martedì 21 febbraio 2012

Testo completo in Italiano dell'incontro di nove ore e mezzo di FIDEL con gli intellettuali durante la Fiera del Libro.


Tradotto da Gioia Minuti in Granma internacional.



Nove ore di dialogo con il leader della Rivoluzione:È il Fidel di sempre!
Arleen Rodríguez /Rosa Míriam Elizalde (Testo completo in Italiano)

Il potere mediatico, apparato ideologico della globalizzazione
Zuleica Romay, presidentessa dell’Istituto Cubano del Libro, e Abel Prieto, ministro di Cultura, accompagnavano Fidel al tavolo principale, di fronte ai presenti. Lei, che ha appena vinto il Premio Casa de las Américas, ha aperto gli interventi con la presentazione degli invitati ed un’eccellente dissertazione che ha animato immediatamente il dibattito.
Abel ha fatto il moderatore e ha dato la parola per primo a Ignacio Ramonet, l’autore del libro “Centro ore con Fide” e che ha ricevuto nella mattina di venerdì 3, il titolo di Dottore Honoris Causa di Comunicazione, dell’Università de L’Avana.
Il tema dell’uso e abuso dei media ha immediatamente rubato l’attenzione di tutti e in un certo modo è stato la colonna vertebrale che ha articolato il dibattito e gli accordi che sono usciti dall’incontro, essendo la parola lo strumento comune con cui i presenti possono attraversare il muro di menzogne, mezze verità e distorsioni che accompagnano le strategie di dominio attuale.
Si deve partire dal principio che oggigiorno nel sistema mediatico, l’informazione funziona come una merce”, ha affermato Ramonet, che ha riprodotto in sintesi parte del suo discorso nell’Aula Magna dell’Università de L’Avana.
L’informazione oggi è una merce, ma molto particolare, perchè è gratuita; la maggioranza di noi quando consumiamo informazioni per radio, televisione, internet ed anche la stampa scritta - ci sono molti giornali gratuiti oggi - non paghiamo per questo. Come mai il sistema, sempre tanto preoccupato per i benefici, fa sì che la circolazione dell’informazione sia gratuita? Perchè oggi il commercio dell’informazione non consiste nel vendere informazioni alla gente, ma vendere gente agli annunciatori”, ha dichiarato.
Questo ha trasformato il sistema dell’informazione dominante in un produttore di notizie triviali, manichee, molto bravi perchè chiunque possa intendere, scritte con un arsenale di 60 parole di base che sopprimono ogni tipo di sfumatura e che fanno appello a reazioni emozionali al disopra del razionale. Più comunicazione, più denaro guadagna l’impresa e in questo senso l’informazione è una materia prima strategica”, ha commentato ancora Ramonet.
Il potere mediatico nella globalizzazione si conosce solo come gemello del potere finanziario. Chi ha la funzione di pacificare, addomesticare le società? L’apparato mediatico! E va riconosciuto che questo binomio è più poderoso del potere politico che ha perso forza al punto che letteralmente le multinazionali spazzano i pavimenti con i politici. È perchè i media oggi hanno più potere di prima? La risposta è no. Questo succede perchè i dirigenti politici hanno meno potere di prima e i media approfittano di questa debolezza e dell’assenza d’autorità per attaccare, in nome degli obiettivi che si fissa il potere finanziario”.
Ramonet vede solo una via d’uscita e da lì l’importanza di questo tipo d’incontro, con il privilegio d’avere Fidel come guida: “È il momento in cui si crede in un quinto potere, con la possibilità che oggi offre internet con e le reti sociali d’elaborare e diffondere la nostra stessa informazione, un’opportunità che non avevamo mai avuto, senza credere che giungerà da sola la democratizzazione dell’informazione! Ma oggi abbaiamo strumenti che ci permettono d’intervenire e modificare, dare un’opinione, non solo passiva e interna, ma partecipando a livello generale. Ci permettono di dirigerci come cittadini, come un quinto potere, capaci di fare da contrappeso a questo super potere che si è costituito”ha terminato.
