri giorni, di ottenere l'indipendenza.

Come è accaduto con l'occupazione illegale della Palestina, anche in questo caso le potenze
occidentali praticano una doppia morale. Le autorità di Rabat compiono ogni tipo di violazione, reprimono e massacrano il patriottico popolo Saharawi, trattengono centinaia di imprigionati in condizioni disumane, torturano e fanno sparire i suoi cittadini. Ma non vengono portati davanti ai tribunali internazionali e nemmeno alle Commissioni per i Diritti umani. Né il Marocco appare nelle famose e ipocrite liste che pubblica il Dipartimento di Stato. Tutto il contrario, riceve dai suoi alleati e dai suoi padroni aiuti di ogni tipo, compresi gli armamenti moderni. Ovviamente, la "grande stampa occidentale" sorvola su quanto succede nel Sahara Occidentale.

In buona misura, è da quelle parti che cominciò, nel novembre 2010, la cosiddetta "primavera araba", quando le manifestazioni popolari iniziarono o furono promosse in altri paesi della regione. Nella grande tendopoli Gdeim Izik, alla periferia della città di El Ayun, migliaia di saharawi che chiedevano libertà e indipendenza, inclusi donne, anziani e bambini, furono attaccati selvaggiamente dai militari e dalle forze di sicurezza marocchine che incendiarono l'accampamento, con un computo di morti, feriti e dispersi al momento sconosciuto.

La repressione contro la volontà indipendentista del popolo Saharawi è permanente. La grande stampa tace e il governo di Spagna, responsabile davanti all'Onu del compimento del processo di autodeterminazione, si volta dall'altra parte. Gli ipocriti delle potenze occidentali e i loro media sono molto occupati a osservare e inventare quanto dicono stia avvenendo in Siria, Venezuela, Cuba o in altri paesi che non gli sono subordinati. Nel Sahara e in Palestina, "tutto va normalmente", grazie all'appoggio che essi offrono ai governanti lacchè che servono i loro interessi in quei paesi.

La coalizione reazionaria del Consiglio di cooperazione del Golfo ha parlato della possibilità di premiare la monarchia di Rabat ammettendola fra i suoi membri, nonostante sia a centinaia di chilometri della regione. Ebbene, potrebbero fare lo stesso con l'entità sionista. In realtà, tutti lavorano per gli stessi obiettivi e si sottomettono agli ordini dell'impero e della Nato.

E' tempo di alzarci al fianco del popolo fratello saharawi, perché le cause giuste sono invincibili e il destino degli oppressori dei popoli è la sconfitta.


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


La necesaria y justa independencia del Sahara Occidental

Las causas justas son invencibles y el destino de los opresores es la derrota

Alahednews.lb


Este mes se cumplen 41 años del inicio de la lucha del Frente Polisario, contra la ilegal ocupación de su territorio por la monarquía marroquí.

A pesar de que la lucha del pueblo saharaui proviene de mucho antes, fue en mayo de 1973 cuando se constituyó el Frente Polisario e inició de forma organizada los combates para obtener la independencia nacional.

El colonialismo español, después de ser derrotado en Cuba en 1898, había ocupado ese territorio -conocido como Sagüia el Hamra y Río de Oro-, casi totalmente desértico en el noreste africano, con una escasa población, fundamentalmente nómada, pero muy rico en fosfato y con un apetecible banco pesquero frente a sus costas, dentro de sus aguas territoriales.

España, según dictamen de la Comisión de Descolonización de la ONU, debió iniciar, a principio de los años setenta, el proceso de autodeterminación con la población del territorio, para poner fin a su condición colonial, pero intereses políticos reaccionarios determinaron que lo entregara, en su mayor parte, a la ambiciosa y expansionista monarquía marroquí, y una porción sureña al gobierno de Mauritania, el cual, poco tiempo después renunciaría a ella debido a su incapacidad de resistir la guerra que le hacían los saharauis. Marruecos se quedó con todo el territorio y promoviendo una demagógica campaña que llamó “la marcha verde”, lanzó decenas de miles de sus ciudadanos para colonizarlo.
El proceso de autodeterminación continuó, hasta nuestros días, pendiente de ejecutar por la ONU y los sucesivos gobiernos de España, comprometidos con intereses económicos marroquíes y los de otros países de la OTAN, especialmente Francia, lejos de actuar para que este se lleve a cabo, han puesto todo tipo de obstáculos al obligatorio procedimiento. Una buena parte del pueblo saharaui se mantiene refugiado en campamentos en territorios argelinos, viviendo en condiciones infrahumanas o en una franja de territorio liberado tras un inmenso muro militarizado y colmado de minas y todo tipo de explosivos construido por los ocupantes.

