giovedì 8 marzo 2012

Colombia: Manifesto per la Pace, fino all’ultima goccia dei nostri sogni-Colombia: Manifiesto por la paz, hasta la última gota de nuestros sueños-Farc: comunicato pubblico sulla liberazione dei prigionieri di guerra




Colombia: Manifesto per la Pace, fino all’ultima goccia dei nostri sogni
Scritto il 4 mar 2012
Esiste nel cuore dell’America un rifugio umano abbracciato a tre catene di montagne, cullato da vallate rigogliose e foreste lussureggianti e bagnato da due oceani. Fonti e fiumi scorrevoli trasformano le sue terre in prodigi di fertilità, terminando al sud nell’Amazzonia: questo fa della Colombia oggetto di grande cupidigia. E da questo inizia il martirio di un popolo: dalle mappe dell’avidità di un pugno di uomini. La Colombia, nonostante possieda tutto per rendere possibile una vita decente per la totalità dei suoi 48 milioni di abitanti, sopporta un’elite erede della violenza coloniale, che si avvinghia al potere locale offrendo le ricchezze del paese ai poteri stranieri, condannando il popolo a una sanguinosa storia di saccheggi.
Abbiamo forse dimenticato quante generazioni non hanno mai conosciuto un pizzico di pace, né la volontà dei governanti di permettere che su questa terra abiti finalmente una democrazia reale, non una pantomima macabra di rituali elettorali che perdono la loro sostanza democratica davanti allo sterminio dell’opposizione politica. A forza di repressione incessante per annientare il germe della dignità, i governanti hanno preteso che seppellissimo nelle profondità del dolore le nostre grida di umanità smarrita.
1. Facciamo dell’empatia sociale il primo passo verso una vera pace
Abbiamo deciso di coniugare il sentire del nostro popolo con la prima persona plurale, perché siamo pluralità e perché facciamo dell’empatia sociale il primo passo verso una vera pace: il sentire del nostro popolo esige giustizia nella voce dei suoi esiliati, derubati, poveri, emarginati, scomparsi, detenuti, ridotti al silenzio, torturati, uccisi. E abbiamo deciso di essere “noi” anche con i nostri prigionieri e i nostri morti: perché, sebbene la violenza di una élite intollerante abbia cercato di cancellare le loro idee e i loro sogni eliminandoli fisicamente o separandoli da noi con sbarre abiette, in noi continuano a vivere i loro aneliti di giustizia e dignità.
2. Terrore que configura il latifondo a favore del grande capitale.
Un 68% dei colombiani viviamo in povertà, siamo otto milioni che vagano per le strade in condizioni di indigenza. Più di 5 milioni siamo stati sgomberati con la forza dalle forze repressive ufficiali o paramilitari che collaborano fedelmente con l’esercito. Siamo stati sommessi al terrore che delinea il latifondo a favore del grande capitale straniero, a danno delle nostre condizioni di sopravvivenza e dignità, a danno della sovranità alimentare e della pace. Massacri, bombardamenti fumigazioni e avvelenamento del suolo e dell’acqua precedono le nostre marce funebri di esilio forzato. Noi i contadini, gli afrodiscendenti, gli indigeni che abbiamo cercato di vivere nei territori dei nostri avi, siamo stati costretti all’esilio. Scoppiamo di dolore perché già abbiamo superato il limite di rassegnazione alla sofferenza. Quando protestiamo veniamo sterminati, o sottoposti a ostracismo e al silenzio che impongono il terrore statale.
3. Aprire gli spazi di tolleranza alla rivendicazione sociale, per parlare di pace.
Siamo ottomila prigionieri politici ai quali vengono violentati tutti i diritti umani, ottomila che gridiamo in mezzo all’indifferenza di questa società imbavagliata e spinta all’alienazione, che gridiamo sotto le torture aberranti che la dignità non si strappa come ci strappano le unghie, che le sbarre non impediscono che i sogni esistano. L’istituzione carceraria che denunciamo come campo di sterminio della rivendicazione sociale, arriva perfino a negarci l’assistenza medica come forma di tortura, spingendoci alla morte. L’organizzazione sociale, il pensiero critico, lo studio della storia e della società colombiana sono stati messi al bando; i difensori dei diritti umani, i sindacalisti, gli intellettuali critici, gli artisti impegnati ognuno nel proprio campo, gli ambientalisti, i leader comunitari, i contadini, siamo considerati criminali e “terroristi”.
Siamo difensori della pace e veniamo messi a tacere per non essere d’accordo con il fatto che decine di bambini muoiano annualmente in Colombia per denutrizione, mancanza di acqua potabile e malattie curabili, per reclamare una educazione gratuita pensata per la sovranità, per reclamare che la salute sia un diritto e non una merce, per alzare le nostre voci contro il saccheggio delle nostre risorse. E’ in corso una guerra statale contro il pensiero e l’empatia: ci assassinano le forze repressive ufficiali o quelle quelle parastatali senza che abbiamo mai impugnato le armi. Infinite voci giacciono nelle fosse comuni, altrettante sono sparse per terra tra le pozzanghere di sangue che lasciano i sicari pagati per eliminare la voce della dissidenza.
4. La guerra della quale non si parla: la guerra sporca
Noi civili stiamo per essere decimati dalla guerra sporca: anche il terrorismo di stato fa parte della guerra, quella parte che non si cita mai nei mass media e che ciò nonostante rappresenta il flusso più abbondante del bagno di sangue. Avere la chiave della pace significa pretendere che abbia fine la pratica statale di sterminare la partecipazione politica civile, perché i mezzi di rivendicazione sociale si armano quando la vedono messa all’angolo in modo sistematico.
Non siamo la “democrazia più antica dell’America latina” perchè la democrazia non l’abbiamo mai conosciuta. Veniamo obbligati a tacere per renderci complici della sanguinaria “Sicurezza” che non è altro che la “sicurezza” di esercitare il saccheggio da parte delle multinazionali senza dover ascoltare la giusta rivendicazione popolare; una “sicurezza” che si traduce in violazione della sovranità alimentaria per la maggioranza del popolo.
5. L’interventismo degli USA cerca la guerra ed è un pericolo regionale.