Il dominio culturale
Il Premio Nobel della Pace, Adolfo Pérez Esquivel, ha pronunciato precise parole per identificare i rischi latenti. “ Il dominio non comincia con l’economia, ma comincia con la cultura”, ha detto per segnalare poi “ Il sistema è in rovina, ma è intelligente”.
Di fronte all’alternativa da stabilire ad ‘una mono-coltivazione delle menti’ l’intellettuale argentino ha chiamato alla resistenza davanti al dominio culturale.
Non abbiamo ricette, ma abbiamo forme di costruzione, forme di pensare e di fare”, ha insistito, segnalando che “In America Latina noi viviamo indignati”.
La resistenza culturale, lo scontro con la dominazione schiavista, per la preservazione dell’ambiente e l’importanza del dibattito delle idee sono state al centro degli interventi dello scrittore argentino Vicente Battista, l’attrice di teatro salvadoregna Lina Cerritos, e le ministre di Cultura di Angola, Ecuador e Giamaica, tra gli altri.
Mi piace molto Telesur
Si è parlato più di una volta di Telesur, ed il leader della Rivoluzione cubana ha elogiato più d’una volta il canale multistatale, che lavora con molta serietà e professionalità e si vede sempre più.
A me piace molto Telesur”, ha detto, quando si analizzava come affrontare le menzogne del poderoso apparato mediatico degli avversari, ed ha riconosciuto che già non si arrabbia di fronte alle menzogne. “Il problema non è nelle menzogne che loro dicono, questo non lo possiamo impedire... quello che stiamo guardando oggi è come noi diciamo la nostra verità”. Poi ha parlato della televisione come di uno degli strumenti più validi per diffondere questa verità.
La chiave, secondo Fidel è che il telespettatore sia informato.
Preferisco questo canale, ha commentato, per la quantità di informazioni politiche e di sport. metà sport e metà politica”, ha detto ed ha elogiato l’avvicinamento che fa ai valori patrimoniali della nostra regione, senza pubblicità nei suoi programmi, una piaga che bombarda i telespettatori di ogni canale in quasi tutto il mondo.
In un animato scambio con Francisco Sesto, il ministro venezuelano per la ricostruzione di Caracas, ha indagato sui piani per la casa e sugli altri progetti sociali che sviluppa il governo bolivariano, ed ha denunciato l’apparato di propaganda e pubblicità che stanno sferrando contro Chávez.
Anche Carlo Frabetti, italiano radicato in Spagna e noto scrittore di letteratura per bambini e giovani, ha parlato del tema pubblicità.
La pubblicità tenta di convincerci che la felicità è avere più degli altri, quando la felicità è avere di più insieme agli altri”, ha commentato.
I più vulnerabili sono i bambini”, ha detto, ed ha complimentata Cuba che non sottopone a questa aggressione, perchè in Europa una persona può ricevere anche mille annunci pubblicitari al giorno”.
Frabetti ha apprezzato Cuba, un paese dove i bambini piangono appena.
Nei luoghi in cui si vive sotto gli stimoli permanenti del consumismo i bambini si sentono frustrati e reagiscono con aggressività”.
Frabetti ha ricordato la frase di Plutarco, lo storiografo greco: I bambini non sono vasi da riempire, ma fiamme da alimentare.
Questa analisi ha dato l’occasione a Fidel di riflettere più a fondo sull’avversione alla pubblicità, mai usata dalla Rivoluzione cubana, nemmeno per dare fede delle sue migliori azioni.
Tutto quello che ha fatto Cuba per gli altri popoli è stato senza affanno di competizione, di pubblicità o propaganda”, ha detto ed ha parlato del fatto che lo spirito solidale è parte delle fondamenta stesse della Rivoluzione che ha trionfato nel gennaio del 1959.
