mercoledì 12 febbraio 2014

Musica&ribellione : Il Marxista dub poetry Linton Kewesi Johnson/Public Enemy-di Maurizio Cerboneschi

Da ricordare che questo pampleth fu scritto dal '90 all'inizio del '93.


Musica&ribellione Da WOODY GUTHRIE 
a THE GANG”

Viaggio culturale/antagonista attraverso la musica folk, rock, punk-reggae, hip hop... e dintorni, troveremo alcuni artisti che sono stati
a fianco di coloro che per generazioni hanno lottato per la libertà, la giustizia, l'autodeterminazione dei popoli, …musicisti/colonna sonora di chi credeva che un mondo diverso era possibile.
Questo blog internazionalista comunista ,sembra il luogo giusto per ricordare artisti antagonisti importanti come Woody Guthrie, The Fugs, Bob Dylan, Clash, Public Enemy, Linton Kwesi Johnson,..attraversando i territori musicali antagonisti arriveremo nelle periferie del rock made in Italy ,dove dalle cantine uscirono tanti validi gruppi musicali, conosceremo meglio il progetto “Franti” del Torinese Stefano Giaccone e termineremo il viaggio chiaccherando con “i Gang” dei fratelli Marino e Sandro Severini di Filottrano nelle Marche, più periferia di così!!!

Nelson Mandela rivolgendosi a Miriam Makeba :
"Hanno cercato di isolarci dal Mondo e tu l'hai impedito, dunque la musica può andare a braccetto con la politica””
Maurizio Cerboneschi (Sandino)

capitolo 8°

Il Marxista dub poetry  Linton Kewesi Johnson

La grande insurrezione

musica di sangue
cresciuta nera
radicata nel dolore
innestata nel cuore….”

(da “bass Culture” LKJ)

Scossa nera effervescente- battito -basso- rimbalzante.-rock- saggio- giù suono musica;
caduta – del –piede incontra la batteria storia di sangue
la storia del basso è una storia commovente
una storia piena di dolore……

(da “Reggae sound” LKJ)

Nel Regno Unito sui percorsi antagonisti dei Clash e non solo, troviamo un signore, cappello pork pie, occhiali e portamento elegante sembra un docente universitario, il suo nome è Linton Kwesi Johnson, un poeta – musicista – improvvisatore; un uomo che con il reggae o lo ska ha trovato un modo immediato di comunicare le sue idee per una società multirazziale.
LKJ, arriva a Londra a 11 anni, da un piccolo paese della Giamaica. Qui ritrova la madre e la prima cosa che conosce è il razzismo. Matura in fretta la coscienza di nero militante che non crede all’integrazione ma all’affermazione della dignità e l’autodeterminazione della sua gente. E’ consapevole che ad ogni cittadino del pianeta debbono essere riconosciuti i diritti fondamentali della sopravvivenza “perchè la sopravvivenza è un diritto di pura esigenza morale, è un diritto sancito da atti internazionali, per cui il cittadino del mondo non è un’ entità astratta, utopistica come ai tempi preistorici, ha dei diritti da far valere che gli consentono di tutelare se stesso” (1)
La sua vocazione poetica sprigiona direttamente dai ghetti londinesi: nei ’70 fa parte delle “Pantere nere” un movimento che lotta per i
diritti delle minoranze di colore costrette a vivere ai margini della società assistenziale. Le battaglie metropolitane delle “Pantere nere”, scuotono alle fondamenta i pregiudizi razziali del mondo occidentale. In Inghilterra e ovunque l’educazione autoritaria bianca, delimita i confini della razza o del sapere, il grido di libertà di tutto il popolo nero si tinge di sangue in ogni sasso scagliato contro le pareti dell’ordine.
All’interno di queste tensioni sociali LKJ si avvicina al marxismo e nel 1973 pubblica i primi lavori nella rivista “Race today” . Si laurea in sociologia e continua a portare in giro il suo messaggio poetico antagonista; diventa l’artista più corrosivo delle marginalità nere europee.
LKJ, non è un rasta, non venera come divinità il defunto imperatore d’Etiopia Hailè Selassie,
non fa come alcuni musicisti e uomini di cultura Giamaicani del razzismo all’inverso, dimostra con saggezza una decisa posizione ideologica e filosofica, questo lo rende l’espressione più alta della poesia caraibica (insieme a Michael Smith, ucciso in Giamaica nel 1983 a colpi si pietra da
uomini al servizio della CIA); recita i suoi versi accompagnato da basi pre-registrate o dalla band del bassista Dennis Bovell, a volte solo dal movimento del corpo.
All’interno di una musica dominata dal basso elettrico come simbolo del battito di vita, lo spettatore rimane inebriato da una voce calda, profonda in grado di arrivare a chiunque, superare le barriere delle diversità linguistiche, capace di far vivere istanti in un’altra dimensione temporale.
E’ un poeta che racconta le paure, le violenze, le speranze delle nuove generazioni nere della periferia Londinese. Dice di non usare la violenza come pazzia, di non scaricare la collera in guerre