Gli stessi che hanno che hanno trasformato una parte dei poveri della Colombia in carne da cannone per proteggere gli interessi delle multinazionali e di una minoranza criolla, permettono che si insedi la minaccia imperialista contro i nostri fratelli latinoamericani. Siamo stati condannati a rinunciare alla sovranità ereditata dalle campagne di liberazione del secolo XIX e assistiamo all’insediamento delle bassi militari statunitensi, dalle quali si impongono le dottrine di pestaggio dei diritti umani e il maneggio del narcotraffico come ulteriore strumento di dominazione. Gli statunitensi godono di totale impunità per i crimini che commettono in Colombia in virtù dell’impunità che gli viene concessa dallo stato colombiano. Gli USA giustificano il loro interventismo con il pretesto della “lotta contro il narcotraffico” quando in realtà questo rimpingua le loro cassaforti così come il governo e le sue strutture narcoparamilitari, mentre si criminalizza il contadino coltivatore della foglia di coca sapendo che non si tratta di cocaina.
6. La pace non è degradare all’estremo la controparte
Sono gli stessi governanti che posano mostrando mani tagliate e lanciano risate di gioia al lato dei cadaveri, quelli che pretendono di convertirci tutti noi in plaudenti dello sterminio. Sono gli stessi governanti che hanno imposto tariffe alla vita, creando i così detti “falsi positivi” che altro non sono che omicidi di civili per dare vita ai montaggi militari-mediatici per la guerra psicologica: usando i cadaveri per l’esibizionismo necrofilo che cerca di degradare l’avversario presentandolo in buste nere, come un pezzo di carne. Diciamo che le colombiane e i colombiani non siamo pezzi di carne e rifiutiamo tale strategia del terrore statale che affligge la società intera, degradando l’etica. Si leva il grido per una pace con giustizia sociale per la maggioranza: una pace che nasca dal dibattito unitario.
7. Negoziato politico, cambiamento strutturale, messa in dubbio del modello economico.
La soluzione politica è l’esigenza del popolo colombiano: avviare cambiamenti strutturali di fondo che eliminino le condizioni di saccheggio, disuguaglianza ed esclusione che hanno dato origine alle molteplici forme di resistenza. E’ urgente una vera riforma agraria, è urgente la fine della pratica statale di sterminare l’opposizione politica, la demolizione della strategia paramilitare, la fine della svendita del paese alle concessioni delle multinazionali, (il 40% del paese è oggi impegnato dalle multinazionali dell’estrazione mineraria), la fine della sottomissione allo stivale statunitense. Si tratta di creare un nuovo modello di sviluppo della società colombiana: nel fatto di essere un’economia dipendente, concepita come magazzino di risorse, con uno sviluppo endogeno nullo, sta il gene della guerra.
Non si tratta di un negoziato superficiale, e nemmeno di negoziare benefici al “reinserimento” degli insorgenti, perché l’unica cosa che si otterrebbe sarebbe la reinserzione di migliaia e migliaia di donne e uomini all’incubo della fame che cresce quotidianamente nei cinturoni di miseria delle città. Nemmeno si tratta di negoziare un “reinserimento” per poi consentire che migliaia di “reinseriti” soffrano lo sterminio inermi, come successo già più di una volta nella storia colombiana. Facciamo appello alla responsabilità sociale e storica: non vogliamo avallare un altro genocidio e nemmeno possiamo pretendere che il contadino derubato si rassegni all’ ingiustizia.
8. Ridefinire le parti in conflitto, con una visione integrale, per camminare verso la pace
La pace non è soltanto un accordo tra il governo e le guerriglie perché le parti in questo conflitto vanno ben oltre questa stretta definizione lo priva del suo carattere essenzialmente sociale ed economico: le parti siamo tutti i colombiani; consideriamo inoltre parte del conflitto anche le multinazionali che si beneficiano del saccheggio fomentando massacri e sgomberi di popolazioni; gli Stati Uniti che costantemente intervengono nelle nostre questioni interne. Uno dei punti centrali del problema è sono gli enormi affari che il complesso militare-industriale statunitense ed europeo fanno con il governo colombiano: l’acquisto di apparati di distruzione è finanziato dalle casse pubbliche e da un crescente debito estero che si addossa in modo illegittimo a tutto il popolo colombiano.
9. Pe la pace con giustizia sociale, fino all’ultima goccia dei nostri sogni
Non crediamo in accordi che si basano soltanto nella consegna delle armi, perché ciò che farebbe della pace una vera pace in Colombia sarebbe che gli avidi depongano la loro avidità, avessero fine le razzie delle nostre risorse a scapito del saccheggio e genocidio contro la sua gente. Per la pace ci vorrebbe che il latifondo, le multinazionali, l’apparato militare, disattivassero il proprio apparato paramilitare e che cessassero definitivamente le pretese del foro penale militare ed altri stratagemmi del lugubre apparato di impunità che perpetua l’orrore. La spesa militare é enorme, piu di 12mila milioni di dollari l’anno; per la pace chiediamo che questa somma sia investita in salute, educazione, alloggi, sviluppo interno.
Vogliamo poter partecipare nel dibattito politico amplio, nella costruzione sociale senza essere ammazzati, vogliamo che abbia fine lo sterminio contro la rivendicazione sociale, che siano liberati i prigionieri politici, che cessi la sparizione forzata… Sono solo alcuni passi.
La nostra intenzione è avvicinarvi al sogno di un popolo, che a forza di orrori ha tardato a nascere. Rivolgiamo un appello all’opinione pubblica internazionale affinché solidarizzi con il popolo colombiano e lo accompagni in un processo di negoziato politico del conflitto sociale e armato. Sappiamo che il conflitto è soprattutto sociale ma diventa armato davanti all’intolleranza politica dello stato e che la guerra in Colombia ha il suo principale fattore di durata nell’unzione che gli Stati Uniti forniscono agli apparati dello stato.
Nel cuore dell’America, al suono dei tamburi, delle cornamuse, delle fisarmoniche, danza l’anima di un popolo, custodisce nella policromia della sua pelle millenni di storia, conserva recondite conoscenze sussurrate nella selva. Un popolo piange sulle tombe sparpagliate nella sua latitudine silente. Pulsa la Colombia con una geografia piena di cascate canterine, di molteplici sentieri, si alza, si estende, si nasconde selvatica, si affaccia abissale e oceanisa, niente in lei è avarizia ma solo tutta abbondanza. Il suo popolo esige di vivere degnamente nel paradiso che pochi pretendono possedere: PER LA PACE FINO ALL’ULTIMA GOCCIA DEI NOSTRI SOGNI!

