lunedì 10 febbraio 2014

Una strage tutta italiana Campo ai Bizzi, Monterotondo Marittimo 16 febbraio 1944




un'esortazione ai giovani a mantenere
accesa la "fiamma della memoria": "Andate sui luoghi simbolo della
Resistenza, meditate e praticate gli ideali di pace,
libertà, democrazia, fratellanza e solidarietà".

Il podere Campo ai Bizzi, nei pressi del Santuario della Madonna del
Frassine, nel Comune di Monterotondo Marittimo, conserva ancora le tracce di quel funesto 16 febbraio 1944, quando si compì la efferata strage dei cinque giovani partigiani della formazione di Mario Chirici, poi III Brigata Garibaldi "Banda Camicia Rossa".
A compierla non furono le SS naziste, ma i militi della Repubblica Sociale Italiana, al comando di ufficiali italiani in una vasta azione di
annientamento delle bande di giovani partigiani che ormai si stavano
diffondendo in molte aree della Maremma. A dirigere le operazioni
antipartigiane c'erano il Capo della Provincia di Grosseto, Alceo Ercolani e il capitano Michele De Anna, insieme a Ennio Barberini e Angelo Maestrini, rispettivamente comandante e vicecomandante della 98° Legione della Guardia Nazionale Repubblicana, coadiuvati da un centinaio di camicie nere, quasi tutte della provincia grossetana, ma alcune provenienti da quelle di Siena e di Pisa ed anche dall'Alta Val di Cecina.E sarà proprio per i "successi" ottenuti in queste azioni  antiguerriglia" che Alessandro Pavolini, Segretario Generale del Partito Fascista Repubblicano, invierà l'ormai famoso messaggio
ad Alceo Ercolani, nel quale si plaude "con ammirazione ai legionari
fascisti che, in nome della Patria e dell'Idea, si battono per conseguire l'epurazione degli elementi avversari alla gloriosa marcia per la grandezza dell'Italia Fascista Repubblicana" (si pensi che ormai la sconfitta del nazifascismo è  irreversibile!)
Al podere Campo ai Bizzi fu ucciso un giovane Volterrano, Silvano Benedici che il comandante Mario Chirici ricorderà più tardi come"l'asciutta figura un poco dinoccolata dell'allegro Benedici, sempre in vena di canore esibizioni". E con Silvano furono uccisi i suoi
compagni Pio Fidanzi (Massa Marittima), Otello Gattoli (Massa Marittima), Salvatore Mancuso (Catania) e Remo Meoni (Montale, Pistoia). Dopo morti i loro corpi e volti furono sfigurati a colpi
di pugnale.
Ad Alceo Ercolani furono addebitati numerosi rastrellamenti di giovani renitenti alla leva.
Dopo l'8 settembre 1943: l'uccisione di 11 giovani a Istia d'Ombrone; 5 giovani a Campo ai Bizzi; 11 giovani a Scalvaia, più quelli di
Scansano-Murci, di Monte Cucco, di S. Fiora, nonché aver promosso e
personalmente diretto numerose altre operazioni del genere, arresti, catture di ostaggi, soprusi e violenza di ogni sorta effettuati in tutto il
territorio della provincia maremmana, anche in combutta con il tedesco invasore.
Nella sentenza presso la Corte di Assise di Grosseto (18.12.1946) furono emesse condanne esemplari: De Anna, Maestrini, Pucini, Ciabatti, Gori: alla pena di morte per fucilazione; Ercolani e
Scotti: 30 anni di reclusione. La Corte di Cassazione, con sentenza 23 marzo 1948, annullò le condanne riaprendo una nuova fase processuale presso la Corte d'Assise di Perugia, poi presso la
Corte d'Appello di Firenze che (20 ottobre 1949) convertì le pene di morte in quella alla reclusione, riducendo drasticamente tutte le condanne e, infine, la Corte Suprema di Cassazione (5 maggio
1954) cancellerà definitivamente molte condanne, tra cui quella ad Alceo Ercolani, rinviando il De Anna a un nuovo esame presso la Corte di Perugia: e qui, anche per un senso di disgusto e di
vergogna, ci siamo fermati nella ricostruzione. Ma, come sarà andata?
Anni fa è uscito in Francia un dossier dal titolo: "Ce qu'ils sont  evenus: le sort de 964 criminels nazis et de quelques complices"; da noi, come sappiamo, non sono ancora del tutto aperti gli "armadi della vergogna" nonostante che in questi 60 anni abbiano governato partiti politici che si sono sempre professati "antifascisti", compresi i socialisti nel centro-sinistra ed i comunisti nella fase del "compromesso storico".
.Sappiamo soltanto che Alceo Ercolani rientrò prestissimo al suo paese natale in provincia di Viterbo dove si godette la pensione della Repubblica Italiana tra l' amicizia e la stima della popolazione.
Ci ammonisce Bertolt Brecht:

"questo mostro stava per dominare il mondo,
i popoli lo vinsero, ma il grembo da cui nacque
è ancor fecondo!"

Carlo Groppi

        Commemorazione febbraio 2013

  Commemorazione febbraio 2013
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