fratricide, di individuare il nemico vero; attacca la piccola borghesia di colore incapace di schierarsi, si rivolge ai giovani affinché escano dal fanatismo religioso, accusa il regime del “Regno Unito” di stragi, persecuzioni, assassini……velati o fatti cadere nel silenzio dai mezzi d’informazione di massa.

Linton è il media, la voce e la verità dei perdenti:

avvenne nell’aprile del 1981
giù nel ghetto d i Brixton
l’oppressione di Babilonia fu tale
da portarci ad una grande insurrezione
che si estese all’intera nazione
fu un’occasione veramente storica.

Fu l’avvenimento dell’anno
Avrei voluto esserci
Quando ci furono scontri in tutto il ghetto
Quando distruggemmo molti furgoni della polizia
Quando combattemmo i piani malvagi
Quando mandammo in fumo l’operazione Swamp 81
Per che cosa?
Per far capire ai governanti
Che non avremmo più subito alcuna oppressione

E quando mi informai
Per le strade del ghetto
Per scoprire tutto ciò che potevo
Ogni ribelle si compiaceva della sua storia
Parlavano di potere e gloria
Parlavano di incendi e saccheggi
Parlavano di distruzioni e furti
Parlavano della conquista e della vittoria

Dicevano : Babilonia ha esagerato
Cosi cosa successe?
Bruciammo due auto
E due innocenti furono uccisi
Per cosa?
Ma non succede forse così in guerra
Ma non succede forse così in guerra?

Dicevano : bruciamo il pub di George
Non potevano bruciare il padrone
Bruciammo il pub di George
Non abbiamo mai bruciato il padrone
Quando combattemmo in tutto Brixton
Quando distruggemmo molti furgoni di polizia
Quando mettemmo in scacco i malvagi
Quando mandammo in fumo l’operazione Swamp 81

Dicevano : requisimmo le auto
Ci procurammo le munizioni
Costruimmo le barricate
E i malvagi ebbero paura
Mandammo i nostri in perlustrazione
Per scoprire le loro posizioni
Poi formammo le nostre bande
E sferrammo i nostri attacchi

Ora sono fuggiti e spariti
Per preparare il contrattacco
Ma i proiettili di plastica
E gli idranti
Porteranno l’esplosione
Porteranno l’esplosione
Alla faccia di Scaram
Porteranno l’esplosione

( da great insohreckshan)

SWAMP 81 : speciale operazione di polizia in Brixton 81
PUB GEORGE : famoso locale frequentato da fascisti di Brixton
LORD SCARMAN : Membro del parlamento britannico incaricato di indagare sulle tensioni nei ghetti londinesi con particolare riguardo a Brixton (2)

La”Grande insurrezione”, è la storia cantata che riguarda l’ondata di rivolte spontanee avvenute nei ghetti delle metropoli inglesi nella primavera ’81 “a Londra (Brixton), Liverpool (Moss Side), Manchester, leeds, Sheffield, Birmingham, giovani dimostranti neri e bianchi mettono a ferro e fuoco i loro quartieri e soltanto una dura repressione riesce a riportare la calma…..sulle ceneri degli incendi resta la frustrazione di tanti giovani e l’odio per la Thatcher e la sua sfacciata politica reazionaria(3)