Febbraio 2012, dall’empatia essenziale, il gruppo di collaboratori della La Pluma

Primi firmatari:

Mondo

Atilio A. Boron, politólogo argentino
Santiago Alba Rico, escritor, España
Franck Gaudichaud, Catedrático. Francia

Bernard Duterme, Sociólogo, director del Centro Tricontinental (CETRI) basado en Louvain-la-Neuve, Bélgica
Fausto Giudice, escritor y traductor. Miembro fundador de Tlaxcala, la red de traductores por la diversidad lingüística
Michel Collon, periodista, Bélgica
Luis Casado, escritor, Editor de Politika, Chile, colaborador de La Pluma
PAIZ (Partido de Izquierda) Chile
Salvador Muñoz Kochansky, Presidente PAIZ (Partido de Izquierda). Chile
Camilo Navarro, Sociólogo. Miembro Dirección PAIZ. Chile
Luis Alberto Jaqui Muñoz. Administrador Público. Universidad de Santiago de Chile (Ex UTE). Coordinador Nacional Estudiantil PAIZ (Partido de Izquierda). Chile
Silvia Cattori — Periodista. Suiza
Carlos Aznárez, periodista, director de Resumen Latinoamericano, Argentina
José Bustos, periodista argentino residente en Francia, colaborador de La Pluma
Manuel Talens, novelista, traductor y articulista, miembro fundador de Tlaxcala, la red de traductores por la diversidad lingüística.
Renán Vega Cantor, historiador. Profesor titular de la Universidad Pedagógica Nacional, de Bogotá, Colombia. Premio Libertador, Venezuela, 2008
Miguel Ángel Beltrán V., Profesor del Departamento de Sociología de la Universidad Nacional de Colombia y perseguido político
Víctor Montoya, escritor boliviano
Carlos (Koldo) Campos Sagaseta de Ilúrdoz, Poeta, dramaturgo y columnista, Republica Dominicana
Ossaba, Artista Plástico, Colaborador de La Pluma. Francia
María Piedad Ossaba, periodista, directora de La Pluma. Francia
Lilliam Eugenia Gómez, Ph.D. Eco-Etología, IA. Colaboradora de La Pluma Colombia.
Álvaro Lopera, Ingeniero químico, Colaborador de La Pluma Colombia.
Juan Diego García, Doctor en Sociología, Colaborador de La Pluma. España
Marta Lucía Fernández, filósofa, Colaboradora de La Pluma. Colombia.
Jorge Eliécer Mejía Diez, abogado colombiano, colaborador de La Pluma. Bélgica
Azalea Robles, periodista, poeta. Colaboradora de La Pluma y de otros medios
Lía Isabel Alvear. Ingeniera Agrónoma. Colaboradora de La Pluma. Colombia.
Rafael Enciso Patiño, Economista Investigador. Colaborador de La Pluma. Venezuela
Matiz, artista colombiano. Colaborador de La pluma. Bélgica
Éric Meyleuc poeta, escritor, hombre de teatro y militante sindical. Francia
Salvador López Arnal, colaborador de rebelión y El Viejo Topo.
Elio Ríos Serrano, médico, ambientalista y escritor. Maracaibo, Venezuela
Gilberto López y Rivas, Profesor-Investigador Instituto Nacional de Antropología e Historia, Cuernavaca, Morelos, México
Pedro Vianna, poeta, escritor, hombre de teatro y militante asociativo. Francia
Cristina Castello– Poeta y periodista argentina residente en Francia
André Chenet. Poeta y editor de revistas. Francia
Sandrine Féraud. Poeta. Francia
Cédric Rutter, periodista. Bélgica
David Acera Rodríguez, actor. Asturias (España)
Sinfo Fernández Navarro, Traductora Rebelion.org. Madrid
Susana Merino, Traductora Rebelión. Buenos Aires, Argentina
Agustín Velloso, profesor de la UNED. Madrid

Rosina Valcárcel, escritora, Lima, Perú
José Antonio Gutiérrez D. analista político solidario con los movimientos populares de Colombia
Carlos Casanueva Troncoso, secretario general Movimiento Continental Bolivariano
Dick Emanuelsson, Reportero Suecia-Honduras
Mirian Emanuelsson, R
José Rouillon Delgado, Sociólogo-Educador Lima-Perú
Martín Almada, Defensor de los Derechos Humanos de Paraguay.
Graciela Rosenblum, presidenta Liga Argentina por los Derechos del Hombre, Argentina
Annalisa Melandri, periodista. Italia
Sandra Marybel Sánchez, miembro del Colectivo de Periodistas por la Vida y la Libertad de Expresión. Honduras
Miguel Segovia Aparicio, Poeta. Barcelona, España
Badi Baltazar, escritor. Bélgica
Antón Gómez-Reino Varela, Tone. Activista social. Galicia
Winston Orrillo. Premio Nacional de Cultura del Perú
Myriam Montoya, Poeta. Francia
Jaime Jiménez, abogado colombiano
Enrique Santiago Romero, abogado, ex director del CEAR. España
Hernando Calvo Ospina, periodista y escritor colombiano. Francia
Ramón Chao, periodista y escritor gallego. Francia
Jaime Corena Parra, Físico, Ingeniero Industrial y Doctor en Didáctica de las Ciencias. Venezuela
Fernando Reyes U., Economista. Venezuela