La monarquía, al igual que los sionistas de “Israel”, no sólo ocupan ilegalmente territorio ajeno, sino que han tratado de expandirse y tomar partes de territorios argelinos y mauritanos. Casi acabada de obtener la independencia de Francia, después de años de sangrienta lucha, Argelia debió enfrentar en 1962, los intentos marroquíes de apoderarse de una parte de su territorio. En aquella ocasión, un regimiento de tanques cubanos fue enviado para ayudar a los hermanos argelinos a repeler la ilegal agresión.

Antes de la ocupación marroquí del Sahara Occidental, una delegación de la ONU recorrió el territorio y se entrevistó con sus habitantes, así como con autoridades de países fronterizos, pudiendo constatar, tal como lo dictaminó en su informe, que el pueblo saharaui se pronunciaba claramente por la independencia total y no por su anexión a ninguno de sus vecinos.

Sin embargo, Marruecos lo invadió ilegalmente y obligó a sangre y fuego, a una buena parte de la población, a refugiarse en el desierto y en la región adyacente de Argelia, sin ofrecerle otra alternativa a estos que iniciar la lucha por la liberación nacional.

Visité el Sahara y me entrevisté con los dirigentes del Frente Polisario tan temprano como en mayo de 1977, cuando estaba en plena intensidad la lucha que ese pueblo libraba en condiciones muy desventajosas, dado el amplio apoyo que recibía la monarquía de algunas potencias occidentales, especialmente de Francia. Pude confirmar personalmente, la voluntad de este heroico pueblo y su decisión irrenunciable, que se mantiene hasta nuestros días, de obtener la independencia.


Tal como ha sucedido con la ilegal ocupación de Palestina, las potencias occidentales practican una doble moral en este caso. Las autoridades de Rabat realizan todo tipo de violaciones, reprimen y masacran al pueblo patriota saharaui, mantienen cientos de encarcelados en condiciones infrahumanas, torturan y desaparecen a sus ciudadanos. Pero no son llevados a tribunales internacionales ni a Comisiones de Derechos Humanos. Tampoco Marruecos aparece en las famosas e hipócritas listas que publica el Departamento de Estado. Todo lo contrario, reciben de sus aliados y de sus amos, ayuda de todo tipo, incluido moderno armamento. Por supuesto, la “gran prensa occidental” pasa por alto lo que sucede en el Sahara Occidental.

En buena medida, fue por allí por donde comenzó en noviembre de 2010, la denominada “primavera árabe” cuando las manifestaciones populares se iniciaron o las promovieron en otros países de la región. En un gran campamento de carpas, Gdeim Izik, en las afueras de la ciudad de El Aiun, miles de saharauis que demandaban la libertad e independencia, incluidos mujeres, ancianos y niños, fueron salvajemente atacados por militares y fuerzas de la seguridad marroquí, que prendió fuego al campamento, con un saldo desconocido hasta el momento, de muertos, heridos y desaparecidos.

La represión contra la voluntad independentista del pueblo saharaui es permanente. La gran prensa calla y el gobierno de España, responsable ante la ONU de que se culmine el proceso de autodeterminación, le da la espalda. Los hipócritas de las potencias occidentales y su gran prensa, están muy ocupados observando e inventando lo que ellos dicen sucede en Siria, Cuba, Venezuela u otros países que no se les subordinan. En el Sahara y en Palestina, “todo marcha normalmente”, gracias al apoyo que ellos brindan a los gobernantes lacayos que en esos países sirven a sus intereses.

La coalición reaccionaria del Consejo de Cooperación del Golfo, ha hablado de la posibilidad de premiar a la monarquía de Rabat con admitirla como uno de sus miembros, a pesar de estar a cientos de kilómetros de la región. Bien podrían hacer lo mismo con Ia entidad sionista. De hecho, todos trabajan por los mismos objetivos y se subordinan a las órdenes del imperio y de la OTAN.

Ya es hora de levantarnos junto al hermano pueblo saharaui, las causas justas son invencibles y el destino de los opresores de los pueblos es la derrota.

Rebelión ha publicado este artículo con el permiso del autor mediante una licencia de Creative Commons, respetando su libertad para publicarlo en otras fuentes.


Reunión con Mohamed Abdelaziz, Secretario General del Frente Polisario en los campamentos en 1977. El autor es el primero de izquierda a derecha

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