Nel suo lavoro militante LKJ oltre alla lingua inglese opta spesso per il “Giamaicano” sua lingua madre, elemento essenziale per la sua nuova forma di poesia “sono un poeta che lavora entro una tradizione dove musica e parole sono parte integrante. La mia esperienza è il frutto di un’infanzia tropicale e contadina prima e della vita di città industriale dove i negri vivono in condizioni coloniali, poi I bambini dei Caraibi crescono in una tradizione orale di storie, rime, canzoncine e
a stretto contatto con forme musicali di matrice africana come la Kumina o protestanti come la chiesa Battista pentecostale. La mia tradizione londinese parla rock e R’&’ (4)
L’avvocato dei senza parola”rifiuta il business, le sue performances si svolgono in piccoli club o locali alternativi; è diretto partecipe a
manifestazioni contro l’Apartheid, a sostegno del Working Class, o dei movimenti di liberazione afro-latino-Americani (FSLN, FMLN, PAC, ANC,….); il suo sguardo è attento all’Africa che sta aprendosi al reggae, una musica che a suo parere potrà permettere agli africani di comunicare la loro condizione di assoggettati ai paesi ricchi.
In pratica LKJ realizza quanto professava Bob Marley (pur con forti differenze politico-religiose).
Se un giorno il reggae fosse sbarcato in Africa(“sua terra natale”), sarebbe divenuto un linguaggio universale per l’unificazione del popolo nero e avrebbe assunto proporzioni tali che nessuno sarebbe più riuscito a fermare. Anche l’Ivoriano Alpha Blondy, rastaman ribelle, le cui ballate di protesta sono diventate un punto di riferimento e di speranza delle nuove generazioni africane, abbandonate alla violenza urbana e alla ricerca della loro identità, afferma:
Sono fiero che gli africani abbiano trovato nella musica e in particolare nel reggae, un’occasione d’incontro e di ricerca di valori….un nuovo credo per riconoscersi, aldilà della disgregazione e dell’individualismo…I nostri dirigenti non possono dire in un’assemblea ai giovani francesi e ai giovani americani come noi viviamo e quello che soffriamo…. Ma attraverso questa musica noi possiamo esporre loro la nostra condizione, i problemi che l’occidente ci obbliga a vivere e sopportare. Oggi per la nostra dignità di neri, è estremamente importante fare della buona musica; le idee stereotipate che ci vedano sempre in ultima fila dovranno pure cambiare: noi siamo i precursori e difenderemo il ruolo del nostro patrimonio, perché la musica nera è all’origine di tutte le musiche”(5)
I portavoce della rabbia e del disagio planetario con o senza musica dimorano ormai ovunque, dalla Francia, alla Spagna, all’Italia,… il potere con tutti i suoi mezzi cerca di toglierli la terra sotto i piedi e nei casi limite arriva perfino all’eliminazione fisica (come ha sempre fatto). Negli Stati Uniti simbolo di “Democrazia e Libertà” i problemi dei ghetti nero-ispanici non sono diversi a quelli denunciati dai “LKJ”; “Clash”, Redskins, “… e attraverso l’ emergente cultura Hip hop una nuova generazione con coraggio e astuzia denuncia i limiti interni del grande gendarme USA. Per il potere yankee una spina nel fianco si chiama Public Enemy.


1) Intervista a Padre Ernesto Balducci archivio Tracce
2) Vedi “Facendo la storia” di LKJ ETS 1989 pag. 115-116
3) Vedi “Facendo la storia” di LKJ ETS 1989 pag. 107
4) “ “ “ “ op . Cit pag 6 
5)Vedi:il manifesto 7 febbraio 1989 pag.17 Luigi Elongui

foto rivolta brixton 81 www.theguardian.com 

Capitolo 9°

Public Enemy
Musica nera rabbia e politica

Ho visto gli statisti dibattere all’ONU
la questione del Sudafrica, urlando per
denunciarne i metodi inumani,
e poi tornare ai loro alberghi e vedere negri
massacrati di botte dalla polizia, azzannati
dai cani e coi vestiti strappati dal getto degli
idranti proprio qui dove le Nazioni Unite
hanno sede per poi tornare il giorno dopo
all’ONU e non dire niente di tutto ciò.
Non venite a raccontarmi niente di quello
Che succede in Sudafrica, Mozambico o
Altrove:
non crederò alla vostra sincerità finchè
rimarrete indifferenti a quello che gli
Stati Uniti ci stanno facendo nella nostra
Nazione”