Sergio Camargo, escritor y periodista colombiano. Francia
Colectivo Regional de apoyo a Vía Campesina y Salvación agropecuaria. Colombia
Campaña Permanente por la Libertad de lxs Prisionerxs Políticxs Colombianxs, Capítulo Cono Sur
Juan Cristóbal, poeta peruano y periodista
Cristóbal González Ramírez. Periodista y profesor universitario retirado y pensionado. Colombia
Antonio Mazzeo, periodista, escritor, Italia
Mario Casasús, periodista, México
Mario Osava, Periodista, Brasil
Félix Orlando Giraldo Giraldo, Médico. Colombia
Polo Democrático Alternativo-Seccional Suiza.
ARLAC-Suiza
Mónica Alejandra Leyton Cortes .Estudiante; Miembro del Colectivo Soberanía y Naturaleza. Colombia
Eliecer Jiménez Julio-Periodista-Suiza
Ángela Peña Marín, socióloga MsC en educación Ambiental, Colombia
Marta Eugenia Salazar Jaramillo, comunicadora social, Colombia
Diana María Peña Economista, Colombia
Adolfo León Gómez, Economista. Colombia
Héctor Castro, abogado. Francia
Elisa Norio, defensora de de derechos humanos y ambientalista. Italia
Guadalupe Rodríguez, activista e investigadora de Salva la Selva. España
Jaime Corena Parra, Físico, Ingeniero Industrial y Doctor en Didáctica de las Ciencias. Venezuela
Fernando Reyes U., Economista. Venezuela
Enrique Lacoste Prince, artista cubano. Colaborador de La pluma. Cuba Argentina
Aurora Tumanischwili Penelón, FeTERA FLORES (Federación de trabajadores de la energía de la República Argentina en CTA)
Guillermo López., FeTERA FLORES (Federación de trabajadores de la energía de la República Argentina en CTA)
Ingrid Storgen, Responsable del colectivo Amigos por La Paz en Colombia.
Marta Speroni, Militante por los DD.HH.
Igor Calvo, Militante de base del FNRP Honduras
Aline Castro, Red por ti América, Brasil.
María Rosa González, Comunicadora Social
Alejandro Cabrera Britos, Delegado general, ATE, Senasa Martínez, Dilab en CTA
Carlos Guancirrosa, Agrupación Enrique Mosconi
Carlos Loza, Junta Interna de ATE, AGP (Asociación General de Puertos en la Central de Trabajadores de La Argentina, CTA)
Eduardo Espinosa (Asociación de Trabajadores del Estado, en CTA), Ministerio de Desarrollo Humano de la Provincia de Buenos Aires
Carina Maloberti, Consejo Directivo Nacional — ATE-CTA
Convocatoria por la Liberación Nacional y Social, Frente Sindical, Argentina:
Agrupación Martín Fierro ( Varela — Alte. Brown - Matanza — Mar del Platay Neuquen )
Agrup.Sindical Tolo Arce-ATE-SENASA,
Agrupación “Germán Abdala” — ATE-Ministerio de Trabajo de la Nación,
Agrup. Agustín Tosco-Río Segundo-Córdoba,
Movimiento de Trabajadores Desocupados Flamarión-Rosario, Democracia Popular-Rosario, Comunidad Campesina de Tratagal-Salta, Biblioteca Popular Fernando Jara-Cipoletti-Río Negro, Unión de Trabajadores de la Provincia de Chubut.-Europa
RedHer Europa (Red europea de Hermandad y Solidaridad con el pueblo colombiano)
Tribunal Internacional de Opinión Sur de Bolivar, Paris, Francia
La Confederación General del Trabajo del Estado Español (CGT).
Colectivo Coliche, La Rioja. España
El Comité de Solidaridad Internacionalista de Zaragoza. España
PASC Projet Accompagnement Solidarité Colombie. Canadá
CO.S.A.L. XIXÓN(Comité de Solidaridad con America Latina de Xixon)
ASSIA (Acción Social Sindical Internacionalista).Estado Español
Komite Internazionalistak de Euskal Herria-País Vasco
Comitato di Solidarietà con i Popoli del Latino America Carlos Fonseca (Italie)
Colectivo Iquique de la Universidad de Zaragoza. Estado español
Colombia
RedHer Colombia (Red de Hermandad y Solidaridad con Colombia)
Aca — Asociación Campesina De Antioquia
Acader — Asociación Campesina Para El Desarrollo Rural– Cauca
Afasba — Asociación De Familias Agromineras Del Sur De Bolívar y Bajo Cauca Antioqueño
Alianza De Mujeres De Cartagena: “Nelson Mándela”
Amar – Arauca
Ascatidar – Arauca
Asedar – Arauca
Asoagros — Asociación De Agrosembradores. Valle
Asociación Agroambiental Y Cultural De Taminango – Nariño
Asociación Agrominera Del Rio Saspí – Nariño
Asociación De Arrierros De La Montaña De Samaniego – Nariño
Asociación De Mujeres Y Familias Campesinas Sanpableñas — Cima Nariño
Asociación Movimiento Campesino De Cajibío – Cauca
Asociación Agroambiental Y Cultural De Arboleda – Nariño
Asojer – Arauca
Asonalca – Arauca
Asoproa – Antioquia
Cabildo Indígena del Sande Nariño
Cabildo Indígena de Betania Nariño
Cecucol — Centro Cultural Las Colinas. Valle
Ced Ins — Instituto Nacional Sindical
Cima — Comité De Integración Del Macizo Colombiano
Cisca — Comité De Integración Social Del Catatumbo
Cna – Choco
Cna — Coordinador Nacional Agrario
Cna Huila
Colectivo Icaria – Antioquia
Colectivo Orlando Zapata – Antioquia
Colectivo Soberanía Y Naturaleza
Colectivo Surcando Dignidad – Valle
Comité De Integración Del Galeras — Ciga Nariño
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Antioquia
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Atlántico
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Centro
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Eje Cafetero
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Nororiente
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Suroccidente
Comité De Derechos Humanos De La Montaña De Samaniego – Nariño
Consejo Comunitario Del Remate Rio Telembi Nariño
Coordinador Nariñense Agrario
Corporación “Somos Mujer y Nación”
Corporación Aury Sará Marrugo
Corporación Jurídica Libertad – Medellín
Corporación Sembrar
Corporación Social Nuevo Día – Medellín
Cospacc — Corporación Social Para El Asesoramiento Y Capacitación Comunitaria
Cut — Subdirectiva Arauca
Escuelas Agroambientales De La Unión – Nariño
F.C.S.P.P. — Fundación Comité De Solidaridad Con Los Presos Políticos
Fcspp — Seccional Valle
Fedeagromisbol — Federación Agrominera Del Sur De Bolívar
Fedejuntas – Arauca
Frente De Mujeres Populares De Bolívar
Fundación De D.H Joel Sierra – Arauca
Fundación Del Suroccidente Y Macizo Colombiano — Fundesuma Nariño
Fundación Territorios Por Vida Digna – Cauca
Fundación Tomas Moro –Sucre
Kavilando – Antioquia
Lanzas Y Letras – Huila
Movimiento De Mujeres De Los Pueblos De Nariño
Movimiento Juvenil De Nariño
Movimiento Juvenil Macizo Joven De Nariño
Mujeres Sobre Ruedas
Nomadesc — Asociación Para La Investigación y Acción Social
Organizaciones Sociales De Arauca
Periódico Periferia – Medellín
Pup – Poder y Unidad Popular
Proceso Nacional Identidad Estudiantil– Palmira
Proceso Nacional Identidad Estudiantil-Cali
Red De Jóvenes Populares De Cartagena
Red De Agrosembradores De La Cordillera Nariñense
Red De Chigreros De Guachavez – Nariño
Red De Familias Lorenceñas “Las Gaviotas” – Nariño
Red Proyecto Sur — Huila

Firme aquí el Manifiesto

Si este enlace ne funciona vaya a : http://www.tlaxcala-int.org/campagne.asp?reference=2

Colombia: Manifiesto por la paz, hasta la última gota de nuestros sueños
Scritto il 1 mar 2012