In quei primi anni l’Isola aveva circa 6.000 medici e molti se ne andarono negli Stati Uniti quando cominciò l’assedio economico e politico, ma alcuni di quei professionisti s’integrarono al processo rivoluzionario e andarono anche in Algeria per aiutare quel paese. Lì è cominciata la tradizione internazionalista di Cuba”. Fidel ha anche ricordato che con i vecchi aerei britannici che avevamo portammo i primi aiuti in Angola. “Lo facemmo senza cercare protagonismi di sorta”.
A questi principi si è vincolato quello che Fidel ha chiamato una politica onorata, non esente da errori, ma onorata, e si è unita l’esperienza; senza questa congiunzione non avremmo potuto resistere, ed ha aggiunto che le idee che difendiamo partono dall’esperienza e non sono semplicemente immaginazioni. Lo abbiamo vissuto.
Dovranno andarsene dalle Malvine
Lo scrittore Miguel Bonasso ha ricordato commosso un certo episodio, in apparenza insignificante, avvenuto nel febbraio del 2006, quando Fidel scrisse la seguente dedica sulla prima pagina di un libro che egli avevano dato da autografare: “Con una grande speranza nella gioventù e in che il mondo continui ad esistere”, idea che sei anni dopo ritornò a far parte dell’orizzonte del leader cubano.
Poi un altro aneddoto. Una notte nel Palazzo della Rivoluzione, poco dopo il terremoto nel nors del Paquistan, nell’ottobre del 2005 e quando era già stato deciso che una brigata di medici cubani andasse in aiuto delle vittime: “Adesso viene l’inverno, il freddo”, disse Fide, ricorda Bonasso “e migliaia e migliaia di persone hanno perso le loro case, nelle montagne... che cosa succederà a queste persone, con le donne, i bambini?”, si chiedeva Fidel.
Lo scrittore argentino ha commentato: “Lei è l’unico uomo di Stato che ho conosciuto, che ha la capacità di pensare sensibilmente e che io ho visto molto commosso dal dramma della gente e mi commuovo ancora ricordando quella sua eccezionale sensibilità”.
Ovviamente Bonasso non tralascia il tema che agita oggi l’opinione argentina, la nuova aggressione coloniale della Gran Bretagna attorno alle Malvine.
Il leader della Rivoluzione cubana ha detto al proposito: “Non resta loro altro rimedio che negoziare e andarsene. È tanto vergognoso quello che hanno fatto, hanno mandato persino una nave da niente, un distruttore e un elicottero con un principe pilota”, e ha aggiunto: “I nordamericano sicuramente non sono molto felici e la situazione non è di guerra, ma si deve fare pressione”.
E c’è il modo di farla”, ha dichiarato lo scrittore, “perchè esiste una legge argentina, la 26569, che stabilisce che le compagnie britanniche che operano nelle Malvine non lo possono fare nel continente argentino”.
Pinochet già non c’è più lì. Fu lui ad aiutare i britannici nella loro ultima guerra contro l’Argentina. Sono disperati ed hanno reagito male quando l’Uruguay ha vietato di recente l’entrata di una nave britannica con la bandiera delle Malvine. Non hanno niente da fare lì. Andarsene è la sola cosa che rimane loro”, ha sottolineato Fidel.
Non controllano le terribili forze che hanno scatenato
Sono venuto ad ascoltarvi, a imparare da voi” ha insistito il Comandante, quando qualcuno degli invitati si è preoccupato per il suo sforzo.
In questi termini ha stimolato l’intervento del politologo argentino, Atilio Borón, che ha ricordato le assurde divisioni dentro la stessa sinistra, che a volte provocano censure anche tra coloro che condividono ideali superiori. "Sono vecchie abitudini che si elimineranno", ha dichiarato Fidel.