Malcom X

Nei primi anni del XVI secolo milioni di africani vennero strappati con violenza dalla propria terra, incatenati e deportatati sulle coste del “nuovo mondo”. Qui i negrieri li vendevano ai conquistadores, a latifondisti bianchi e venivano trattati come bestie da soma o da cortile.
Con il passare degli anni, dei secoli, l’evoluzione e la trasformazione della società nordamericana, vede ancora milioni di afroamericani, privi di una reale rappresentanza nel contesto politico sociale, subalterni alla dominazione bianca.
La minoranza di colore non ha mai accettato passivamente la considerazione di razza inferiore; la prima rivolta degli schiavi è del 1687, da quel momento i neri non hanno mai cessato di ribellarsi al segregazionismo della “Razza padrona”.
Negli anni ’60 la radicalità delle nuove generazioni di colore si riconobbe nelle “Black Panters”, scioperi, disubbidienza civile, boicottaggi, guerriglia civile, manifestazioni pacifiste,… fecero tremare l’ordine costituito.
Il braccio lungo della “casa bianca” (C.I.A. e F.B.I.) spianò la via della restaurazione e le avanguardie rivoluzionarie del “Black power” furono assassinate ( Malcom X, M.Luter King,
il comunista Geoge Jackson, Bobby Hutton,….altri espatriarono (Eldridge Cleaver,…) o furono cancellati dall’esistenza (Bobby Seale); per numerosi aderenti al “fronte nero” si aprirono le porte delle prigioni, la diffusione dell’eroina nei ghetti grazie anche a infiltrati dell’ F.B.I, finì per annullare ogni forma di rivolta.
All’inizio dei ’70, disgregazione, alcolismo, droga e criminalità diffusa hanno generato un “Quarto Mondo” che sopravvive all’interno della disumanità, delle contraddizioni e dell’opulenza del “primo”.
Nel deserto politico degli ’80 i portavoce della rabbia e delle speranze dei neri a cui si sono aggiunti molti ispanici sono stati i rappers.
Il rap uno stile che rientra nel movimento culturale “ hip hop” nato sul finire dei ’70 in prevalenza nelle comunità afroamericane e latine del Bronx di New York.
I giovani niggers vedono nei rappers dei coetanei che, sono stati capaci di sfuggire alla disperazione. Questi “musicisti , tenuti sotto controllo dall’F.B.I., provengono dalla stessa realtà suburbana, conoscono i loro desideri e i loro sogni perché sono anche i propri. Sono gli unici a conoscerli e sono gli unici di cui si “fidano di parlare”. Sono gli unici che stanno ad ascoltare, gli unici con i quali parlare, che hanno qualcosa di “vero” da insegnare. Investiti di questa profonda responsabilità sociale, i rappers si giostrano in strategie differenti e ineguali risultati, tutti convinti, però, della propria importante funzione extra – musicale” (1)
Tra i rappers in circolazione negli USA i “PUBLIC ENEMY” sono uno degli aspetti più corrosivi; censurati, calunniati, quotidianamente dai media dell’impero, costantemente al centro
dell’interessi dell’F.B.I., sono la continuazione del viaggio contro l’emarginazione; il loro radicalismo è improntato su quello tracciato da "Malcom X", Back Panters e risentono del pensiero di Louis Farrakan (leader dei Mussulmani neri americani). Usano il rap per diffondere un’altra informazione, per urlare tutto il disagio razziale nel mondo.
Con la rabbia infuocata dei ritmi metropolitani e le rime esplosive, il Professor Griff, Cuck D., Flavor Flav, Terminator X, (hanno preso nomi che vengono dalla storia o dalla cronaca e cancellato quelli di “Schiavi”), tentano di scardinare l’immobilismo culturale che attanaglia la parte più in basso del pianeta statunitense.
I dischi dei “Public Enemy”, come già accaduto nel punk inglese con i primi “Clash” “Crass”,”Conflict”, Redskins,…con la reggae/poesia di Linton Kewsi Johnson o nell’Hardcore californiano con gruppi intorno alle etichette indipendenti Alternative Tentacles e SST : i “Dead Kennedy”, “DOA”, Black Flag”,” Bad Brians”,…tendono a far prendere coscienza per cercare di far saltare in aria l’estalishiment e nello stesso tempo gettare le basi di una nuova coscienza afroamericana.
In merito Cuck D. afferma : “C’è chi dice che la presa di coscienza dei giovani attraverso l’hip hop sia solo moda. E’ vero è una moda, ma questa è una moda destinata a durare. Deve essere moda. Non c’è altro modo di agire. La nostra cultura deve essere venduta come un prodotto alla nostra gente perché ci sono altri migliaia di prodotti che la bombardano quotidianamente. Storicamente i neri sono dei consumatori, non hanno mai imparato a vendere. Il nostro scopo, quali rappers , è di contrattaccare questo sistema. I neri in questo paese non detengono alcuna forma di controllo sui mezzi di comunicazione di massa. L’unica forma a nostra disposizione sono i dischi”(2).

I brani dei P.E. entrano di prepotenza nel malessere dei ghetti attraverso radio pirata o indipendenti,discoteche…I B-boys sanno a memoria i ritmi, i riff e i testi di rottura degli album della band “yo! bum rush the show”, “rebel without a pause” “”it takes a nation of millions to hold us back(”che contiene brani di impegno politico come :” Bring the Noise” e “Don't Believe the Hype”.