Por la Pluma/Tlaxcala
Existe en el corazón de América un refugio humano abrazado a tres cordilleras, arrullado por exuberantes valles, frondosas selvas, y bañado por dos océanos. Manantiales y caudalosos ríos convierten las tierras en prodigios de fertilidad, culminando al sur en la Amazonía: lo que convierte a Colombia en objeto de grandes codicias. Y desde ahí empieza el martirio de un pueblo: desde la cartografía de la codicia de un puñado. Colombia, a pesar de tenerlo todo para hacer posible la vida digna de la totalidad de sus 48 millones de habitantes, padece una élite continuadora de la violencia colonial, que se atornilla en el poder local ofertando las riquezas del país al poder transnacional, condenando al pueblo a una sangrienta historia de despojos.
Hemos olvidado ya cuántas generaciones no han conocido jamás un asomo de paz, ni voluntad de los gobernantes para permitir que sobre este suelo habite por fin una democracia real, no una pantomima macabra de rituales de urnas que pierden su sustancia democrática ante el exterminio contra la oposición política. A fuerza de represión incesante para apagar el germen de la dignidad, los gobernantes han pretendido forzarnos a enterrar en las profundidades del dolor nuestros gritos de apabullada humanidad.
1. Hacemos de la empatía social el primer paso hacia una verdadera paz
Nosotros hemos decidido conjugar el sentir de nuestro pueblo a la primera persona del plural, porque somos pluralidad, y porque hacemos de la empatía social el primer paso hacia una verdadera paz: el sentir de nuestro pueblo clama justicia en la voz de sus desterrados, despojados, empobrecidos, marginados, desaparecidos, encarcelados, amordazados, torturados, asesinados. Y nosotros decidimos ser ‘nosotros’ también con nuestros presos y muertos: porque si bien la violencia de una intolerante élite ha pretendido borrar sus ideas y sus sueños eliminándolos físicamente o separándolos de nosotros mediante rejas abyectas, en nosotros siguen vivas sus ansias de justicia y dignidad.
2. Terror que configura el latifundio a favor del gran capital
El 68% de los colombianos vivimos en la pobreza, ocho millones de nosotros deambulamos por las calles en la indigencia. Más de 5 millones hemos sido desplazados violentamente por las fuerzas represivas oficiales o paramilitares que colaboran fielmente con el regimiento militar. Hemos sido sometidos al terror que configura el latifundio a favor del gran capital transnacional, en detrimento de nuestras condiciones de sobrevivencia y dignidad, en detrimento de la soberanía alimentaria, y de la paz. Masacres, bombardeos, aspersiones y envenenamientos del suelo y del agua, preceden nuestras enlutadas marchas de destierro forzado. Nosotros los campesinos, los afrodescendientes, los indígenas que hemos intentado vivir en los suelos de nuestros ancestros, hemos sido exiliados.
Reventamos de dolor porque ya se ha rebasado el límite de resignación al sufrimiento. Cuando protestamos sufrimos exterminio, o somos sometidos al ostracismo y al silencio que impone el terror estatal.
3. Abrir los espacios de tolerancia a la reivindicación social, para hablar de paz
Somos ocho mil presos políticos a quienes se nos violentan todos los derechos humanos, ocho mil que gritamos en medio de la indiferencia de esta sociedad amordazada y empujada a la alienación, que gritamos bajo las torturas aberrantes que la dignidad no se arranca como se nos arrancan las uñas, que las rejas no impiden que los sueños existan. La institución carcelaria que denunciamos como campo de exterminio de la reivindicación social, llega incluso a denegarnos la asistencia médica como forma de tortura, empujándonos a la muerte. La organización social, el pensamiento crítico, el estudio de la historia y la sociedad colombiana han sido proscritos; a los defensores de los derechos humanos, a los sindicalistas, a los intelectuales críticos, a los artistas comprometidos con su entorno, a los ambientalistas, a los líderes comunitarios, a los campesinos, se nos considera criminales y “terroristas”.
Somos defensores de la paz, y se nos acalla por no estar de acuerdo con que decenas de miles de niños mueran anualmente en Colombia por desnutrición, falta de agua potable y enfermedades curables; por reclamar una educación gratuita que se piense para la soberanía, por reclamar que la salud sea un derecho y no una mercancía, por alzar nuestras voces contra el saqueo de nuestros recursos. Hay una guerra estatal contra el pensamiento y la empatía: nos asesinan las fuerzas represivas oficiales o las paraestatales sin que hayamos siquiera empuñado las armas. Infinitas voces yacen en las fosas comunes, otras tantas quedan esparcidas en el pavimento entre los charcos de sangre que dejan los sicarios pagados para eliminar la voz disidente.
4. La guerra de la que no se habla: la guerra sucia
Los civiles estamos siendo diezmados por la guerra sucia: el terrorismo de estado es también parte de la guerra, esa parte que nunca se nombra en los mass-media y que sin embargo representa el raudal más caudaloso del baño de sangre. La llave de la paz es exigir que cese la práctica estatal de exterminar la participación política civil, porque al verse esta participación política arrinconada de manera sistemática, los medios de reivindicación social devienen armados.
No somos “la democracia más antigua de América Latina” porque no la hemos conocido. Se nos obliga a callar para que seamos cómplices de la sanguinaria “Seguridad”, que no es otra cosa que la seguridad para que ejerzan el saqueo las transnacionales sin tener que escuchar la justa reivindicación popular; una “seguridad” que se traduce en violación de la soberanía alimentaria para las mayorías.
5. Intervencionismo de EEUU apuntala la guerra y es peligro regional
Los mismos que han convertido a una parte de los empobrecidos de Colombia en carne de cañón para proteger los intereses de las transnacionales y de una minoría criolla, permiten la instalación de la amenaza imperialista contra nuestros hermanos de la región. Hemos sido condenados a renunciar a la soberanía que heredamos de las campañas libertadoras del siglo XIX, y asistimos a la instalación de bases militares estadounidenses, desde donde se imponen las doctrinas de apisonamiento de los derechos humanos y el manejo del narcotráfico como una herramienta más de dominación. Los estadounidenses gozan de total impunidad para los crímenes que cometan en Colombia, en virtud de la inmunidad que les es otorgada por el estado colombiano. Los EEUU justifican su intervencionismo bajo el pretexto de la “lucha contra el narcotráfico”, cuando en realidad éste fortalece sus mismas arcas y asimismo a un gobierno y a sus estructuras narcoparamilitares, a la par que criminalizan al campesino cultivador de la hoja de Coca a sabiendas que ésta no es cocaína.
6. La paz no es degradar en extremo al opositor
Son los mismos gobernantes que posan exhibiendo manos cortadas y lanzan carcajadas de júbilo al lado de cadáveres, los que pretenden convertirnos a todos en aplaudidores del exterminio. Son los mismos gobernantes que han puesto tarifas a la vida, impulsando los mal llamados ‘falsos positivos’ que no son otra cosa que asesinatos de civiles para implementar los montajes militaro-mediáticos para la guerra sicológica: usando los cadáveres para el exhibicionismo necrofílico que busca degradar al opositor al presentarlo en bolsas negras, como pedazo de carne. Nosotros decimos que las y los colombianos no son pedazos de carne, y rechazamos dicha estrategia del terror estatal que enferma a la sociedad entera, degradando la ética.
Se alza el clamor por una paz con justicia social para las mayorías: una paz que nazca del debate conjunto.
7. Negociación política, cambios estructurales, cuestionar el modelo económico
La solución política es el clamor del pueblo colombiano: implementar cambios estructurales de fondo que eliminen las condiciones de despojo, desigualdad y exclusión que han dado lugar a las múltiples formas de resistencia. Urge una verdadera reforma agraria, urge la cesación de la práctica estatal de exterminar la oposición política, el desmonte de la estrategia paramilitar, la cesación de la entrega del país en concesiones a multinacionales (el 40% del país está hoy pedido por multinacionales mineras), el fin del sometimiento a la bota estadounidense. Se trata de replantear el modelo de desarrollo de la sociedad colombiana: el ser una economía dependiente, concebida como una bodega de recursos, con un desarrollo endógeno nulo, es el gen de la guerra.
No se trata de una negociación superficial, ni de negociar prebendas a la ‘reinserción’ para los insurgentes, que lo único que haría sería reinsertar a miles de mujeres y hombres a la pesadilla del hambre que crece a diario en los cinturones de miseria de las ciudades. Tampoco se trata de negociar una ‘reinserción’ para avalar que luego miles de ‘reinsertados’ sufran el exterminio estando inermes, como ya ha sucedido más de una vez en la historia de Colombia. Apelamos a la responsabilidad social e histórica: no queremos avalar otro genocidio descomunal, ni podemos pretender que el campesino despojado se resigne a la indignidad.
8. Redefinir las partes en conflicto con una visión integral, para caminar hacia la paz
La paz no es un acuerdo solamente entre el gobierno y las guerrillas, porque las partes en este conflicto van más allá de esa definición estrecha que lo único que busca es quitarle su carácter esencialmente social y económico al conflicto: las partes somos todos los colombianos; también consideramos parte del conflicto a las transnacionales que se benefician del despojo fomentando masacres y desplazamientos poblacionales; a los Estados Unidos que constantemente intervienen en nuestros asuntos. Uno de los puntos medulares del problema es el negocio gigantesco que el complejo militar-industrial estadounidense y europeo tiene con el gobierno colombiano: la compra de aparatos de destrucción es financiada por el erario público, y por una creciente deuda externa que se le endosa de manera ilegítima a todo el pueblo colombiano.
9. Por la paz con justicia social hasta la última gota de nuestros sueños
No creemos en acuerdos que se basen sólo en la entrega de armas, porque lo que sustentaría una verdadera paz en Colombia sería que los codiciosos depusieran su codicia, cesaran la depredación de los recursos de Colombia a costa del despojo y genocidio contra sus gentes. Para la paz haría falta que el latifundio, las transnacionales, el estamento militar, desactivaran su herramienta paramilitar; y que cesaran definitivamente las pretensiones del fuero penal militar y demás artimañas del lúgubre aparato de impunidad que perpetúa el horror. El gasto militar es descomunal: más de 12.000 millones de dólares anuales; para la paz reclamamos que esta suma sea invertida en salud, educación, vivienda, desarrollo endógeno.
Queremos poder participar en el debate político amplio, en la construcción social sin ser asesinados; queremos que cese el exterminio contra la reivindicación social, que sean liberados los presos políticos, que cese la desaparición forzada… Son algunos pasos.
Nuestra intención es acercarles al sueño de un pueblo, que a fuerza de terrores se ha tardado en nacer. Hacemos un llamado a la opinión pública internacional para que se solidarice con el pueblo colombiano, y lo acompañe en un proceso de negociación política del conflicto social y armado. Entendemos que el conflicto es ante todo social, y deviene armado ante la intolerancia política del estado, y que la guerra en Colombia tiene su principal factor de durabilidad en la alimentación que los Estados Unidos suplen a los aparatos del estado.
En el corazón de América, al son de tambores, de gaitas, acordeones, el alma de un pueblo danza; custodia en la policromía de su piel milenios de historia; guarda recónditos saberes susurrados por las selvas. Un pueblo llora sobre las tumbas desparramadas en su latitud silente. Latiendo está Colombia con una geografía repleta de cantarinas cascadas, de multitud de verdes; se enrisca, se extiende, se oculta selvática, se asoma abisal y oceánica; nada en ella es avaricia, es toda abundancia; su pueblo clama por vivir dignamente en el paraíso que unos pocos pretenden atesorar: “¡POR LA PAZ, HASTA LA ÚLTIMA GOTA DE NUESTROS SUEÑOS!”

