martedì 2 ottobre 2012

Siria: non c’è nulla che indica una rapida soluzione della crisi


Siria: non c’è nulla che indica una rapida soluzione della crisi 

 

Luis Beaton* 
La recente visita a Damasco dell'inviato dell'ONU e la Lega Araba, Lakhdar Brahimi, e la riunione realizzata ad Il Cairo dai cancellieri egiziano, iraniano e turco, non indica per nulla una rapida soluzione della crisi in Siria. 
 
Nessuno è in disaccordo con la necessità di fermare lo spargimento di sangue e restaurare l'armonia tra la popolazione in questo paese, ha detto al suo arrivo Brahimi, ma è andato via senza anticipare proposte o azioni sulle rotte che seguirà la sua mediazione. 
 
Dopo la sua intervista col presidente Bashar al-Assad, ha dichiarato: Non c'è per adesso un piano, ne svilupperemo uno dopo esserci riuniti con tutti i paesi coinvolti e spero che il piano sia utile per la salvazione della Siria. 
 
Ad Il Cairo, l'assenza dell'Arabia Saudita, uno dei principali nemici del popolo siriano, aprì alcune interroganti, perché Riad, in complicità con Washington, è uno dei principali finanziatori delle armi e dei gruppi mercenari che attaccano in territorio di questa nazione del Medio Oriente. 
 
Questo gruppo, promosso dal presidente egiziano, Mohamed Morsi, nel luglio scorso nell’incontro islamico de La Mecca e confermato dal XVI Vertice dei Paesi Non Alienati a Teheran, è una in più tra le altre iniziative e vederla in modo ottimista è una lettura affrettata. 
 
Tre dei suoi membri chiedono una soluzione con l'uscita dal governo del presidente siriano, un fatto che non può avanzare, oltre a frenare qualunque negoziazione, prima che cominci. 
 
Nella sua visita alla capitale siriana, il cancelliere persiano, Alí Akbar Salehi, ratificato il suo appoggio alle posizioni delle autorità governative siriane per un incontro col presidente al-Assad. 
 
Il mandatario ha manifestato  appoggio a tutte le iniziative presentate per trovare una soluzione alla crisi, riaffermando che la chiave per il successo delle proposte consiste nella sincerità delle intenzioni di aiutare il suo popolo. 
Reiterò che il suo paese è aperto a negoziazioni che rispettino la sovranità, la libertà della decisione del paese ed il rifiuto all'ingerenza esterna. 
 
In altre parole, qualsiasi avvicinamento al problema che insista sulla sua uscita dal potere e sia pieno di ingerenza estera, ignoranza della sovranità nazionale e del diritto dei siriani a decidere il loro stesso destino, sembra avviato al fallimento. 
 
Bisognerà aspettare se un'altra iniziativa o piano che segua questo fracasso di Brahimi escluda le pressioni su quello che deve fare o no il Governo di Damasco. 
 
Il progetto del dialogo, reiterato dalle autorità locali, è stato appoggiato già da più di 24 organizzazioni politiche e personalità oppositrici che hanno convocato ad una conferenza nazionale di tutta l'opposizione ed i partiti dentro e fuori, per risolvere la crisi. 
 
I partecipanti hanno indicato che l’appello tiene in considerazione di ottenere un dialogo tra siriani, senza condizioni previe o preconcetti, e lavorando per fermare lo spargimento di sangue e la preservazione dell'integrità territoriale e l'unità nazionale. 
 
Questa è una delle massime che ha esposto  qua Brahimi, ma bisogna vedere quale sarà la reazione dei fattori esterni che appoggiano con finanziamento, armi ed ogni tipo di aiuti le bande irregolari, che si negano al dialoga. Se gli armati lo faranno, porranno come condizione unica l'uscita di al-Assad dal governo. 
 
D'altra parte, Occidente ha confermato la sua intenzione di continuare a gettare legna al fuoco con l'invio di armi e mercenari, come ha  indicato una fonte russa e recenti notizie divulgate dalla stampa internazionale. 
 
Quelli che appoggiano la violenza si preparano per inviare un importante lotto di attrezzi bellici a gruppi armati siriani, rivelarono mezzi di stampa a Mosca. 
 
Il carico includerebbe sistemi antiaerei, lanciarazzi portatili e mitragliatrici di gran calibro, oltre ad inviare mercenari attraverso paesi vicini come la Turchia, ha assicurato un alto funzionario russo, citato dall'agenzia Rida Novosti. 
 
Al rispetto, il ministro britannico degli Esteri, William Hague, ha avanzato in un intervento davanti al Parlamento che varie nazioni occidentali si preparino per rinforzare le somministrazioni di attrezzi bellici alle bande irregolari in Siria. 
 
Recentemente mezzi di stampa ha divulgato l'arrivo al porto turco di Iskanderun, sulla costa orientale del Mediterraneo, di una merce di contrabbando di 400 tonnellate di somministrazioni belliche provenienti dalla Libia, che sono stati trasportati nella nave Victoria, con gli irregolari siriani come destinatari. 
 
Durante gli ultimi giorni, l’Esercito Arabo Siriano ha distruttp vari trasporti di contenitori con armi, tra questi differenti tipi di razzi, compreso SAM-7, che avevano come destino le bande armate, veri terroristi per le autorità locali. 
 
Sotto questo difficile panorama, il Governo cerca di tagliare le fonti di somministrazioni alle bande, mentre questi ed i loro alleati persistono con la via delle armi. 
 
Per il momento nulla indica una situazione ottimista per la soluzione della crisi siriana e per fermare la violenza, che, come ha detto Mahatma Gandhi, è la paura per gli ideali degli altri. 
 
*corrispondente di Prensa Latina in Siria
 Immagini inserite da internet da autore di questo Blog

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