lunedì 2 luglio 2012

Jimmy Carter : Un record crudele e inusuale


Un record crudele e inusuale 
  Alessandra Riccio
Domenica 01 Luglio 2012
Con poche parole sobrie, l'ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, ha lanciato dalle pagine del New York Times una denuncia e un allarme: la denuncia della scandalosa violazione dei diritti umani praticata dal suo paese ormai da più di dieci anni in maniera sistematica e l'allarme che questa pratica crudele e insensata sta generando reazioni controproducenti e pericolose per l'equilibrio del mondo.
Jimmy Carter
Un record crudele e inusuale
(The New York Times, 26.6.2012)
Gli Stati Uniti stanno abbandonando il loro ruolo di campioni mondiali dei diritti umani.
Le rivelazioni del fatto che alti funzionari sono coinvolti nell’assassinio di persone all’estero, compresi cittadini statunitensi, sono solo la prova più recente di fino a che punto sia inquietante la violazione nella nostra nazione dei diritti umani e quanto si sia estesa questa pratica. Tutto è cominciato dopo gli attacchi terroristi dell’ 11 settembre del 2001, ed è stato convalidato e intensificato dagli esecutivi di entrambi i partiti e dalle azioni legislative, senza grande opposizione del pubblico in generale. Come risultato, il nostro paese ormai non ha autorità morale su questi temi critici. Anche se il paese già nel passato aveva commesso errori, l’abuso generalizzato dei diritti umani durante gli ultimi dieci anni ha avuto un cambio drammatico. Con la leadership degli Stati Uniti, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è stata adottata nel 1948 come “il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. Si trattava di un impegno coraggioso e chiaro per contenere i poteri che cercavano di opprimere o di ledere le persone, e stabiliva l’uguaglianza di diritti di tutti alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla protezione uguale di fronte alla legge e limitava la tortura, la detenzione arbitraria o l’esodo forzato. La Dichiarazione era stata invocata dagli attivisti dei diritti umani e dalla comunità internazionale. E’ preoccupante che, invece di rafforzare questi principi, le politiche del nostro governo contro il terrorismo stanno violando chiaramente per lo meno 10 dei 30 articoli della dichiarazione, compresa la proibizione dei “trattamenti crudeli, inumai o degradanti”. La legislazione recente ha dato il diritto legale al Presidente di trattenere una persona indefinitamente per il sospetto di affiliazione ad organizzazioni terroriste o “forze associate”, un potere troppo ampio e vago che può essere oggetto di abuso, senza una supervisione significativa dei tribunali o del Congresso (la legge in questo momento è bloccata da un giudice federale). Questa legge viola il diritto alla libertà di espressione e alla presunzione di innocenza finché non viene provata la sua colpevolezza, altri due diritti consacrati dalla Dichiarazione. Oltre ai cittadini nordamericani assassinati o alla detenzione indefinita, le leggi recenti hanno cancellato le restrizioni della Legge di Vigilanza di Intelligenza Straniera del 1978 e permettono violazioni senza precedenti dei nostri diritti alla privacy attraverso l’ottenimenti di dati e le intercettazione senza l’autorizzazione del giudice e la violazione, da parte del governo, delle nostre comunicazioni elettroniche. Le leggi statali permettono di arrestare persone per la loro apparenza, perché praticano un culto o perché si sono associati con altri individui. Insieme a questa regola arbitraria che permette l’assassinio di un individuo da parte di aerei senza pilota, previamente dichiarato come terrorista nemico, vengono uccise donne e bambini innocenti e tutto questo viene accettato come inevitabile. Dopo più di 30 attacchi aerei contro abitazioni civili quest’anno in Afganistan, il presidente Hamid Karzai ha preteso la fine di questi attacchi, ma la pratica continua in altre zone del Pakistan, della Somalia e dello Yemen, che non vengono dichiarate come territori di guerra. Non sappiamo quante centinaia di civili innocenti sono morti in questi attacchi, ciascuno dei quali approvato dalle più alte autorità di Washington. Ciò sarebbe stato impensabile in anni precedenti. Queste politiche danneggiano chiaramente la politica estera statunitense. Alti funzionari di Intelligenza e militari, come pure difensori dei diritti umani nelle zone attaccate, affermano che la scalata con aerei senza pilota stimolano le famiglie colpite a identificarsi con le organizzazioni terroriste, hanno risvegliato nella popolazione civile dei sentimenti contrari a noi e permette che i governi repressivi citino questo tipo di azione per giustificare il loro comportamento dispotico. E intanto resta aperto il centro di detenzione di Guantánamo a Cuba, che adesso ospita 169 reclusi. Circa la metà meriterebbe di essere liberata, invece hanno poche possibilità di ottenere un giorno la libertà. Le autorità statunitensi hanno rivelato che, al fine di ottenere confessioni, alcuni sono stati torturati con tecniche come il sottomarino in più di cento occasioni e intimoriti con armi semiautomatiche, trapani o minacce di violazioni sessuali. Sorprendentemente questi fatti non possono essere utilizzati a difesa dagli accusati, poiché il governo afferma che sono stati prodotti sotto l’ombrello della “sicurezza nazionale”. La maggioranza degli altri prigionieri non ha alcuna prospettiva di sapere di cosa sono accusati e nemmeno di venire giudicati. In un momento in cui le rivoluzioni popolari stanno scuotendo il mondo, gli Stati Uniti devono rafforzare e non indebolire le norme basilari dei diritti e dei principi della giustizia enumerati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Ma invece di fare un mondo più sicuro, gli Stati Uniti violano i diritti umani più universali, cosa che esalta i nostri nemici e ci allontana dai nostri amici. Come cittadini preoccupati, dobbiamo persuadere Washington a cambiare rotta e a recuperare la guida morale d’accordo con le norme internazionali sui diritti umani che avevamo adottato ufficialmente come nostre e che abbiamo apprezzato per anni.
Jimmy Carter è stato Presidente degli Stati Uniti, Premio Nobel per la Pace nel 2002 e fondatore del Centro Carter.

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