Febrero 2012, desde la empatía esencial, equipo de colaboradores de La Pluma

Primeras firmas

Mundo

Atilio A. Boron, politólogo argentino
Santiago Alba Rico, escritor, España
Franck Gaudichaud, Catedrático. Francia
Bernard Duterme, Sociólogo, director del Centro Tricontinental (CETRI) basado en Louvain-la-Neuve, Bélgica
Fausto Giudice, escritor y traductor. Miembro fundador de Tlaxcala, la red de traductores por la diversidad lingüística
Michel Collon,periodista, Bélgica
Luis Casado, escritor, Editor de Politika, Chile, colaborador de La Pluma
PAIZ (Partido de Izquierda) Chile
Salvador Muñoz Kochansky, Presidente PAIZ (Partido de Izquierda). Chile
Camilo Navarro, Sociólogo. Miembro Dirección PAIZ. Chile
Luis Alberto Jaqui Muñoz. Administrador Público. Universidad de Santiago de Chile (Ex UTE). Coordinador Nacional Estudiantil PAIZ (Partido de Izquierda). Chile
Silvia Cattori — Periodista suiza
Carlos Aznárez, periodista, director de Resumen Latinoamericano, Argentina
José Bustos, periodista argentino residente en Francia, colaborador de La Pluma
Manuel Talens, novelista, traductor y articulista, miembro fundador de Tlaxcala, la red de traductores por la diversidad lingüística.
Renán Vega Cantor, historiador. Profesor titular de la Universidad Pedagógica Nacional, de Bogotá, Colombia. Premio Libertador, Venezuela, 2008
Miguel Ángel Beltrán V., Profesor del Departamento de Sociología de la Universidad Nacional de Colombia y perseguido político
Víctor Montoya, escritor boliviano
Carlos (Koldo) Campos Sagaseta de Ilúrdoz, Poeta, dramaturgo y columnista, Republica Dominicana
Ossaba, Artista Plástico, Colaborador de La Pluma. Francia
María Piedad Ossaba, periodista, directora de La Pluma. Francia
Lilliam Eugenia Gómez, Ph.D. Eco-Etología, IA. Colaboradora de La Pluma Colombia.
Álvaro Lopera, Ingeniero químico, Colaborador de La Pluma Colombia.
Juan Diego García, Doctor en Sociología, Colaborador de La Pluma. Españ
Marta Lucía Fernández, filósofa, Colaboradora de La Pluma. Colombia.
Jorge Eliécer Mejía Diez, abogado colombiano, colaborador de La Pluma. Bélgica
Azalea Robles, periodista, poeta. Colaboradora de La Pluma y de otros medios
Lía Isabel Alvear. Ingeniera Agrónoma. Colaboradora de La Pluma. Colombia.
Rafael Enciso Patiño, Economista Investigador. Colaborador de La Pluma. Venezuela
Matiz, artista colombiano. Colaborador de La pluma. Bélgica
Éric Meyleuc poeta, escritor, hombre de teatro y militante sindical. Francia
Salvador López Arnal, colaborador de rebelión y El Viejo Topo.
Elio Ríos Serrano, médico, ambientalista y escritor. Maracaibo, Venezuela
Gilberto López y Rivas, Profesor-Investigador Instituto Nacional de Antropología e Historia, Cuernavaca, Morelos, México
Pedro Vianna, poeta, escritor, hombre de teatro y militante asociativo. Francia
Cristina Castello– Poeta y periodista argentina residente en Francia
André Chenet. Poeta y editor de revistas. Francia
Sandrine Féraud. Poeta. Francia
Cédric Rutter, periodista. Bélgica
David Acera Rodríguez, actor. Asturias (España)
Sinfo Fernández Navarro, Traductora Rebelion.org. Madrid
Susana Merino, Traductora Rebelión. Buenos Aires, Argentina
Agustín Velloso, profesor de la UNED. Madrid
Rosina Valcárcel, escritora, Lima, Perú
José Antonio Gutiérrez D. analista político solidario con los movimientos populares de Colombia
Carlos Casanueva Troncoso, secretario general Movimiento Continental Bolivariano
Dick Emanuelsson, Reportero Suecia-Honduras
Mirian Emanuelsson, Reportera Suecia-Honduras
José Rouillon Delgado Sociólogo-Educador Lima-Perú
Martín Almada, Defensor de los Derechos Humanos de Paraguay.
Graciela Rosenblum, presidenta Liga Argentina por los Derechos del Hombre, Argentina
Annalisa Melandri, periodista. Italia
Sandra Marybel Sánchez, miembro del Colectivo de Periodistas por la Vida y la Libertad de Expresión. Honduras
Miguel Segovia Aparicio, Poeta; Barcelona, España
Badi Baltazar, escritor. Bélgica
Antón Gómez-Reino Varela, Tone. Activista social. Galicia
Winston Orrillo. Premio Nacional de Cultura del Perú
Myriam Montoya, Poeta. Francia
Jaime Jiménez, abogado colombiano
Enrique Santiago Romero, abogado, ex director del CEAR. España
Hernando Calvo Ospina, periodista y escritor colombiano. Francia
Ramón Chao, periodista y escritor gallego. Francia
Jaime Corena Parra, Físico, Ingeniero Industrial y Doctor en Didáctica de las Ciencias. Venezuela
Fernando Reyes U., Economista. Venezuela
Sergio Camargo, escritor y periodista colombiano. Francia
Colectivo Regional de apoyo a Vía Campesina y Salvación agropecuaria. Colombia
Campaña Permanente por la Libertad de lxs Prisionerxs Políticxs Colombianxs, Capítulo Cono Sur
Juan Cristóbal, poeta peruano y periodista
Cristóbal González Ramírez. Periodista y profesor universitario retirado y pensionado. Colombia
Antonio Mazzeo, periodista, escritor, Italia
Mario Casasús, periodista, México
Mario Osava, Periodista, Brasil
Félix Orlando Giraldo Giraldo, Médico. Colombia