I Public Enemy non si accontentano di un successo circoscritto alle pareti del ghetto, vogliono far uscire l’Hip Hop dallo spazio settario in cui orbita. Partono per un tour
europeo, dove annientano il gruppo “ RUN DMC dei quali sono spalla. Ottengono ovunque consensi e aumenta a dismisura il numero dei loro sostenitori extra States e non solo neri.
Per la formazione di Long Island, ormai una delle voci del disadattamento planetario, tutto sembra andare per il verso giusto fino all’estate dell'’89 quando il Professor Griff “ministro dell’informazione”vicino al “Black Power” in un’intervista rilasciata al “Washington Times” attacca la comunità ebrea statunitense, accusandola di finanziare il regime razzista Sudafricano.
La reazione di Babilonia è violentissima. In USA “esempio di democrazia planetaria” non si può attaccare il sionismo, pilastro dell’impero economico, i media si gettano in una crociata denigratoria contro Cuck D. e gli altri che vengono accusati di antisemitismo, con l’F.B.I. costantemente tra i piedi, la casa discografica CBS prende subito le distanze da loro, poi torna sulle proprie decisioni e detta condizioni autoritarie: o il gruppo produce autocritica e allontana il professor Griff , oppure parte l’embargo dell’industria discografica.
I P.E. , musicalmente e politicamente capaci di sviluppare una trasformazione collettiva vanno allo sbando, prima Cuck D. difende la libertà di pensiero e di parola di Griff, successivamente lo espelle dal nucleo insieme ai “Security…” a distanza di poche ore
nel corso di una conferenza stampa alla MTV, annuncia lo scioglimento del gruppo.
Non passa molto tempo che la formazione anche se tacciata di razzismo torna sulla scena;
il meccanismo degli “orologi” è però inceppato, la storia prosegue in un clima di divisione e controversie interne fino all’ostentata uscita dell’album “Fear of black” un successo contraddittorio che vede Griff definitivamente allontanato.
I gendarmi dell’impero sono ancora una volta riusciti a indebolire una situazione eversiva che stava diventando pericolosa “Nell’attacco i Public enemy si cela il medesimo meccanismo che impedisce ai neri americani di avere ad es. una classe politica degna dei suoi problemi e delle sue rivendicazioni, la cattiva coscienza USA nulla perdona ai neri che sanno imporsi”(3)
Le democrazie totalitarie hanno represso, reprimono e continueranno a reprimere le individualità, le comunità di ribelli, ma i desideri di libertà e giustizia non potranno mai essere soppressi e i rivoluzionari continueranno a nascere e lottare “con ogni mezzo necessario”

1 Cuck D.”Public Enemy : Mucchio selvaggio giugno '90 pag 75
2 Guido Chiesa :Rockerilla n.112 dicembre 1989 pag.60
3 Guido Chiesa :Rockerilla n.115 marzo 90 pag. 10

Da WOODY GUTHRIE a THE GANG” 
In blu i capitoli a seguire :


Capitolo 1°:“La rivoluzione desiderata” (Woody Guthrie).
Capitolo 2°:”L'amato e odiato Bob Dylan  ....
http://resistenciasiempre.blogspot.it/2014/02/musica-la-rivoluzione-desiderata.html
 
Capitolo 3°:”L'anarco-comunismo dei “THE FUGS”.
Capitolo 4°:”La fine dei dinosauri”. 

Capitolo 5°:Il trionfo della subcultura nihil-punk.
Capitolo 6°:THE CLASH (lo scontro)”



Capitolo 7°:”Il ritorno del rock”.


Capitolo 8°:Linton kewsi Johnson” (Dub poetry)
Capitolo 9°:”Public Enemy “:Musica nera rabbia e politica
Capitolo 10°:Il“Franti”: Rock e utopia
Capitolo11°:”La Pantera”e il nuovo linguaggio del villaggio
Capitolo 12°:” I Gang “: La Band ribelle di Filottrano

 
Ringrazio i compagni che mi hanno permesso di poter scrivere queste righe attraverso contatti, interviste e chiaccherate varie sul tema :"Musica antagonista", : Marino e Sandro Severini (The Gang), Stefano Giaccone (Franti), Billy Bragg incontrato a Reggio Emilia '90, lo staff di” Arezzo wave” '91 '92 ,un grazie anche a Bunna  Africa unite per la lunga chiaccherata in un podere di Montioni quando nel 1991 venne a fare il concerto gratis per il FMLN Salvador) e poi a Sergio Messina (Radio gladio), Luca "Zulu" e Marco" kaja"(99 posse), Fumo e Lele Prox (Lionhorse Posse ), Luca Morino Fabio Barovero (Mau Mau&Loschi Dezi), Enrico Capuano che tra il '92 inizio '93 per ben tre volte venne a suonare gratis per i Lavoratori Piombinesi in Lotta a difesa del posto di lavoro. 

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