Ripetendo l’insistenza di gran parte dell’auditorio della necessità di potenziare l’uso delle reti sociali, con cui coincide, Borón ha avvertito a sua volta che nei processi presenti del nord dell’Africa è molto diffusa l’idea che internet agisce come mobilizzatore sociale fondamentale, ma stando alle statistiche, appena il 20 per cento della popolazione ha accesso alla rete in questa regione Inoltre ha chiesto di non dimenticare l’origine militare di Internet e la vigilanza a cui tutti sono sottoposti.
Fidel ha commentato allora come l’uso e l’abuso della tecnologia “hanno eliminato l’intimità della gente. Si mettono in tutto. Tutti gli esseri umani sono vigilati da coloro che considerano se stesi come campioni dei diritti individuali”.
Ha riso del fatto che alcuni credono sempre nelle chiavi e ha detto che il segreto degli yankee nelle guerre è stato sempre conoscerle.
Ha parlato di apparecchi già in fase di studio avanzato, che possono trasmettere elettricità attraverso strumenti che hanno la grandezza di un atomo, di aerei senza piloti e della possibilità di far sì che i soldati reagiscano dal subcosciente a ordini elettronici in forma più veloce che con i metodi tradizionali.
Quello che inventano, ha commentato, va al di là della pazzia”.
Durante lo scambio, Atilio ha suggerito di riprendere la Tricontinental (appuntamento di combattenti di Africa, Asia e América Latina), perchè da questo lato del mondo si conoce assai poco il carattere e la portata dei movimenti rivoluzionari del Nord dell’Africa e la gente è facilmente ingannata dalle distorsioni dei conglomerati mediatici.
Prima Fidel aveva definito il momento che vive l’umanità come duro e difficile, nel quale “tutti noi ci domandiamo che fare”, ma, ottimista sempre, ha detto “ci sono risposte” e ha ricordato Telesur.
In quanto all’avversario, quello che più preoccupa è che “loro credono che controllano”, cercano d’imporre cose, ma non controllano. Nessuno sa quello che sta succedendo in realtà”, ha detto e si è esteso in un’analisi della situazione attorno all’Iran, considerando i precedenti storici mediati e immediati. “La verità principale è il pericolo di una guerra”, ha dichiarato.
Con l’esperienza di quello che ha vissuto quando accadde la Crisi d’Ottobre, ha avvertito che la cosa più pericolosa è che loro controllano sempre meno le terribili forze e i processi che hanno scatenato. Ha semplificato indicando la situazione dei nordamericani e degli europei en Afganistan e in Iraq, dove non possono rimanere e non se ne possono andare.
Della guerra, all’inizio dell’incontro, aveva parlato Stella Calloni. La giornalista e scrittrice argentina si angustiava per il silenzio terribile dei media e da parte della sinistra, di fronte alle guerre coloniali che dal 2001 si sono succedute una dopo l’altra e quelle che minacciano di ripetere la sceneggiatura in Siria e in Iran.
Abbiamo un tema di fronte a noi: l’informazione come arma. Questa porta alla guerra. La parola uccide” ha ripetuto angosciata Stella, convocando ad un maggior coordinamento della Rete in Difesa dell’Umanità per mettere in azione questo quinto potere a cui allude Ramonet, creativamente.
Se non possiamo far smettere queste guerre, loro dopo verranno addosso a noi... il silenzio degli intellettuali mai più”. ha domandato.
Al principio della riunione, presentando gli invitati, Zuleica Romay aveva chiesto a Fide come gli pareva l’auditorio. “Infinito”, aveva risposto lui, pensando più che al numero o al tempo, che è sempre breve quando le idee brillano in funzione del bene comune, nella capacità degli uomini e le donne che lo accompagnavano di moltiplicare la loro contrarietà verso l’ordine mondiale vigente e far valere progetti e paradigmi che salvino la nostra specie dalla sua autodistruzione.

(Fine/Traduzione Granma Int.)


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