Polo Democrático Alternativo-Seccional Suiza.
ARLAC-Suiza
Mónica Alejandra Leyton Cortes .Estudiante; Miembro del Colectivo Soberanía y Naturaleza. Colombia
Eliecer Jiménez Julio-Periodista-Suiza
Ángela Peña Marín socióloga MsC en educación Ambiental, Colombi
Marta Eugenia Salazar Jaramillo, comunicadora social, Colombia
Diana María Peña Economista, Colombia
Adolfo León Gómez; Economista; Colombia
Héctor Castro, abogado. Francia
Elisa Norio, defensora de de derechos humanos y ambientalista. Italia
Guadalupe Rodríguez, activista e investigadora de Salva la Selva. España
Jaime Corena Parra, Físico, Ingeniero Industrial y Doctor en Didáctica de las Ciencias. Venezuela
Fernando Reyes U., Economista. Venezuela
Enrique Lacoste Prince, artista cubano. Colaborador de La pluma. Cuba
Argentina
Aurora Tumanischwili Penelón, FeTERA FLORES (Federación de trabajadores de la energía de la República Argentina en CTA)
Guillermo López., FeTERA FLORES (Federación de trabajadores de la energía de la República Argentina en CTA)
Ingrid Storgen, Responsable del colectivo Amigos por La Paz en Colombia.
Marta Speroni, Militante por los DD.HH.
Igor Calvo, Militante de base del FNRP Honduras
Aline Castro, Red por ti América, Brasil.
María Rosa González, Comunicadora Social Alejandro Cabrera Britos, Delegado general, ATE, Senasa Martínez, Dilab en CTA
Carlos Guancirrosa, Agrupación Enrique Mosconi
Carlos Loza, Junta Interna de ATE, AGP (Asociación General de Puertos en la Central de Trabajadores de La Argentina, CTA)
Eduardo Espinosa (Asociación de Trabajadores del Estado, en CTA), Ministerio de Desarrollo Humano de la Provincia de Buenos Aires
Carina Maloberti, Consejo Directivo Nacional — ATE-CTA
Convocatoria por la Liberación Nacional y Social, Frente Sindical, Argentina:
Agrupación Martín Fierro ( Varela — Alte. Brown - Matanza — Mar del Platay Neuquen )
Agrup.Sindical Tolo Arce-ATE-SENASA,
Agrupación “Germán Abdala” — ATE-Ministerio de Trabajo de la Nación,
Agrup. Agustín Tosco-Río Segundo-Córdoba,
Movimiento de Trabajadores Desocupados Flamarión-Rosario, Democracia Popular-Rosario, Comunidad Campesina de Tratagal-Salta, Biblioteca Popular Fernando Jara-Cipoletti-Río Negro, Unión de Trabajadores de la Provincia de Chubut.-Europa
RedHer Europa (Red europea de Hermanadas y Solidaridad con el pueblo colombiano)
Tribunal Internacional de Opinión Sur de Bolivar, Paris, Francia
La Confederación General del Trabajo del Estado Español (CGT).


Colectivo Coliche, La Rioja. España
El Comité de Solidaridad Internacionalista de Zaragoza. España
PASC Projet Accompagnement Solidarité Colombie. Canadá
CO.S.A.L. XIXÓN(Comité de Solidaridad con America Latina de Xixon)
ASSIA (Acción Social Sindical Internacionalista).Estado Español
Komite Internazionalistak de Euskal Herria-País Vasco
Comitato di Solidarietà con i Popoli del Latino America Carlos Fonseca (Italie)
Colectivo Iquique de la Universidad de Zaragoza. Estado español Colombia
RedHer Colombia (Red de Hermandad y Solidaridad con Colombia)
Aca — Asociación Campesina De Antioquia
Acader — Asociación Campesina Para El Desarrollo Rural– Cauca
Afasba — Asociación De Familias agromineras Del Sur De Bolívar y Bajo Cauca Antioqueño
Alianza De Mujeres De Cartagena: “Nelson Mándela”
Amar – Arauca
Ascatidar – Arauca
Asedar – Arauca
Asoagros — Asociación De Agrosembradores. Valle
Asociación Agroambiental Y Cultural De Taminango – Nariño
Asociación Agrominera Del Rio Saspí – Nariño
Asociación De Arrierros De La Montaña De Samaniego – Nariño
Asociación De Mujeres Y Familias Campesinas Sanpableñas — Cima Nariño
Asociación Movimiento Campesino De Cajibío – Cauca
Asociación Agroambiental Y Cultural De Arboleda – Nariño
Asojer – Arauca
Asonalca – Arauca
Asoproa – Antioquia
Cabildo Indígena del Sande Nariño
Cabildo Indígena de Betania Nariño
Cecucol — Centro Cultural Las Colinas. Valle
Ced Ins — Instituto Nacional Sindical
Cima — Comité De Integración Del Macizo Colombiano
Cisca — Comité De Integración Social Del Catatumbo
Cna – Choco
Cna — Coordinador Nacional Agrario
Cna Huila
Colectivo Icaria – Antioquia
Colectivo Orlando Zapata – Antioquia
Colectivo Soberanía Y Naturaleza
Colectivo Surcando Dignidad – Valle
Comité De Integración Del Galeras — Ciga Nariño
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Antioquia
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Atlántico
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Centro
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Eje Cafetero
Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Nororiente

Confluencia De Mujeres Para La Acción Pública – Suroccidente
Comité De Derechos Humanos De La Montaña De Samaniego – Nariño
Consejo Comunitario Del Remate Rio Telembi Nariño
Coordinador Nariñense Agrario
Corporación “Somos Mujer y Nación”
Corporación Aury Sará Marrugo
Corporación Jurídica Libertad – Medellín
Corporación Sembrar
Corporación Social Nuevo Día – Medellín
Cospacc — Corporación Social Para El Asesoramiento Y Capacitación Comunitaria
Cut — Subdirectiva Arauca
Escuelas Agroambientales De La Unión – Nariño
F.C.S.P.P. — Fundación Comité De Solidaridad Con Los Presos Políticos
Fcspp — Seccional Valle
Fedeagromisbol — Federación Agrominera Del Sur De Bolívar
Fedejuntas – Arauca
Frente De Mujeres Populares De Bolívar
Fundación De D.H Joel Sierra – Arauca
Fundación Del Suroccidente Y Macizo Colombiano — Fundesuma Nariño
Fundación Territorios Por Vida Digna – Cauca
Fundación Tomas Moro –Sucre
Kavilando – Antioquia
Lanzas Y Letras – Huila
Movimiento De Mujeres De Los Pueblos De Nariña
Movimiento Juvenil De Nariño
Movimiento Juvenil Macizo Joven De Nariño
Mujeres Sobre Ruedas
Nomadesc — Asociación Para La Investigación y Acción Social
Organizaciones Sociales De Arauca
Periódico Periferia – Medellín
Pup – Poder y Unidad Popular
Proceso Nacional Identidad Estudiantil– Palmira
Proceso Nacional Identidad Estudiantil-Cali
Red De Jóvenes Populares De Cartagena
Red De Agrosembradores De La Cordillera Nariñense
Red De Chigreros De Guachavez – Nariño
Red De Familias Lorenceñas “Las Gaviotas” – Nariño
Red Proyecto Sur — Huila

Firme aquí el Manifiesto

Si este enlace ne funciona vaya a : http://www.tlaxcala-int.org/campagne.asp?reference=2

Farc: comunicato pubblico sulla liberazione dei prigionieri di guerra
Le FARC annunciano la fine della pratica delle detenzioni di persone a scopo finanziario. Credo che lentamente la Colombia si stia avviando verso un nuovo momento del conflitto sociale, politico e militare. Non verso la conclusione, ma verso un momento diverso. Le FARC, come già hanno fatto tante volte in passato, stanno dando notevoli segnali di voler intraprendere una strada diversa. Ora passano la palla al governo. Che spero lasci da parte arroganza ed esercito ed accetti il dialogo offerto. Qui di seguito il comunicato:
Ogni volta che le FARC-EP parlano di pace, di soluzioni politiche al conflitto, della necessità del dialogo per trovare una soluzione civilizzata ai gravi problemi sociali e politici che causano il conflitto armato in Colombia, si alza infervorato il coro degli amanti della guerra al fine di screditare i nostri propositi di riconciliazione. Ci vengono immediatamente attribuite le più perverse intenzioni, al solo scopo d’insistere sul fatto che l’unica cosa da fare con noi è annientarci. In generale, i suddetti incendiari non vanno mai in guerra, e nemmeno mandano a combattere i propri figli.
Da 48 anni piove sul bagnato. Ogni tentativo in tal senso si conclude con un nostro rafforzamento, di fronte al quale s’incrementa nuovamente l’aggressione e il circolo si ripete. L’attuale rafforzamento militare delle FARC si dà sotto il naso di quelli che avevano proclamato la fine definitiva del conflitto, e li spinge a dichiarare la necessità d’incrementare il terrore e la violenza. Da parte nostra, consideriamo che la possibilità d’intavolare delle conversazioni non è più procrastinabile.Per tale ragione comunichiamo la nostra decisione di aggiungere, alla già annunciata liberazione dei sei prigionieri di guerra, quella degli altri quattro ancora in nostro potere. Ringraziamo la generosa disponibilità del governo presieduto da Dilma Roussef, che accettiamo senza indugi, e vogliamo esprimere i nostri sentimenti di ammirazione nei confronti dei familiari dei soldati e poliziotti da noi detenuti. Non hanno mai perso la speranza che i propri cari potessero tornare in libertà, anche in un contesto di disprezzo e indifferenza da parte dei vari governi e alti comandi militari e della polizia.
Per rispetto nei loro confronti vorremmo chiedere alla signora Marleny Orjuela, donna instancabile e coraggiosa nonché dirigente di ASFAMIPAZ, di recarsi ad accoglierli nella data concordata. In tal senso, annunciamo al gruppo di donne del continente che lavorano a fianco di ‘Colombiane e Colombiani per la Pace’, che siamo pronti a concretizzare quanto necessario per facilitare questo proposito. La Colombia intera e la comunità internazionale potranno verificare la volontà del governo di Juan Manuel Santos, che già lo scorso novembre ha fatto in modo che non vi fosse un lieto fine.
Molto si è detto in merito alle detenzioni di persone, uomini e donne della popolazione civile, che le FARC effettuano a scopo finanziario per sostenere la nostra lotta. Con la stessa volontà pocanzi espressa, annunciamo che a partire da oggi aboliamo tale pratica nel nostro agire rivoluzionario. La relativa parte della Legge 002, promulgata dal Plenum del nostro Stato Maggiore Centrale nel 2000, viene pertanto derogata. E’ora che si inizi a chiarire chi e con quali fini sequestra oggi in Colombia.
Esistono seri ostacoli alla realizzazione di una pace concertata nel nostro paese. L’arrogante decisione governativa d’incrementare le spese militari, il numero di effettivi e le operazioni, indica un prolungamento indefinito della guerra. Ciò comporterà più morte e distruzione, più ferite, più prigionieri di guerra da entrambe le parti, più civili imprigionati ingiustamente. E la necessità di ricorrere ad altre forme di finanziamento o pressione politica da parte nostra. E’ ora che il regime colombiano pensi seriamente ad una soluzione diversa, a partire quantomeno da un accordo di regolamentazione dello scontro e di liberazione dei prigionieri politici.
Desideriamo infine esprimere la nostra soddisfazione per i passi che si stanno compiendo verso la costituzione di una commissione internazionale, che verificherà le denunce sulle condizioni disumane di reclusione e sulla negazione dei diritti umani e di difesa giuridica che subiscono i prigionieri di guerra, i prigionieri di coscienza e i detenuti sociali nelle carceri del paese. Speriamo che il governo colombiano non tema e non ostacoli questo legittimo lavoro umanitario promosso dalla commissione delle donne del continente.
Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP
Montagne della Colombia, 26 febbraio 2012

 
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